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Autore: GingiCriss    05/07/2012    1 recensioni
''Quando capì che l'avevo visto, mi sorrise con il suo sorriso più bello, il più genuino che avessi mai visto. Sorrisi anche io, con tutta la spontaneità del mondo. Non so quanti secondi passarono, avevo perso il conto, e il mio cuore era partito all'impazzata. Finn era venuto a vedermi.''
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regrets.


''E tu quello lo chiami jazz square? ti prego Berry, ricordami perchè sei ancora qui.'' 

Il mio insegnante di ballo era sempre così scontroso con me, che questo commento velato sulla mia intelligenza mi stupì. Solitamente usava frasi molto più pesanti, come 'mi farai impazzire, tu e il tuo dannato passo da donna incinta, che hai nel cervello, che diavolo stai facendo'. Ero abituata, ma non era piacevole. Guardai Kurt dall'altro lato della stanza, che mi guardò con aria complice, alzando gli occhi al cielo. Anche lui se la stava vedendo brutta. Era riuscito ad entrare alla NYADA grazie a una buona parola della Coach Sylvester, che in un atto di bontà aveva scritto alla commissione elogiandolo fino allo sfinimento. Subito dopo averlo saputo, Kurt mi chiamò eccitatissimo, e per poco non soffocava tra le sue lacrime, al punto che fu costretto a far parlare blaine al posto suo, che disse che mi avrebbero richiamato per i dettagli. Ci salutammo con la promessa di risentirci il giorno successivo. Dopo la sua entrata trionfale, Kurt aveva avuto problemi con i compagni. Non perché lo considerassero una ragazza, come succedeva al McKinley ma perché era tutti estremamente competitivi, e nessuno gli degnò uno sguardo, o una parola. Si sentì un po' perso, essendo abituato ad essere, nel bene o nel male, al centro dell'attenzione. Lo stesso problema si rifletteva su di me. Nessuno mi dedicava particolari attenzioni, nessuno mi dedicava tempo e basta. Mi ero preparata a questo, con la convinzione che non avrebbero fatto favoritismi, ma che il centro dell'attenzione me lo sarei meritato. Ma non ero così brava come lo ero a scuola. C'erano tantissime altre persone piene di talento da sfidare. Il solo pensiero mi innervosì, come mio solito, e presi ad allenarmi con più intensità possibile, visto che più volte mi era stato detto che il mio punto debole era il ballo. Per sfondare ne avevo bisogno, dovevo fare forza sui miei punti deboli. Dovevo farmi male per arrivare a un risultato. Presi l'acqua, mi asciugai la fronte, e aiutai Kurt a rialzarsi. Uscimmo insieme dalla porta a fine della lezione, e iniziammo a parlare.

''Certo che è proprio uno stronzo'' esordì io.

''Già..'' 

''Cos'hai?''

''Niente, niente, non ti preoccupare'' mi rispose lui guardandosi i piedi. Non era niente, c'era un problema.

''Kurt, ti prego dimmi cosa succede''

''Ok.. E' che.. mi manca Llima.. Non fraintendermi, New York è il sogno della mia vita e vorrei che durasse per sempre, qui è tutto fantastico ma.. Non so, a volte sento che non è il mio posto, se non c'è Blaine. Mi manca tantissimo, e sentirlo ogni sera non mi basta. Vorrei averlo qui, stringergli la mano, raccontargli filo e per segno quanto sia stata dura, delle persone che ho incontrato.. o semplicemente dirgli quanto lo amo. MI manca questo, ecco. Non guardarmi così però, ti senti bene? sei pallidissima''

La mia espressione doveva essere davvero eloquente. Mi si strinse il cuore, e qualcosa di spezzò, quella piccola parte integra che era rimasta era come se si fosse rotta. Non mi faceva male perché Kurt voleva tornare a Lima, ma perché aveva descritto le mie sensazioni, i miei sentimenti così bene da farli sembrare miei. Solo che lui una soluzione poteva trovarla, io no. Finn era andato, mi aveva lasciato 'libera', e invece mi sentivo solo più in gabbia. Ero stata così male quei mesi senza di lui. Mi ripetevo però che  era solo questione di abitudine, che ce l'avrei fatta. 

Bugie, tutte falsità. Giravo per Time Square e speravo di incontrarlo, anche se era del tutto impossibile. Si era arruolato ormai, ed era lontanissimo da me, e lo sarebbe stato sempre. All'inizio pensai di scrivergli una lettera, dove gli ripetevo quanto fosse folle la sua idea, di quanto mi facesse solo soffrire, ma poi non ebbi il coraggio. Forse l'aveva fatto anche per se stesso, non solo per me. Ero un'egocentrica, una fanatica e un'egoista. Magari si era solo stancato. 

''..bicchiere d'acqua?''

i miei pensieri furono interrotti da Kurt, che ormai non stavo più ascoltando.

''Scusami, cos'hai detto?''

''Vuoi che ti porto un bicchiere d'acqua? mi sembri sul punto di svenire..''

''No sto bene, grazie. Vado in camera a riposarmi.'' Sfoggiai il mio sorriso finto più convincente e me ne andai. 



 

Mart 30 Sett (15:30)

 

Quinn, ti prego, caffè al solito posto?

 

Mart 30 Sett (15:37)

 

Arrivo il prima possibile.

 

 


 

''Che succede?'' mi chiese Quinn inclinando un po' la testa.

''Oggi Kurt mi parlava di Blaine, e io ho iniziato a respirare con fatica''

''Ti sei ripresa una cotta per Blaine? Rachel, a parte che è sbagliato, lui è gay, e sta con il tuo migliore amico!''

''No! Ma che ti passa per la testa, certo che non mi piace Blaine! Un po' più di fiducia, Quinn. No, non si tratta di lui, è per.. Finn.''

Rimase in silenzio per alcuni minuti, e l'unica parola che pronunciò dopo fu ''ah. capisco''

Le strinsi le mani, costringendola a guardarmi negli occhi. 

''Ti prego Quinn, mi devi aiutare, io non ce la faccio più! Come mi devo comportare? Ogni volta che sento il suo nome mi sento il cuore che mi esce dal petto, non riesco a controllarmi.. Tu lo senti ancora?''

''Senti Rachel, non posso mettermi tra voi due..''

''No Quinn! Non puoi proprio un bel niente, dimmi la verità! Che ti ha detto? Ti prego''

Prese un respiro profondo, come se volesse trovare le parole. Alla fine mi guardò, e mi disse: ''Ne parliamo domani, devo scappare, devo finire una tesina di inglese. A domani'' e si alzò, uscendo dalla porta mi diede un piccolo bacio sulla testa e scomparve. Io rimasi a fissare il vuoto per non so quanto tempo. Quinn sapeva ma non voleva dirmelo per non ferirmi. Che cosa poteva essere successo? Aveva un'altra? Si era dimenticato di me? Che cosa poteva essere successo? Che dovevo fare? Sotterrai il viso tra le miei mani e mi misi a piangere silenziosamente, fino a quando non sentì una mano sulle mie spalle.

''Vieni qui''. Mi girai di scatto. Con gli occhi ancora appannati riconobbi Jessie. 

Mi fece alzare, e mi abbracciò. Io non potei fare altro che affondare la mia testa nella sua camicia e riprendere a piangere per minuti interi.

  
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