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Autore: Eternal_Blizzard    07/07/2012    0 recensioni
Il tempo passa inevitabile e dopo la terza media, salvo imprevisti, ad attendere c'è il primo anno di liceo. Settembre, Ottobre, Novembre, tutti i mesi fino ad arrivare ad Agosto compongono quell'anno dopo il diploma dei membri fondatori della Raimon Eleven e compagni. Alcuni sono iscritti allo stesso indirizzo, altri si incontrano fuori scuola, ma come si muoverà il destino: a favore o contro i loro rapporti?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.Ottobre_Ad una lattina di distanza
Era irritante stare seduti così, su quella dannata panchina in silenzio. Si erano incontrati per strada un quarto d’ora prima, per caso, e si erano messi a parlare del più e del meno – o meglio, Genda ci si era messo – e poi dopo le solite frasette scontate del “ma come stai?-bene, tu?” era calato il silenzio.
«E insomma…» lo ruppe Genda, dando un calcetto all’aria e spostando lo sguardo sulle nuvole grigie che iniziavano ad avvicinarsi nel cielo di Tokyo. Si voltò a guardare il ragazzo accanto a lui vagamente perplesso ed inclinò la testa di lato. «Beh, non ci vediamo da due e più mesi e non mi racconti nulla?» gli domandò, ridacchiando, ma non ottenne risposta. Aspettò qualche istante, magari stava riflettendo su cosa dirgli, ma anche dopo diversi minuti il suo ex compagno di squadra non sembrava intenzionato a parlare. Rise ancora, avvicinando una mano alle cuffie che il ragazzo indossava e fece per togliergliele. «Cos’è, sono accese e non mi senti?» domandò allegro, ma rimase basito quando ricevette uno schiaffo sulla mano, appena afferrato l’oggetto.
«Non le toccare» disse il ragazzo più giovane, buio. «Sono spente, quindi non toccarle» ripeté.
«Ah… sono spente..?» ribadì anche Genda, poco convinto. «E allora come mai non mi rispondi, Narukami?» chiese, storcendo le labbra. Ancora silenzio. «Ti sto infastidendo, vero?» si alzò, con un sospiro. Ritrovò il sorriso, leggermente imbarazzato e ridacchiò ancora, salutando con un cenno della mano. Narukami spalancò gli occhi, puntati in terra, ed alzò rapido lo sguardo sull’altro ragazzo.
«Aspetta, che fai?! Te ne stai andando?» sussultò, alzandosi in piedi a sua volta. Diavolo, si erano appena incontrati, non poteva lasciarlo lì come un baccalà! Genda si fermò, grattandosi la testa.
«Certo che me ne vado. Ci siamo incontrati e tu non hai spiccicato parola, mentre io chiacchieravo come se nulla fosse. Evidentemente volevi stare solo o avevi da fare, ti ho disturbato, no?» domandò retorico.
«No che non mi hai disturbato!» replicò svelto l’altro, aggrottando le sopracciglia.
«Quindi vuoi che resti o cosa?» chiese ancora Genda, vagamente confuso. L’altro espirò pesantemente dal naso, voltando lo sguardo e stringendo pugni e labbra. Insomma, non è che volesse che lui rimanesse lì o chissà che, però nemmeno poteva andarsene come nulla fosse. O no? Non ebbe tempo di domandarsi altro che sentì la mano dell’ex senpai posarsi sulla sua testa, mentre quello si piegava in modo da far coincidere l’altezza dei loro occhi. «Sei strano. Di solito sei sempre allegro, ma oggi mi pari nervoso. Che hai?» indagò mostrandogli il suo solito sorriso amichevole. Narukami spostò le iridi così da poter vedere la sua espressione, ma poi le fece tornare al punto di partenza. Annuendo, Genda tornò in posizione eretta e puntò sguardo e dito su un distributore a pochi metri da loro. «Ti va di parlarmene di fronte ad una bibita?» tentò, sbirciando poi in attesa di una reazione dal ragazzo, che annuì, vago. Soddisfatto del risultato ottenuto, Genda gli fece strada fino al distributore e si prese una lattina di cola al limone con sopra disegnato un pinguino circondato da cubetti di ghiaccio. Prima che potesse offrirla anche all’amico, quello ne prese una identica con noncuranza. Genda sgranò gli occhi. «Anche tu la bevi? Pensavo che io e Sakuma fossimo gli unici!» rise. Tutti la trovavano troppo aspra, ma a loro piaceva – a parte per il pinguino, ovvio. Addirittura per Kidou era troppo forte. Narukami sbatté diverse volte le palpebre fissando prima Genda, poi le due lattine e così via per diverse volte.
«Ah. Non ci avevo fatto caso. Sì, cioè, mi piace» farfugliò. «L’hanno messa in commercio da un mesetto, ma ne sono già drogato» ammise, aprendo la lattina e bevendo un sorso. Genda rise, concordando con lui e riguidandolo verso la panchina. Era il momento di parlare, così Narukami, dopo un altro sorso, si fece coraggio e respirò profondamene, per poi buttare fuori l’aria. «Niente, sono arrabbiato» dichiarò.
«Ok» annuì Genda, che alzò le sopracciglia, guardandolo. «Con chi o perché..?» cercò di farlo continuare, ma quello parve contrariato. Decise di desistere, ma proprio mentre riavvicinava la sua lattina alle labbra, Narukami riprese a parlare, guardando per aria.
«Lo sono con quasi tutti, adesso. Me compreso» iniziò, guardandolo. «Sai, il fatto è che quest’anno, con la vostra entrata al liceo è tutto così diverso… Principalmente sono arrabbiato per questo» bofonchiò.
«Non credo di capire…» scosse il capo Genda. «Cos’è che ti fa rabbia, scusa? Che intendi per cambiato?»
«Il fatto che la squadra non è più la stessa!» sbottò. «Detto sinceramente mi aveva dato fastidio già a suo tempo il fatto che il capitano Kidou ci avesse lasciati per la Raimon, ma adesso con il vostro diploma siamo rimasti in tre. Insomma, tutti voi senpai eravate importanti per la squadra…» spiegò, aggrottando le sopracciglia e stringendo il pugno vuoto.
«Tutto qui? Narukami, tu sei troppo intelligente per mettere il broncio solo perché i membri della squadra si sono diplomati…» brontolò Genda, poggiando i gomiti sulle ginocchia e guardandolo di sbieco. Un brontolio sordo uscì dal petto del ragazzo con i capelli lilla mentre agitava leggermente la lattina che teneva in mano. «Ma se non vuoi parlarne non sarò certo io a costringerti» gli sorrise, spostando poi lo sguardo sulla sua lattina ormai vuota. «Anche se in realtà, quando ti ho visto che sei uscito da scuola ridevi di gusto…» rifletté alzando gli occhi. «Ti sei rabbuiato dopo il mio arrivo, davvero non ti do fastidio?» richiese, ma il ragazzo scosse il capo con veemenza.
«Certo che no!» strillò svelto, drizzandosi, ma poi si riaccasciò sulla panca. «No davvero, scusami se ti ho dato l’impressione sbagliata… sarò sincero. Il fatto è che mi mancate!» ammise. «Tu sei in classe con Sakuma, Kidou è nella stessa scuola dell’ex attaccante della Raimon, Banjou, Oono e Jimon stanno sempre insieme… La Teikoku non è più la stessa! Anche perché Ena ha lasciato il club di calcio, quindi siamo rimasti in due… Mi sento solo» bofonchiò mogio, stringendo ed allentando la presa sul contenitore della bibita.
«Parli di te e Doumen? Dov’è il problema?» gli passò una mano tra i capelli, spettinandoglieli. «Fate le nostre veci! Da bravi senpai, guidate i nuovi membri fino alla vittoria!» si raccomandò entusiasta. «Anche perché… Non vorrete far vincere la Raimon anche quest’anno, vero?» incupì il tono, scherzoso.
«Beh, Zeus permettendo, certo che no! Anzi, vinceremo anche contro la Zeus, tranquillo!» replicò sicuro Narukami, per poi sorridere sincero. Genda ricambiò.
«Beh, era solo questo a darti pena? Il mio arrivo ti ha fatto pensare solo a quello?» volle accertarsi il ragazzo più grande ed infatti non aveva tutti i torti: l’altro scosse il capo, gonfiando un poco le guance.
«No. Mi da fastidio un’altra cosa, sempre legata a voi diplomati. Hai ragione che adesso noi porteremo la squadra in alto anche senza di voi, ve lo dobbiamo, ma…» si fermò qualche istante, riflettendo su come fosse meglio parlare, per poi proseguire: «Sia Doumen che Ena non parlano mai di voi! Mi spiego, non sembra che sentano molto la vostra mancanza e io lo trovo inaccettabile! Noi eravamo la mitica Teikoku, abbiamo passato tantissimi momenti importanti insieme! La ribellione a Kageyama dove la mettiamo?» insistette. «Senza di voi la scuola… sì, ecco, la vedo vuota» concluse. Il liceale non rispose immediatamente, dando così modo all’altro di riflettere su ciò che aveva appena detto, facendolo avvampare. Che imbarazzo, era raro si aprisse così..! Continuando a rimanere in silenzio, l’ex portiere si alzò dalla panchina e fece cadere a terra la lattina. Narukami seguì i suoi movimenti con lo sguardo, ma si ritrovò costretto ad inarcare un sopracciglio, non capendo cosa stessa facendo il compagno. Fu in quel momento che gli fece cenno col dito di alzarsi a sua volta, allontanandosi di un paio di metri.
«Calciala» ordinò indicando l’oggetto a terra. Narukami guardò entrambi.
«Scusami?»
«Calciala!» ribadì, imitando stavolta il gesto che aveva detto di compiere. L’altro, titubante, eseguì senza staccare gli occhi di dosso al suo interlocutore, facendo avanzare la lattina di qualche centimetro. Genda scosse il capo. «Cos’era quello? Ho detto “calciala”, mica “accarezzala”!» sbuffò, così l’altro, dopo un sospiro ed una grattata di naso, calciò con potenza, facendo volare l’oggetto più indietro del portiere. Quello, con fare vago, indietreggiò fino a trovarsi accanto alla cosa tirata, come se gli fosse atterrata accanto e la indicò trionfante. «Visto quanto siamo vicini?» domandò.
«…no, non… non ti seguo, Genda» ammise il violetto, avvicinandosi all’altro, che indicò un edificio alle sue spalle.
«Quello è il liceo che frequentiamo io e Sakuma. Si vede da qui, è bello vicino. Poco più giù c’è quello di Kidou, quindi vedi che possiamo vederci e stare insieme come alle medie quando e quanto vogliamo! Siamo solo ad una lattina di distanza!» affermò con allegria. Il viola rabbrividì.
«Ma dici sul serio?» lo fissò interdetto qualche secondo, ma poi scoppiò a ridere. «”Una lattina di distanza”?! Ma dai, come te ne esci!» gridò in preda alle risate. Genda, con un sorriso compiaciuto in volto, si chinò a raccogliere la lattina e, una volta tiratosi su, diede un pugnetto sulla spalla al ragazzo di fronte a sé.
«Così mi piaci! Questo è il Narukami che mi ricordo e conosco: allegro, sorridente e che ride senza indugi!» dichiarò soddisfatto, facendolo smettere si ridere ed arrossire leggermente. Quello si grattò la testa e poi sospirò, sorridendo nuovamente mentre lo ringraziava. Quella chiacchierata gli era servita. «Però…» si rigirò la lattina tra le mani più volte, mettendola poi di fronte al naso di Narukami. «Di quelli che conosciamo siamo solo in tre a bere questa cosa, quindi ogni volta che la prenderemo penseremo gli uni agli altri e saremo davvero solo ad una lattina di distanza!» asserì sicuro ed euforico per la sua eccellente tesi. Peccato che, in risposta. Ricevette un pugnetto in testa.
«Ancora con questa cosa? Ma smettila! Non devi convincertene davvero!» lo rimproverò il più giovane, che poi riscoppiò a ridere, vedendo la faccia dispiaciuta di Genda.
«Guarda che per me sarà così, eh! Non prendermi in giro!» replicò, fondendo la sua risata con quella dell’amico.

«Narukami!» lo chiamò Doumen. Stava andando a passo svelto verso il suo banco, con in mano un paio di lattine scure. Gliele posò vicino alle braccia poggiate sul tavolo e le indicò. «Queste non sono le bibite col pinguino che bevi tu? Le hanno messe anche nel distributore della scuola, così te ne ho presa una!» dichiarò il ragazzino, aprendo una delle confezioni per berne il contenuto. L’allontanò subito dalla bocca, schifato, lamentandosi di quanto fosse troppo amara. Narukami scosse la testa, sospirando della reazione appena vista e alla quale ormai era abituato. Aprì la sua lattina, continuando ad osservare il compagno che tentava in tutti i modi di assaggiarla sperando che diventasse magicamente meno aspra, invano. La portò alle labbra, ma appena il liquido fresco sfiorò il suo labbro superiore gli tornarono in mente le parole che gli aveva detto Genda il giorno prima. Una lattina di distanza, eh… gli venne istintivo un sorriso, mentre dovette premere le labbra sull’apertura del contenitore per evitare di farsi uscire una vera e propria risatina, che si manifestò sotto forma di semplice “pf”.
«Mh? Ha detto qualcosa?» gli domandò Doumen, alzando lo sguardo dalla sua bibita. Narukami, ancora sorridente, scosse il capo, bevendo d’un fiato la bevanda, posandone poi il contenitore sul banco, osservandola e rigirandola.
«Niente.» sogghignò. «Mi chiedevo quanti centimetri siano.»


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Boh, il secondo capitolo di questo slice of life che non so scrivere. Spero sia più decente del primo. Beh... non ho tempo per commentare, quindi... dico solo che il titolo mi è venuto durante una passeggiata col mio cane e dovevo usarlo per qualcosa. E' stupido lo so, ma a me pia- insomma, spero vi piaccia ><
  
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