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Autore: lenina blu    06/07/2012    1 recensioni
Cassiopea è una ragazza appena trasferita a Firenze, dopo la separazione tra i suoi, di cui ancora non capisce il perchè. Nella nuova scuola non lega con nessuno, un po' per il suo caratterino un po' per le sue compagne di classe snob. Tutto questo fino al giorno in cui incontrò Moony Switcher. Da lì in poi le cose cambieranno per la nostra protagonista: stringerà amicizia con il bello e solare Giovanni, diventerà compagna del misterioso Nicola, e si innamorerà dell'impossibile Desh, fratello del principe di Bloody City. Tra amori, magie, stregoni, feste e maledizioni, Cassiopea diventerà una loser e nulla sarà come prima. Immergetevi nel mondo di Twinsoul e trovate la vostra anima gemella ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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SoulsTwins

Stage sesto

 

I giorni successivi passarono in fretta e ormai avevo capito come svolgeva il mondo da quelle parti. Malica veniva tutti i giorni, a volte solo per salutare Desh, altre volte si fermava di più. Anche se era un po' infantile era una ragazza simpatica e ben presto ci feci amicizia. Il re Gabriel invece non lo avevo più visto e la cosa mi fece stare meglio. Non mi piacevano i tipi come lui. Quella mattina avevo chiesto a Desh, se mi avesse voluta accompagnare a fare un giro per la città, e lui prima mi aveva guardato in modo strano, poi aveva accettato. Ovviamente gli avevo detto che sarebbe potuta venire anche Malica, ma lui mi aveva detto che quel giorno aveva un esame molto importante e quindi saremo andati da soli. Quindi, nel mondo reale, ovvero il mio mondo, quello era praticamente un appuntamento, ma tanto sapevo anche che ormai mi restava poco da vivere. Quindi, o la va o la spacca. Tra l'altro era la prima volta che uscivo da sola con un ragazzo. Mi aveva detto di farmi accompagnare dalla governante in camera sua in modo che ci trovassimo lì e andassimo insieme.

Ormai ero li da un po' e la donna che mi aveva accompagnato sembrava stufa, fino a quando non mi disse:

-Il signorino Desh sarà qui a momenti, io ho degli impegni urgenti, quindi se non le dispiace...-

-Annemarie, puoi andare ora- disse Desh entrando. Sorrise nel vedere che la donna, piccola e cicciottela era diventata tutta rossa.

-ehm...si signorino- e si diresse verso la porta.

-e la prossima volta, veda di non essere così indaffarata da non poter sprecare qualche minuto per un ospite- disse lui passandole a fianco senza degnarla di uno sguardo. Il modo sicuro e deciso che aveva di fare, mi mettevano in soggezione. Ormai erano giorni che combattevo con quella sensazione. Non lo potevo più negare a me stessa. Nessuno, nemmeno Nicola mi aveva attratto così tanto. E comunque perchè tenere a freno i sentimenti? Mi rimanevano solamente quattro giorni. Chissene frega! Io ero in piedi nella stanza, non avevo toccato nulla, anche perchè quella era la prima volta che entravo nella camera di un ragazzo, anche se non era molto diversa da quella in cui dormivo io. Anzi scoprii che invece fossimo molto vicini con le camere. Non che questo cambiasse comunque qualcosa.

Una volta che la governante uscì, rossa dalla vergogna, Desh fece un sospiro e si avvicinò alla scrivania. Notai che sopra di esso vi era posizionato una bottiglietta contenente del liquido. Lo versò nel bicchiere e mi chiese se ne volessi un po'.

-E' alcolico?-

-un pò- disse lui, sorseggiandolo. Si girò verso di me, e appoggiò sulla scrivania. Mentre beveva mi osservò da cima a fondo, e in quel momento divenni rossa io , perchè non ero abituata ad essere fissata così intensamente. Non capivo perchè si stesse comportando così. Ero vestita come al solito, avevo i capelli come al solito. Non c'era nulla di diverso in me. Ovviamente non riuscii a reggere lo sguardo e cercai, di togliere quel silenzio per me imbarazzante che era sceso.

-Meglio di no, non li reggo gli alcolici...-dissi io. Non sapevo che dire, ma quando alzai lo sguardo, notai che continuava a fissarmi.

-Beh...allora...andiamo?- provai ad accennare io. Mi trovavo nella sua camera da letto, insieme a lui, da soli, e lui stava bevendo un alcolico. Lui ad un tratto appoggiò il bicchiere sulla scrivania, e si avvicinò alla sottoscritta, con passo molto veloce. A meno di un metro, mi disse:

-Tu sei attratta da me?- lo disse come se fosse una cosa ovvia, e logica. Lo disse come se avesse risolto un caso. Lo disse come se avesse trovato risposta ad un indovinello difficile. Lo disse senza rendersi veramente conto di ciò che indicava quella frase, dei sentimenti e delle emozioni che c'erano dietro.Aveva capito tutto, cioè l'aveva capito quasi prima di me. Incredibile! E la cosa un po' mi scocciava. Credevo che non fossi così facile da capire come persona. Sospirai e alzai gli occhi.

-un pò- tanto vale dirgli la verità. Mi mancano 4 giorni, prima della mia morte. Vediamo di renderli allegri almeno. Forse.

Lui mi piego le labbra nuovamente in un sorriso di chi pensa “ evvai ho indovinato!”. E mi diede fastidio. Che ero un indovinello? Io gli lanciai un occhiataccia e dissi:

-Forse e meglio che oggi non andiamo a farci questo benedetto giro. Almeno, non con te. Me ne vado da sola.- conclusi io arrabbiata facendo un passo indietro. Lui si avvicinò nuovamente facendo incurvare le labbra in un sorriso di sfida.

-e non vuoi sapere cosa penso?- disse lui.

Io senza rendermene conto gli appoggiai le mani sul torace, per spingerlo indietro. Non si doveva avvicinare troppo, o probabilmente le mie poche facoltà mentali che facevano funzionare regolarmente il battito del cuore, il respiro etc avrebbero potuto bloccarsi. Avevo paura di provare quei sentimenti. Quindi feci forza per allontanarlo e spostai il viso di lato. Ovviamente ormai ero tarlmente rossa, che i miei vestiti sembravano di un pallido rosa a confronto.

-No, non mi interessa...-dissi io. Ma non ero abbastanza convincente. E lui se ne accorse.

-Non è che hai bevuto troppo?- dissi io. Ormai non mi stupivano più quei sui scatti emotivi. Nei giorni precedenti l'avevo visto arrabbiarsi, calmarsi, ridere, e intristirsi in pochi momenti. Era molto lunatico. Lui si avvicinò per vedere come reagissi alla vicinanza. Ero troppo impegnata nel cercare di abbassare il volume interno dei battiti del mio cuore. Cosa sono, una cavia?

Lo guardai male. Questa volta più convincente.

-Non sono una cavia. Non puoi avvicinarti così per vedere come reagisco!- dissi io innervosita. E lui sorrise! Di nuovo! Se continua così faccio fare a lui il sacrificio. Eccheccavolo!

-Ah,non c'è gusto a giocare con te...- disse lui facendo un finto sguardo intristito. Ma ritorno di nuovo sorridente come un bambino.

-Bambino...- borbottai io. Mi aveva fatto alzare i battiti cardiaci così velocemente che potevo morire! Stronzo. Bastardo. Stupido. Deficente. Scemo. E no, lo scemo sa troppo da ragazzina innamorata persa! Spostai lo sguardo sui suoi occhi e finalmente Desh capì che forse era il caso di muoversi.

 

Circa un ora dopo giravamo per Bloody City. Per rendere meglio, dovete immaginarvela come una specie di New York di notte. Perennemente al buio e di certo molto più inquietante. Desh non aveva più accennato al discorso imbarazzante di prima, e sinceramente meglio così. Oggi poi era particolarmente allegro. Chiaccheravamo, stranamente, del più e del meno. Mi aveva fatto vedere la scuola che frequentava. Ovviamente privata e nemmeno paragonabile a quella che frequentava la sottoscritta. Mi aveva fatto vedere come erano fatti i loro centri commerciali. Mi aveva mostrato un sacco di cose. Ma la cosa più curiosa era che le macchine non avevano le ruote, ma erano sollevate da terra di qualche metro. Mi sembrava di essere in qualche città del futuro.

Eravamo dentro al centro commerciale, ormai mezzogiorno, ci fermammo in un piccolo ristorante. A quel punto una volta seduti e ordinati, non riuscii a trattenermi dal fare una domanda :

-Ma voi avete la pizza qui?-

-Che roba è?-

Sbiancai. Non sapeva cos'era la pizza. Non sapeva cos'era allora la gioia data dal mangiare. A quel punto mi vennero in mente altre due domande.

-Ma la nutella sai cos'è vero?- chiesi io incerta. Ormai non sapevo più cosa aspettarmi.

-Mai sentita in vita mia...- disse lui confuso guardandomi.

-E la coca cola?- chiesi io scioccata.

-Che?- chiese lui sorpreso.

-Cioè tu vuoi dirmi che non sai cos'è la pizza, la coca cola, e la nutella? - ripetei lentamente.

-No, perchè?- chiese lui incuriosito.

-Se in qualche modo riuscirai ad andare sulla terra, per favore, prendilo come mio ultimo desiderio, comprati una pizza. Italiano però eh. Ma come si fa a non conoscere la pizza? E la nutella e la coca cola poi!Cioè...ragazzi, in che razza di mondo sono capitata!-

Mi sorrise amareggiato.

-Ti sei rassegnata?-blocco il mio discorso.

-a cosa? Al fatto che domani è il mio ultimo giorno di vita?- dissi io, guardandolo seria negli occhi. In quel momento arrivarono le pietanze. Lui mi aveva consigliato una zuppa di non sochecosa e io alla fine mi ero fidata.

-si.- disse lui attendendo una mia risposta.

-credo di no.- rimase sorpreso.

-Per quanto la mia vita,faccia schifo, fino a qualche tempo fa, continuavo ad avere la speranza che si trattasse solo di un momento passeggero. E sinceramente spero ancora. Noi umani siamo fatti così. Continuiamo a sperare, anche se non vogliamo. Forse quando mi troverò davanti al burrone capirò che è giunta la mia ora...-

-io non voglio.- con quelle parole mi spiazzo. Non voleva...cosa?

-Cosa non vuoi?- chiesi io amareggiata, pronta ad aspettarmi una pugnalata. Mi sarei aspettata tutto, anche un “ non voglio che tu ti illuda, perchè tanto morirai” o qualcosa del genere, e rimasi molto spiazzata quando disse:

-non voglio tu muoia. - a quel punto non solo la mia speranza si era accesa ancor di più, ma stava succedendo quello che non volevo succedesse: stavo cominciando a illudermi che lui potesse provare qualcosa per me. E ovviamente stavo fraintendendo.

-Non fraintendere- continuò lui, facendomi un sincero sorriso e ovviamente facendo crollare tutte le mie illusioni. Portò in bocca un pezzo di carne, lo masticò deglutii e poi ricominciò a parlare.

-Non mi piace che accadano queste cose nella mia città. Voglio finirla con quest'inutile tradizione. E anche se non lo ho mai fatto prima, con nessuno, ti prometto parlerò con mio fratello di questo. Non che non ci abbia già provato ovviamente. Però non voglio un altra inutile vittima di questo antiquato sistema.- detto questo cambiammo discorso. Parlammo del più e del meno, fino a quando lasciammo il ristorante. Cominciammo ad avviarci verso il castello. Questa volta però passammo per una strada secondaria, meno frequentata e in compenso meno sicura. Si perchè i vicoli non erano molto grandi ed erano stretti. Qua e là trovavamo anche qualche barbone.

-Perchè siamo passati di qui?- chiesi io un po' incuriosita. Sinceramente non avevo paura a girare in quelle strade, anche perchè ero in compagnia del principe di Bloody city. Il che comportava:

  1. era dannatamente bello.

  2. Era dannatamente stronzo e asociale a parole

  3. era dannatamente forte

  4. era semplicemente Desh

-Perchè volevo farti vedere com'è tutta la città di Bloody city, non voglio risparmiare nessun angolo.-

Sospirai. Se le mie compagne di classe mi avessero visto andare in giro per Firenze con un tipo come lui, probabilmente sarebbero morte dall'invidia. Mi bloccai. Volevo una foto con Desh, prima di andarmene. Almeno una. Dove sembravamo amici. Così magari un estraneo ci avrebbe potuto persino scambiare per una coppia di fidanzati. Okay, Cassiopea è inutile che ti fai tutti questi sogni e viaggi mentali. Non durerai più di due giorni ancora.

-Che c'è?- mi chiese lui, vedendo che improvvisamente mi ero fermata.

-No...niente...- era inutile dirgli che volevo una foto con lui.

-Non sei per niente convincente- disse lui, beffardo come al solito.

Sospirai. Se seguivo la teoria del “fai tutto quello che vuoi perchè ti manca poco tempo” allora, dovevo seguirla fino in fondo. Pronta per un'altra richiesta imbarazzante.

-volevo una foto con te...-

-ma se è solo per questo. Ci pensiamo a casa...- disse lui facendo spallucce.

Finimmo in un vicolo ceco.

-Si insomma, mi pare di capire che hai un ottimo orientamento- dissi io prendendolo in giro.

-Non ero mai venuto fino a qui, volevo vedere dove portava questa via, e ora lo so.- disse sorridendomi.

-Vediamo un po' cosa c'è qui. Due piccioncini, e mi paiono pure degli studenti della Royal Dark School...- eravamo di spalle, quando il vocione rozzo di un uomo. Probabilmente non avrebbe comunque riconosciuto Desh, visto la poca luce in quel vicolo. In giro per la città c'erano degli inquietanti lampioni rossi, ma nient'altro. L'unica cosa che illuminava la via era la luna.

Ci girammo. Io ovviamente, che non mi rendevo mai conto di ciò che avevo davanti, non ero per niente spaventata. Chi aveva parlato probabilmente era la figura più grossa. Infatti davanti a noi c'erano quattro uomini, armati di tutto punto.

-Cosa volete?- chiesi io. Desh era rimasto in silenzio e si limitava semplicemente ad osservarli. Sul suo viso si era dipinta un espressione enigmatica.

-Oh, la ragazza ha anche del fegato. Cosa credi che ti vogliamo fare, bella bambolina?- disse l'omone avvicinandosi.

Deglutii. Forse era il caso di rimanere attente. Anche se non provavo paura, non era il caso di fare stupidaggini, come quando avevo incontrato Moony.

-Tu verrai con noi, e il tuo fidanzatino, ci darà i soldi, che sicuramente portate addosso. Dopo tutto siete degli aristocratici di merda...hahaha! Così imparate! Vi credete superiori, solo perchè avete un po' di soldi in più!-

-Non ci riteniamo superiori. Noi lo siamo. Abbiamo un'altra cultura, un modo di pensare logico e rigoroso. Chiunque può diventare un aristocratico, basta studiare. Tutto in questa città è attribuito a seconda del merito. Se il figlio di un aristocratico va male a scuola, viene immediatamente espulso dalla scuola. Nel nostro regno è privilegiata la meritocrazia.- rispose Desh tranquillamente. Non mi sarei però aspettata di certo una risposta del genere da lui.

-Saputello del cazzo! Ma chi cazzo ti credi di essere? Beh ti sei meritato proprio un trattamento con i fiocchi. Aspetta un po' che ti desfo quel bel faccino che ti ritrovi...- Forse l'uomo aveva riconosciuto Desh. Ormai tra me, lui e Desh c'era solo qualche metro di distanza. Stranamente mi ero avvicinata a Desh, e inconsciamente le mie mani si erano attaccate al suo braccio, come in cerca di protezione. Non appena me ne resi conto, mollai la presa. Io non volevo dipendere da nessuno! Sarei stata forte e coraggiosa, solo con le mie forze!

-...tu sei il fratello del re Gabriel!- sorrisi. Finalmente quel tipo ci avrebbe lasciato in pace. Pensavo male.

Perchè quello si girò verso i suoi amici che erano rimasti in silenzio fino a quel momento.

-Ehi ragazzi, abbiamo avuto fortuna. Qui davanti a noi, abbiamo sua maestà! Quale onore, ci metterò ancora più impegno nel picchiarti.-

-non ho intenzione di toccarla, quindi fateci passare, e dimenticherò l'accaduto.- la voce di Desh era ferma e tranquilla. Si vede che non sapevano di che cosa era in grado di fare. Lui mi lanciò uno sguardo, probabilmente per vedere se ero spaventata. Vedendomi tranquilla, sorrise.

-Avete sentito il principino? Hahahah tu non passerai di qui!- e gli sferrò un pugno. Io d'istinto mi allontanai. E Desh fece lo stesso. Fummo quasi sincronizzati nello spostarci. Prima che l'uomo ci attaccasse l'uomo, eravamo vicini. Poi c'eravamo spostati di lato e ora tra me e lui c'era solo il pugno dell'uomo a dividerci. Ci guardammo per qualche secondo. Non seppi come definire quello sguardo. In quel momento non ci stavamo dicendo nulla. Ci stavamo guardando e basta. Fu uno scambio occhiate piuttosto strano e durò per pochi secondi. Infatti io sentii due braccia possenti passarmi sotto il collo e trascinarmi indietro.

Paura? Non la sentivo. Non ancora almeno. Ma sapevo che ben presto sarebbe arrivata. Dopo tutto ero un umana anche io, ed ero senza i poteri di Moony.

Non riuscivo a respirare. Quel corso di JKD (jeet kune do, arte marziale ndr) che avevo seguito con passione per anni, forse ora poteva ritornarmi utile. In poche e semplici mosse, mi liberai del l'uomo che mi aveva preso. Ma appena alzai gli occhi rimasi sconfortata nel vedere che mi aspettavano ancora altre tre figure grosse almeno quanto l'uomo che avevo appena buttato a terra.

-Desh...non vorrei chiederti una mano, ma penso di averne bisogno...- dissi un po' sconfortata. Non volevo dipendere da lui, ma sinceramente se potevo risparmiarmi qualche livido ero contenta.

-Uffa. Va beh- Sospirò chiudendo gli occhi. Quando li riaprì erano di quello stesso viola che avevo visto la prima volta. Era un viola spento, ma forte, quasi un lilla. L'uomo che aveva davanti a sè cadde per terra improvvisamente. Non lo aveva nemmeno toccato.

Guardò gli altri uomini attorno a me e sospirò.

-Su ragazzi andatevene, non voglio farvi del male...-

quelli non se lo fecero ripetere due volte e scapparono via, lasciando il loro capo svenuto a terra. 

   
 
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