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Autore: lostinthefreedom    05/07/2012    3 recensioni
due ragazzi separati... uno sbaglio... solo per orgoglio... numerose vicende piene di equivoci... queste sono le moggiori caratteristiche che avvolgono la storia di Chiroki e Yuto... spero di avervi incuriosita, baci!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena uscito dall'università, Chiroki iniziò a camminare a passo svelto in direzione di casa, poi gli venne in mente di non avere praticamente niente da mangiare, così pensò di andare a comprarsi del pane per farcirselo con del cotto. Imboccò la prima svolta a sinistra, poi arrivò al panificio Xi-Lee, dove non andava da parecchio tempo.

Quando entrò una graziosa ragazza lo accolse con un caloroso saluto.

-Chiroki! Ma sei davvero tu?- il ragazzo non ci mise nemmeno un secondo a capire chi fosse la persona di fronte a lui: era Miho, la sua vecchia migliore amica d'infanzia che non vedeva a da qualche anno, oramai.

-Miho! Ma che ci fai qui?! Quanto tempo!- disse lui ornando il suo viso con un bel sorriso.

-Già, quanto sarà che non ci vediamo, 2, 3 anni?- chiese la ragazza passando dietro il bancone e attraversando il piccolo sportellino, così da arrivare proprio davanti al ragazzo.

-Beh, non lo so... ma l'importante e che ci siamo rivisti, no?- un altro sgargiante sorriso -dai, vieni e abbracciami- disse Chiroki allargando le braccia, pronto ad accogliere la sua amica.

-Ohhh, sei sempre il solito tenerone!- disse subito Miho buttando le braccia al collo del ragazzo e stringendolo forte.

Dopo un paio di minuti si staccarono e Chiroki le ripeté:

-Allora, non hai ancora risposto alla mia domanda: che ci fai qui?-

-Ah... beh, sai, l'Università non è mai stata nei miei piani per il futuro, così, dato che mio nonno aveva appena comprato questo posto per farne il nuovo panificio, mi sono offerta di dargli una mano, così ora mi trovo qui! E tu invece con la scuola, come va, tutto bene?- chiese a sua volta la ragazza.

-Ummm...- disse Chiroki, poi prima di aggiungere altro Miho lo bloccò dicendo con impeto:

-Non dirmi che hai risultati scadenti!- il ragazzo fece una smorfia e poi rispose:

-Io? Non pensavo che tu mi conoscessi così poco!- incrociò le braccia al petto e poi iniziò a battere il piede per terra.

-Figuriamoci! È dai tempi dell'asilo che vieni chiamato “il piccolo genietto”...- sorrise lei furbescamente.

-Ti correggo, TU mi chiamavi piccolo genietto, e lo fai ancora adesso!- affermò Chiroki ridendo.

-Toucher! Allora se non era per i voti... per cos'era quella smorfia di sufficienza?- la ragazza si fermò appena rientrò dallo sportello e sistemò la pizza appena tagliata dal collega, che non capiva chi fosse quel ragazzo che aveva così tanta confidenza con Miho.

-Ah, beh, ultimamente i professori non mi danno pace con i test e come se non bastasse i miei insistono perché mi trovi un lavoro, poi ultimamente sto davvero male a causa di...- disse Chiroki portando una mano prima alla bocca come se non volesse far sfuggire le parole, poi alla testa per scompigliarsi i capelli e non far notare l'azione precedente.

-Sei stato molto male a causa di...?- lo incalzò di nuovo Miho.

-di... di niente... cioè, dei miei genitori, che rompono perché cerchi un lavoro...- buttò lì il ragazzo, sperando che non facesse altre domande.

-Sì... ma lo avevi già detto...- disse Miho quasi tra sé e sé.

-Appunto! Per questo mi sono fermato! Perché mi ero accorto che avevo ripetuto la frase!- continuò lui.

Ti prego passa oltre, ti prego passa oltre...” pensò intensamente Chiroki.

-Ah, ok... comunque sei strano rispetto a come ti ricordavo...- aggiunse la ragazza un po' delusa e allo stesso tempo preoccupata.

Se sapessi quello che sto vivendo capiresti il perché del mio umore...” e pensato questo Chiroki aveva perso anche quell'unico spiraglio di luce nella sua giornata. Tutto era tornato nero e i ricordi riaffioravano, facendo più male che mai.

-Però posso capirti... anche i miei volevano che continuassi gli studi, ma io ho preferito lavorare- rispose Miho poggiando le mani sul bancone di marmo bianco.

-E ovviamente hai fatto di testa tua come sempre...- ultimò Chiroki.

-Certo che sì, è la mia vita, non la loro- poi diede uno sguardo indietro e urlò:

-Nonno! La margherita e la farcita!- poi la ragazza portò le mani sui fianchi e con voce sarcastica disse rivolgendosi al ragazzo:

-Mamma mia... guarda te cosa devo fare per avere due pizze!- Chiroki soffocò una piccola risata, e senza nemmeno pensarci disse:

-Beh, magari serve solo un dipendente in più per velocizzare le cose...- il giovane notò l'espressione maliziosa che prese il possesso sul viso di Miho e ne fu intimorito, conoscendola.

Dopo pochi secondi e alcuni sguardi tra i due, la ragazza fece una risposta molto allettante al ragazzo.

-Ascolta, tu hai bisogno di un lavoro e noi di qualcuno che ci dia una mano qui... possiamo prendere due piccioni con una fava!- terminò Miho con un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia.

Chiroki ci pensò un attimo perplesso ed eccitato allo stesso tempo.

-Beh, io non so se... insomma, magari tuo nonno non è d'accordo...- iniziò il ragazzo un po' impacciato.

-Ma figurati! Mio nonno ti adorerà, poi lo riconosce anche lui che abbiamo bisogno di una mano qui al panificio- rispose Miho facendo l'occhiolino a Chiroki.

Il ragazzo, ormai arreso, diede il consenso alla ragazza di chiamare suo nonno per domandargli della sua assunzione, così attese un attimo, poi, da dietro una tenda, vide comparire Miho accompagnata da un anziano signore.

Istintivamente Chiroki salutò l'uomo, ma lui non rispose, se ne stette lì a fissarlo e scrutarlo in silenzio, con sguardo inquisitorio.

-Emmm... Salve, io sono Chiroki Yo...- ripeté il ragazzo con voce leggermente intimidita dal fare distaccato dell'anziano, ma quello non rispose, continuò a girargli intorno con circospezione.

-Ecco... io vorrei fare domanda per essere assunto nel suo panificio...- continuò il ragazzo, ovviamente senza ricevere una risposta.

-... So che non cercate personale, ma sua nipote mi ha detto che magari, una mano in più...- Chiroki stava per annegare in una pozza di sudore, da quanto si sentiva agitato, ma poco prima di cedere del tutto il signore ebbe un sussulto e poi lo abbracciò forte. Il ragazzo preso alla sprovvista.

-Chiroki! Quanto tempo!- l'anziano lo lasciò andare e Chiroki buttò fuori tutta l'aria che non era riuscito ad espirare per la ferrea stretta di poco prima e con la mano si massaggiò leggermente il braccio.

-Mamma mia come sei cresciuto! Quando ti sei presentato non riuscivo a capacitarmi che fossi davvero tu, ma poi ho riconosciuto i tuoi inconfondibili occhi grigi- esclamò il signore sorridendo calorosamente. Chiroki arrossì lievemente.

Ah, ecco perché continuava a fissarmi in quel modo” pensò Chiroki sollevato.

-Beh, mi sono alzato e... e... mi scusi tanto se non ricordo: ma lei come fa a conoscermi?- chiese sinceramente spaesato Chiroki, mentre continuava frugare nella sua memoria in cerca di qualche cosa che potesse ricordargli quell'arzillo signore, ma purtroppo era ancora impegnato a scacciare gli incubi ad occhi aperti, e non riusciva a concentrarsi su nient'altro.

-Davvero non ti ricordi di me? Tu da piccolino mi chiamavi nonno-chan!- affermò l'uomo mettendosi le mani sui fianchi.

-Nonno-chan... nonno... chan... Ma certo che mi ricordo!- urlò quasi il ragazzo battendosi una mano sulla fronte.

Il Signor Jay diede una pacca sulla spalla del ragazzo e poi con un sorriso disse:

-Bene, allora inizi domani!-

-Da-davvero? Mi assume?- chiese Chiroki stupito e con gli occhi sgranati.

-Certo che si! Vuoi che non prenda il-mio-quasi-nipote?!- rispose il vecchietto ampliando ancora di più il suo sorriso.

-B-beh, grazie... grazie mille!- esclamò Chiroki dirigendosi verso la porta, poi con un gesto della mano salutò Miho.

-Ci vediamo alle 7:00 in punto di sabato, ok?-

-Sicuro! Non la deluderò!- detto questo uscì dal panificio. Appena tornato a casa si ricordò di non aver comprato nulla alla fine, così afferrò una mela e la addentò, per poi buttarsi letteralmente sul divano, con un tonfo tale da farlo spostare di una decina di centimetri.

Chi lo avrebbe mai detto, io, con un lavoro! Mi sembra assurdo solo pensarci!”

si disse Chiroki ancora intontito e dando un altro morso alla mela.

Chissà, forse le cose stanno prendendo il verso giusto, spero...” continuò nella sua testa.

Poi mica posso rimanere tutto il tempo a piangermi addosso! Devo reagire!” ultimò il ragazzo pestando il cuscino con un pugno.

-Ummm... Sono le... 3:15, credo che andrò a farmi una doccia e poi andrò a riposarmi, questa notte faremo le ore piccole suppongo, meglio essere freschi!- disse Chiroki ad alta voce mentre si dirigeva verso il bagno.

L'acqua che riempiva la vasca era tiepida, ma al contatto con il corpo caldissimo del ragazzo, anche quella gli appariva ghiacciata, e in un primo momento un piccolo brivido lo scosse, poi però si abbandonò a quella piacevole e frescura che lo sommergeva da capo a piedi per quasi un paio d'ore, e almeno per quegli istanti, il suo cervello andò in stand-by, svuotandosi da ogni sorta di pensiero. Appena ebbe finito si legò un asciugamano di spugna rossa in vita e cercando di bagnare il meno possibile in giro raggiunse la sua stanza. Chiroki prese un paio di blu-jeans scoloriti e una camicia a scacchi blu e bianchi, la quale veniva sempre accusata di assomigliare ad una tovaglia dalla madre del ragazzo, si vestì e dopodiché si asciugò i capelli alla meglio, per poi lasciarsi cadere sul letto con la salvietta ancora in testa.

Era molto stanco, molto probabilmente per il sonno mancato, così si accucciò al suo cuscino e in pochi istanti cadde nell'oscuro mondo degli incubi, che nemmeno quella volta vollero lasciarlo in pace.

Ovviamente il sogno era sempre lo stesso: lui si trovava a casa sua, ma era buio, le tenebre inghiottivano tutto quanto, tranne lui e... Yuto, che si trovava di fronte al ragazzino, contornato da una luce fioca, quasi bianca.

Yuto aveva un'espressione seria, corrucciata, quasi furiosa, ma Chiroki era sicuro di intravedere della malinconia nei suoi occhi, in quel momento velati dall'ira. Ad un certo punto Chiroki allungava la mano verso l'uomo, il quale, con riluttanza si ritraeva e con voce secca gli urlava:

-è tutta colpa tua! Mi hai spezzato il cuore! Non riuscirò mai più a fidarmi di nessuno, perché io avevo messo tutto il mio essere nelle tue mani e tu lo hai gettato come fosse spazzatura! Addio!- detto questo Yuto si voltava e andava via, scomparendo lentamente e lasciandosi alle spalle solo il vuoto, il quale Chiroki tentava di riempire, invano, perché era come paralizzato, lui voleva inseguire, fermare e abbracciare l'uomo che amava, ma qualche cosa più forte di lui lo bloccava, facendogli subire la più grande tortura: assistere all'abbandono da parte di Yuto...

-Yuto!- urlò Chiroki, che si era svegliato con un sobbalzo, agitato, sudato e per l'ennesima volta traumatizzato.

Si passò nervosamente una mano tra i capelli bagnati e si mise seduto sul letto, infine sospirò e guardò l'orologio: le 22:35, al ragazzo sembravano passati solo pochi minuti da quando si era “addormentato”, invece era già ora di prepararsi per l'uscita, così tornò in bagno per rinfrescarsi e per riprendere il controllo, si mise uno spruzzo di profumo al tè verde e con passo leggero scese le scale, afferrò le scarpe e aprì la porta, per poi richiuderla alla sua spalle facendola scattare con quattro giri della chiave. Lo attendeva una lunga serata.

 

 

 

 

 


 

  
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