Disclaimer: i personaggi sono di
Fujimaki Tadatoshi.
Il titolo riprende un verso del sonetto assegnato come prompt.
Pairing: MidorimaTakao
Wordcount: 300 (fdp)
Prompt: Shakespeare, sonetto CXVI
Assegnato da: Rota
Note poco utili: ho la ferma
convinzione che non c’azzecchi nulla con il prompt,
giacché l’ho preso in senso generale (per la serie: l’amore vero supera tutto,
anche la demenza del tuo compagno) e ne ho semplicemente fatto il protagonista
indiretto della fanfic. Ma, ad ogni modo, tant’è 8D
Midorima Shintarou era una persona che per essere
concreta lo era, peccato si perdesse poi in superstizioni come quella sua mania
di portarsi dietro oggetti impensabili solo perché lo diceva un oroscopo.
Se si escludeva questo piccolo dettaglio, però, era sicuramente un ragazzo
posato e preciso e, soprattutto come studente, non era tipo da creare problemi
alla classe per un capriccio personale.
Ma Takao, quasi piegato in due su se stesso e troppo preso a ridere cercando inutilmente
di dissimulare – il che non aiutava i suoi nervi, per altro – era una forte
tentazione a lasciar perdere tutto.
«Hai finito?» sibilò fissandolo e aggiustandosi gli occhiali sul naso in un
gesto meccanico, sperando di ripristinare così, almeno in parte, la propria
calma zen.
Il moro alzò lo sguardo, le lacrime agli occhi: «M-Ma
Shin-chan» cercò di difendersi «è che mentre reciti…» e giù di nuovo a soffocare una risata.
«Non mi risulta tu abbia doti interpretative migliori.» ribatté – e, per la
cronaca, non era lui ad aver deciso di esibirsi in quella lettura (lo diceva
l’oroscopo che era un giorno sfortunato quello dell’estrazione in classe), né
di farsi assistere da Takao.
Lo vide alzare lo sguardo su di lui, un sorrisetto diverso da quello di puro
divertimento di prima, mentre si avvicinava fino ad osservarlo dal basso –
Midorima seduto alla propria scrivania, e quell’impiastro auto-invitatosi
inginocchiato come un cagnolino, i gomiti ora poggiati sulle sue gambe e il
viso sulle mani, in attesa.
«Potresti pensarmi mentre lo reciti, Shin-chan.»
osservò, fingendo un consiglio disinteressato.
Midorima si schiarì la voce, tornando a fissare il libro: «Come minimo userei
un tono funebre, se lo facessi.» ribatté infame.
Mentre Takao si lamentava della sua cattiveria, si disse che doveva fare
qualcosa per le uscite imbarazzanti e senza preavviso del suo compagno.
E per quel maledetto sonetto da recitare.