Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: xCyanide    06/07/2012    4 recensioni
La storia che sto per raccontarvi vi rattristerà, ne sono consapevole. Vi farà ripensare a quello che le persone intendono per amore e a quello che invece intendevano loro. Vi farà rivalutare la pazzia.
La storia che vi sto per raccontare parla di loro.
Di Gerard e Frank.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Frankie mi aveva guardato apprensivo appena gli avevo detto che stavo avendo un momentaccio e mi aveva detto di aspettarlo sul divano. Era sparito dietro la porta della nostra camera e lo avevo sentito alzare il materasso del letto e cercare qualcosa.
Avevo preso il telecomando e avevo spento la televisione, stanco della voce nasale della conduttrice. Mi ero rilassato un pochino sul divano cercando di non pensare a come mi sentivo in colpa per non aver capito Frankie sin dall’inizio. Io ero il suo ragazzo, dovevo essere la persona che lo capiva più di tutti, quello che lo conosceva fino in fondo, che magari sapeva il significato di ogni suo atteggiamento o espressione facciale. Ma mi ero lasciato sfuggire una cosa così importante. Non avevo pensato che non era più il bimbo che avevo conosciuto tre anni prima, ma che ormai era un uomo, ormai era un ricercato e lo dovevo trattare da tale. Se lo meritava. Lo capivo, non voleva essere quello inutile, voleva aiutarmi e mi sentivo una merda a non averlo capito prima. Ero accecato dal fatto che per me lui era importante, che lo volevo vivo e vegeto, ma così non era felice. Lui doveva essere felice e certamente dovevo essere io la ragione della sua felicità, per forza.
-Gee? Te la ricordi la nostra vecchia polaroid? – mi chiese, rientrando in salone con una scatola di cartone abbastanza grande da coprirgli la faccia.
-Si, me la ricordo, perché? – domandai, facendogli spazio sul divano e aiutandolo a posare le cose.
-Tu credevi che io l’avessi buttata perché era rotta, vero?
-Si, perché, ce l’hai ancora e non me l’hai detto? – ero eccitato. Amavo fottutamente quella polaroid e quando Frankie mi aveva detto che l’aveva buttata, ci ero rimasto davvero malissimo. Era di quelle istantanee, che fai la foto e la tirano fuori subito.
-E’ rotta, ma non l’ho buttata. Era un ricordo – disse, cercando di fare la faccia innocente. –Ma non te l’ho detto perché volevo tenerla per me, credevo che poi magari l’avrebbe vista Mikey e l’avrebbe voluta provare, non so se mi capisci – cominciò ad aprire lo scatolone e ne tirò fuori un album di foto e la vecchia macchinetta, tutta impolverata e decisamente rotta.
-Dove l’hai tenuta tutto questo tempo? – presi l’album e ci soffia sopra, in modo da togliere lo sporco.
-Dentro questo scatolone. Sono riuscito a non fartela vedere – disse fiero, con un sorrisetto che non prometteva niente di buono. –Apri l’album, avanti – mi incitò.
Feci come mi aveva detto e rimasi esterrefatto. Frankie aveva tenuto ogni singola foto che avevamo fatto, dalla prima all’ultima. Tutte in bianco e nero, grazie all’età della nostra polaroid. C’era quella del nostro primo appuntamento, quella della prima casa che avevamo preso e quella della prima mazzetta che avevamo rubato. C’era, poi, quella del nostro  primo “mesiversario”, come ci divertivamo a chiamarlo, dove c’era un piccolo Frankie in pigiama di prima mattina con un mazzo di rose nere, le sue preferite, in mano. Gliele avevo regalate io, mi ricordo ancora la faccia felice che aveva fatto quando le aveva viste.
-Questa è la più bella – ne indicò una, al lato destro della pagina, in cui c’eravamo io e lui abbracciati. Non era una posa costruita e progettata, no, era solo un nostro abbraccio ed era talmente naturale che sembrava che nessuno dei due si fosse accorto che qualcuno stava facendo una foto. Non l’avevo mai vista, anche perché non mi ricordavo che nessuno dei due l’avesse scattata. Ma era dolce, aveva ragione Frankie a dire che era la più bella. Feci uno sguardo confuso e lo guardai.
-L’ha fatta Mikey la prima volta che mi ha visto. Non so perché ti stessi abbracciando, ma quando Mik me l’ha data sono stato ore a fissarla. E’… semplice, solo io e te – sussurrò, stringendo il mio braccio e poggiandomi la testa sulla spalla.
-E’… bellissima, Frankie – non riuscivo a dire nient’altro. Quella foto era oggettivamente bellissima, nessuno avrebbe mai potuto dire il contrario.
 Il modo in cui il suo corpo si incastrava perfettamente al mio, le mie braccia dietro la sua schiena, le sue intorno al mio collo. Mi faceva sentire bene pensare che nessuno avrebbe mai potuto cambiare un sentimento come il nostro. Eravamo legati da molto più che semplice amore, noi avevamo passato gli anni più importanti insieme, i sentimenti più dolci, le incazzature più pesanti, gli abbracci più stretti e i baci più sinceri. Ormai, quando si parlava, non esistevamo più io e Frankie, me c’era un “noi”, che era diecimila volte meglio.
Lo abbracciai e lo strinsi a me, sentendo finalmente che, si, sarebbe andato tutto bene.
 
Sono più confuso che mai. Stavo parlando con l’ispettore, quando non avevo visto più niente. Ero tipo svenuto, non avevo più connesso e mi ero sentito malissimo per un attimo.
Apro lentamente gli occhi e non riconosco il posto dove sono. E’ una stanza blu, di quel tipo rilassante o che per lo meno dovrebbe rilassare. Mi guardo intorno, la luce mi da fastidio agli occhi, è veramente accecante.
Sono sopra qualcosa di morbido, forse un letto, blu anch’esso. Sbruffo, mi urta non avere a pieno il controllo di quello che mi succede intorno, mi fa sentire inutile.
-Ma che…? – mi domando, alzandomi a sedere sul letto. La testa mi gira ancora, così me la tengo, come se riuscissi a farla stare ferma.
-Oh, ben svegliato! – sento esclamare da una voce che conosco.
Mi giro velocemente, spaventato, provocando un altro giramento di testa improvviso. E’ quella specie di psichiatra, il dottor Helwin, che mi guarda sorridente.
-Dove sono? – chiedo confuso.
-Sei alla mia clinica, Gerard – continua a rifilarmi quel fottuto sorriso finto che vorrei soltanto strappare dalla sua faccia. –Sei svenuto e ne abbiamo approfittato per portarti qui e farti risvegliare in quella che sarà la tua stanza per un bel po’ di tempo.
-Cosa?! – una clinica? Ma che storia è questa? Clinica di cosa? Perché sono qui?
-Sei qui solo perché ti vogliamo aiutare, Gerard – mi tranquillizza. –Nessuno ti farà del male.
Ma questo dottore, come lo chiamano loro, non si rende conto che mi hanno già distrutto? Non si rende conto che oramai è troppo tardi per avere la preoccupazione di non farmi male? Nessuno se ne rende conto?
“Io sono sempre qui, amore” mi rassicuri. “Sono con te, lo sai”
Faccio un respiro di sollievo a rendermi conto che tu sei ancora qui. Pensavo di averti perso, pensavo che fossi solo in quella stanza, ma sei qui, ora, Frankie.
-Gerard, dobbiamo parlare – annuncia Helwin, congiungendo le mani. Lo guardo curioso. –Hai mai sentito parlare di schizofrenia?




-------------------------------
xCyanide's Corner
Vi sono mancata? No, credo proprio di no D:  Ma spero che anche questo capitolo vi piaccia, e mi raccomando recensite!

Alla prossima!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: xCyanide