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Autore: Flaren_    06/07/2012    3 recensioni
Una ragazza come tante altre, sognatrice, timida e romantica.
Un ragazzo inglese, più studente che professore, sicuro di sè, e senza un problema al mondo, ma con un segreto che si porta dietro da anni.
Cosa succederà a Ronnie quando Lucas, un misterioso ragazzo neolaureato, diventerà il suo professore di Letteratura?
L'amore per Shakespeare, per Oxford e un Liceo Classico di Roma sono le uniche cose che li legano, ma che riusciranno ad intrecciare i loro destini in un modo inimmaginabile, forse. O forse no.
Tra aforismi, tulipani olandesi e segreti mai svelati, può sbocciare l'amore tra un professore e una studentessa?
{Believe significa "credi". Credi in te stesso, credi nel Destino, credi nell'Amore. Credi in quello che vuoi, ma non smettere mai di farlo, perchè se non credi in niente... il niente è tutto quello che avrai. }
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14: Ti sei drogato?

Lucas POV
 
Bene, missione compiuta.
Parlare con la madre di Ronnie, fatto.
Chiamare a casa, fatto.
Correggere i compiti del IIIB, fatto.
Smettere di pensare a Ronnie, fat… ehm.
E devo ancora scoprire cosa trama con la sua amichetta,pensai, imbronciato. Effettivamente dovevo ancora fare un paio di cose.
Odiavo non sapere, essere tenuto all’oscuro, era forse la cosa che detestavo di più al mondo. Nessuno mi teneva mai nascosto qualcosa, perché tutti sapevano che non ero il tipo di persona che va in giro a distribuire segreti come se fossero noccioline. Eppure, Ronnie era stata irremovibile. Poco ma sicuro, ero cocciuto, e avrei scoperto cosa nascondevano, a qualsiasi costo. Quelle due avrebbero potuto cacciarsi in chissà quale guaio – Ronnie era responsabile, ma Lovìa avrebbe pure potuto attentare alla vita del presidente degli Stati Uniti, non mi sarei nemmeno sorpreso troppo.
Pensai tra me e me che avrei dovuto parlare anche con i genitori di Lovìa, la ragazza non andava granché bene nella mia materia.
Dio, nemmeno quando ero a Londra ero così stressato,pensai, mentre mi spogliavo. Lanciai la giacca sulla sedia della scrivania, ma qualcosa cadde dalla tasca.
Mi chinai per raccoglierla, e vidi che era uno di quei contenitori per pillole, in quel caso di una marca di sonniferi leggeri. Non ne avevo mai avuto bisogno, ma per una volta decisi di fare un eccezione, un buon sonno era proprio quello che mi serviva. A giudicare dalle istruzioni per l’uso, una pillola mi avrebbe steso per due ore buone.
Cercai di ricordarmi come fossero finite quelle pillole nella mia giacca, probabilmente le avevo sequestrate a qualche studente.
Comunque fosse, presi una di quelle pillole e la mandai giù, mollando il contenitore sulla scrivania.
Mi sdraiai sotto le lenzuola e, prima ancora che il farmaco potesse fare effetto, sprofondai in un sonno profondo e senza sogni.
 
Lupo POV

 
Era passata almeno un’ora, se non di più, da quando la madre di Alessia era stata ricoverata. Ancora quei cazzo di medici non ci avevano detto nulla sulle sue condizioni, e lei era disperata. Avevo gli allenamenti di calcio, ma non potevo certo mollarla lì da sola, così avevo mandato a quel paese Francesco ed ero rimasto.
Io ero seduto, lei continuava a camminare nervosamente su e giù, mangiandosi le unghie.
Da quello che avevo capito avendo due sorelle femmine, era che non voleva ricevere stupide menzogne del tipo “oh, stai tranquilla, sono sicuro che è solo un calo di zuccheri”.
Vista come era ridotta la signora, sarebbe stato un miracolo se fosse stato “solo un calo di zuccheri”.
Sapevo però che forse una cosa avrebbe potuto aiutarla.
« Una volta … a mia madre … è successa una cosa simile. » mormorai, avvicinandomi a lei.
Mi guardò, quegli occhi incredibilmente espressivi fissi nei miei. « Quando? »
« Due anni fa. Mio padre l’aveva picchiata. Era ridotta … malissimo. » raccontai, rivivendo le immagini che avevo provato in tutti i modi a dimenticare. « Lei aveva scoperto che lui aveva un’amante … e anche un figlio piccolo … lo aveva insultato … e lui l’ha picchiata finchè non ha smesso. Era svenuta. Io ero fuori casa, ero in giro a cazzeggiare … lei mi aveva chiamato prima di affrontarlo, voleva il mio aiuto, io ero il più grande, l’unico maschio … ma io non ho risposto perché ero convinto che non fosse importante … sai, una commissione o roba simile … non potevo immaginare … »
La guardai supplichevole, come se lei avesse potuto rassicurarmi, come se avesse potuto dirmi che no, non era colpa mia, che non potevo saperlo. Ogni persona a cui l’avevo raccontato – pochissime, quasi nessuna – mi aveva detto in quel modo; avevo cercato anche io di crederci, ma non ci ero riuscito. Lo sapevo che era colpa mia. Lo sapevo che, se le avessi risposto, non avrebbe dovuto affrontare la sua ira da sola. Non lo avrei permesso. Se fossi stato lì, non sarebbe successo. E invece, terrorizzata, aveva raccontato di essere caduta malamente, aveva sorriso a me e alle mie sorelle, mentendoci.
Per colpa mia, quell’inferno era durato giorni, settimane e mesi, per lei.
Perché era sempre stata tutta colpa mia.
 
Alex POV

« … non potevo immaginare … »
Mentre Lupo parlava, io cercavo di immedesimarmi in lui. Iniziavo a capirlo, a vedere una logica dietro ai suoi comportamenti scostanti, a tratti gelidi, a tratti arroganti.
Le lacrime che si stavano raccogliendo nei suoi occhi mi avevano fatto capire che lui non si era mai perdonato davvero, che continuava a incolparsi per quello che era successo a sua madre.
Sapevo che dopo la fuga del padre, lui e la sua famiglia si erano ritrovati senza un soldo e coperti di debiti – la madre non lavorava, non ne avevano mai avuto bisogno -, e solo grazie ai genitori di lei e a uno zio erano riusciti a pagare tutto. La madre aveva poi iniziato a lavorare per l’azienda della sua famiglia, che si occupava di enogastronomia, e da allora le cose erano andate per il verso giusto.
Lui ce l’aveva fatta. Potevo farcela anche io, ci sarei riuscita.
Sarebbe andato tutto per il verso giusto, mi ripetei, continuamente, cercando io stessa di crederci.
Mentre tentavo di dare un senso alla mia vita, quella matta della mia migliore amica mi si catapultò in braccio, e allora non riuscii più a trattenermi. Piansi con lei per tutto, per ogni momento in cui mi ero chiusa in camera mia, tappandomi le orecchie per non sentire, gli occhi per non vedere. Piansi per mio padre, per mia padre e per me stessa, e perché era l’unica cosa che potevo fare, l’unica via d’uscita.
In quel momento ero impotente, esattamente come lo ero sempre stata.
 
Lucas POV
 
Quando mi svegliai, fu come se il mondo fosse improvvisamente cambiato. Mi sentivo incredibilmente leggero, come se non fossi fatto più di carne ma di aria, come se avessi perso il mio corpo. Tutti i colori erano più vividi, più accesi, un mondo colorato. Sembrava tutto più bello, più irreale, più incredibile.
Il mondo sembrava aver ritrovato la sua pace, la sua voglia di vivere. Mi ritrovai a fissare adorante la luce del sole che si rifletteva sulla mia abat-jour bianca, creando effetti incredibili.
Era tutto così bello.
Mi alzai in piedi e iniziai a camminare, e una marea di suoni, odori e percezioni mi travolsero, mentre mi pareva di volare. Era una sensazione meravigliosa, mi sentivo euforico e contemporaneamente confuso per quel cambiamento. Le mie percezioni erano amplificate, come se mentre dormivo il mio corpo fosse cambiato.
Guardandomi allo specchio, mi sembrò di essere meravigliosamente bello e attraente, quando per tutta la vita non ne ero stato poi così sicuro.
Era tutto così meraviglioso! La mia scrivania sembrava un’opera d’arte, era tutta colorata e lucida e bella e meravigliosa. Era tutto bellissimo.
Uscii dalla mia stanza e un profumo di fiori mi avvolse, inebriandomi. Afferrai un fiore dal primo vaso che vidi e lo annusai, con un sorriso adorante. Riuscivo a vederne la bellezza, mi sembrava quasi di percepirne l’odore sulla lingua. Era come se l’odore fosse uguale al sapore. Come se non ci fosse distinzione tra l’uno e l’altro.
Era tutto così bello!
« Ma … cosa sta facendo? »
Mi guardai intorno e da un corridoio scintillante di luce vidi la signora Hopkins. Le corsi incontro e la abbracciai forte.
« Oh, qui è tutto così bello! Lo vedi anche tu? È tutto così scintillante … così colorato! E smettila di darmi del lei, noi siamo fratelli. Siamo tutti figli della terra! Io ti voglio tanto bene! »
Lei si districò da me, e io la guardai, intristito.
« Certo … è sicuro di sentirsi bene? »
« Devi darmi del tu! » esclamai, imperioso. « Devi darmi del tu. » ripetei, cantilenando.
Lei continuò a fissarmi con uno sguardo strano, e io iniziai a gongolare, tutto contento. Anche lei mi voleva bene!
« Come vuoi … comunque, nel caso t’interessasse, non è tutto “così bello”. La madre di una tua alunna è stata ricoverata d’urgenza, me l’ha detto Betty, la domestica della famiglia Andretti. Pensa a quella povera ragazza! » disse, tutta corrucciata.
Dal mio stato di euforia passai al terrore più nero. La presi per le spalle e iniziai a scuoterla.
« La madre di chi? Di quella famiglia? La ragazza si chiama Ronnie, Veronica? Si chiama Diamante? »
Lei scosse il capo, cercando di tranquillizzarmi. « No, stia tranquillo! La signora si chiama Lovìa. Betty dice che la figlia e la sua migliore amica sono in ospedale da quasi tre ore. E dice che ci sia anche un … »
« … ragazzo. » completai io,  scioccato, pensando immediatamente a Santini. « In che ospedale sono? Presto, dimmelo! »
« E’ quello poco distante da qui … quello a via degli Scipioni. Ma non si preoccupi, la signora sta ben … »
Prima che potesse finire, mi catapultai in strada, iniziando a correre a perdifiato. Arrivai lì in pochi minuti, scansando le persone e guadagnandomi diversi improperi, ma non me sbatteva un fico secco.
« L-la signora Lovìa. » balbettai, in un bagno di sudore, alla ragazza della reception.
« Sì, camera 301. È sicuro di sentirs…»
 Schizzai su per le scale, finchè non finii addosso a qualcuno, proprio al terzo piano.
« M-mi scusi … » balbettai, mentre l’anziana signora contro cui ero andato a sbattere mi agitava contro il bastone.
« Ma … Lucas … cosa ci fai qui? » esclamò una voce fin troppo familiare, alle mi spalle.
Mi voltai di scatto e le saltai al collo. « Ronnie! Stai … bene … ero … preoccupato. » ansimai, stringendola forte. Il terrore si trasformò di nuovo in euforia.« Sei così bella … »
Lei guardò con gli occhi fuori dalle orbite. « Lucas … che cosa hai preso? Sei drogato? »
Risi, tornando ad abbracciarla. « Chi, io? Nooo… ho preso solo un sonnifero … sai, per dormire … quando ti metti sul letto e poi fai ronf …» le spiegai, continuando a ridere.
« Oh, mio dio … che sonnifero era? Dove lo hai preso? » chiese, con un’adorabile filino di preoccupazione nella voce.
« Erano nelle mie tasche … non li ho rubati! Erano lì e dicevano che mi avrebbero fatto fare ronf, e io avevo taaanto sonnoo, e poi … e adesso è tutto così beello …»
« Oh, dio santissimo! Quelli non erano sonniferi, Lucas! »
Risi di nuovo e cercai di baciarla. « No, tesoro, sì invece … ho dormito per ore intere … »
Mi distrassi quando vidi un cagnolino su una sedia, tutto solo e abbandonato.
« Ma ciao, bel cagnolino … sei tutto solo … vuoi un bacino? E te lo do io un bacino … sei così bello … e qui è tutto così verde … io vi voglio bene! Voglio bene a tutti! » gridai, e abbracciai un dottore.
« Tu sei un brav’uomo. » continuai, battendogli una mano sulla spalla. « Fai guarire la bua alle persone, e poi sono tutti felici. Il mondo è bellissimo! La vita è be…»
« Ma che cazzo fa, professore? »
Un ragazzo mi trascinò via, ma io lo stesso riuscii a dire a tutti quanto gli volevo bene, era cattivo non dirlo. Anche se una donna sembra un topo devi dirle che è bellissima, diceva mio nonno. Però le bugie sono cattive, e quindi io dissi a una signora-topo che era un bellissimo roditore.
Non riuscivo a capire perché non avesse apprezzato il complimento, era un topo carino. Era una bella cosa da dire, a me piacevano di più i criceti, però lei era un bel topo davvero. Aveva anche dei baffetti deliziosi! Voglio dire, a chi è che non piacciono i topi con i baffetti?


Flar's Notes *****************************************
Lo so, lo so, lo so. Sono passati 2 mesi dall'ultimo aggiornamento e probabilmente voi siete tutti in vacaqnza e quindi nessuno leggerà questo nuovo capitolo, e chi lo farà si sarà già dimenticato la storia, quindi va bè, scrivo tanto per scrivere. Lo so che sono imperdonabile, ma vi giuro che ho avuto diversi problemi... innanzitutto, blocco totale dello scrittore, e poi ... bè... è morto un mio amico in un incidente d'auto, a soli 18 anni.
Quindi... non dico che sia una scusa, ma cercate di capirmi. Però adesso il blocco sembra essere sparito, quindi rieccomi... Chi di voi mi segue ancora potrebbe dirmelo? Va banissimo anche un MP... no, sapete, magari è il caso che cancelli la storia e la ripubblichi da capo... >.<
Comunque, grazie mille a tutte per l'attenzione, un bacio :3

PS: sto cercando di fare un nuovo banner perchè il vecchio è una schifezza, ma sono leggermente negata... nel caso qualcuna di voi avesse voglia di perdere tempo e pazienza a fare un banner per questa storia... bè, basta che lo dica >.<
   
 
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