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Autore: Madapple    21/01/2007    22 recensioni
[ EDIT: pubblicata nel 2007 con il nickname Arcadia_Lovegood ]
- Io non voglio che tu me lo dica adesso – chiarì Harry, improvvisamente – Basterà un solo gesto, Hermione. Un qualsiasi segno quando lo riterrai giusto ed io smetterò all’istante di essere un segreto da nascondere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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di Arcadia_Lovegood

Premessa: dedicata in particolar modo a Claheaven (la quale ama questa coppia come me e che apprezzo tanto come scrittrice) e a krum89 (che in qualità di migliore amico mi sostiene nei momenti di crisi, meglio definiti come "blocco dello scrittore"). Buona lettura a tutti ^^

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La ragazza sedeva sulle rive del Lago guardando le stelle comparire all’orizzonte.

Un leggero vento le sfiorava la pelle delle guance e le scompigliava i capelli castani.

Con le labbra screpolare dal freddo e le dita delle mani intorpidite dalle temperature minime di quei giorni, Hermione fissava un punto immobile tra le acque calme e scure, riflettendo a mezzanotte sotto una luna pallida.

Il fruscio degli alberi la cullava dolcemente accompagnandola nei suoi pensieri, aiutandola ad abbandonare lo stress provocato dall’insonnia.

Erano giorni che non chiudeva occhio. Il sonno sembrava essersi dimenticato di lei e vani erano stati i tentativi di sopperire a questa mancanza con incantesimi e pozioni. Puntualmente, i sogni si trasformavano in incubi e lei doveva abbandonare l’impresa di riposare serena.

Usciva di nascosto dalla scuola, raggiungeva di soppiatto l’esterno del giardino e andava a sedersi là dove nessuno l’avrebbe trovata.

In solitudine pensava a sé stessa, legata a quei vincoli oppressivi che avrebbe tanto allontanato dalla sua vita, rendendosi finalmente una ragazza libera.

Perché aveva accettato di vivere quella realtà che non le apparteneva?

Poteva rifiutare, ma a cosa sarebbe servito, visto che ciò che voleva non poteva ottenerlo…

Raccolse un ciottolo levigato alla sua destra e lo lanciò nel riflesso della luna sulle acque del Lago, cancellandone il disegno perfettamente circolare.

- Posso farti compagnia? – chiese una voce alle sue spalle.

Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, anche in mezzo ad una folla urlante.

Sarebbe sempre riuscita a percepire il suono della voce di Harry.

Si voltò sorpresa verso il ragazzo, sorridendogli timidamente – Cosa ci fai qui?

Il moro si sedette accanto a lei e soffiò tra i palmi delle proprie mani per riscaldarne l’interno – Non riuscivo a dormire – rispose, battendo i denti a causa del freddo – E tu?

- Per lo stesso motivo.

- Credevo che studiassi in queste circostanze – osservò sarcastico il ragazzo.

Hermione, però, era troppo pensierosa per poterne ridere con lui.

Il vento giocava anche con i capelli di Potter, creando onde corvine che si mescolavano al colore della notte che velocemente stava calando.

Le stelle più luminose si riflettevano nelle iridi color smeraldo, conferendo al suo sguardo un effetto particolare, quasi come se i suoi occhi brillassero di luce propria.

La ragazza ne rimase affascinata. Ancora una volta.

- A cosa stai pensando? – chiese Harry, abbozzando un sorriso a labbra serrate.

Hermione trasalì, abbandonando i suoi pensieri – A niente – rispose mentendo.

- E allora perché sei venuta fin qui? Potresti pensare al niente anche in Dormitorio… al caldo…

- Preferisco questo posto.

- Questo in particolare o ti andrebbe bene qualsiasi luogo lontano da qualcuno che è lì dentro?

Colpita e affondata.

Nonostante la voglia di sfogarsi e di piangere tutta la notte tra le braccia dell’amico, Hermione decise di mentire e fingersi serena, perché confessargli tutto avrebbe complicato le cose in modo permanente.

Scuotendo il capo e mascherando la tristezza con un falso sorriso, la Grifondoro negò tutto.

- Sto bene – disse quasi sussurrandolo. Il suo respiro caldo si trasformava in vapore bianco a contatto con l’aria fredda.

Harry sembrò accettare quella risposta, nonostante il suo sguardo lasciò trapelare un velo di incertezza.

- Eppure deve esserci un motivo serio se sei venuta fin qui – osservò il moro, tenendo gli occhi rivolti verso il basso e strofinandosi le mani – Non infrangeresti mai il regolamento della scuola per una semplice insonnia.

- Forse non sono così rispettosa delle regole – si giustificò Hermione.

Potter la fissò nei suoi occhi castani e dopo aver scrutato ogni centimetro del suo viso, le strinse una mano e la invitò ad alzarsi.

- Cosa fai? – chiese lei confusa.

- Voglio capire quanto ti importa delle regole. Vieni con me.

Uguale a suo padre, pensò Hermione.

Per i maschi della famiglia Potter probabilmente accostare il verbo infrangere al sostantivo regole era un processo automatico.

Lo seguì senza opporre resistenza, anche perché lui continuava a tenerle la mano stretta nella sua, trascinandola chissà in quale posto.

- Dove stiamo andando? – chiese Hermione curiosa.

- Lo vedrai – ripose Harry – Ecco. Avanti, guarda!

Lo spettacolo che si presentò davanti agli occhi della ragazza fu da togliere il fiato.

Si trovavano su un’altura che dava sul Lago , con il cielo che faceva loro da tetto e le stelle sembravano così vicine da poter essere toccate.

Guardando giù verso l’acqua, le sembrò di non avere i piedi poggiati sull’erba soffice, ma ebbe l’impressione e il desiderio di volare lontano, sfiorando le cose intorno a sé con la punta delle dita.

- E’ bellissimo – pronunciò affascinata da quel paesaggio incantato simile ad un dipinto impressionista.

- Non ti ho certo portato qui solo per questo – spiegò Harry – Buttiamoci.

Hermione spalancò gli occhi – Cosa!? – chiese scioccata – Buttarci… dove?

- Nel Lago.

- Tu sei pazzo!

- Andiamo, Hermione – la incitò il moro – Non capiterà spesso di trovarti così propensa a trasgredire le regole, quindi... – lasciò in sospeso la frase per togliersi il cappotto - …approfittiamone – concluse subito dopo.

La ragazza rivolse lo sguardo verso il basso, quantificando i metri che la separavano dall’acqua. Rabbrividì nel pensare di lanciarsi da un punto così alto.

Harry sembrava intenzionato a buttarsi. Aveva già tolto il cappotto e sfilato il maglione. Tremava dal freddo, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi.

- Forse non è una buona idea – osservò Hermione storcendo le labbra in una smorfia – L’acqua è gelida.

- Hai abbastanza coraggio da farlo oppure no? – chiese Potter in modo molto diretto – Rispondi, senza trovare scuse.

Esitò qualche secondo prima di rispondere. Cosa avrebbe fatto il Prefetto Hermione Granger in una situazione del genere? Avrebbe scelto il rischio o la sicurezza della terra ferma?

Avrebbe seguito Harry o l’avrebbe lasciato andare…?

Non poteva scegliere di nuovo l’ipotesi sbagliata e così in tutta fretta si liberò di sciarpa e cappotto.

Il freddo pungeva sulla pelle come uno spillo, ma l’idea di lanciarsi nel vuoto con un amico diede la spinta ad Hermione per lasciarsi andare.

Ormai avevano addosso solo gli indumenti intimi.

Arrossì nel ricordarsi di non essere sola. Harry era lì, che la guardava al chiaro di luna.

Il ragazzo le tese una mano – Andiamo, sarà divertente.

Hermione batté i denti – Se lo dici tu – disse, stringendo la mano dell’amico.

Raggiunsero l’estremità rocciosa in punta di piedi per calcolarne la lunghezza precisa.

L’erba umida si piegava soffice sotto la pelle.

Il cielo si dipinse di tonalità violacee e la luna fece capolino da un gruppo di nuvole più dense comparse improvvisamente.

Un veloce sguardo d’intesa. Come un conto alla rovescia, i due amici si sorrisero l’un l’altra e chiusero gli occhi.

Indietreggiarono un paio di metri per darsi la spinta necessaria.

- Ne sei proprio sicuro?! – chiese Hermione prima di lanciarsi nella corsa.

- Per niente – affermò Harry sorridendo.

Un urlo liberatorio fuoriuscì dalla bocca dei due quando, poco dopo aver saltato, realizzarono di essere sospesi nel vuoto, in discesa libera verso le acque del Lago, che si aprirono violentemente dopo l’impatto tra la liquida superficie scura e la pelle candida dei due giovani Grifondoro.

Una volta sott’acqua, Hermione lasciò la mano di Harry e provò a riemergere, riuscendoci soltanto dopo qualche spinta più decisa e aiutandosi con le gambe.

Sembrava di essere immersa tra centinaia di ghiacciai e il vento sulla pelle bagnata del viso pungeva come le spine di una rosa.

Dopo essersi strofinata gli occhi, Hermione si mise alla ricerca di Harry.

Del ragazzo, però, non c’era alcuna traccia.

- Harry! – lo chiamò con voce tremante – Harry!

Il sorriso sul suo volto scomparve non appena realizzò di essere sola.

Dov’era finito il suo amico?

Si guardò intorno preoccupata, respirando con affanno.

- Harry!! – gridava in tutte le direzioni, ma non riceveva mai risposta.

Stava quasi per essere assalita dal panico, quando vide al di sotto delle acque una sagoma sbiadita e chiara che si avvicinò alle sue gambe, trascinandola verso il fondo.

Hermione strillò per lo spavento, ma subito si rese conto che non c’era alcun pericolo in agguato.

Era soltanto Harry.

Il moro riemerse dall’acqua aiutando l’amica a fare lo stesso.

- Mi hai fatto prendere un tale spavento! – lo ammonì Hermione.

- Ero solo andato a recuperare i miei occhiali – spiegò Potter, sistemandosi in viso le lenti dalla montatura tonda.

- Beh… in ogni caso, sarà meglio tornare a riva – suggerì la ragazza.

- Sono d’accordo.

Quando tutto il corpo fu fuori dal Lago Nero, il freddo si fece sentire ancora più prepotentemente a contatto con la pelle.

Corsero in tutta fretta a raccogliere i loro vestiti e si avvolsero all’interno dei cappotti per riscaldarsi quanto più potevano.

La Granger strofinò i capelli all’interno della sciarpa, servendosi anche di quella di Harry.

- Devi ammettere che è stato divertente – esordì quest’ultimo, mentre cercava la propria bacchetta nelle tasche dei pantaloni.

Hermione abbassò lo sguardo. Poi annuì, concordando con l’amico – In effetti, è stato grandioso!

- Già… oh, eccola! – disse trionfante il ragazzo, che con un leggero tocco di bacchetta riuscì ad asciugare sé stesso ed Hermione.

Le acque del Lago erano tornate piatte e calme.

Le piccole onde causate dai loro corpi in movimento erano scomparse lentamente una dopo l’altra.

Hermione rivolse la propria attenzione verso l’altura dalla quale si era appena lanciata e si accorse con grande stupore che era davvero molto alta.

Eppure, le era sembrata talmente breve la caduta, che quasi non la ricordava.

Si accomodò ancora una volta sull’erba, accanto alla riva, ma stavolta al suo fianco sedeva Harry, che sorrideva eccitato come un bambino.

Non poté fare a meno di ridere con lui.

- Ora va meglio, spero – disse Potter, guardandola negli occhi.

- Sì, va un po’ meglio adesso – rispose lei.

E senza rendersene conto, Harry la baciò.

Non ci furono lunghi sguardi romantici, nessuna parola dolce sussurrata lentamente.

Accadde tutto talmente in fretta, che Hermione non ebbe neanche il tempo di ribellarsi. Se solo avesse voluto farlo.

Cosa che, naturalmente, non avvenne.

Il dolce sapore delle sue labbra la acquietarono come il caldo aroma della camomilla.

Le carezze leggere alla base del collo le infondevano sicurezza e protezione.

Un profumo particolare aleggiava nell’aria come una piuma catturata dal vento.

Era il profumo di Harry, quello che Hermione amava annusare di nascosto dai suoi maglioni quando lui non c’era.

Avrebbe fatto anche a meno di respirare in quegli attimi, ma il bisogno di ossigeno che il corpo richiedeva in quel momento indusse entrambi a fermarsi.

Disunirono le loro labbra, rimanendo comunque vicini. Così tanto da potersi sfiorare con la punta del naso.

Hermione socchiuse gli occhi e contemplò la bellezza di quegli istanti.

- Avevamo promesso che non sarebbe accaduto mai più – ricordò lei ad entrambi.

Harry scosse la testa – E’ un giuramento che non posso mantenere.

Fece per baciarla ancora, ma lei si allontanò con grande sforzo dal suo viso.

- Sono venuta qui per stare lontana da te – spiegò debolmente – Tutto quello che mi ricorda la tua persona è lì dentro. In quella scuola, in quella stanza. Perché mi hai seguita?

Potter non rispose.

Si massaggiò una tempia e si alzò in piedi, dando le spalle ad Hermione.

- Ginny si è accorta della tua assenza stanotte e ha avvisato me e Ron, affinché ti trovassimo – aggiunse dopo qualche minuto di totale silenzio – Lui ha l’influenza e così… mi sono offerto per venirti a cercare.

- Sapevi dove trovarmi…

- Ti conosco meglio di chiunque altro.

Ed era vero.

Come un libro già letto, di cui si conosce perfettamente la fine. Hermione per Harry era una verità che si ripeteva continuamente e che mai smetteva di essere tale.

- So che non ti piace la tua vita, Hermione – confessò il moro, voltandosi verso di lei – Ti vedo tutti i giorni mentre fingi che le cose vadano bene. Con me non funziona e lo sai.

- Smettila di dire sciocchezze, io sto benissimo.

- Davvero? E allora perché ti sei lasciata baciare… ancora una volta, me lo spieghi??

Colpita e affondata, di nuovo.

Un centinaio di catene immaginarie la tenevano ancorata al suolo, mentre la sua anima in trappola gridava il nome di Harry e ne richiedeva incessantemente l’aiuto.

Era lì, davanti a lei. Bastava allungare il braccio per potergli sfiorare la coscia. Eppure la distanza tra i due sembrava più estesa che mai.

Qual era la scelta più giusta? Afferrare quel corpo adesso o lasciarlo andare ancora una volta?

- Io non voglio che tu me lo dica adesso – chiarì Harry, improvvisamente – Basterà un solo gesto, Hermione. Un qualsiasi segno quando lo riterrai giusto ed io smetterò all’istante di essere un segreto da nascondere.

Hermione si mise in piedi, si strinse nel cappotto e si avvicinò al ragazzo.

Poggiò lentamente la testa sulla sua spalla, facendo combaciare la fronte con l’incavo del suo collo.

Un caldo abbraccio la avvolse tutt’ad un tratto e capì qual era il suo posto.

Harry la allontanò dolcemente e le alzò il mento costringendola a guardarlo, ma Hermione teneva gli occhi chiusi, timorosa di non riuscire a reggere il confronto senza cedere.

- Apri gli occhi, Hermione – suggerì lui, voltandola dall’altra parte.

Lei fece esattamente ciò che gli aveva detto.

Le stelle e la luna si riflettevano nelle acque del Lago come diamanti splendenti.

Il verde delle foglie si confondeva con l’oscurità del cielo.

Qualche focolare lontano e il rumore dei cespugli scossi dal vento.

Sentiva l’addome del ragazzo pressato sulla sua schiena e le braccia di lui che non accennavano a lasciarle i fianchi.

Fece per unire le loro mani in una solida stretta e inclinò il capo da un lato per permettere ad Harry di poggiare il mento alla base del suo collo candido e delicato.

- Da qui potrebbe iniziare la tua nuova vita, Hermione – sussurrò lui dolcemente – Soltanto io e te.

Un’offerta che, purtroppo, non riuscì proprio ad accettare, nonostante la tentazione fosse tanta.

Tornarono, così, nella Sala Comune di Grifondoro.

La scuola deserta li accolse in un silenzio tombale.

Perfino le loro ombre faticavano a stare lontane l’una dall’altra. Si fondevano sui muri e sul pavimento, grazie ad una debole luce emanata da una candela.

Rientrando nella Sala Comune, trovarono Ron e Ginny seduti su uno dei divani accanto al camino.

Il rosso era avvolto in un plaid dalla testa ai piedi e tossiva bruscamente a causa della forte febbre.

Ma non fu questo ad impedirgli di alzarsi per correre dai due amici appena tornati.

- Harry, l’hai trovata! – esclamò sollevato avvicinandosi alla ragazza – Hermione, santo cielo, stai bene?

Lei sorrise debolmente verso Weasley e socchiuse gli occhi quando lui la baciò dolcemente sulle labbra.

- Ero così preoccupato – disse abbracciandola – Perdonami se non sono venuto personalmente a cercarti, ma questa brutta influenza mi costringe a stare chiuso qui dentro!

- Non… non preoccuparti – spiegò Hermione ostentando una falsa serenità – Ero solo uscita a fare due passi, non riuscivo a dormire.

- Cerca di evitare di farlo a quest’ora, la prossima volta – intervenne Ginny, che sbadigliando rumorosamente se ne tornò a letto, tra il piacevole tepore delle coperte.

Il trio era rimasto solo, in Sala Comune.

Harry fissava la Granger tra le braccia del suo migliore amico e vani erano i tentativi di essere felice per loro.

Anche perché era la stessa Hermione a non esserlo per sé stessa.

- Grazie per averla portata da me tutta intera, Harry.

Le parole di Ron fecero trasalire il ragazzo, che abbandonò i suoi pensieri per rispondere all’amico – Non ho fatto nulla. In fondo, ero anche io molto preoccupato per lei.

Il rosso sorrise e abbracciò Hermione ancora una volta, la quale ricambiò senza metterci troppo entusiasmo.

Non c’era alcun paragone possibile: abbracciare Ron non era come abbracciare Harry.

E mentre Weasley continuava a tenerla stretta tra le sue braccia, la ragazza rivolse il proprio sguardo verso Harry, il quale stava immobile a fissarli senza mostrare alcun tipo di sentimento.

Dentro provava gelosia, rabbia, dolore.

Nulla trapelava dal suo sguardo. Solo un sorriso ipocrita disegnato sul volto, come a volerla rassicurare del fatto che sarebbe rimasto nell’ombra tutto il tempo necessario.

Hermione voleva davvero continuare a fingere?

Una lacrima scivolò giù, lungo la guancia vellutata della ragazza, brillando alla luce del camino come un piccolo diamante splendente. Proprio come le stelle nelle acque del Lago Nero quella stessa notte.

Senza che Ron se ne accorgesse, la Granger allungò una mano verso Harry.

La distanza tra i due poteva essere lunga migliaia di chilometri, ma potevano farcela a percorrerla tutta.

Solo stando insieme e credendoci fino in fondo.

Harry afferrò quella mano nella sua e quando Hermione, stringendola più che poteva, gli sorrise di rimando, lui interpretò quel gesto come un segno.

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Questa fanfiction non è scopo di lucro. I personaggi appartengono a JK Rowling, che detiene tutti i diritti d’autore.

La trama della seguente storia è una mia opera di fantasia. Alcuni scenari e paesaggi potrebbero aver subito delle variazioni.

Nota Autrice:
sono particolarmente affezionata a questa storia. Spero di essere riuscita a trasmettere a voi tutti le stesse emozioni che ho provato io scrivendola. Sentitevi liberi di lasciare un commento di qualsiasi genere, qualora questa fanfiction abbia suscitato in voi una qualunque reazione. Grazie mille a tutti, un bacio ^^
Arcadia_Lovegood
  
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