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Autore: CaskaLangley    23/01/2007    1 recensioni
Anche se è tornato finalmente a casa con i suoi amici, Sora non trova la pace che aveva dato per scontata. Forse anche la luce può essere troppa...? (Sora/Kairi) /Riku/Sora)
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutti e due

Tutti e due

Il mattino dopo, Sora dovette constatare che i morsi di Riku erano molto più pericolosi delle lance di Xaldin. Tutti i nervi dal collo in giù gli tiravano e bruciavano ancora in modo pazzesco, e se provava a toccare l’enorme macchia violacea che si era formata sulla spalla desiderava ardentemente poter usare un’energiga. Solo le sue parti basse, chissà perché, sembravano felici e contente.

Quella notte, con i muscoli che gli consentivano a stento di muoversi, la spalla che gli bruciava, i lividi che gli facevano male in qualunque modo si mettesse e l’odore di Riku che si mescolava a quello ancora distinguibile dello sperma, aveva dormito meravigliosamente bene.

Nemmeno i sogni erano riuscito a turbarlo, sogni quantomeno realistici in cui Axel gli stava sopra e tutto intorno esattamente come gli era stato Riku, con la non trascurabile differenza che erano completamente nudi, stavano facendo l’amore, e lui gli ripeteva adorante che era il suo piccolo Roxas.

Che. Imbarazzo.

Veramente.

Ma mentre sognava, era felice.

Guardando fuori dalla finestra vide Kairi che si accingeva a suonare il campanello. Ci picchiò i pugni per attirare la sua attenzione e quando lei lo vide gli sorrise e gli fece cenno di scendere. Sora si precipitò giù dalle scale dopo essersi infilato le prime cose che aveva trovato, e quelle cose furono i vestiti che indossava la sera prima, che erano sporchi di terra e odoravano del suo sudore e di quello di Riku, per non parlare nello specifico dei pantaloni. Immaginava che non fosse una buona idea avvicinarsi troppo a Kairi in quello stato, ma aveva voglia di vederla, non aveva tempo per cambiarsi, e comunque a lui quell’odore piaceva.

Aprì la porta e se la trovò davanti, come una perla quando apri la conchiglia.

Si pentì subito di non essersi messo dei vestiti puliti.

Kairi indossava un abitino color crema, e tra i capelli aveva un rametto di fiori bianchi. La luce non aggressiva del mattino la rendeva ancora più armoniosa in ogni sfumatura di colore.

Maledetti vestiti sporchi.

Kairi lo salutò e si avvicinò. Lui indietreggiò e lei lo guardò interrogativa, così dovette ammettere: "E’ meglio se mi stai lontana, puzzo da far schifo…"

Kairi rise e gli diede retta: "Volevo vedere come stava la tua guancia."

A lui faceva così male la spalla che della guancia si era completamente dimenticato, tantopiù che la gengiva aveva smesso di sanguinare. Se la colpì con un pugno simbolico e le strizzò l’occhio: "Stai tranquilla, mi riprendo in fretta."

"Però è ancora tutta livida…" gli fece cenno di aspettare con la mano e tirò fuori da una borsa di paglia una boccetta "Vi ho preso questo. Stavo andando da Riku per darglielo. Se avete fatto a botte, conoscendovi, chissà come siete ridotti dove non posso vedervi."

Sora avrebbe voluto abbracciarla per la gratitudine. Non avrebbe avuto l’effetto di un’energiga, ma insomma, meglio di niente.

"Vieni con me?"

"Credo che Riku stia dormendo, non so se è il caso di svegliarlo, poi diventa cattivo…"

"Ma no, è gentile anche se lo svegliamo."

"Se lo svegli tu, forse."

Kairi gli prese una mano, tirandolo un po’, con il sorriso sulle labbra: "Dai, vieni."

"Sì, certo, tanto se deve picchiare uno dei due non si fa certo dubbi su chi scegliere…"

Lei rise e lo tirò ancora: "Vorrà dire che ti potrai nascondere dietro le mie spalle. Ti proteggerò io, per una volta."

Sora capì di non poter resistere ad una proposta del genere, e sospirò: "Fammi almeno andare a cambiare."

"Ma no, va bene così!"

Non poteva vincere contro di lei, era chiaro da sempre, quindi si lasciò trascinare di buona lena fino al rifugio, dove lei strappò un altro rametto di fiori bianchi e se lo mise sull’altro lato della testa. Sembravano un’aureola, adesso, o una piccola corona discreta che le si addiceva perfettamente.

Sora guardò il cespuglio e mormorò senza volerlo: "Le cose sono cambiate così tanto, solo piantando dei fiori…"

"Non è detto che il cambiamento debba essere una cosa negativa…"

Lui la guardò e vide che anche lei lo stava guardando.

Vorrei che non lo fosse avrebbe voluto dirle, ma quelle parole si fermarono a lungo sulla lingua prima di ritornare nella gola. Le disse invece: "Te lo tengo aperto, fai attenzione a non graffiarti."

Kairi scosse la testa e sospirò: "Sora, non succede niente se mi faccio un graffio. Non preoccuparti per queste cose. Non devi più proteggermi, adesso."

Anche se lo aveva detto col sorriso, Sora sentì che non c’era al mondo cosa peggiore che qualcuno avrebbe potuto dirgli. E che glielo dicesse proprio Kairi lo rendeva ancora più difficile.

Con un incredibile senso di rassegnazione la lasciò passare in mezzo al cespuglio senza aiutarla. Poi si intenerì, quando una volta nel rifugio vide che lei era l’unica che ancora non dovesse fare attenzione a camminare nel passaggio.

Come aveva immaginato, Riku stava dormendo.

Era a petto nudo, e sulla schiena aveva delle profonde strisciate rosse che sembravano fatte dagli artigli della Bestia. Sora fece uno stupido sorriso soddisfatto, poi si guardò intorno e vide che la giacca e la maglia di Riku erano ancora dove li avevano lasciati quella notte.

Kairi si inginocchiò vicino a lui e gli posò una mano sulla spalla, poi cominciò a scuoterlo dolcemente e a chiamarlo.

"Sono sveglio, Kairi."

Lei gli tolse i capelli da davanti alla faccia con le dita, e cominciò con un tono affettuoso da mamma: "Ti ho portato un unguento per le ferite. Ma cos’è successo al tuo collo, ti ha morso una tigre?"

"Un leone. Era grosso come una cavalletta, ma con dei denti malefici…" e aprì leggermente un occhio per guardare in direzione di Sora.

"Siete proprio due stupidi. Non siete cambiati affatto da quando facevate a gara per chi raggiungeva prima la stella…"

"Dodici a cinquantacinque, vorrei ricordare" disse Riku mettendosi sulla schiena.

Sora protestò: "Ero almeno a quindici!"

"Puoi essere anche a diciotto, ma sei sempre un perdente…"

"Almeno non mi rassegno…"

"Questo lo devo ammettere."

Sora annuì orgoglioso, poi Riku aggiunse: "Ma chi può dire se sia un bene?"

"E’ un bene. Lo sappiamo tutti che questo è il lato migliore di Sora" disse Kairi, mentre sbatacchiava la boccetta per versarsi delle gocce sulle mani.

Sora si inginocchiò vicino a lei e guardò Riku con un sorriso sornione di sfida: "Visto? E’ il mio lato migliore. Tu che lati migliori hai?"

"Per esempio non puzzo."

Sora si annusò e si allontanò accuratamente da Kairi.

"Di chi è la colpa se puzzo così, eh? Scusa se io ho una casa vera e non posso farmi il bagno alle quattro del mattino come te!"

Riku lo guardò come se volesse dire qualcosa, ma poi rimase in silenzio e distolse lo sguardo. Meglio così, perché Sora già stava trattenendo il respiro. Si tranquillizzò, e si rivolse a Kairi: "Qual è il lato migliore di Riku?"

Lei si stava sfregando le mani per spargere bene l’olio: "Fammi pensare…"

"Visto? Ci deve pensare!"

"Certo che ci deve pensare, è difficile scegliere il mio lato migliore visto quanti ce ne sono."

"Non è vero, se ne sta inventando uno credibile per non offenderti."

"Il lato migliore di Riku è la sua coscienza" disse lei, estranea al loro infantilismo.

Riku sorrise amaramente, strusciando il viso contro le braccia come un gatto pigro: "Con tutti quelli che potevi scegliere come hai fatto a toppare così clamorosamente?"

Kairi gli posò le mani sulla schiena e cominciò a massaggiarlo. Sora per un attimo fu geloso, di tutti e due.

Non voleva che lui venisse toccato così dalle sue mani, né che lei s’intromettesse nel loro mondo e alterasse i segni che gli aveva lasciato sul corpo. Quelli erano i suoi segni.

"Ma stai zitto, è inutile che fai la scena con me, vi conosco troppo bene. Tutti e due."

"Come fai a dirlo?"

Sora raggelò.

Kairi, invece, continuò a sorridere come chi la sa lunga, massaggiandolo come se niente fosse.

"Perché conosco i vostri cuori…Ci ho guardato dentro per tutti questi anni. Ho visto il meglio di voi, e anche il peggio. Io so esattamente quello che siete."

Si spostò i capelli dietro un orecchio con il polso per non ungerli. Un rametto di fiorellini bianchi le scivolò sulla spalla, poi cadde a terra.

"Siete i miei eroi."

Sora guardò il rametto a terra, e si sentì come se quei fiori oltre all’entrata del rifugio gli avessero anche ricoperto il cuore. Erano bellissimi, e avevano un buon profumo…ma lo rendevano inaccessibile. Così difficile da raggiungere senza graffiarsi…

Riku in quel momento stava guardando altrove, come sempre. Il suo pensiero era rapito da altri mondi, mondi lontani da quello, mondi dove loro non c’erano.

Il suo sguardo verde perso nel vuoto lo faceva sentire come se loro tre fossero ancora divisi ai capi opposti dell’universo, e non c’era palazzo, buco nero, scalinata o battaglia che potesse risanare quella orribile frattura

  
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