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Autore: Maricuz_M    05/07/2012    4 recensioni
Serie di Missing Moments della mia storia "Amore al primo tweet".
E' altamente consigliata la lettura dell'originale.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno!
Sono lieta di pubblicarvi il seguente missing moment, a pochi giorni dal precedente.
Anche se forse, le parole Missing Moment non sono le più adatte per dare una definizione a questo testo (e al prossimo).
E' un capitolo che già avete letto (se avete seguito la storia originale), ma qui è narrato dal signor Davide!
Sarebbe importante leggere prima questo (ciao, cliccami), per capire meglio. :)
Buona lettura!
 



Capodanno pt. 1


Davide POV

Ero ansioso, con la testa fra le nuvole e pure in ritardo.
“Mamma, io vado!” urlai dall’ingresso, spalancando la porta e venendo colpito subito da una folata di vento ghiacciato. Bello, l’inverno.  Sentii un rumore di chiavi alle mie spalle, così mi voltai.
“E dove andresti, senza queste? Sentiamo.” Mia madre stava ciondolando il mio portachiavi in qua e là, tenendolo con solo l’indice e il pollice, manco fosse un calzino utilizzato per un mese da un barbone. Ops. Sorrisi angelicamente, cercando di addolcirla, ma lei scosse la testa rassegnata e riprese a muovere ciò che aveva fra le dita, attendendo andassi a prenderle. Sbuffai e feci qualche passo indietro.
“Stai sempre con la testa altrove, in questi giorni. Si può sapere che hai?”
“Niente ho. Ho la faccia di uno che ha qualcosa? No! Infatti.” Replicai, scrollando anche le spalle.
“Te lo dico io, questo va dietro ad una ragazzetta!” la voce di mio padre, proveniente dalla cucina, si fece sentire forte e chiara nell’ingresso. Arrossii immediatamente non appena mia madre mi guardò con gli occhi illuminati da chissà quale gioia.
“Davvero?” mi chiese, raggiante.
“..No. Ma che vi frega?” sbottai, sulla difensiva. Tornai nelle vicinanze della porta, ma la donna non era affatto rimasta soddisfatta dalla mia risposta.
“Come si chiama? La conosco? Lei lo sa?” si chiama Selene, la conosci e sì, lo sa.
“Si chiama Non di nome e Esisto di cognome. Non credo tu la conosca.” Dissi invece “Posso andare adesso? Faccio tardi, dai.”
Lei sbuffò poi mi lasciò finalmente andare. Scappai, praticamente, e mi chiusi la porta alle spalle non appena fui fuori, sbattendola. Ci mancava solo questa. Già ero meno stabile del solito per la storia della mia cotta per Selene, non avevo proprio bisogno dei miei genitori che mi ricordavano il fatto che lei lo sapeva e non mi aveva ancora dato una risposta.
Ero in un momento strano della mia vita. Ero felice, avevo finalmente confessato, l’avevo baciata, lei aveva ricambiato il gesto e non mi aveva rifiutato. Ero speranzoso, perché i fatti che ho appena detto mi inducevano a pensare che schifo non le facevo e avevo qualche possibilità. Ero ansioso, visto che l’attesa mette un sacco di angoscia. Ed ero anche triste, perché nei miei film mentali mi ero vista Selene tra le mie braccia immediatamente dopo la confessione, cosa che non era avvenuta. Mi vergognavo ad ammettere di essermi fatto dei film mentali, ok, però è inutile nasconderlo a quel punto. Mi piaceva, diamine. L’avevo finalmente capito e non avevo intenzione di farmela scappare perché mi trattenevo dal dirle qualcosa. Se me l’avesse chiesto, le avrei pure confessato di essermi sfogato, qualche volta, pensando a lei.
In cuor mio ero riconoscente del fatto che lei non me lo avrebbe mai chiesto. Non volevo un altro schiaffo, visto la reazione del giorno precedente alla mia ammissione sul giorno in cui la vidi nello spogliatoio. Ah, donne. E’ così difficile capirle!
Dopo aver camminato per un quarto d’ora, arrivai finalmente davanti casa –facciamo grande casa- di Dafne. Presi un respiro profondo e suonai il campanello. Poco dopo, la padrona di casa, aprì il portone e mi ritrovai a salutare tutti allegramente. Anche Gianmarco, che contro ogni mia aspettativa, era presente. Inevitabilmente, però, puntai i miei occhi su quelli neri e profondi di Selene. Il sorriso mi si incrinò, vedendo la sua espressione seria. Non sembrava molto felice di vedermi. Dentro di me sentii qualcosa spezzarsi, ma non potevo certo farci attenzione. La serata era appena iniziata, non sarebbe stato carino starmene a deprimermi per un sorriso mancato. Magari durante la festa avremmo potuto parlare.
Andammo in salotto, dove trovammo un sacco di cose da mangiare e da bere a darci il benvenuto. Mi venne spontaneo sghignazzare, ricordandomi di quando una volta Gianmarco si era ubriacato e aveva iniziato a gridare “A me piacciono le ciambelle!” a ripetizione continua, ridendo come un coglione e facendo ridere, ovviamente anche noi altri.
Proprio lui, poco dopo esserci spostati, attirò l’attenzione “Ragazzi, potreste sedervi?”
Perplessi, e anche un po’ preoccupati per la faccia che aveva, seguimmo l’esempio di Gabriele e Ilaria, che già si erano sistemati sul divano. Quei due già sapevano, sicuramente. Non vedendoli scossi come il ragazzo, mi tranquillizzai, ma nonostante questo ero curioso da morire.
“Io..” cominciò, schiarendosi la voce e posando la mano sulla nuca “Non voglio rovinare la festa con la mia comparsa, ma Ilaria e Gabriele mi hanno invitato per dire quello che devo dire e cercare di farmi perdonare da te, Dafne.” Ecco, io lo sapevo che loro sapevano tutto.
“Non pensare che voglia tornare con te.” Mise subito in chiaro, portando avanti le mani “E’ vero quello che ti ho detto, ovvero che non mi interessi in quel senso, mentre è falso il fatto che mi sia innamorato di un’altra ragazza, cosa che sanno praticamente tutti. Non fraintendere, non è assolutamente colpa tua, sempre si possa definire colpa. Il problema è che io non sono come loro.” Indicò me, Andrea e Gabriele. Aggrottai la fronte.
“Chi vi piace?” ci domandò. Tutti e tre ci irrigidimmo. Fortunatamente, pensò Bonetti a rispondere in qualche maniera.
“E’ una domanda retorica?”
“Se vi chiedo chi vi piace, cosa rispondete?”
Scrollai le spalle, non volendo dire il nome di Selene ad alta voce. L’avrei messa in imbarazzo “Una.” Dissi allora.
“Bingo. Questo è il punto.” Affermò Gianmarco, tornando a guardare la bionda “Se dovessi rispondere a questa domanda.. Non risponderei una.”
“Due?” mi venne spontaneo chiedere, spalancando gli occhi. Tutti mi guardarono in modo strano, come se avessi detto una cazzata, ma nessuno si sprecò di illuminarmi.
“No, Dave, risponderei uno.”
Silenzio fu. Gi-emme guardò un po’ tutti i presenti, deglutendo, poi fermò lo sguardo su Dafne, scioccata “Sei una persona bellissima, Dafne, e penso che chiunque in questa stanza lo sappia. Mi dispiace dirlo così ma ti ho usata come prova del nove. Credo di essere abbastanza preso da un.. ragazzo e me ne sono reso conto solo un mese e mezzo fa. Ilaria lo sapeva già, non la incolpare di non averti detto niente, perché sono stato io a chiederle di mantenere questo segreto. Lo ha fatto e fino a qualche giorno fa era l’unica a saperlo. L’ho detto ai miei, loro.. Non mi hanno accettato e mi sono ritrovato in lacrime come un idiota a casa sua. Per adesso sto da lei. Insieme a Gabriele mi hanno convinto a venire qui e vuotare il sacco, e se tu adesso vuoi buttarmi fuori di casa fallo pure, ho già un appuntamento con un barbone sotto un ponte. Giuro che non mi offendo.” Ecco di chi era il calzino puzzolente di prima, mi venne da pensare.
A parte le cazzate, ero giusto un po’ sorpreso. Avevo sempre creduto Gianmarco etero, e anche parecchio, ma mai, mai mi sarei aspettato cambiasse sponda. Certo, avrei fatto difficoltà in futuro a parlare di gnocche con lui come avevo fatto fino a quel momento, ma non avevo problemi. Amavo essere me stesso, perché avrei dovuto giudicarlo se era in un modo, pur diverso dal mio? Ci voltammo tutti a guardare Dafne, che poco dopo si alzò e lo perdonò, finendo la bella scenetta con un abbraccio, un po’ di lacrime e un lieto fine.
Mi alzai e saltellai verso il mio amico, poi gli detti una pacca sulla spalla. Quando si voltò, abbozzò un sorriso, forse un po’ timoroso per ciò che avrei potuto dirgli. Dal canto mio, sorrisi apertamente e tranquillamente “Ammetto di non capire i tuoi gusti, però.. Patata o zucchina che sia, l’importante è che tu sia felice.” Scoppiò a ridere, mentre io lo abbracciavo e gli spettinavo i capelli.
 
Stavo parlando del più e del meno con Gianmarco, Andrea e Dafne, o per meglio dire: stavo ascoltando distrattamente Gianmarco, Andrea e Dafne che parlavano del più e del meno mentre lanciavo occhiate a Selene, vicina al tavolo con le bibite. Non mi aveva rivolto la parola. Non direttamente, almeno. Sospirai, poi vidi che si avvicinava a noi. Distolsi lo sguardo e cercai di capire in fretta di cosa stessero parlando gli altri.
“Dave?” mi stava chiamando il castano.
“Eh? Cioè, dimmi.”
“Ti abbiamo chiesto se guardavi Yu-gi-oh. Hai presente no, il gioco di carte..”
“Certo che ho presente, lo guardavo, lo guardavo.. Ci giocavo anche, alle elementari.” Risposi, facendo finta di aver partecipato tutto il tempo alla discussione. Mi sentii affiancare da qualcuno, e mi voltai. Sapevo già chi fosse, ma guardarla era più forte di me.
“Di che si parla?” chiese lei, sorridendo forzatamente. Ecco, quello era colpa mia. Un’altra crepa nel mio cuoricino sanguinante.
“Di infanzia.” Per assurdo risposi io, fissandola. Non poteva evitarmi così.
Ricambiò il mio sguardo e annuì, distogliendolo subito dopo. Cazzo, mi fai male. Mi trattenni dal sospirare e puntai gli occhi a terra, incapace di fare altro.
Andrea, in quel momento, chiese a Dafne di poterle parlare. Si allontanarono e rimanemmo solo in tre. Gianmarco li guardò andarsene dubbioso, poi scrollò le spalle per dedicarci di nuovo la sua attenzione “E voi, invece? Che mi raccontate?”
Boccheggiammo entrambi, come se ci avesse chiesto chissà cosa, poi mi calmai vedendo il ragazzo iniziare a farsi decisamente confuso “No, che ci racconti tu! Com’è che si chiama il tipo che ti piace?”
Rimase interdetto, poi arrossì e torno a posarsi una mano sul collo. Imbarazzato, balbettò qualcosa sul fatto che fosse uno dei migliori amici di sua sorella.
“Ma anche lui è gay?” chiese la mora, alla mia sinistra.
“Eh.. sì.”
“Vai, allora una storia ci sta tutta.” Sorrise lei. Le fossette. Quelle cazzo di fossette di cui le parlavo ieri. Possibile che ogni minuto amplificasse le mie sensazioni? Mi sentivo quasi impotente di fronte a tutto ciò che stavo provando.
Gianmarco ridacchiò, sempre imbarazzato “Beh, stare ci sta, ma dubito che possa interessarsi a me.”
“Perché scusa? Mai dubitare dell’interesse di qualcun altro!”
“Mai dubitare dell’interesse di qualcun altro.” Ripetei io, giusto per farle notare che involontariamente mi aveva dato un’ulteriore speranza. Mi guardarono entrambi.
“Anche se a volte essere troppo sicuri ti illude.”
“C’è comunque differenza tra sperare e illudersi.”
“Ragazzi, ma che cazzo avete?” interruppe quello strano dialogo Gi-emme, che non avevo mai visto così spaesato. Sospirai pesantemente, sentendomi d’un tratto estremamente male. Mi aveva buttato nuovamente giù, con la sua ultima affermazione.
“Niente. Tu, comunque, abbi fiducia.” Così dicendo, mi allontanai da loro. Da lei.
 
“Ma erano necessarie quattro bottiglie?” chiese Ilaria, divertita.
“Certo! Ce le scoleremo tutte tra cinque minuti. Oddio, oddio!” urlai euforico, facendo ridere tutti. Sì, stavo male per Selene, ma so esser bravo a fingere di star bene. Riesco ad auto-convincermi ed è come se fossi sincero.
“Facciamo una cosa veloce. Nell’attesa del nuovo anno, diciamo cosa vorremmo nel prossimo!” propose Dafne.
“Queste cazzate solo te.” Commentò la mia Selly Kelly, ma alla fine tutti accettarono di fare quello strano gioco.
“Ok, inizio io visto che l’idea geniale è mia. Vorrei.. Vorrei che Gianmarco sia la prima e l’unica persona che si rende conto di esser gay stando con me.” Ridemmo tutti, lei compresa, poi mi resi conto che toccava a me dalla risposta affermativa di tutti gli altri.
“Sta a me?” divenni serio, riflettendo a testa bassa “Vorrei.. Vorrei un sì da una persona.” E diamine, se l’avrei voluto, quel sì. Sarei stato il ragazzo più felice sulla faccia della terra. Ero disposto ad aspettare giorni, mesi, anni. Mi conoscevo, il mio sentimento non sarebbe cambiato. Ero il tipo che non si faceva prendere spesso, ma se capitava dava tutto se stesso.
“Per fartela dare?” chiese Andrea, ridendo.
“Quello viene poi.” Eh, sarebbe stato un bel momento, quello. Fare l’amore con Selene sarebbe stato.. No, Davide. Calma i bollenti spiriti.
“Io vorrei esser capito dalla mia famiglia.”
“Io vorrei un po’ di chiarezza in testa.” Al suono di quella voce, rialzai il viso per guardarla, non incontrando però i suoi occhi. Quindi non era sicura? Quindi la freddezza di quella sera era dovuta solo alla sua confusione? Cazzo, mi sentii immediatamente meglio. Il cuore aveva preso a battere all’impazzata e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Se possibile, con quel rossore sulle guance era ancora più bella.
“Ora sta a me. Mi piacerebbe dire che vorrei che Ilaria smettesse di fare la sostenuta e che ogni tanto mi desse qualche bacetto o un abbraccio, ma visto che siete stati tutti seri.. Voglio che mia madre torni felice come un tempo.”
“Io.. Vorrei tirare un calcio nelle palle a Lorenzo Argenti, perché purtroppo non ho mai avuto l’onore di farlo.”
“Io voglio te.” Quella frase, così decisa e sicura, mi colpì. Guardai attentamente la scena che mi si presentava davanti: Dafne pietrificata, Andrea con l’attenzione su di lei e il pubblico in ansia. Me compreso. Dopo qualche secondo, però, controllai l’orologio. Era ora.
“Dieci..” dissi, per poi esser seguito da tutti gli altri.
Io stesso facevo il conto alla rovescia, ma ero concentratissimo nell’osservare Selene. Perché non mi guardava? Perché considerava tutto e tutti tranne me? Perché, se era confusa, non cercava di capire parlandomi, standomi vicino o provandoci? E perché quel suo comportamento non mi impediva di essere totalmente perso in lei?
Non appena dicemmo tutti “Uno”, la bionda si lanciò su Andrea per baciarlo. Sorrisi istintivamente, e repressi quello stesso sorriso pensando che al posto loro, ci saremmo potuti essere io e Selene. 




Eccoci qua.
C'è poco, di nuovo. Giusto qualche dialogo nel pezzo centrale.
Ma comunque pensavo fosse importante farvi sapere cosa provava Davide. Per questo ho accettato il consiglio di una ragazza, su twitter se non sbaglio, di fare questo remake del 24° capitolo!
Era l'unico ragazzo di cui non si sa i pensieri. Andrea li dice ad Ilaria e Gabriele (che riferisce ad Ilaria), Gianmarco ad Ilaria, Gabriele stesso ad Ilaria.. E Davide? 
E Davide si becca anche questo capitolo.
Pensavo fosse più complicato, lo ammetto, ma mi sono divertita troppo ad entrare nei suoi panni. Amo il suo personaggio.
La parte difficile, per me, arriverà nella prossima pubblicazione, visto che interpreterò nientepopodimeno che Bonetti Gabriele!

Vi ringrazio ENORMEMENTE per tutto!

Un bacione grande grande
Un saluto anche dal barbone Boris

Maricuz
   
 
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