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Autore: Styna    06/07/2012    8 recensioni
Due pozze azzurre mi guardavano con insistenza, stavo andando in tilt e la cosa non mi piaceva, solitamente ero molto spigliata con le persone che si dimostravano "moderne" ovvero non mi giudicavano per l'aspetto che avevo ma tentavano di andare oltre all'apparenza.
Spesso la gente non si curava neanche di rivolgermi la parola in casi del genere.
Presi un po di coraggio, dopo tutto era una persona normale mica un Dio!
E' una storia scritta a quattro mani ovvero da Luri07 e Stivy Echelon
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scritto da Luri07: 18 Aprile
 
Un leggero vento scompigliava i miei lunghi capelli troppo “strani” per non essere notati e sotto la luce di quel sole che si accingeva a tramontare la tinta verde acqua era accentuata, le vecchie signore che sedevano sulle panchine di quel parco mi guardavano come fossi una pazza, il mio abbigliamento troppo strano per la loro mentalità chiusa le metteva a disagio e per questo mi lanciavano occhiate di disprezzo.
Continuavo a camminare incurante dell'odio e del disappunto che mi circondava, l'unica cosa bella che in quei momenti mi risollevava era la fotografia.
Dalla lunga borsa a tracolla rigorosamente nera, tirai fuori la mia adorata Canon EOS700. 
Quella non era solo una macchina fotografica, era la mia migliore amica, la compagna di mille avventure vissute e di altre ancora da vivere, ogni scatto era un pezzo della mia anima che si fondeva con l'armonia del soggetto.
Un gruppo di bambini stava giocando a nascondino, cominciai a scattare senza neanche rendermene conto tanto ormai era diventato normale quel gesto.
Ero così presa dallo scattare fotografie al paesaggio e agli ignari passanti che avevo perso la cognizione del tempo, il sole che ancora non era tramontato illuminava e scaldava tenuemente il parco. 
Stanca di camminare mi sedetti sull'unica panchina presente nei paraggi, mi accesi una sigaretta e attesi che si consumasse tra un tiro di fumo e una folata di vento.
Spenta la sigaretta ritornai a camminare verso l'uscita e ricominciai inconsciamente a scattare foto qua e là a coppie di giovani che si baciavano e a coppie che camminavano serene lungo quel percorso romantico delineato dai ciliegi in fiore e dal rosso del tramonto. 
Mi girai di 180° e fotografai la strada che avevo percorso, continuai a camminare all'indietro fino a quando non andai a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno.
L'uomo che mi trovavo "davanti" era tutto incappucciato, era più alto di me almeno di una ventina di centimetri, degli inutili occhiali facevano da scudo a quelli che dovevano essere i raggi solari attualmente inesistenti.
< < Scu-scusa, non avevo intenzione di finirti addosso. Sono così sbadata, stavo fotografando e non, non vedevo dove andavo... > > Sputai tutto d'unfiato e l'uomo misterioso mi sorrise quasi comprensivo. 
Quel sorriso, diamine, era semplicemente perfetto, potrei definirlo perfino abbagliante. 
Sentii le guance imporporarsi così, con un gesto quasi meccanico portai la fotocamera in posizione e scattai la foto. L'uomo parve confuso e leggermente innervosito dello scatto ma chi non lo sarebbe?
Ripensando al gesto appena compiuto mi nascosi dietro la macchinetta e sporsi solamente gli occhi diventando sempre più rossa.
< < Almeno fammi vedere come sono venuto! > > Disse il diretto interessato togliendosi gli occhiali da sole dopo che il flash lo aveva colpito. 
Due pozze azzurre mi guardavano con insistenza, stavo andando in tilt e la cosa non mi piaceva, solitamente ero molto spigliata con le persone che si dimostravano "moderne" ovvero non mi giudicavano per l'aspetto che avevo ma tentavano di andare oltre all'apparenza.
 Spesso la gente non si curava neanche di rivolgermi la parola in casi del genere.
Presi un po di coraggio, dopo tutto era una persona normale mica un Dio! 
< < Be' la sua mi sembra una proposta ragionevole! > > così andai nel menù e gli feci vedere la foto dove era ritratto.
< < Bella foto, mi piace. Posso vedere le altre? > > mi chiese con una scintilla quasi malefica negli occhi.
< < Ehm, non saprei. > > Dissi non del tutto convinta, ero una fotografa professionista, ancora alle prime armi certo ma pur sempre una professionista e quelle foto potevano entrare a far parte del mio Book.
< < Guarda che non te le rubo mica?! > > Disse con un tono che doveva essere convincente ma che in realtà era molto buffo. Sorrisi e gli feci un cenno di assenzo.
Prese a scorrere le foto molto lentamente come se volesse percepirne l'essenza. 
Mentre osservava la foto di una bambina che soffiava nel giochino per fare le bolle mi tese la mano ed alzando di poco il volto fece incontrare i nostri occhi.
< < Comunque piacere io sono Jared, - mi guardò come ad aspettarsi una reazione del tutto diversa da quella che stavo avendo - Jared Leto. > >
Io lo guardai quasi a chiedergli scusa per la mia "ignoranza" e alzai le spalle. 
< < Piacere io sono Hope Baker. > > Risposi stringendo la mano che gentilmente Jared mi aveva porto.
< < Questo lo fai per hobby oppure..? > > Mi chiese continuando a vedere delle foto più o meno recenti, lo guardai un'attimo confusa ma poi capii che si riferisse alla fotografia.
< < No, lo faccio per passione. Diciamo che mi procuro anche da vivere grazie ad essa. > > Ammisi con un mezzo sorriso.
 < < Hai da fare questa sera? > > Mi disse curioso riconsegnandomi la fotocamera.
Ero sorpresa dalla sua domanda e sinceramente non avevo molta voglia di rispondere, sicuramente la mia faccia pensierosa dovette aver assunto un'espressione piuttosto buffa perchè l'uomo davanti a me ridacchiò.
< < Tranquilla, non sono un maniaco! Vorrei solo parlare degli scatti, sai sono molto interessanti. > > Mi disse passando da un tono divertito ad uno pacato e con una nota di eccitazione indicando con il volto la macchinetta che avevo appesa al collo.
< < Be' se la mettiamo così, potremmo andare a prendere un caffè? > > Azzardai e lui mi fece cenno di seguirlo, nel suo volto si aprì un gran sorriso soddisfatto.
Uscimmo dal parco scambiandoci solo poche parole, Jared camminava a passo svelto come se stesse scappando da qualcosa, o forse qualcuno.
Più tempo passavo con lui, più non sapevo spiegarmi ne il suo comportamento ne il perchè il suo nome e il suo volto mi fossero stranamente familiari.
Poco distante dall'incrocio dove ci trovavamo, si erigevano due grandi edifici, uno era  Starbucks e l'altro era un agglomerato di negozietti. 
Feci per andare nella famosa caffetteria ma Jared non sembrava essere della mia stessa idea, infatti andò nella parte opposta e mi fece cenno, ancora una volta di seguirlo, annuii accondiscendente e confusa mentre lo raggiungevo ed entravamo nello stabile gli chiesi il perchè della sua decisione.
< < Sai, quando posso voglio evitare il contatto con troppa gente. Tengo alla mia privacy > > Mi disse in un tono leggermente scocciato.
Continuammo a camminare fin quando non entrammo in un piccolo bar dove ci salutarono cordialmente e ci sedemmo.
L'uomo si tolse occhiali e cappello un pò per galateo ed un po', a mio parere, per il caldo anche se non sembrava molto convinto delle sue azioni.
Dopo essersi passato una mano nei capelli, poggiò entrambi i gomiti sul tavolo e poggiò il mento sulle mani congiunte che facevano tamburellare le dita tra loro.
< < Allora, che ne dici di parlarmi un po' delle foto, cioè, cerchi qualcosa in particolare nei tuoi soggetti? > > Celiò con fare professionale, io sorridendo lievemente risposi
< < A dire il vero, ogni cosa che ho intorno a me può diventare il soggetto. L'importante è che mi trasmetta qualcosa, può essere rabbia o stupore, imbarazzo o anche ribrezzo.
La cosa più importante è che ci sia emozione. > > L'uomo sorrise soddisfatto e bevendo il thè che aveva ordinato mi fece cenno di continuare. 
Parlammo per un'altra ora circa del mio lavoro e stufa di essere al centro dell'attenzione sbuffai. 
< < Tu invece, cosa fai per vivere? > > Jared parve quasi sorpreso della mia domanda ma poi quasi arrendendosi alla mia ingenuità mi cominciò a raccontare.
< < Anch'io lavoro con la mia grande passione, la musica. Faccio parte di una Band, sono il cantante e mio fratello Shannon è il batterista. > > 
Ok anche il nome del fratello non mi era nuovo ma avevo un vuoto di memoria, gli chiesi ingenuamente di accennarmi un loro pezzo e lui sorridendo imbarazzato mi deliziò con il suono della sua voce.
   
I tried to be someone else
But nothing seemed to change
I know now, this is who I really am inside.   
 
Quelle parole, la sua voce, un turbinio di emozioni ora invadeva il mio cuore. Come potevo non averlo riconosciuto? Quella canzone che tanto mi rispecchiava e che accompagnava le mie tristi giornate. Sentirla finalmente dal vivo era WOW...
 
Finally found myself
Fighting for a chance.
I know now, this is who I really am. 
 
Hai presente quando ricevi una bella notizia? Che non ti puoi contenere dalla gioia? Bè, più o meno è così che mi sentivo. Felice, emozionata, mi venivano i brividi perchè la sua voce mi era entrata proprio dentro al cuore proprio come ogni fottuta volta.
Ero come quando vai sulle montagne russe, che ti senti tipo il vuoto alla pancia, solo che li succede perchè fai su e giù mentre quando ascolto quella canzone è per l'emozione e il significato così profondo che per me assumeva.
 
Mi asciugai una piccola lacrima che era uscita violentemente dalle miei iridi verde smeraldo che avevano iniziato quasi a luccicare. 
Mi schiarii la voce e asciugai prontamente le lacrime che volevano suicidarsi sulle mie gote arrossate. Presi il telefono e digitai dei tasti sotto lo sguardo curioso di Jay.
< < Ora ho capito chi sei - gli porsi il telefono ed arrossii violentemente - Sono proprio una sciocca. > > Jared prese il telefono e scorse i vari titoli delle canzoni che erano elencate.
 
...
"30 Seconds to Mars - The Fantasy
30 Seconds to Mars - Attack
30 Seconds to Mars -Capricorn
30 Seconds to Mars - ABL"
30 Seconds to Mars - The Kill
...
 
Ne avevo altre ma si era fermato a quelle, mi sorrise come a rassicurarmi.
< < Devo dire che ero quasi felice che tu non mi avessi riconosciuto. Be' ora che hai finalmente - accentuò la parola - capito con chi parli, che ne dici di darmi il tuo numero? Così possiamo tenerci in contatto, io tra una ventina di minuti ho un'impegno e vorrei poterti ricontattare in futuro, magari per un servizio fotografico. Che ne dici? > > 
Ero rimasta di sasso, voleva il mio numero e magari mi avrebbe ricontattato per un lavoro. Mi sembrava di vivere in un sogno, mi pizzicai un braccio come a verificare la mia ipotesi ma visto il dolore quasi lancinante che avevo provato mi convinsi che era la realtà. Sorrisi come un'ebete gli lasciai i miei recapiti.
Mi salutò come se fossimo vecchi amici con due baci sulle guance ed un abbraccio che mi tolse il fiato.
  
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