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Autore: Folg_89_Franko    05/07/2012    2 recensioni
Un pianeta aspro e un popolo indomito, un tiranno invincibile e il tramonto degli eroi. Tutto per una profezia... Riusciranno due fratelli a sovvertire il destino di un popolo?
Genere: Dark, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Freezer, Goku, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Avventatezza


Le salve dei nemici erano precise e ben calibrate, colpivano perfettamente gli obiettivi designati scatenando scompiglio nelle trincee imperiali; l'attacco condotto dai nativi di Exon si stava dimostrando magnifico nella sua pianificazione ed esecuzione.
Ad esso faceva da contraltare l'imbarazzante disorganizzazione della difesa degli invasori, con l'artiglieria che sparava alla cieca sulle proprie prime linee a causa dei disturbi indotti alle reti di comunicazione, gradito omaggio per gli exoniani.

Settore F... ...siamo sotto att... ...9! Ripeto, settore... corazzati avanzano da... stanno sfondando il fianco! Ripeto il fianco... la contraerea! Ci stanno... saturazione sulla mia posizione, coordinate...”
Le voci convulse di migliaia di soldati sotto attacco intasavano i canali degli scouter, risuonando continuamente nella testa di Kakaroth a mo' di eco della bolgia in cui si trovava; era finito in per ritrovarsi in una situazione veramente scomoda, aggravata dal fatto che non sapeva al momento come cavarsela.

I loro nemici avevano attaccato all'improvviso, senza aver dato segno nei giorni precedenti di essersi raggruppati in un così massiccio raggruppamento di forze o almeno così gli era parso.
Sporse leggermente la testa dalla trincea ma venne accolto da una precisa salva di colpi blaster che lo indusse a ritirarla prontamente; ancora un istante e il suo capo sarebbe stato cotto in un fumante ammasso di carne ustionata.
Si guardò intorno, una decina di sayan di cui almeno tre impossibilitati a combattere gli erano vicini, una forza insignificante per quanto valorosa, almeno in quel momento in cui non sapevano nemmeno chi o cosa avevano davanti, dato che exoniani non potevano essere.
I loro corazzati erano armati principalmente con proiettili solidi mentre la fanteria, di cui percepiva le auree, non era così numerosa da giustificare un tale rateo di fuoco sulle loro linee, quindi una terza forza era presente sul campo di battaglia.
Si mosse quasi a carponi lungo la trincea, fino a quando non trovò quello che faceva al caso suo: un pezzo di metallo largo almeno una spanna, un oggetto inutile che con una bella spolverata gli avrebbe permesso di utilizzarlo come specchio improvvisato invece di sporgersi.
Si sedette nella lordura della trincea e non trovando niente di simile ad uno straccio strappo un lembo di divisa dal cadavere di una guardia imperiale, uno sputo e poi via a sfregare, fino a quando il metallo non cominciò a prendere una parvenza di lucido e a riflettere la sua immagine; non era un bello spettacolo così sporco e trasandato, lo sguardo stanco in un viso spruzzato di sudore, polvere, sangue e chissà quale altra schifezza gli si era appiccicata addosso in quei mesi di prima linea. Vegeta non era messo certamente meglio di lui, ma prima di partire per la missione che il colonnello gli aveva affidato era riuscito a darsi una lavata e sistemarsi un poco; si chiese come stesse il fratello, se anche la sezione di fronte in cui si trovava fosse stata messa sotto attacco o se effettivamente ci fosse arrivato alla base della squadra Ginew, invece che essere abbattuto da qualche arma intercettatrice del nemico.
La cannonata che si schiantò ad una cinquantina di metri da lui lo fece tornare bruscamente al presente lurido e letale in cui si trovava: una trincea lurida, pericolosamente vicina all'avanzata del nemico, isolato dal resto dell'esercito, la classica situazione in cui i sayan finivano per trovarsi sempre troppo spesso.
Se voleva riuscire a raddrizzare quella giornata e portare a casa la pelle doveva prima di tutto capire con cosa aveva a che fare, quindi sporse lentamente il pezzo di metallo da oltre la trincea, sperando di non innescare un qualche riflesso che avrebbe indicato chiaramente la sua posizione al nemico; aguzzò lo sguardo per distinguere meglio i dettagli che vedeva sul metallo, ma il polverone che si era sollevato con l'inizio degli scontri mascherava il corpo dell'avanzata nemica, almeno fino a quando un fortunato colpo imperiale non centrò qualcosa in mezzo allo schieramento nemico.
Era stato un attimo, le guardie imperiali avevano forse visto qualche scintilla, ma per i sensi dei sayan gli attimi di una guardia erano un tempo assai più lungo, un tempo in cui racimolare più informazioni dal mondo che li circondava e così fece anche Kakaroth; quattro zampe sottili e slanciate, simili a quelle di un insetto, sostenevano un corpo tondo pesantemente corazzato, sul quale erano ancorate due armi blaster e un visore ad ampio spettro: la silhouette dei droidi della Resistenza contro cui aveva combattuto almeno su una dozzina di mondi.
Si trattava di macchine compatte ed efficaci, in grado di lanciare colpi blaster in grado di penetrare con sorprendente facilità le battle suit imperiali; se non ricordava male erano alte almeno un metro più di lui, per questo si sorprese nel notare che quelle che stavano attaccando la sua sezione di fronte non gli arrivavano nemmeno ai pettorali, seppur intuisse che la loro letalità non era diminiuita nonostante le minori dimensioni.
Pattern Demetrios, quella era la denominazione tecnica imperiale con cui erano conosciute quelle macchine, qualcosa di molto più altisonante del “cassonetti assassini” con cui erano appellati dalla maggior parte dell'esercito imperiale.
SI trattava di una notizia relativamente buona, almeno adesso sapeva contro cosa si stava battendo e quindi poteva impostare una strategia di reazione mirata; fece segno ai sayan vicino a lui di avvicinarsi, urlare in quella bolgia no sarebbe servito a niente.
Tracciò per terra un cerchio con sotto un paio di linee verticali ed una linea orizzontale all'altezza del diametro, così che i suoi compagni non ebbero difficoltà a venire a conoscenza di quello che aveva scoperto; “bene” pensò Kakaroth “ora dobbiamo farlo capire al resto del fronte”.
Cercò di concentrarsi per trovare una soluzione, ma in quel marasma era una cosa assai difficile concentrarsi e poi era Vegeta quello che preparava i piani, lui si fidava di suo fratello e si limitava a seguire le indicazioni che riceveva al massimo delle sue capacità; pensò, pensò a fondo, rendendosi conto di come fosse impossibile comunicare via scouter a causa delle interferenze, ancora più impossibile era portare il messaggio a voce e di certo non c'era una bella insegna luminosa a segnalare “attenzione, droidi”
Un momento! L'insegna non c'era, ma potevano crearla!

Avvicinatevi” disse ai sayan più vicini “mi serve il vostro aiuto” e un volto si fece strada sul volto stanco del soldato.

Vegeta volava rapido, più che poteva, senza curarsi di tutte quelle precauzioni che aveva preso all'andata, suo fratello era in mezzo all'avanzata che da mesi tutti temevano e lui non era lì a guardargli le spalle; non che avesse poca considerazione di Kakaroth, era un buon guerriero anche se rozzo nella forma e in forza lo eguagliava, tuttavia aveva un pessimo presentimento da quando era partito dalla base 89K, di quelli che gli facevano torcere le viscere.
Era in volo da almeno un'ora e si trovava ormai a due terzi della distanza da percorrere per essere di ritorno al campo, quindi salvo sorprese sarebbe arrivato entro una trentina di minuti; sempre che ci fosse ancora un campo base pensò tetro, i brandelli di notizie che percepiva tramite lo scouter non erano per niente incoraggianti, sembrava che l'attacco nemico avesse sfondato completamente la linea del fronte imperiale.
Ciò che lo rendeva realmente inquieto era però il non percepire un numero di nemici tali da poter compiere qualcosa del genere in così poco tempo, tramite uno scontro diretto in campo aperto; in realtà la sua mente fredda e razionale aveva già trovato la risposta mentre il dubbio ancora si faceva strada della mente del sayan e a Vegeta non restò che ringhiare un sommesso “dannati cassonetti...”
Forse fu proprio perché perso in quei pensieri o più semplicemente perché pur di rientrare in fretta alla base non aveva prestato minimamente attenzione a passare inosservato che venne colpito, in pieno e senza preavviso, da un colpo antiaereo; le batterie d'intercettazione exoniane che all'andata aveva accuratamente eluso lo avevano ora inquadrato, agganciato e bersagliato con la metodica e fredda precisione di chip e sensori che lavoravano alacremente.
L'impatto fu tanto violento quando improvviso, ma la fortuna quella volta sorrise a Vegeta, che invece di essere centrato da un letale colpo blaster era stato invece abbattuto da un proiettile solido di tipo esplosivo, le armi ad energia erano state spostate a supporto ravvicinato della prima linea nell'assalto che si stava svolgendo un centinaio di chilometri più a sud; cadde rapidamente verso terra il sayan, veloce e stordito, la suite crepata e bruciacchiata, ma tutto sommato integra come il suo possessore.
L'aria gli lambiva il volto man mano che a piombo si avvicinava al terreno, sempre più veloce, sempre più vicino, fino a quando con una vampata d'aura corresse la traiettoria, mutando la caduta verticale in un rovinoso atterraggio d'emergenza oltre le linee imperiali.
L'impatto fu tremendo e l'energia cinetica accumulata nella caduta fece attraversare al sayan un primo edificio per poi schiantarlo in un secondo, essendo atterrato – “sfracellato” si corresse mentalmente – nella città colpita da un ordigno termico in cui si era trovato a passare anche all'andata; il soldato respirò a fatica, il proiettile aveva impattato sul fianco sinistro e si accorse che lentamente dalle crepe della corazza cominciava a colare un filo di sangue.
Si concentrò sul da fasi e lentamente cominciò a levarsi la battle suite cosi da esaminare meglio la ferita che si era procurato a causa dell'avventatezza che aveva dimostrato, poggiandola su di una trave che aveva divelto nell'impatto; dopo essersi levato il guanto destro cominciò a tastarsi il fianco, notando che l'under suite era impregnata del suo caldo ed appiccicaticcio fluido vitale; sollevò il tessuto e notò senza sorpresa che la carne era stata come maciullata, l'alone nero dell'ematoma contornava la ferita che sanguinava lenta.
Premette leggermente e una fitta di dolore lo travolse ma nonostante ciò continuò il controllo, spostandosi verso le ultime costole, ottenendo così velocemente lo stato della situazione: gli addominali obliqui del fianco sinistro erano danneggiati e almeno due delle costole erano incrinate, tuttavia gli organi interni non sembravano aver subito danni gravi, anche se di tanto in tanto si trovò a sputare una boccata di sangue.

Complimenti Vegeta” si rimproverò mentalmente “ti sei fatto fregare come una recluta al primo giorno di addestramento, ignorando tutte le regole di sopravvivenza e facendosi coinvolgere dalle emozioni, davvero una condotta esemplare per qualcuno che vuole diventare generale! E solo ora ti accorgi di non aver portato dietro il kit di primo soccorso, meriterei la medaglia per idiota del mese!”
Trasse alcuni profondi respiri, ricoprendo nel frattempo la mano di un piccolo strato di sfrigolante energia biancastra, premendola poi contro la ferita; l'acre odore della carne bruciata gli invase le narici mentre una fitta di dolore gli invase il cervello, tuttavia non urlò come sarebbe stato normale, cercando di soffocare quella sensazione tremenda con la rabbia che provava verso il suo fallimento, limitandosi a ringhiare a denti stretti fino a quando non ebbe finito.
Di certo era una soluzione barbara e temporanea ma almeno avrebbe evitato di sanguinare nello scontro che lo aspettava al campo 89K; se fosse sopravvissuto si sarebbe recato alle camere di rigenerazione, forse.
Prese ancora un paio di respiri e poi cominciò a levitare lentamente, questa volta non avrebbe fatto lo sconsiderato e si sarebbe mosso più circospetto, non aveva intenzione di prendersi un altro proiettile exonioano in quel momento.
Caricò l'aura ma d'improvviso un brivido freddo gli corse lungo la schiena e d'istinto portò la mano allo scouter, fiondandosi nelle comunicazioni della prima linea imperiale; ascoltò attento e quasi incredulo la breve frase che risuonava nell'aggeggio che aveva all'orecchio, ancora e ancora, per poi schizzare nuovamente nel cielo di quel maledetto pianeta ancora più rapido di prima.

Al diavolo le norme” pensò rabbioso, in quel momento non era proprio il caso di rispettarle.

  
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