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Autore: Ely_fly    08/07/2012    3 recensioni
Cosa succede quando i Titans vanno in vacanza?
Guai, ovviamente!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 CYBORG: DETROIT
 
«Oh mio dio! Ragazzi, guardate! Avete mai visto una cosa del genere?»
«Affascinante» commentò sarcastica Raven, alzando gli occhi al cielo.
«Già…» concordò Robin, guardandosi attorno annoiato.
«Ooooh, Cyborg, cos’è quella meraviglia?»
«Star? Stai guardando un estintore» le fece notare Robin.
«È così che lo chiamate? È semplicemente meraviglioso, credete che potremo portarne uno con noi a Jump City?» esclamò eccitata la ragazza aliena.
Robin e Raven scossero la testa sconsolati.
 
In quel momento comparve un Beast Boy piuttosto alterato: «Ragazzi, non è possibile! Devo passare una settimana delle mie preziosissime vacanze in questo buco di città, dove il tofu sembra essere più inverosimile di un attacco alieno e dove non c’è assolutamente nulla a parte… Macchine???» gridò il ragazzino verde, sull’isterico andante: «E soprattutto dove la mia ragazza viene seguita da sguardi lascivi per tutta la città!!!» concluse, fulminando con gli occhi un incauto giovane che aveva osato allungare gli occhi su Raven e stringendo a sé la ragazza.
«Che male c’è nelle macchine?» domandò piccato Cyborg, che aveva staccato a malincuore gli occhi da un modello futuristico di automobile: «Abbiamo deciso che avremmo trascorso le vacanze scegliendo a turno dove andare! Questa è la mia settimana e io ho deciso di venire qui.»
«Questo posso quasi accettarlo, ma qui è più facile trovare uno yeti vivo che del tofu! E come la mettiamo con i pervertiti che girano qui?» replicò Beast Boy, per nulla incline a lasciar cadere l’argomento.
Cyborg stava per ribattere, ma a quel punto intervenne Raven, tappando con fasci di energia le bocche dei due litiganti.
«Grazie, Rae» le sorrise riconoscente Robin, prima di voltarsi verso il cyborg e il mutaforma: «Allora. Siamo qui e una settimana passa in fretta. Il prossimo a scegliere sei tu, Beast Boy, quindi non lamentarti. Sai che Cy va matto per queste cose. Noi troveremo altro da fare. E anche se per una settimana non mangi quella cosa molliccia non morirai. Accontentati di qualche foglia di insalata. E tu, Cy, cerca di capirci e non fare l’offeso.»
 
Il discorso del leader sembrava aver calmato i due Titans e Raven liberò le loro bocche. Vedendo che Beast Boy stava per aggiungere qualcosa, Robin intervenne: «E mi dispiace che Raven venga guardata in quel modo, ma siamo qui in incognito, per quanto possibile, con tipici abiti estivi e una bella ragazza con indosso shorts e canottiera viene per forza guardata così.»
Beast Boy borbottò qualcosa che comprendeva le parole “maledetti pervertiti”, ma rinunciò a questionare oltre. Con passo deciso uscì dal salone espositivo.
«Dove vai, ora?» gli gridò dietro Robin.
«A cercare qualcosa da fare» urlò lui di rimando, agitando la mano.
«Credo che andrò con lui. Ci ritroviamo qui fuori, ok?» mormorò Raven, avviandosi dietro a Beast Boy.
«In caso ci fossero problemi il trasmettitore è sempre in funzione» le ricordò Robin, agitando una mano in segno di saluto. Poi si voltò verso i due compagni, che erano tornati ad ammirare la macchina del futuro e l’estintore. Con un sospiro il leader dei Titans mormorò: «Sarà un luuuuuuuuungo pomeriggio…»
 
Intanto Raven aveva raggiunto Beast Boy, che camminava infuriato per la città, aggredendo l’asfalto, quasi anche quello avesse contribuito a rovinare le sue vacanze.
«Era necessario?» gli domandò cauta, sfiorandogli il braccio. Non aveva bisogno di chiedergli come stesse, grazie alle sue doti empatiche e medianiche riusciva a percepire la sua rabbia. E poi solo un cieco non si sarebbe accorto dello stato d’animo del ragazzo.
«Sì!» replicò lui infuriato, accelerando ancora di più.
«Andiamo, Beast Boy!» il ragazzo sobbalzò: da quando stavano insieme Raven lo chiamava con il suo nome per esteso solo quando era particolarmente infuriata con lui. E adesso, a quanto pareva, lo era.
«Lo sai benissimo anche tu come è fatto Cyborg e sai anche che è per pura democrazia che abbiamo deciso di attuare questo metodo per andare in vacanza. Avresti preferito passare qui tutto il nostro mese e mezzo di vacanze? Almeno dobbiamo restarci solo una settimana… E poi, qui a Detroit non ci sono solo macchine, sai?»
Era uno dei discorsi più lunghi che le avesse sentito fare da quando la conosceva. Il ragazzo continuò a camminare, ma con meno foga.
«Ci sono tantissime cose da fare e poi un giorno è già passato. Credo che potrai sopravvivere, no?» continuò la ragazza imperterrita, guardandolo con rimprovero.
Beast Boy fece una smorfia, poi finalmente accennò a parlare: «Lo so… È solo che in questo posto mi sembra non ci sia niente che funzioni, questa non è la mia idea di vacanza!»
«Ma è quella di Cyborg» commentò Raven, facendogli chinare il capo in un gesto di assenso e sconfitta.
«Già.» mormorò «Mi sono comportato da stupido, eh?» chiese poi, sollevando il capo e guardando la ragazza negli occhi.
«Proprio così» confermò lei.
«Grazie per la sincerità…» borbottò, prima di aprirsi in un sorriso dolce: «Cosa stavi dicendo a proposito di altre cose da fare?»
Raven sorrise a sua volta, prima di estrarre dalla borsa (non senza difficoltà, vista la sua scarsa dimestichezza con aggeggi del genere) un depliant che aveva preso il giorno prima appena arrivati: «Potremmo fare un salto qui, che ne dici?» domandò, mostrandogli l’opuscolo.
Beast Boy lo prese e lo lesse attentamente: «”Concert of colors”?» domandò.
«Sembra proprio che tu sappia leggere» sorrise lei, prima di mostrargli un evento segnato con una penna: «Che ne dici di questo?»
«Una serie di concerti jazz? Mi piace l’idea… Dove dobbiamo andare?» domandò il ragazzo entusiasta.
«Al Max M. Fisher Music Center, ma inizia stasera alle otto e un quarto. Nel frattempo ti va un giro al Detroit Science Center?» replicò lei, indicandogli un cartello.
«Marion Hayden, James Carter, Marcus Belgrave…» stava intanto leggendo Beast Boy, ignorandola completamente.
Raven sospirò, poi lo prese per un braccio e cominciò a trainarlo verso il centro scientifico di Detroit. Stavano per entrare quando il trasmettitore suonò.
 
«Robin!» salutò la ragazza aprendo il piccolo aggeggino rotondo.
«Ehi, Rae! Come sta Beast Boy?» replicò il ragazzo-meraviglia.
«Sono riuscita a convincerlo che non è poi così male qui… Da te come va?»
«Potrebbe andare meglio, ma almeno sono riuscito a staccare Starfire dall’estintore…» Raven sorrise vedendo il ragazzo scuotere la testa.
«Meglio che niente… Che programmi avete per il pomeriggio?» si rallegrò la maga.
«Non so, Cy sembra molto preso qui, ma… Aspettaaspettaaspetta!! Oddio!»
«Robin? Tutto a posto?» domandò perplessa la ragazza, vedendolo agitarsi per qualcosa che aveva visto.
«C’è una moto fantascientifica! Devo assolutamente vederla da vicino! Ci risentiamo, eh?» rispose il leader agitato, salutando in fretta e interrompendo la comunicazione, senza aspettare la risposta dell’amica.
 
«Uomini…» brontolò lei, mettendo via il trasmettitore. In quell’istante arrivò Beast Boy con i biglietti: «Chi era al trasmettitore? Robin è morto di noia? Si sta decomponendo?»
«Non essere stupido… Comunque sì, era Robin. Ma è andato anche lui: ha visto una moto che a suo dire era fantascientifica. Doveva vederla da vicino.»
«Ce lo siamo giocato, giusto?»
«A-ah.»
«Bene, spero che per stasera si rimetterà… Entriamo?» domandò cavallerescamente, inchinandosi e facendole cenno di passare.
«Grazie, mio cavaliere» sorrise lei radiosa come poche volte in vita sua, passando davanti a lui e poggiando una mano sulla sua tesa. Parecchie teste maschili intorno a lei si voltarono nella sua direzione, per poi tornare in fretta alla loro posizione originaria, richiamati da mogli e fidanzate, oltre che atterriti dal ringhio scaturito dalla gola di B.B..
«Tutto a posto?» domandò la maga, non essendosi accorta di niente.
«Adesso sì!» le sorrise lui, scortandola all’ingresso.
 
I due Titans si persero nelle meraviglie della scienza e quando uscirono dal centro erano già le tre passate.
«Comincio ad avere fame…» borbottò Beast Boy, cercando di far tacere lo stomaco, che reclamava la sua dose quotidiana di carboidrati e compagnia.
«Cominci? Pensavo tu l’avessi sempre…» sorrise Raven, abbagliando un povero passante. «Comunque hai ragione, anche io avverto un languorino… Andiamo a mangiare da qualche parte?»
«Là!» esclamò il mutaforma, indicando un ristorante italiano poco distante. «Pizza va bene?»
«Certamente» rispose la ragazza, guardando il ristorante: sembrava innocuo e anche piuttosto carino.
«Ottimo!» esclamò allegro il mutaforma, prendendola sottobraccio e trascinandola verso il locale.
Una volta entrati, l’opinione di Raven fu confermata: il posto era arredato con semplicità e pulizia e i camerieri (soprattutto i camerieri MASCHI, notò Beast Boy) erano davvero gentili.
«Un tavolo per due, signorina?» domandò infatti uno di loro a Raven, ignorando con molta nonchalance il ragazzo al suo fianco.
«Sì, grazie» annuì lei, con un sorriso appena accennato. Il cameriere si illuminò e li portò verso un tavolino accanto alla vetrata: «Et voilà, mademoiselle!» esclamò, spostando la sedia per farla sedere.
«Molte grazie» rispose Raven con educazione, accomodandosi.
«Vi porto subito i menu» dichiarò il giovane, correndo ad accaparrarsi due liste prima che uno dei colleghi si avvicinasse a quella bellezza esotica. Poco importava che fosse in compagnia.
Compagnia che non tardò a commentare caustica: «”Et voilà, mademoiselle”… Puah! Ma dove crede di essere?»
«Eddai, B.B., non essere così cattivo… In fondo ci ha dato un tavolo bellissimo, no?» lo sgridò dolcemente la ragazza, prima di alzare gli occhi viola verso il cameriere, che era tornato alla velocità della luce.
«Prego, signorina» le sorrise, porgendole con gentilezza il menu e sbattendolo con malagrazia davanti a Beast Boy, che non reagì solo perché la sua amabile ragazza gli tirò un calcione stratosferico nelle ginocchia.
“Non avrei mai dovuto permetterle di allenarsi con Robin” si maledisse mentalmente, soffocando un urlo di dolore.
«Un’acqua naturale e una pizza margherita, grazie» ordinò Raven.
«Io una Coca alla spina e una pizza vegetariana» aggiunse brusco B.B..
«Subito, signorina!» cinguettò il cameriere allontanandosi in fretta.
 
«Era necessario distruggermi il menisco?» domandò alterato Beast Boy alla ragazza davanti a lui.
«Stavi per ridurre il cameriere a carne da macello. Perciò, sì, credo fosse necessario» replicò lei calmissima, frugando dentro la sua borsa.
«Non l’avrei mai fatto…» rispose lui, con un tono molto poco convincente.
«Certo» disse lei sarcasticamente, estraendo dalla borsa una guida di Detroit.
«E adesso che fai? Ti pare il momento di mettersi a leggere?»
«Perché no? Il pranzo non è ancora arrivato, mi spieghi cosa posso fare mentre aspetto?»
«Potresti parlare con il tuo ragazzo, per esempio, non credi?»
«B.B. non essere geloso… E poi sto cercando di progettare il tuo pomeriggio, che credi?»
«Grazie, tesoro, ma puoi farlo anche dopo.»
«Dai, adesso non offenderti…» lo rimbrottò lei, alzando gli occhi dal libro e trovandosi il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo.
«Non sono offeso» sussurrò lui, prima di baciarla dolcemente.
Raven sorrise e rispose in fretta al bacio, staccandosi quando il cameriere arrivò con le bevande.
«Prego» disse gelido, come se si fosse accorto solo in quel momento del legame che esisteva tra quella bellissima ragazza e il suo accompagnatore.
«Molte grazie» rispose Raven sorridendo, facendo sciogliere nuovamente il giovane. Bastò quel sorriso a fargli dimenticare la scena appena vista.
«Le pizze arriveranno tra qualche minuto» la informò lui, allontanandosi con la gioia nel cuore per aver ricevuto un sorriso da quell’eterea creatura.
 
«B.B. non pensarci nemmeno.»
«Non volevo fare niente, sei ingiusta con me!» si difese il mutaforma, sorridendo colpevole. «Comunque, che progetti hai per il pomeriggio?»
«Se qualcuno mi avesse lasciato consultare la guida lo saprei…» replicò lei con tono canzonatorio.
«Già, perché la distrazione ti è molto dispiaciuta, vero?» sogghignò lui, guardandola con sfida.
La ragazza arrossì, poi rispose: «Non farmi pentire di averti scelto. E comunque oggi pomeriggio non mi dispiacerebbe un salto all’acquario di Belle Isle…»
«Ahah, chi è che mi avrebbe scelto? Pensavo di essere stato io a dichiararmi per primo…»
«Dimentichi Aqualad?»
Beast Boy si rabbuiò: «A proposito di pesci…»
«Stavo scherzando, scemo. Però l’acquario mi ispira davvero, mi accompagni?»
«E come posso dirti di no? Il tuo sguardo supplicante fa concorrenza ai miei occhioni da gattino…» rise lui, aggiungendo: «Però non puoi negare che io sono molto molto meglio di quel damerino subacqueo.»
«Certo, B.B., certo. Oh, le pizze!» replicò lei noncurante, nascondendo però un sorriso mentre spiegava il tovagliolo.
«Ecco a lei, signorina» disse il cameriere poggiando la pizza fumante davanti a Raven: «Mi raccomando, faccia attenzione, scotta. Prego» aggiunse poi gelido, posando la pizza davanti a Beast Boy premurandosi di centrargli le dita. Sfortunatamente per lui i riflessi del mutaforma erano piuttosto rapidi.
«Mamma mia quanto non lo sopporto! Sbrigati a mangiare, non vedo l’ora di non vederlo mai più!» esclamò furibondo il Titan, cominciando ad armeggiare intorno alla sua pizza.
«Con calma, non vorrei scottarmi!» disse pacata la maga, tagliando un minuscolo angolo di pasta e portandoselo alla bocca.
«Mi raccomando, attenta a non fartelo cadere su un piede… Vista la grandezza potrebbe ferirti seriamente!» la prese in giro lui, addentando una fettona enorme di pizza.
Raven, saggiamente lo ignorò, continuando a mangiare.
 
Finalmente, all’alba delle quattro, i due eroi uscirono dal ristorante, accompagnati dal cameriere, che si inchinò esageratamente davanti a Raven per farla passare e che continuò a salutarla finché i due non furono troppo lontani.
«Meno male, ce ne siamo liberati!» gioì Beast Boy, stringendo a sé la ragazza.
«B.B:, fa un po’ caldo…» annaspò lei, cercando di liberarsi.
«D’accordo, scusa. Andiamo all’acquario?» domandò lui, liberandola e prendendole la mano.
«Okay!»
 
 
Il rumore del trasmettitore si diffuse in tutto il corridoio, fortunatamente vuoto. I due Titans sobbalzarono dalla paura, poi Raven estrasse il dispositivo dalla borsa: «Ehi, Robin!» salutò.
«Ciao, Rae! Come va?»
«Bene, direi. Com’era la moto fantascientifica?»
«Oh, era fantastica! Cyborg ha preso nota di tutto e applicherà diverse modifiche alla mia moto» sorrise Robin dallo schermo.
«Entusiasmante… Dove siete adesso?»
«Siamo appena usciti dalla fiera, voi dove siete?»
«All’acquario, ma la visita è quasi finita. Vi raggiungiamo in albergo, okay?»
«Va bene, così facciamo i progetti per stasera.»
«Ho già una mezza idea» lo informò la maga, prima di interrompere la comunicazione.
«Era Robin?» domandò Beast Boy.
«Cavoli, sei intuitivo! Da cosa l’hai capito?» lo sbeffeggiò la mezzo-demone, prima di aprirsi in un sorriso alla vista della sua espressione imbronciata: «Sì, era lui. Loro hanno finito e ci aspettano in albergo. Finiamo di vedere qui e poi andiamo anche noi, okay?»
«Sigh… Il mio tempo a disposizione con te è finito, quindi?» domandò lui in tono melodrammatico.
«Non fare il cretino» lo rimbeccò lei.
«Sissignora!» replicò lui, mettendosi sull’attenti e facendo il saluto militare.
«Io ci rinuncio…» si arrese la ragazza, rimettendosi in marcia verso l’uscita.
«Ehi, aspettami!» la rincorse B.B..
 
 
 
«Bene, ragazzi. Cosa facciamo stasera?» domandò Robin ai quattro compagni riuniti attorno al tavolo della sala da pranzo dell’albergo.
«Io un’idea l’avrei…» annunciò Raven, stupendo i suoi compagni: lei che faceva proposte??? Era proprio vero che in vacanza si scoprivano i lati più nascosti delle persone…
«Dicci tutto, Rae» la incitò il ragazzo-meraviglia.
La mezzo-demone estrasse dalla borsa il depliant del “Concert of colors”: «Ecco, stasera al Max M. Fisher Music Center c’è un concerto jazz con diversi artisti e pensavo sarebbe stato carino andarci… Che ne dite?»
«Tu ascolti musica jazz?» le domandò Cyborg guardandola con tanto d’occhi.
«E che male c’è?» si difese lei.
«Assolutamente nessuno, è solo che non sembri una tipa da jazz.»
«Tralasciando il fatto che Raven sembri o no una tipa da jazz, mi pare una buona idea. Ma dobbiamo affrettarci, a che ora inizia?» intervenne Robin, guardando l’orologio.
«Inizia alle otto e un quarto» rispose B.B..
«Sono già un quarto alle otto, muoviamoci!» esclamò Starfire, alzandosi in piedi.
I Titans si alzarono dal tavolo e si diressero verso il centro, arrivando appena in tempo.
 
«Allora, vi è piaciuto?» domandò Robin, quando uscirono, a mezzanotte passata.
«Molto. Soprattutto il party che è seguito. È stato bellissimo!» esclamò Starfire agitando le braccia e sollevandosi di qualche centimetro. Robin la riacchiappò per l’orlo della maglietta, sibilandole: «Star, siamo in incognito!»
«Già, è stata davvero una bella serata» commentò Cyborg, lanciando un’occhiata a Raven: «Ottima idea, Rae!»
«Grazie» mormorò lei, soffocando uno sbadiglio.
«Direi che è ora di tornare in albergo…» osservò Beast Boy, sorreggendo la sua ragazza, che sembrava sul punto di addormentarsi.
«Hai ragione. Forza, cerchiamo un autobus o un taxi che ci riporti all’hotel» convenne Robin, guardandosi intorno. Vide un cartello che indicava la fermata dell’autobus: «Accidenti, il prossimo passa tra mezz’ora!» imprecò, leggendo gli orari.
«Troppo. Prendiamo un taxi» propose Cyborg, che non vedeva l’ora di sprofondare nel suo morbido letto.
«Ma ci staremo tutti e cinque?» domandò ragionevolmente Starfire.
«Mmm… Credo di no… Vi va bene se ci dividiamo?» domandò Beast Boy.
«Buona idea. Tu e Raven su uno e…»
«Posso venire con voi?» domandò Cyborg.
«Ehm, certo. Nessun problema» rispose il mutaforma, sconcertato.
«Oh, eccone uno! Ci vediamo all’albergo, d’accordo?» esclamò Cyborg, fermando l’auto che stava arrivando.
 
Dopo aver indicato la loro destinazione all’autista, i tre Titans si misero comodi. Raven, stanchissima, si appoggiò a Beast Boy, crollando in un profondo sonno.
«Che dolce…» mormorò Cyborg guardandola.
«Già, a vederla non si direbbe, ma è la persona più dolce che abbia mai incontrato» commentò B.B. guardandola a sua volta con uno sguardo d’amore.
I due rimasero in contemplazione della mezzo-demone addormentata, poi cominciarono a parlare nello stesso momento: «Senti…» per poi interrompersi.
«Prima tu!»
«No, prima tu, davvero!»
«Sul serio, Cy…»
«Nono, prima tu, B.B.! Insisto!» esclamò il cyborg.
«D’accordo… Senti, volevo scusarmi per quello che ti ho detto oggi. Non ero molto a posto con la testa e l’idea di passare una settimana in mezzo a macchine e carne non mi entusiasmava affatto.»
«Oh» replicò argutamente Cyborg. «Bè, volevo scusarmi anche io, non vi avevo detto che cosa ci fosse qui, quindi…»
«Oh, non ti preoccupare. Rae ha trovato molto altro da fare. Credo che sopravvivrò. Ma la settimana prossima è il mio turno! Preparati!»
I due ragazzi si sorrisero e scoppiarono a ridere, causando una serie di movimenti inconsulti nella ragazza addormentata tra loro.
 
Una volta arrivati all’albergo i due scesero dall’auto, Beast Boy con Raven tra le braccia: la ragazza era profondamente addormentata e non dava segno di volersi svegliare. Stavano entrando nella hall, quando li raggiunsero Starfire e Robin.
«Sbaglio o voi due vi state parlando?» domandò il ragazzo con i capelli neri, prendendo le chiavi della stanza.
«Oh, avete fatto pace? Ma è fantastico!» gorgheggiò Starfire, recuperando le chiavi della camera.
«Sì, bè… Ci siamo comportati da idioti, tutti e due» si giustificarono i due ragazzi, bofonchiando.
«Ne sono contento, non avrò nulla da temere stanotte!» esclamò Robin tutto contento, avviandosi verso gli ascensori.
«Simpatico, Rob…» gli disse Cyborg, scompigliando la già scompigliata massa di capelli che aveva in testa.
Starfire rise contenta e schiacciò il pulsante dell’ascensore, che arrivò subito. I cinque Titans entrarono, Raven ancora addormentata tra le braccia di Beast Boy e in breve arrivarono al loro piano.
«Buonanotte ragazzi, ci vediamo domani mattina» disse Starfire, salutando tutti e aprendo la porta della sua stanza.
«Porto Raven a letto e vi raggiungo, non chiudetemi fuori!» bisbigliò B.B., seguendo Star nella camera.
I due ragazzi sogghignarono maliziosi, ma accostarono comunque la porta.
 
«Entra pure, B.B.. Io vado un attimo a cambiarmi, il letto di Raven è quello» gli indicò Star, mostrandogli i due letti. Non che fosse difficile identificare le padrone dei letti: il letto di Raven era in perfetto ordine, come anche i bagagli. Quello di Star, pur essendo stato rifatto dalla cameriera al mattino, era un caos indescrivibile e i vestiti dell’aliena occupavano ogni superficie disponibile. Aggirando mucchi di scarpe e di magliette, il mutaforma arrivò al letto della sua ragazza. Con delicatezza appoggiò l’esile ragazza sul letto e fece per allontanarsi, ma qualcosa lo trattenne.
Voltandosi, vide che Raven aveva aperto gli occhi e che lo stava trattenendo per la maglietta.
«Scusami, sono stato troppo poco delicato? Non volevo svegliarti» le disse, abbassandosi per poterla guardare negli occhi assonnati, depositandole un bacio in fronte.
«Non ti preoccupare… Volevo solo…» si interruppe per uno sbadiglio «Solo… Dirti che sei stato bravo… A…» altro sbadiglio «Scusarti con… Con… Cy…» ulteriore sbadiglio.
«Ma allora… Eri sveglia! Imbrogliona!» esclamò il ragazzo, raddrizzandosi all’improvviso.
«No… Sono… Sono…» la ragazza si addormentò prima di concludere la frase. Il ragazzo sorrise davanti all’espressione pacifica del suo viso, poi si chinò nuovamente per baciarla e mentre si allontanava sussurrò: «Continueremo il discorso domani mattina. Buonanotte!»
Si alzò e uscì dalla stanza con un ultimo saluto a Starfire, che rispose dal bagno, dopodiché entrò nella sua stanza.
 
Il mattino dopo i Titans si ritrovarono nel salone per la colazione e per discutere dei progetti per la giornata.
«Io vorrei andare al museo “Henry Ford”» chiarì subito Cyborg.
«Io vengo volentieri con te, voglio proprio conoscere questo signor Ford!» si aggregò Starfire.
«Star, Henry Ford è morto. Il museo è dedicato alla storia dell’automobile» le spiegò Robin, aggiungendo: «Io farei un salto al museo di storia.»
«Anche io» si accodò Raven, sorseggiando il suo tè.
Beast Boy gemette. «Non sei obbligato a venire con me» gli disse Raven, con un sorrisetto.
«Ecco, non prenderla a male, ma… Io e la storia non andiamo molto d’accordo» si giustificò lui.
«Tranquillo, nessun problema, davvero. Ci vedremo nel pomeriggio, d’accordo?» propose la ragazza.
«Sei un angelo!» la lodò il mutaforma, scompigliandole i capelli scuri.
«Tranquillo, B.B., la sorveglierò io e non le farò avvicinare nessuno!» promise solennemente Robin.
«Grazie, amico. Conto su di te. E se qualche cameriere vi importuna, asfaltalo» lo ringraziò B.B..
«Sono capace a difendermi da sola…» mormorò Raven da sopra la tazzina.
«Non ti deluderò, Beast Boy» la ignorò Robin, ricevendo ulteriori raccomandazioni dal mutante.
«Prego, fate pure come se non ci fossi» sibilò irata la mezzo-demone, rifiutandosi di capire quei due. Cyborg e Starfire ridacchiarono allegramente.
Il momento dei saluti fu straziante: Beast Boy continuava a fare raccomandazioni a Raven, girandole intorno e parlando a macchinetta. La ragazza a un certo punto lo bloccò con i suoi fasci di energia, avvolgendolo in un bozzolo di oscurità e, trattolo a sé, gli disse: «B.B., posso cavarmela da sola. Non preoccuparti. E poi con me c’è Robin, non ti preoccupare, ‘kay?»
«Ma…»
«Non ti preoccupare. Fidati di me» lo zittì lei, baciandolo dolcemente e liberandolo dalla prigione.
«Okay…» mormorò lui di malavoglia, baciandola a sua volta e abbracciandola stretta.
«A-ehm… Se avete finito…» si schiarì la voce Robin.
«Su, vai» incitò Raven, spingendo il suo ragazzo verso Starfire e Cyborg. «Ci vediamo oggi, se hai problemi chiamami, d’accordo?»
«Va bene. Buona visita» la salutò lui, scambiando un’occhiata d’intesa con il ragazzo-meraviglia e raggiungendo i due amici.
Appena si fu allontanato, i due Titans rimasti si scambiarono uno sguardo e Raven dichiarò decisa: «Se hai intenzione di trattarmi come una fanciulla indifesa marchi male, chiaro? E ora andiamo a questo benedetto museo!»
«D’accordo» rispose Robin, avviandosi con lei verso la fermata.
 
I due Titans stavano camminando nel museo in silenzio, quando all’improvviso Robin parlò: «Come mai hai scelto proprio Beast Boy?»
Raven lo guardò sorpresa, fermandosi in mezzo al corridoio. Il ragazzo si voltò verso di lei, fissandola con gli occhi azzurri, finalmente liberi dalla maschera che portava abitualmente.
«Come mai vuoi saperlo?» chiese poi, piuttosto freddamente.
«No, bè, è una curiosità, non pensare male. È solo che tu sei circondata di spasimanti, sia tra i ragazzi che vivono a Jump City sia tra i supereroi. Insomma, credo ti sarai accorta di Aqualad, Speedy e persino di Mas e Minos! Per non parlare di Control Freak, sempre che si possa definire un eroe!» si spiegò il leader.
L’espressione della maga si addolcì: «Capisco. In realtà non c’è un motivo preciso, ma credo sia perché c’è qualcosa in lui di molto particolare. Mi attrae, forse perché è il mio esatto opposto. Ma anche perché è diverso. Oltre ad essere bello, naturalmente. Personalmente ritengo che i centimetri guadagnati in questi anni gli abbiano fatto bene.»
«E cosa diresti se anche io ti dovessi dire che mi piaci?» le domandò dopo parecchi minuti di silenzio.
La ragazza si fermò di nuovo. Lo guardò. Ma non superficialmente, lo guardò veramente: quello non era il solito Robin. Aveva perso tutta la sua aura di autorevolezza e carica, era un ragazzo che soffriva per qualcosa. Qualcosa che gli stava accadendo in quel momento. Non poteva essere… «Sei serio?» gli domandò.
Lui eluse il suo sguardo, ma lei gli si avvicinò e lo costrinse a guardarla. Adesso non aveva neanche la maschera a coprirgli gli occhi: Raven fissò i propri occhi violacei nei suoi azzurri, incatenandolo a lei.
In un soffio rispose: «Sì» e prima che lei potesse reagire la baciò delicatamente sulle labbra.
Raven rimase congelata. Non se l’aspettava. Non sapeva nemmeno cosa pensare. Cosa gli doveva dire? Cosa doveva fare?
Robin sembrò cogliere quel dissidio interiore e le disse: «Non ti preoccupare. Capisco che tu non possa provare niente di simile a quello che provi per Beast Boy per altri, ma… Volevo sapere cosa ne pensi di me.»
La ragazza riacquistò l’uso della parola: «Robin… Mi dispiace, non posso ricambiarti. Magari una volta, ma adesso…» deglutì «Adesso per me c’è solo B.B.. Per me tu sei come un fratello. Un fratello maggiore, se vuoi, ma più di così non posso fare. Mi dispiace tanto.»
La vetrina dell’estintore esplose.
«Rae, recupera il controllo di te stessa. Ti prego. Non volevo turbarti. Ma una cosa del genere non potevo tenermela dentro ancora per molto» la calmò il ragazzo-meraviglia. «Quello che volevo sapere l’ho saputo, mi spiace solo di non avertelo detto prima. Chissà, magari adesso al posto di B.B. potrei esserci io… Se soltanto…»
«Robin. Mi dispiace. Ma così è stato, non possiamo rimpiangere il passato. Sono sicura che è la scelta giusta per te. Io non sono adatta a te… Meriti di meglio.»
«Non dirlo neanche per scherzo. Non ora, almeno. Comunque meglio essere un fratello che un perfetto estraneo.»
«Già, a un estraneo non potrei fare questo» replicò lei, tirandogli un pugno in testa e aggiungendo: «O questo» gettandosi attorno al suo collo e stringendolo in un abbraccio davvero fraterno.
«Grazie, Rae. Sei grande, come sempre» le sussurrò lui nell’orecchio, stringendola a sua volta.
«Figurati. È il minimo che possa fare dopo averti rifiutato. Comunque non ti dimenticare quello che ho detto… Fratellone» gli rispose lei, lasciandolo andare.
«Mai… Sorellina» sorrise il ragazzo, guardandola.
«Continuiamo la visita?» domandò la mezzo-demone, accennando qualche passo lungo il corridoio.
«Volentieri» rispose lui, seguendola.
Stavano camminando già da un po’, quando improvvisamente Raven chiese: «Cos’è che ti piace di me?»
Robin arrossì di colpo, prima di balbettare: «Bèè… Ecco… Come posso spiegarti…»
«Calmati e rispondimi con tranquillità. Non mi offendo.»
«No, bè, ecco… A parte il fatto che sei davvero una bella ragazza…»
«Grazie» mormorò lei con un timido sorriso.
«Figurati. È la verità. Comunque anche per come sei: sei forte, sincera e non esiti a batterti per ciò che ritieni giusto. E poi hai un gran senso dell’umorismo. Ma mi spieghi il senso della domanda?»
«Così, per curiosità.»
«Quindi non ti offenderai se ti chiedo cosa ne pensi di me?»
«Bé… Ecco… Tu sei un gran leader, riesci a capire le persone, hai coraggio, sei forte e bè, sei anche bellino…»
«Oh, che gentile concessione» rise lui.
«Non rendere le cose ancora più difficili. Comunque sappi che se io ho un fan club tra i ragazzi di Jump City, tu ne hai almeno tre tra le ragazze.»
I due ragazzi scoppiarono a ridere e continuarono la visita, i cuori più leggeri di quando erano entrati, grati per quel momento.
 
I due gruppi si radunarono verso le quattro di pomeriggio, in centro.
«Raven! Allora, come è andata?» le domandò subito Beast Boy, stritolandola in un abbraccio e fulminando tutti quelli che osavano guardarla.
«Benone, ma adesso mi stai soffocando…» rispose lei, annaspando.
«Ottimo lavoro, Robin, è stato necessario fare del male a qualcuno?» chiese il ragazzo, continuando a stringerla.
«No, anche se mi fanno male gli occhi a furia di guardare storto la gente» rispose il ragazzo-meraviglia. «Ed è stato piacevole parlare con lei» aggiunse, scambiando un sorriso complice con Raven.
«Perfetto. Grazie, amico. Sempre debitore!» disse con tono cameratesco il mutaforma, prima di esclamare allegramente: «E ora tutti a mangiare una cialda per merenda!» e partire alla volta del chioschetto, tirandosi dietro la sua ragazza che aveva un’espressione indecifrabile sulla faccia. I tre Titans rimasti scoppiarono a ridere e poi li seguirono.
 
 
 
 
«Domani mattina ripartiamo…» mormorò Raven, appoggiandosi alla spalla di Beast Boy, guardando il panorama della città di Detroit in notturna, illuminata dalle luci dei grattacieli e dei lampioni.
«Già…» mormorò lui in risposta, abbracciandola e accarezzandole la mano, disegnando dei cerchi con le dita.
«Alla fine mi mancherà, sai? Sono successe un sacco di cose mentre eravamo qui.»
«Tipo?»
«Tipo il cameriere del secondo giorno, te che sei caduto nel fiume ieri, il concerto jazz, i musei, le serate insieme… E poi…» la ragazza si interruppe. Avrebbe dovuto dire a B.B. di Robin?
«E poi?» domandò lui curioso.
«E poi… E poi, cosa ne pensi di me?» domandò lei in risposta, cogliendolo di sorpresa.
«Rae? Che ti prende d’un tratto?»
«Avanti, B.B., è importante per me. Cosa pensi di me?»
«Rae… Cosa vuoi che pensi? Sei una ragazza meravigliosa, dolce e forte allo stesso tempo, sei una che sa quello che vuole e riesci a mettermi in ginocchio con uno sguardo. Sei l’unica ragazza che io abbia mai amato. E soprattutto, sei bellissima.»
«Credi davvero?»
«Rae, che ti prende? Certo che lo credo davvero. E hai anche uno strano senso dell’umorismo. E non capisci il mio. Ma forse questo non dovevo dirtelo…» scherzò lui, guardandola e prendendole il mento per farla voltare verso di lui. «Adesso mi spieghi che ti è preso? A cosa ti serve sapere cosa penso di te? L’importante è sapere che ti amo, no? E che tu ami me, perché mi ami, vero?»
«Certo, sciocco. È solo che… Bé… Te lo racconterò un’altra volta, okay?» concluse lei, stringendolo in un abbraccio lunghissimo, suggellato da un bacio tra i due.
Quando finalmente sentirono la necessità di ossigeno farsi strada nei loro polmoni si staccarono.
«Dici che dovremmo tornare?» chiese il ragazzo, guardando il fiume scorrere lento sotto di lui.
«Penso di sì, ci staranno cercando…» rispose lei.
«E allora andiamo.»
«Un momento solo, voglio fare una cosa.»
«Cosa?» domandò lui.
In risposta Raven si alzò in volo sopra la città e continuò a salire finché non ne ebbe una visione globale. Solo allora si fermò e mormorò: «Grazie, Detroit.»
Dopodiché si soffermò per un istante sulla sagoma del Detroit Historical Museum, poi, con un che di commozione negli occhi ridiscese verso terra.
 
«Ma sei pazza? Avrebbero potuto vederti!»
«Non importa, dovevo farlo» spiegò lei con un sorriso, stringendo la mano di Beast Boy e camminando con lui nella notte.
 
  
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