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Autore: Padme92    06/07/2012    7 recensioni
"Tony incatenò i suoi occhi chiari a quelli scuri di lei.
-Se non tornerai, sarò io a venire a prenderti.-"
Fanfic Tiva centrica.
Una promessa, un viaggio in Israele e un cuore corroso dal tempo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi qui, dopo molto tempo, con un nuovo capitolo!
Ho faticato a tornare a scrivere, per cui non è tra i capitoli più lunghi, ma ci ho messo il cuore.
Spero vi piaccia e chiedo perdono per l'attesa infinita!
Pad

P.S. Questa parte è ispirata alla canzone "Wherever you will go" dei The Calling.

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CAPITOLO TREDICI: L'addio

Mitpaa S.Raphael
Ore 22.14

La serata era stata monotona, e Tony, mogio da quando Ziva se n'era andata, si rigirava di continuo in quel letto d'ospedale dal materasso duro e il cuscino floscio.
S'interrogava, tetro, sul comportamento di Ziva, sulla quella nuova, inaspettata, situazione e soprattutto su cosa fare arrivati a quel punto; sapere che Ziva portava in grembo una creatura che non era frutto del loro amore lo intristiva terribilmente. Non c'era da stupirsi che glielo volesse tenere nascosto! Ora Tony si sentiva derubato: gli avevano portato via un futuro, un sogno, una vita intera da passare con la donna che amava. 
Come poteva rimanere lì, a guardare da lontano una felicità che non gli apparteneva? Era ora di andare, di tornare a casa, di lasciarla; era stato sconfitto: la sua caparbietà non gli sarebbe più servita. Era stato pronto a seguire Ziva ovunque, ma ora era costretto a rinunciare a lei.. Qualcun altro avrebbe preso il suo posto: Altair avrebbe asciugato le sue lacrime al posto suo, avrebbe goduto della sua risata, avrebbe scherzato insieme a lei, l'avrebbe amata ogni notte, avrebbe strappato i suoi pensieri dal viso di lui, l'americano. E Ziva lo avrebbe dimenticato per forza di cose, mentre lui avrebbe dovuto ricorrere a qualche birra ogni sera, nella speranza di addormentarsi e non fare sogni.
Ne avrebbe avuto bisogno anche adesso, in quello scomodo lettino: alcool per placare i pensieri, scacciare lo sconforto, e confondere i sensi. Ma alla fine, consumato dal troppo pensare, chiuse gli occhi e non li aprì più fino a tarda mattina.

Ziva era arrivata presto alla clinica, aveva domandato quando avrebbero lasciato uscire Tony, aveva aspettato per un po' che si svegliasse, ma, vedendolo ancora profondamente addormentato, ora si fissava nello specchio del bagno della sua stanza. Una volta dimesso, di sicuro non l'avrebbe più rivisto, quindi eccola lì.
Il suo riflesso mostrava un viso stravolto, dalle occhiaie marcate, e gli occhi velati di tristezza. Ziva sospirò, appoggiata al lavabo, poi tirò su una parte di maglietta per scoprire il punto dove Al Mualim l'aveva colpita con forza la sera prima: sotto l'ombelico, un po' di lato, verso il fianco, si era formato un livido violaceo piuttosto grosso.
Ziva lo sfiorò con la punta delle dita e fece una smorfia. In quel momento una voce alle sue spalle esclamò rocamente:
-E quello come te lo sei fatto?-
Era Tony, e aveva intravisto il livido dal riflesso dello specchio. Ziva non si voltò, abbassò la maglia e la sua espressione si fece contratta. Non fece tempo a dire nulla, che Tony si avvicinò molto a lei, troppo, anzi. Le cinse la vita e con una mano le accarezzò il grembo.
Per un breve momento, la sottile superficie d'acciaio di fronte a loro rifletté la loro famiglia. A Ziva si mozzò il fiato. L'immagine era troppo forte, e le diede una fitta terribile al cuore, prima che avvertisse una sgradevole sensazione di nausea.
-Cerca di proteggerlo, Zii..- Disse solo Tony.
Non voleva indagare su come si era fatta male, era chiaro che lei non aveva intenzione di dirglielo. Così cambiò discorso.
-Se potessi, ti seguirei ovunque, e lo sai.- mormorò Tony alle sue spalle.
Ziva lottava contro le lacrime con tutte le sue forze. Non rispose.
-Ma ora.. si è frapposta tra noi una barriera invalicabile. Se tento di scavalcare quel muro, quei cocci aguzzi sulla cima mi feriranno.- Tony cercò con lo sguardo gli occhi di lei. -Io lo farei anche, Ziva.. se solo sapessi che tu sei dall'altra parte ad aspettarmi.-
Ziva abbassò lo sguardo a quelle parole.
-Io non ci sarei a curarti le ferite, Tony.- rantolò poi con voce rotta, ma che cercava inutilmente di suonare neutra.
-Appunto.- ribadì lui, con voce inespressiva. -Quindi è meglio che io vada.-
Ziva strinse le labbra mentre Tony scioglieva l'abbraccio.
-Mi dimetteranno presto. Non c'è bisogno che torni a trovarmi.- fece lui, sempre con quell'innaturale noncuranza. -Porterò i tuoi saluti a tutti quanti.-
Fece un flebile sorriso e poi si voltò per uscire dal bagno: non ce la faceva più. Averla lì davanti era al di là di ogni sopportazione.. Sentiva il cuore cedere.
Invece, a quel punto, fu Ziva a far crollare le difese.
-Tony..- sussurrò attirando la sua attenzione.
Il ragazzo si bloccò dov'era. Si davano le spalle. Erano due solitudini intrecciate, che si cercavano, senza legarsi mai. Quindi, entrambi si girarono, quasi in sincronia.
Erano trattenuti da corde invisibili, che, quando si spezzarono gli diedero terribili colpi di frusta. Ma ormai erano liberi, e si gettarono l'uno nelle braccia dell'altra.
Le loro labbra si incontrarono ancora una volta, un'ultima volta. Una struggente nota d'amore lacerò l'aria quel giorno, in quella stanza.
Tony affondò una mano negli spumosi capelli della sua amata, respirando il suo profumo, succhiandole inconsapevolmente via l'anima. Lei, col cuore che le batteva all'impazzata, si lasciò trasportare dalla passione per un breve attimo, senza sapere che da quel momento sarebbe rimasta solo una bambola vuota.
Quando infine la foga del bacio fu svanita, Ziva fuggì via da Tony e da quel luogo a passo svelto, senza mai voltarsi indietro.
   
 
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