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Autore: Spencer Tita    05/07/2012    6 recensioni
Buongiorno Upper East Side! Siete pronti a leggere i più profondi segreti dell'elité di Manhattan?
Io sono Gossip Girl, e vi parlerò di come ragazzi perfetti, ragazzi che hanno tutto, riescano puntualmente a rovinare qualunque cosa tocchino, passando sempre e comuqnue impuniti.
I loro segreti sono scandalosi e indicibili, le loro vite peccaminose e piene, le loro feste incredibili e indimenticabili.
Chi sono io? Questo è l'unico segreto che non svelerò mai.
XOXO
Gossip Girl
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
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Alzatevi dal letto, ragazzi dell’Upper East Side!

Il sole è alto nel cielo, gli uccellini cantano e i vostri French Toast vi attendono fumanti nei piatti.

È il primo giorno di scuola! Non sentite l’eccitazione salire lungo la spina dorsale?

Le gemelle C. e P. sono già state avvistate da Starbucks, con indosso le loro uniformi. Uniformi che non staranno loro bene ancora a lungo se continuano a mangiare un enorme cookie ogni giorno a colazione.

Anche il nostro caro B. è stato avvistato mentre accompagnava una ragazza mai vista a un taxi, probabilmente dopo una notte di intenso sesso.

Il Ragazzo Solitario e sua sorella sono stati beccati mentre correvano verso una corriera nella loro modesta e triste Brooklin, diretti anche loro verso le scuole dell’Upper East Side.

Di P. e D. ancora nessuna traccia.

Ma si sa, i migliori si fanno sempre attendere.

Auguro a tutti voi una piccantissima giornata.

XOXO

Gossip Girl

 

Pansy aveva una gran voglia di piangere. Si strappò di dosso il reggiseno e lo lanciò con un grugnito contro lo specchio.

Osservò la sua immagine con occhio critico e lanciò un’occhiataccia anche al reggiseno di pizzo che giaceva abbandonato a terra.

Perché diamine le stava largo? Era mai possibile che mentre a tutte le altre ragazze si ingrossava il seno a lei dovesse diminuire?

Aveva già una terza piuttosto scarsa -diciamo una terza immaginaria- e per qualche strano motivo le sue tette si erano ristrette fino a riempire decentemente solo una seconda particolarmente imbottita.

Era forse dimagrita? Pansy si diresse speranzosa verso il suo bagno personale e salì sulla bilancia, incrociando le dita.

48 chili. Era addirittura ingrassata di un paio di etti, anche se sospettava fortemente che l’abbuffata che aveva fatto la sera precedente in preda alla rabbia c’entrasse qualcosa.

Sbuffò e torno in camera sua, ripescando il reggiseno più piccolo e più imbottito che aveva e indossando l’uniforme.

Le stava bene, ma non aveva il minimo dubbio che a Draco sarebbe stata meglio.

Già se lo vedeva, arrivare a scuola seduto sulla limousine nera della sua famiglia, scendere lentamente con il caffè in mano e salire la scalinata con la tracolla che gli sbatteva sui fianchi ad ogni scalino.

La cosa che in assoluto detestava di più, di Draco, era la sua incredibile perfezione: era sembrato un fotomodello perfino la sera precedente, con quel paio di jeans sdruciti e i capelli arruffati sul collo.

Sarebbe stato perfetto anche a scuola.

Afferrò la borsa di Prada con decisione: sarebbe stata perfetta anche lei. Più che perfetta.

 

 

Draco si sollevò lentamente dalla tazza del water, afferrando della carta e pulendosi la bocca, tossicchiando.

Detestava il retrogusto amaro del vomito. Ma era sopportabile.

Si alzò definitivamente e lavò la faccia con abbondante acqua ghiacciata, spazzolò a fondo i denti e pettinò i capelli, lasciando la frangia libera sulla fronte.

Si trascinò in camera da letto, abbottonandosi la camicia bianca.

Nella stanza regnava il caos. Le valigie giacevano ancora spalancate e piene sul tavolino in fondo al letto matrimoniale, dal beautycase traboccavano creme costose e bagnoschiuma al cocco, decine di vestiti erano sparse per la stanza, come se fosse esplosa una bomba in una delle valigie.

 Draco raccattò i pantaloni dell’uniforme da terra e li infilò stancamente dalle gambe, la testa gli girava un po’.

Non aveva chiuso occhio tutta la notte. L’incontro con i suoi vecchi amici lo aveva messo tremendamente in agitazione.

Era sempre stato abituato ad avere gli occhi addosso: la sua famiglia era una delle più ricche e importanti di Manhattan e compariva sulle riviste ogni settimana (dopo il divorzio dei suoi addirittura ogni giorno) ma non gli piaceva sentirsi giudicato dai suoi amici.

Poteva anche andare bene che degli sconosciuti leggessero su di lui nelle riviste da quattro soldi o che postassero commenti acidi e invidiosi su Gossip Girl, ma i suoi amici no. Di loro si era sempre fidato.

Invece lo sguardo che le amiche di Pansy gli avevano lanciato era stato... inquietante.

A Draco era parso quasi di sentire i loro cervelletti mettersi in moto, recuperare un minimo di lucidità e organizzare piani malefici ai suoi danni.

E il comportamento di Blaise? Lui lo aveva guardato come se fosse stato affamato. Non gli aveva tolto gli occhi di dosso per tutto il tempo che era rimasto a casa Parkinson e gli era sembrato più famelico del solito. Non che lui e Blaise fossero chissà quanto amici, anzi quel ragazzo lo aveva sempre un po’ preoccupato, ma si era sentito passato ai raggi X.

Per non parlare poi di Pansy. Lei lo aveva guardato semplicemente arrabbiata. Delusa.

Non avrebbe dovuto andarsene di colpo, mesi prima, ma non aveva avuto scelta.

Si era sentito talmente osservato, la sera prima, che non aveva potuto fare a meno di chiedersi se ci fosse qualcosa che non andava in lui.

Quella mattina stessa si era ficcato due dita in gola e aveva vomitato la colazione.

Non voleva ricadere in quel tunnel, ma la gente era stata troppo cattiva con lui e lui non era ancora abbastanza forte per sostenere i loro sguardi.

Certo, l’articolo che Gossip Girl aveva postato nel suo blog quella sera stessa non lo aveva poi aiutato.

Era rimasto a sorseggiare Scotch fino alle due di notte, spulciando il sito per leggere di tutto quello che si era perso.

Era arrivato a leggere fino a maggio, e aveva notato come gli scoop che lo riguardavano sembravano sempre più piccanti di quelli che trattavano di altre persone.

Su una cosa i ragazzi dell’Upper East Side avevano avuto ragione: D. è tornato, e le cose non saranno più come prima.

 

 

Harry Potter si lasciò cadere stancamente sul sedile dell’autobus.

-Grazie al cielo!- gemette, facendo posto alla sorella vicino a lui -Non oso pensare a cosa avremmo dovuto fare se avessimo perso l’autobus!

-Qualcosa tipo arrivare alla stazione di corsa, prendere il treno, scendere dal treno, prendere l’autobus e arrivare a scuola con tre quarti d’ora di ritardo?- rise Hermione, lisciandosi i capelli castani.

Si era alzata due ore prima del necessario, quella mattina, per lavare i capelli, passarsi la piastra, truccarsi e scegliere accuratamente le scarpe da abbinare alla gonna blu e alla camicetta candida dell’uniforme della Constance.

Oramai era entrata nel  triennio finale del suo ciclo scolastico ed era ufficialmente sotto il regno di Pansy Parkinson.

Se si fosse comportata bene, da brava suddita, avrebbe sicuramente ricevuto inviti alle feste, ai balli e forse anche da qualche ragazzo.

Suo fratello era già all’ultimo anno del St.Jude e non sembrava preoccuparsi troppo delle feste, al contrario. Per lui contava solo ottenere la borsa di studio. E farsi notare dal ragazzo che gli piaceva.

-Harry, lo sai che è tornato Draco, vero?

Il ragazzo seduto affianco a lei quasi si strozzò con il caffè che stava sorseggiando.

-Cosa? E che vuoi che mi importi!- balbettò confusamente.

-Oh, Harry!- rise la sorella -Da quando ti ha rivolto la parola alla festa “Kings&Queens” dell’anno scorso non l’hai mai dimenticato. Ti piace!

-Non è vero!

-Sì che lo è! Ma se non ti sbrighi a farti notare se lo prenderà qualcun altro! Draco è il ragazzo più ambito da tutte le ragazze e anche da molti ragazzi. Ho letto su Gossip Girl che alla festa a casa di Pansy perfino il suo amico Blaise Zabini non gli scollava gli occhi di dosso!

Harry strinse i denti, fingendo indifferenza.

Purtroppo era vero: aveva una tremenda cotta per Draco da quando lo aveva visto a quella festa, secoli fa. Era stato l’unico ad essere stato così carino da rivolgergli la parola, nonostante non lo conoscesse nemmeno.

E poi era misteriosamente sparito nel nulla. Pochi giorni dopo aveva iniziato a girare la voce che fosse partito per il college.

Poi era tornato. L’aveva visto, alla stazione, più magro e bello che mai. L’aveva seguito fino a casa Parkinson e l’aveva visto salire, per poi scendere precipitosamente e con l’aria arrabbiata solo dieci minuti dopo.

Aveva passato la serata nel suo loft, a leggere informazioni sul suo ritorno. La pagina web di Gossip Girl era completamente intasata di commenti: tutti bramavano il ritorno di Draco!

Harry non vedeva l’ora di arrivare a scuola per scoprire se aveva qualche corso in comune con Draco.  Lo sperava con tutto il cuore, sebbene non lo avrebbe mai ammesso con nessuno.

Sua sorella lo aveva capito da un pezzo che era gay. Molto gay. Però lui non se la sentiva ancora di fare outing. Suo padre -il suo padrino, sarebbe meglio dire- era già rimasto abbastanza sconvolto quando Neil Patrick Harris aveva comunicato al mondo di essere gay, e aveva smesso di guardare “How I Met Your Mother” in preda a una crisi di identità.

Non osava pensare cosa avrebbe potuto dire dell’omosessualità del suo figlioccio.

L’autobus si fermò lentamente alla seconda fermata dell’Upper East Side (ne mancavano ancora tre prima della loro) e una testa bionda fece capolino dal basso.

Era Draco. Harry trattenne il fiato e nascose la testa tra le spalle in completo imbarazzo, fissando di sbieco il ragazzo.

 

 

Draco era nervosissimo. Si sentiva uno schifo.

La testa gli faceva un male cane per colpa di tutto lo Scotch che si era bevuto, non era riuscito a farsi un nodo alla cravatta decente e aveva improvvisamente capito di essersi messo i pantaloni sbagliati: quelli dell’uniforme dovevano essere beige o panna, e non blu come li aveva messi lui.

Si sedette sconsolato in un sedile vuoto, accanto al finestrino, e mise le cuffiette dell’i-phone nelle orecchie.

Mentre cercava le canzoni dei 30 Seconds To Mars nelle sue playlist si sentì improvvisamente osservato.

Alzò gli occhi di scatto e incontrò quelli marroni di una ragazza della Constance: indossava la tipica gonnellina blu e la camicetta bianca. Era seduta affianco a un ragazzo dai folti capelli neri che aveva la testa tuffata in un libro.

Sorrise alla ragazza che ricambiò.

Girò di nuovo la testa e fece partire la canzone “Stranger in a Strange Land”, lasciandosi cullare dal ritmo cadenzato della batteria.

Era arrabbiato a morte con sua madre: non solo non l’aveva ancora vista dopo la festa da Pansy ma non gli aveva nemmeno lasciato l’autista che lo portasse a scuola! Gli era toccato prendere l’autobus come uno di quei poveracci di Brooklin.

Draco lanciò di nuovo uno sguardo ai due ragazzi seduti accanto a lui. Loro erano certamente di Brooklin. La ragazza indossava delle ballerine blu delle quali non era possibile identificare la marca. Tutte le ragazze della Constance mettevano scarpe con gli stemmi o le firme bene in mostra.

Ricordò con un sorriso le decolleté che aveva calzato Pansy alla festa “Rosso Passione” del loro primo anno al triennio: la scritta “Marc Jacobs” era così grossa e pesante che si era staccata appena qualcuno le aveva urtato il piede.

Il ragazzo accanto alla piccoletta indossava delle converse grigie. Erano nuove e molto carine, doveva ammetterlo, ma niente a che vedere con le sue Lacoste a righine bianche e blu. Un po’ da gay, forse, ma costose.

Draco amava le cose costose. E detestava gli autobus.

Era un ragazzo abbastanza alla mano per essere dell’Upper East Side ma, appunto, era dell’Upper East Side.

Il mezzo rallentò nuovamente fino ad accostare al marciapiede. Draco tolse le cuffiette dalle orecchie quando vide chi stava salendo.

-Ron! Blaise! Da questa parte!- esclamò, sollevando un braccio in segno di saluto.

-Che ci fai su un autobus?- ridacchiò il rosso, lasciandosi cadere accanto a lui -A proposito, bentornato amico!

-Grazie! Potrei farvi la stessa domanda comunque!- rise in risposta.

Harry Potter, due posti più in là, si era appena sentito abbastanza sicuro da alzare lo sguardo sul biondo e si era immediatamente nascosto di nuovo dietro il suo libro alla vista del suo sorriso. Meraviglioso. Quel ragazzo era meraviglioso.

-Si da il caso che questo idiota- rispose Blaise indicando Ron -Si sia dimenticato di avvisare l’autista di passare a prenderlo a casa mia. Ci siamo dovuti adattare visto che il mio è fuori con mia madre.

-Idem- rispose Draco sorridente. Aveva già dimenticato gli sguardi lascivi di Blaise, la sera precedente.

-Oh, eccoci arrivati- disse Ron dopo un po’, alzandosi in piedi e lasciando uscire Draco dal sedile interno.

-E tu chi diavolo sei?- abbaiò Blaise, quando sbatté la spalla contro quella del ragazzo dai capelli corvini.

Quello alzò gli occhi, rivelandoli di un verde accecante che subito abbagliò Draco.

-Sono Harry- rispose gentilmente quello, sollevando la mano in direzione di quella di Blaise.

-Harry chi?- domandò ancora lui, guardandolo con disprezzo crescente.

-Potter. Harry Potter. Frequento la tua stessa scuola- rispose frettolosamente il ragazzo -Abbiamo la stessa cravatta, non vedi?

-Spiritoso- sibilò Ron, seguendo Draco fuori dall’autobus.

Blaise lanciò un ultimo sguardo a Harry, si soffermò qualche secondo in più sull’esile figura di Hermione e uscì con gli altri.

Harry scese dal bus con uno sguardo lugubre e la sensazione di essere una nullità.

 

 

Il sole splendeva tremendamente alto nel cielo di mezzogiorno e l’intero Upper East Side stava soffrendo il caldo.

Era particolarmente brutto per i 230 ragazzi del St.Jude e per le 215 studentesse della Constance: nei loro refettori c’era un’aria irrespirabile di cibo scadente e sudore e i poveretti erano stati costretti a uscire all’aperto dove, se possibile, faceva ancora più caldo.

Pansy Parkinson e le sue amiche erano appena uscite dal portone della Constance e si dirigevano a passo spedito verso l’unico punto in ombra del giardino: gli scalini d’ingresso più in alto, quelli vicini al vecchio platano.

Camminavano in bilico sui piccoli tacchi da scuola (massimo sette centimetri!) e le loro borse firmate piene dei loro costosi pranzi pronti sbattevano delicatamente sui loro fianchi.

-Levatevi- disse scocciata Pansy alle sei ragazzine che si erano sedute all’ombra. Ragazzine che non dovevano avere più di quindici anni e che ancora non sapevano chi comandava.

Non ci misero molto a capire: scattarono sull’attenti come soldatini, raccolsero le loro cose e sparirono.

-Che fastidio queste matricole!- gemette Calì Patil appoggiando il suo bauletto Versace sullo scalino con una certa cura -Bisogna sempre insegnargli tutto!

La gemella annuì, aprendo la borsa Alviero Martini alla ricerca del suo pranzo.

Lavanda sospirò, cercando di nascondere la sua gigantesca shopper Emporio Armani dietro la sua schiena. Perché sbagliava sempre a vestirsi? Tutte avevano dei bauletti e lei una shopper! Doveva assolutamente procurarsi una nuova borsa. Un bauletto o due abbastanza grandi da contenere alcuni libri scolastici. Avrebbe provveduto quel pomeriggio stesso.

-Impareranno, vedrai- annunciò Daphne sedendosi accanto a Pansy, sullo scalino più alto. Pansy non le disse niente e i suoi occhi si illuminarono. Era abituata ad essere sempre cacciata dallo scalino più alto.

-Ragazze?- le chiamò una voce femminile e dolce.

Pansy alzò la testa, riconobbe la ragazza e si sforzò di sorridere e avere un tono di voce squillante.

-Hermione! Che bello vederti! Come vanno gli inviti?

-Sono finiti- annunciò la ragazza con orgoglio, porgendole una scatola dorata nella quale riposavano un centinaio di buste.

Pansy prese la prima, quella dove il suo nome era scritto con la bellissima grafia della piccola H, e la aprì con delicatezza.

 

Cara Pansy Parkinson,

sei stata invitata alla festa “Baciami sulle labbra” che si svolgerà Sabato 10 Settembre al numero 12 di Evergreen Street.

Festeggiamo insieme l’inizio del nuovo anno scolastico!

È gradito abito da sera.

Il comitato di Organizzazione Scolastico

 

-Oh, Hermione sono deliziosi!- squittì Pansy, sinceramente colpita dalla bravura della ragazzina -Hai una scrittura davvero meravigliosa!

-Grazie- arrossì lei.

-Eccoti il tuo invito, come promesso!- Pansy le porte una delle buste argentate rimaste in fondo alla scatola, quelle senza destinatario che andavano sempre fatte in caso comparisse la necessità di invitare qualcuno all’ultimo minuto.

Hermione stava per ringraziare quando qualcuno di molto bello arrivò a disturbare la quiete della regina.

-Ciao Pansy!- salutò Draco salendo gli scalini con uno yogurt magro in mano -Ciao ragazze!

Pansy notò con fastidio che indossava dei pantaloni blu. Sempre il solito rivoluzionario pronto a farsi notare da tutti. Cos’era? Non si sentiva abbastanza osservato con l’uniforme tradizionale?

-Ciao- risposero tutte freddamente.

-Oh, ciao! Io sono Draco- sorrise all’indirizzo della nuova ragazza.

-Hermione- rispose lei sorridendo. Draco era il suo idolo.

-Che fate?- domandò Draco adocchiando gli inviti con curiosità -Quando c’è la festa?

Tutte le ragazze si girarono a guardare Pansy, aspettando con ansia una sua risposta. Lei le fulminò con gli occhi, poi si sforzò di sorridere e rivolse uno sguardo languido a Draco:

-Sabato. E... tu non sei invitato.

-Oh- disse semplicemente Draco, prendendo in mano il cucchiaino e dando la caccia a un pezzo di frutta per non far vedere il disagio.

-Sai, non sapevamo saresti tornato, tu non ce l’avevi detto, e abbiamo finito gli inviti.

Daphne nascose un sorriso acido dietro il suo cappuccino e le gemelle Patil si guardarono furbette.

-Veramente ci sono...- iniziò ingenuamente Hermione.

-Non stavi andando via?- la liquidò Pansy.

-Certo... io... beh, ciao!

-Ciao, è stato un piacere conoscerti!- la salutò Draco mentre Hermione raccoglieva le sue cose e scappava via intimidita.

-Dobbiamo andare anche noi- esordì Pansy alzandosi in piedi e mettendosi la Prada sottobraccio -Ho una riunione con il Comitato Diplomandi, dobbiamo decidere da adesso chi terrà il discorso di fine anno.

-Oh- disse si nuovo Draco.

-A meno che tu non voglia che ti aspettiamo, non hai ancora finito il tuo yogurt- continuò Pansy, continuando però a scendere gli scalini.

-Pansy!- la chiamò Draco. Lei si girò e gli puntò gli occhi scuri addosso.

Era davvero carina. La gonna dell’uniforme perfettamente stirata conteneva la camicetta bianca immacolata. Ai piedi calzava delle semplicissime zeppe Emporio Armani non troppo alte, le unghie delle dita dipinte di blu. I capelli neri erano intrappolati in un caschetto corto e la fronte nascosta dalla frangetta folta.

-Pansy, qual è il problema?- domandò scendendo anche lui di un paio di scalini.

Anche lei lo guardò. Draco non era semplicemente carino. Era dannatamente bello.

I suoi capelli erano di un biondo talmente chiaro da sembrare quasi bianco, dai riflessi dorati. Gli occhi grigi come un cielo in tempesta facevano capolino dalla frangia spettinata e le labbra erano sottili ma appetitose. Era magro come un modello, forse un tantino troppo basso, e la sua vita era stretta come quella di una donna.

-Draco, te ne sei andato senza dirmi niente! Sei scomparso per mesi! Qual è il problema secondo te?- rispose lei acida, con un tono di voce forse troppo forte.

Il cuore di Draco si strinse. Si era sentito davvero in colpa, ma non aveva potuto fare a meno di sparire... se Pansy avesse saputo...

-Ne parliamo stasera ok? Alle otto al Palace.

-Devo uscire con Ron. Lui non se n’è andato all’improvviso, ha la precedenza.

-Ron aspetterà. Noi due siamo più importanti, Pan.

Anche il cuore di Pansy si strinse forte. Erano secoli che non si sentiva chiamare “Pan” e le era mancato terribilmente.

-Va bene allora. Alle otto.

Draco annuì e la seguì con gli occhi mentre se ne andava.

Gettò via il suo yogurt ancora mezzo pieno e si diresse a grandi passi verso il St.Jude.

 

 

L’ora di pranzo è sempre una guerra fredda nell’Upper East Side!

P. e D. hanno avuto un acceso scontro proprio sui gradini davanti alle due scuole più esclusive di Manhattan!

Gira voce che questa sera si incontreranno al Palace per parlare.

Riusciranno a fare pace o accenderanno la miccia di un cannone?

Scoppierà la guerra o arriverà la pace?

Onestamente? Io spero per la guerra!

XOXO

Gossip Girl

  
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