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Autore: thankyousheeran    07/07/2012    5 recensioni
Sue Ellen è innamorata del suo idolo.
Si sente stupida, e forse lo è, a diciannove anni non ha mai baciato un ragazzo. Quando aveva dieci anni le hanno asportato un tumore al cervello, da allora non ha mai più visto l'ombra di una scuola se non quella di un insegnante privato.
Ha poche amiche, ma buone.
Nove anni dopo l'operazione, Sue, riceve una terribile notizia.
E quando la morte incombe, quello che vorresti è la persona che ami.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-Sono troppo stanca, e poi mia madre non vuole che io esca la sera…- Sospiro rassegnata.
Ed mi fissa per qualche secondo e poi volge lo sguardo sulla porta della stanza,
nel corridoio hanno appena spento le luci e mezzo ospedale sta già dormendo.
-Tua madre non saprà niente, promesso.- Dice, infine, voltandosi verso di me.
-Resta il fatto che sono stanca, e se mi stanco troppo rischio di passare davvero i guai…
-Ti porto sulle spalle!- Mi passa la sua felpa.
Io non posso dire niente, perché so che ogni cosa che dirò lui ribatterà e sarà più forte di me.
Mi infilo la sua felpa e nelle mie narici si insinua un fortissimo profumo di menta, il suo.
Si volta e piega un po’ la schiena facendomi salire, mi stringo a lui come fanno i Koala con gli alberi.
È una visione che m’ha sempre affascinato, strano, parecchio.
Chiudo gli occhi e sorrido, lui mi tiene stretta sotto alle cosce per evitare che io cada mentre camminiamo.
Mi guardo intorno.
Le strade sono bagnate, il clima è umidiccio, le luci là fuori sono forti, molto più di quanto già lo siano di giorno.
La maggior parte delle persone sono turisti o ragazzi del posto, che hanno più o meno la mia età, che escono nei locali ad ubriacarsi.
Giriamo per Londra per almeno due ore, quando guardo l’orologio è l’una di notte.
Si sentono ancora i clacson o la puzza di smog dalle auto.
Ora capisco cosa intende Ed quando parla di Londra in ‘The City’.
Si ferma un secondo e sfila la lista dalla tasca dei Jeans e comincia a leggere il secondo punto,
più in fretta continuiamo a completare la lista e prima sarebbe TUTTO finito:-Passare una serata romantica- mormora. –Questa vale oppure domani andiamo a cena fuori?- chiede insicuro.
-Vale, vale!- Soffoco una risata.
Lui cancella anche il secondo punto soddisfatto e passa a quello successivo.
-Vedere il mare…- sospira, poi mi guarda come se avessi scritto una bestemmia.
Probabilmente se l’avessi scritta davvero non mi avrebbe guardata in quel modo. –Mai visto?
-Mai. Sai, mia madre ha sempre avuto paura dell’acqua e così non ci sono mai stata…- abbassai lo sguardo d’un tratto intimidita dal suo largo sorriso.
Lui mi alzò il viso tenendo una mano sotto il mio mento, i nostri nasi quasi si sfioravano.
Mi persi qualche secondo nei suoi occhi e nel suo viso perfetto poi lui mormorò ancora:-Ti ci porto io. Domani mattina però, ora è tardi e devi riposare…
Ero davvero triste di dover tornare in ospedale, e ancora più triste quando lui se ne andò pensando che io dormissi.

Il sole già filtrava attraverso le persiane, mi alzavo spesso presto perché la mattina l’emicrania mi uccideva.
La signora signora della stanza accanto aveva cominciato a chiamare il mio nome, insistente, ricordate quella che mi chiede l’acqua? Si, lei.
Mi infilai le ciabatte e sistemai l’ago della flebo nel mio braccio, poi cominciai a camminare verso la sua stanza tirandomi dietro la sacca.
Il mio dottore mi aveva insegnato come farlo, e siccome lui abitava lontano e spesso era in ritardo io sapevo come mettermi la flebo quando non stavo bene.
-Ha sete?- Stiracchiai il primo sorriso della mattina.
Lei mi guardò per qualche secondo e mi fece cenno di avvicinarmi.
Io mi piegai per poterla sentire e lei strinse la mia mano, c’era qualcosa, un foglio che mi divideva dal contatto con la sua pelle ruvida e rugosa.
-Sei sempre bellissima… e lo sarai anche dopo.- mi sussurrò. Mi spinse via lasciando il biglietto tra le mie dita e continuando a sorridere mi fece cenno di uscire.
Ma prima che potessi chiudere la porta mi bloccò, chiamando di nuovo il mio nome.
-Si?- mi voltai a guardarla.
-È davvero un bel ragazzo!- alludeva a Ed, sicuramente, anche se spesso parlavamo di quanto fosse carino il nostro dottore, lei alludeva sicuramente a Ed.
Io mi lasciai scappare una lieve risata mentre tornavo nella mia stanza, mi stesi sul letto e staccai la flebo.
Osservai con attenzione quello strano foglietto arancione, di chi poteva essere se non Suo.
Lo aprii in fretta e lessi velocemente le parole che riportava

Chiamami ogni volta che ne avrai bisogno, ti prego

e il suo numero era scritto poche righe sotto.
Assaporai di nuovo quelle parole come se fossero le parole più romantiche della terra.
Mi allungai a prendere il telefono e composi velocemente il numero, ero un po’ insicura di premere il ‘verde’ a dire il vero ma quando sentii la sua voce stanca e assonnata mi resi conto che ne era valsa la pena.
-Pronto?- cercai di assorbire quel bassissimo tono che usava per parlare, ma lo faceva con una voce così incredibilmente calda che potevo stare lì ad ascoltarlo parlare di ogni cosa per ore e ore.
-Buongiorno, ti ho svegliato?
-Alle sei di mattina?- aspettò qualche secondo e si schiarì la gola. –Sì.
-Mi dispiace… non riuscivo a dormire.
-Passo a prenderti, il tempo di vestirmi e aspettare la metro e sono da te!- ora ricordo che lui non sa guidare.
-D’accordo, a dopo.- Faccio per attaccare e lui chiama il mio nome, per invitarmi a non farlo.
-Ho letto la tua lista ieri notte…- sospira, io aspetto che continui per dire qualcosa. –Dopodomani ti porto a cena a Parigi va bene?
Non mi immaginavo l’avrebbe fatto davvero e mia madre non mi avrebbe mai permesso di andare così lontano.
-Veramente…
-Tua madre non saprà niente.
-Ma è lontanissimo!
-Ti ho promesso che avresti fatto tutto! Andremo anche a vedere il Colosseo e la Walk Of Fame, e conoscerai Ozzy Osbourne! Farò di tutto…
io rimango in silenzio per qualche istante, è pazzo, completamente ma mi scappa un sorriso.
Avrebbe fatto tutte quelle cose per me?
E io che avrei fatto per lui?
-E darai il tuo primo bacio… promesso…
il cuore comincia a battere forte, come se picchiasse sulle pareti interne per poter uscire e saltare fuori dalla finestra.
Il respiro mi si ferma in gola e non riesco a dire niente, se non un secco ‘grazie’ di fine chiamata.
Corsi in bagno e mi sciacquai il viso, le mani mi tremavano e qualcosa mi formicolava nello stomaco.
Era una sensazione che non avevo mai provato prima, ma mamma me l’aveva raccontato.
Lei la chiamava ‘amore’.



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occhi a me, prego c:
vi avevo promesso che sarei tornata con qualcosa di più figo del solito.
o almeno un po' più lungo(lol.)
diciamo che il prossimo capitolo sarà ancora meglio, ma, mi spiace per voi..
temo di dovermi prendere più tempo per scriverlo.
attenderete for me??
  
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