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Autore: Electra_Gaunt    05/07/2012    7 recensioni
Once more I say goodbye, to you
Things happen but we don’t really know why
If it’s supposed to be like this,
why do most of us ignore the chance to miss?
All these Things I Hate – Bullet For My Valentine

Brian non sapeva che Zacky sarebbe venuto alla festa di Johnny, quel sabato sera. O, quantomeno, Jimmy non l’aveva avvertito (o se l’aveva fatto allora Syn non era stato capace d’intendere e di volere).
Perciò si ritrovò ad aprire la porta di casa di Seward totalmente impreparato a quella visione.
Non che Zacky Baker non si facesse notare normalmente (quegli occhi erano assolutamente incredibili e, probabilmente, buona parte della fauna femminile della scuola se lo sarebbe scopato volentieri) ma quella sera era.. incredibile.
[...]
Zacky non si mosse per minuti interminabili, arrossendo gradatamente sotto quello sguardo bruciante. A Brian gli si strinse il petto, vedendolo arrossire.
Poi, come scosso da una volontà superiore, lasciò libero il passaggio e lo fece entrare nell’appartamento.
Quella sera iniziò senza neppure un cenno di capo, tra i due.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDO CAPITOLO
 

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Syn non era pronto psicologicamente per affrontare un’altra giornata come quelle precedenti. Era troppo stravolto, intontito, rincoglionito e perso per potersi anche solo lontanamente immaginare di riuscire a resistere senza impazzire. Avrebbe voluto rimanere a letto fino a tardi, aspettare che sua madre uscisse di casa e sbronzarsi per bene.
Ma si ritrovò, ad occhi chiusi, le mani avanti a pararsi da qualsiasi ostacolo ed il respiro ancora pesante, nel bagno attiguo alla camera da letto, esausto davanti allo specchio. Si sciacquò il viso lentamente, aggiustò i capelli neri ed indomabili ed infine indossò i soliti jeans strappati e la maglia nera degli HIM.
Si mosse per la casa senza prestar attenzione a nulla. La forza dell’abitudine aveva preso il sopravvento anche sulle sue azioni.
Eppure, nonostante si potesse considerare una mattinata di merda come tutte le altre, Brian percepì una lieve diversità. Quasi ogni gesto compiuto avesse uno scopo ben preciso.
‘Quante stronzate’ disse tra sé, prima di uscire di casa.
Jimmy lo stava aspettando come al solito e, di certo, non lo avrebbe fatto attendere oltre.
 
“Signor Haner! Vedo che la lezione non le interessa particolarmente. Forse dovrebbe uscire a prendere una boccata d’aria … e magari non rientrare. Lei che dice?” esclamò la Signorina Vandergrass, lasciando cadere gli occhiali spessi sul naso.
Brian si alzò, scocciato, prendendo lo zaino con sé e sbattendo la porta subito dopo averla varcata.
Percorse lentamente i corridoi desolati mentre l’irritazione di poco prima svaniva pian piano, lasciando spazio allo smarrimento che, quella stessa mattina, lo aveva turbato.
Non sapeva né da dove provenisse né il perché lo sentisse così immensamente, dentro di sé. In effetti, non gli era mai successa una cosa del genere. Tentò di non pensarci e, con passi affrettati, si diresse verso i bagni in fondo al corridoio.
Spalancò la porta arrugginita, raggiungendo i rubinetti sporchi di sapone rappreso. Fece scorrere l’acqua tiepida sulle mani, a rinfrescarle per poi passarsele sulla faccia. La sfregò con forza ed energia, cercando di riprendersi definitivamente dallo stordimento.
Peccato che non servì a nulla. Fece alcuni respiri profondi, poggiando le mani ai bordi del lavandino, chiudendo gli occhi solitamente ipnotici.
Un conato di vomito alla bocca dello stomaco e la sensazione che mancasse qualcosa.
 

 
Zacky non capita il motivo di tanto odio nei suoi riguardi. Malgrado ne avesse discusso più volte con Jimmy e per quanto anch’egli lo avesse rassicurato al riguardo, non riusciva a credere davvero che Brian non lo detestasse. Il suo comportamento lo rendeva inquieto, benché la compagnia dei nuovi amici e compagni di scuola lo alleggerissero di quello strano senso d’inadeguatezza.
Eppure tutto rimaneva lì, sospeso in aria senza una motivazione.
A volte, sentiva i suoi occhi profondi perforargli la schiena, le spalle, il collo, come fossero due raggi a infrarossi: non poteva evitare di chiudere gli occhi e sospirare, mentre uno strano brivido gli percorreva la colonna vertebrale.
Nonostante tutto, però, non poteva lamentarsi di come stessero andando le cose nella nuova scuola. Davvero non poteva. Si aspettava un’accoglienza ben peggiore.
Era stato fortunato sotto molti aspetti. In primis, aveva trovato Jimmy.
Jimmy era un tipo particolare, quel genere di persona con la quale non ci si annoia mai ma che, al momento opportuno, sa darti consigli sensati da persona matura. Era quello che, prima di tutti gli altri ragazzi della banda, si metteva in discussione. Il ragazzo su cui tutti facevano affidamento.
Che, molto spesso, fa di testa sua e si gode la vita al meglio.
Non segue le regole, non le rispetta e se ne fotte. Ha una sua etica, i suoi ideali, i suoi idoli, il suo Dio.
Probabilmente era per questo che rimaneva un punto fisso, da non perdere mai di vista: era come un profeta che porta la buona novella.
Si conoscevano da un paio di settimane ma Il Reverendo era già entrato nella sua quotidianità, portando con sé quell’energia che altrimenti sarebbe mancata alle sue tediose giornate.
Un altro aspetto positivo era quello che vedeva come protagonisti gli altri componenti del gruppo. Perché, sì, lo erano. Un vero e proprio gruppo che faceva musica.
E che musica.
Zacky, la prima volta che ne aveva ascoltato le melodie serrate e devastanti, ne era rimasto incantato. Trovava i riff di chitarra elettrica meravigliosi.
Johnny, poi, aveva quella destrezza che raramente si trova in chi suona il basso.
E poi c’era Matt.
Matt. La forza della natura, il ragazzaccio buono ma dal viso restio alla conversazione. Quello che non ti aspetteresti mai ti dia una mano nelle vicissitudini ma che, alla fine, è quello che risolve i problemi.
Forse sarebbero diventati amici, un giorno. Già, forse.
Ed, intanto, con la sua voce distruggeva i muri invisibili e invalicabili della mente, entrandoti dentro senza chiedere.
 
No, non poteva lamentarsi di aver incontrato persone tanto fantastiche.
 

Wait, wait, wait, let me set the record straight.
I was never really yours in the first place
Now oh look at this web I wove
I told you I would break your heart
Framing Hanley – Photographs & Gasoline

 
 
“Ei, Zacky! Come va?”
Johnny aveva quell’espressione da perenne bambino, dipinta sul viso. Era un tipo di poche parole, all’inizio. Ma poi si rivelò tutto il contrario: energico, vivace, fuori dagli schemi ma allo stesso tempo dolce.
Zacky stravedeva per il più piccolo.
Prima che se ne rendesse conto, avevano incominciato a passare i pomeriggi tutti assieme. Il giovane Baker era stato travolto da quella novità: Jimmy che lo chiamava, Johnny che lo cercava per i corridoi della scuola superiore, Matt che lo invitava a sedersi con loro al tavolo della mensa. Brian che, nonostante tutto, lo ignorava spudoratamente.
Scosse la testa, sviando i pensieri verso qualcosa di più piacevole e meno deprimente.
Johnny era capitato al momento giusto.
“Tutto bene, Johnny.. che mi racconti? Ci vediamo oggi pomeriggio?” domandò interessato il moro.
“Oh, certo! Devo solo avvisare Jimmy. Mi aiuterete a preparare la festa!”
Zacky si bloccò un attimo, inebetito.
“Ehm.. di cosa stai parlando?” disse, interrompendolo “Quale festa?”
“Oh, cazzo.. non te l’ho detto! Sabato voglio dare una festa a casa mia! Sono certo che sarà meglio di quella di Matt! E poi è l’unico giorno in cui i miei sono davvero off-limits.. quindi…”
Baker annuì, sorridendo. “Sono certo che riuscirai nell’intento!”
Johnny ghignò contento.
 
 
Synyster Gates era sempre stato l’ultimo a sapere le cose.
Era stato l’ultimo a capire che Johnny e Jimmy avessero un rapporto particolare, ad esempio; era stato l’ultimo a comprendere il fatto che Matt lo volesse in una maniera certamente non casta. Era stato l’ultimo a lasciarsi andare, tra i due, ignorando il fatto che sino ad allora si fosse ritenuto etero fino al midollo. Era la sua condanna, non sapere ciò che lo aspettasse.
Brian non sapeva che Zacky sarebbe venuto alla festa di Johnny, quel sabato sera. O, quantomeno, Jimmy non l’aveva avvertito (o se l’aveva fatto allora Syn non era stato capace d’intendere e di volere).
Perciò si ritrovò ad aprire la porta di casa di Seward totalmente impreparato a quella visione.
Non che Zacky Baker non si facesse notare normalmente (quegli occhi erano assolutamente incredibili e, probabilmente, buona parte della fauna femminile della scuola se lo sarebbe scopato volentieri) ma quella sera era.. incredibile.
Portava una camicia a mezze maniche, bianca e nera, con dei jeans scuri e le scarpe – distrutte – da ginnastica: i piercing al labbro perfettamente lucidi, i capelli aggiustati con un po’ di gel.
I tatuaggi in bella vista sul corpo ancora esile.
Non era davvero fattibile, una cosa del genere, per la psiche di Brian. Se non lo avesse conosciuto, se lo sarebbe fatto molto volentieri. Molto più che volentieri.
Quelle labbra avevano una forma particolare e moriva dalla voglia di sapere di cosa sapessero. Il faccino d’angelo pareva indurlo in tentazione, ma nessuno l’avrebbe liberato dal male.
Pregustava sulla punta della lingua la consistenza della pelle del collo, immaginandolo gemere spudoratamente.
Mio dio, cosa gli aveva fatto quel ragazzo?
Zacky non si mosse per minuti interminabili, arrossendo gradatamente sotto quello sguardo bruciante. A Brian gli si strinse il petto, vedendolo arrossire.
Poi, come scosso da una volontà superiore, lasciò libero il passaggio e lo fece entrare nell’appartamento.
Quella sera iniziò senza neppure un cenno di capo, tra i due.
 
“Che ci fai qui, eh? Cos’è ti fanno schifo le feste, ora?”
Brian aprì gli occhi, osservando il viso ironico di Matt che, senza farsi notare, l’aveva raggiunto in bagno. Johnny non aveva una casa grande e spaziosa come quella di Sanders: l’unico posto in cui sarebbe potuto rimanere da solo era quello.
“Non sono in vena di battute, Matt. Davvero, lasciami stare.”
“Che caratterino, questa sera!”
Haner sbuffò, infastidito, abbassando lo sguardo assente.
Matt si preoccupò. Rimasero in silenzio per un po’, fino a quando il biondo non perse la pazienza.
“C’è qualcosa che non va? È tutta la sera che fuggi da tutti. Se hai bisogno di parlarne.. forse..”
“Ho un problema.” Lo interruppe repentinamente Brian.
L’amico aspettò pazientemente che continuasse.
Quanta pazienza.
“E’ qualcosa che non mi sarei mai aspettato, eppure.. non ne sono certo, ecco. Non ne ho la certezza ma non mi era mai successo prima. Ed ho pensato che, probabilmente, in questo caso fosse diverso. Neanche con Michelle …”
“Ah, ah! Allora si tratta di una ragazza! Spara!” lo interruppe ridendo.
Brian s’innervosì.
“la finisci di fare lo stronzo?! È una cosa sera, cazzo!”
Matt tentò di ritornare serio.
“ Dicevi?”
Un rumore di passi che salivano le scale in fretta li fece voltare entrambi verso la porta che, ben presto, si spalancò, rivelando la figura turbata di Zacky.
Baker si bloccò d’improvviso, notando i due ragazzi seduti sul pavimento freddo, vicino al lavandino.
Vicini, appiccicati.
“S-scusate, io sto cercando.. ecco, la cassetta del pronto soccorso.”
“Cos’è successo?” chiese curioso Matt, mentre Syn osservava assorto il viso arrossato di Zacky.
“Jimmy ha tirato un pugno al muro...”
“E per quale motivo?”
“Johnny stava parlando con Carl e lui, non so … sembrava lievemente alterato. E dopo ha tirato un pugno al muro.”
Matt scosse la testa, sussurrando qualcosa come ‘sono sempre i soliti’, ma Zacky era concentrato a fissarsi le mani.
“Se stai cercando la cassetta dei medicinali è lì – continuò Sanders, indicando un cassetto tra la vasca da bagno ed il muro - ..e dì a Rev di non fare cazzate.”
Zacky sorrise, prendendo il necessario e voltandosi verso la porta del bagno.
“Riferirò” disse e scomparve proprio come era apparso. Cioè, rumorosamente.
Matt sospirò, portando l’attenzione al viso dell’amico.
“Cosa stavamo dicen-”
S’interruppe nuovamente, osservandolo negli occhi.
Oh, Christ.
“Non ci posso credere … oh, cazzo … ”
Syn abbassò gli occhi.
“Ti piace Baker.”
Syn non poté fare altro se non sotterrarsi. Per non riemergere.
Matt tacque alla sua non risposta.
 
 
“Jimmy, sta calmo!” urlò Zacky, sospirando stancamente.
“Non ce la faccio, lo capisci? Cazzo, guardalo! Quel tipo lo sta toccando!”
“Gli ha solo dato una pacca sulla spalla, dai!”
La situazione stava lentamente degenerando. Ormai non riusciva a tenerlo fermo e zitto. Rev sembrava voler uccidere con lo sguardo il ragazzo che, amabilmente, stava conversando con Johnny. In effetti, non piaceva neppure a Zacky ma questo evitò di riferirlo all’amico.
L’avrebbe solo scatenato di più.
“Ti va se usciamo un po’ fuori? Prendiamo una boccata d’aria e tu ti bevi una bir-”
Baker si bloccò a metà affermazione, notando come Jimmy fosse scattato in piedi all’improvviso. Voltò lo sguardo verso Johnny che pareva infastidito da come l’altro ragazzo lo stesse toccando. Nessuno stava prestando attenzione a quei due.
La gente, in sala, pareva più ubriaca che lucida.
Eccetto loro.
“Ehi, tu, cazzone!” 
Zacky balzò in avanti, a pararsi tra Sullivan e Carl: ora che lo fissava bene, si rendeva conto di quanto fosse imponente di stazza. Jimmy non era così forzuto, benché la sua massa muscolare non fosse tanto scarsa.
“Dici a me?” rispose l’altro, con sguardo truce.
Jimmy ghignò leggermente.
“Oltre ad essere un cazzone, sei anche stupido.” Esclamò senza paura.
Johnny lo fissava con pupille sgranate, mentre il panico gli invadeva il corpo.
Non voleva che la serata finisse in una rissa. Non desiderava che in quella rissa fosse coinvolto anche Jimmy.
No, non lo voleva.
“Ok, ora basta. Non è necessario che scaldiamo gli animi più di quanto non lo siamo già” intervenne, con tono pacato e fermo.
Zacky annuì, appoggiandolo.
“Come puoi dire questo? Dopo quello che stava facendo, prima. Secondo te non l’abbiamo visto? Secondo te non l’ho notato?!” esclamò ancora Jimmy, fissando negli occhi il suo avversario.
E quest’ultimo perse la pazienza.
S’avvicinò con passo fermo e inesorabile a Jimmy, sferrando un pugno diretto in pieno volto. Il ragazzo non seppe come difendersi, non ne ebbe neppure il tempo.
Zacky si lanciò nella mischia, placcandolo alle spalle per limitarne i movimenti: non ne sapeva molto di lotta libera ma, sicuramente, quella era un’abile mossa.
E così fu.
Per poco tempo, ovviamente.
Ben presto, il moro si ritrovò scaraventato a terra e la testa prese a vorticargli senza sosta. Riuscì a rimettersi in piedi per tirargli un pugno nello stomaco e venir ricambiato con un altro colpo alla spalla.
Le persone presenti (tra cui ragazze) incominciarono a urlare chiassosamente. Alcuni accorsero a placare la rissa, altri a fomentarla.
Zacky non sapeva precisamente cosa stesse accadendo interno.
Vedeva sfocato. La testa gli pulsava senza sosta.
Prima di perdere conoscenza, vide due figure arrivare velocemente.
E se la prima scomparve improvvisamente (era Matt, vero? Era l’unico che potesse fermare tutto quel casino!), la seconda si fermò accanto a lui.
Gli strinse la mano.
Gli occhi apprensivi.
L’odore mascolino di Synyster Gates lo avvolse completamente.





Note dell'autrice: Avrei dovuto aggiornare Domenica, ma non  vedevo l'ora...quindi eccomi qui ancora a rompere le scatole *evita i pomodori* Ringrazio tutti colo hanno recensito il precedente capitolo o chi ha inserito la storia tra le seguite, preferite e/o ricordate. 
Davvero...mi avete fatto felice :') *saltella*
Anyway..Ringrazio come sempre Vava_95 e..basta.
Credo di aver detto tutto!
Se qualcuno volesse seguirmi su Twitter, io sono @ElectraGaunt ;)
Bene!
Ora ho concluso,
A presto

_Electra_
  
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