CAPITOLO
SEI
-Ville!- esclamò sorpreso
Burton trovandosi il cantante fuori dalla porta di casa alle 7 del
mattino.
-Ciao, Burton, scusa se
arrivo così presto, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno.- si scusò Ville
entrando in casa del tastierista. -Eevi* sta
ancora dormendo?-
-Si è appena addormentata,
non ha mai dormito stanotte… Quella maestra incompetente non sa tenere d’occhio
i bambini e questi si fanno male e poi non dormono!- protestò Burton storcendo
il naso.
-Poverina… ma se vuoi torno
dopo, non voglio disturbarvi. Tua moglie sarà stanca se è dovuta stare tutta la
notte dietro alla piccola.- disse Ville rimanendo in piedi vicino alla
porta.
-No, tanto sono di sopra,
non ci sentono.- rispose Burton –E poi mi devi chiarire cos’è successo due
giorni fa in studio. Linde mi ha chiamato che era incazzato
nero.-
Ville fece una smorfia di
disgusto, non aveva voglia di parlare della faccenda Rebekka, loro non potevano
capire.
-Non mi va di parlarne.-
disse sedendosi sulla poltrona del salotto di Burton –Linde ti avrà già convinto
che lui ha ragione e io torto, quindi è anche inutile
farlo.-
-A dir la verità mi ha
detto solo che hai conosciuto una ragazza e che sei un incosciente.- replicò il
tastierista. –Poi ha cominciato a insultare il mondo e non l’ho più seguito. Ma
visto che ieri dovevamo registrare e non ti sei presentato ho pensato fosse
qualcosa di abbastanza grave.-
Ville cominciò a giocare
con l’orlo della sua giacca, non poteva fumare in casa di Burton, sua moglie non
voleva, quindi quello era l’unico modo per scaricare la tensione. –Non è grave,
ma abbastanza fastidiosa da farmi passare la voglia di vedere Linde e Migé.-
rispose.
-Lo considero grave… Tu e
Migé non litigate quasi mai, invece ultimamente siete come cane e gatto. Per non
parlare di te e Linde!!- commentò Burton, il quale non aveva voglia di far
correre la questione.
-Io voglio bene a Linde e
Migé, solo che ultimamente non mi stanno molto simpatici.- obiettò
Ville.
-Ti prego, dimmi che è
successo, così capisco perché vi evitate e cerco di non fare lo stesso errore!-
insistette il tastierista.
Ville lanciò un’occhiata
all’amico che lo fissò esigente. Sospirò –Ho conosciuto una ragazza, ci sto
uscendo e non le ho detto, né tantomeno ho intenzione di farlo, che sono un
vampiro.-
Burton diventò livido. –E’…
è… è la prima volta che te lo sento dire.- balbettò sconvolto –Non l’avevo
ancora realizzato bene, come credevo.-
Ville sorrise amareggiato
–Nemmeno io, mai quanto due sere fa.-
-Che è
successo?-
Ville non era sicuro di
doverlo dire a Burton, non avrebbe capito, non poteva… gli mancavano i concetti
di fondo. Se gli avesse detto che aveva provato la tremenda tentazione di
mordere Rebekka l’avrebbe obbligato a lasciarla perdere, e forse l’avrebbe pure
detto a Linde. Tuttavia Burton non sembrava voler cedere e ormai lui aveva
lanciato l’argomento, era colpa sua. –Ho avuto la tentazione di morderla.-
disse, tormentando ulteriormente l’orlo della giacca che cominciava ad
arricciarsi.
Burton lo guardò allarmato
–Ma… se l’avessi fatto… dico, non sarebbe accaduto nulla, vero? Cioè, tu sei un
vampiro solo nella settimana di plenilunio.- cercò di convincere più se stesso
che Ville.
-Ma se ho provato l’istinto
di farlo ora, potrei farlo anche in quella settimana, se solo non riuscissi a
controllarmi.- replicò Ville.
-Ora capisco cosa intendeva
Linde.- sussurrò Burton –Dovresti stare attento, Ville, non dirò che non puoi
avere una vita privata, ma devi stare attento.-
-Non smetterò di uscire con
lei, nemmeno se Linde decidesse di non rivolgermi mai più la parola. Mi sembra
che sia l’unica a farmi stare meglio tra tutti quelli che conosco.- disse il
darkman.
Burton rimase negativamente
colpito da quella frase –Non è carino quello che hai detto. Noi ci siamo sempre
stati, ci saremo sempre e non puoi permetterti di dire che non abbiamo cercato
di aiutarti in tutti i modi possibili!- sbottò infastidito. Non voleva sgridare
Ville, ma quella frase era stata la più crudele di tutte quelle dette dal
cantante in quegli ultimi giorni.
Ville abbassò lo sguardo
colpevole –Scusami, hai ragione. Io non so cosa mi stia succedendo, ma
probabilmente non reggo più questa situazione.-
-Finché non troviamo una
soluzione sarà stabile, Ville, devi cominciare a
conviverci.-
-Sarà eterna, non ci sono
soluzioni.-
-Cerca di essere più
ottimista a volte!- gli sorrise Burton, il quale aveva già sbollito la
rabbia.
-Da quando in qua può
essere ottimista il sottoscritto?- domandò con un sorriso
vuoto.
-Avanti, Valo, in fondo
basta solo che stai attento, per il resto ci siamo noi.- gli rispose Burton
lanciandogli contro un cuscino –Solo non trattarci più come se non ci fossimo,
chiaro?-
-Ricevuto.- annuì Ville
rilanciando il cuscino sul suo legittimo divano.
-E’ tutto a posto
ora.-
E’ tutto a posto
ora.
-Come sarebbe a dire “è
tutto a posto ora”???- sbottò Linde.
-Linde, calmati, non puoi
controllare Ville 24/7 come fai ora! Ha diritto alla sua vita!- replicò
Burton.
-Perché, forse lei non ha
bisogno di una vita normale? Ville non le dà la possibilità di
scelta!-
Erano a casa del
chitarrista, approfittando del fatto che Manne e Olivia erano assenti. Burton
aveva rivelato il colloquio avuto col cantante del gruppo, evitando però di
rivelare il particolare degli istinti animaleschi di Ville. Linde non l’aveva
presa bene.
-Cazzo, gli stiamo troppo
addosso! Ha ragione ad arrabbiarsi!- gridò Migé facendo ripiombare la stanza nel
silenzio più assoluto. –Non abbiamo il diritto di trattarlo come un animale
pericoloso!-
Linde e Migé si scambiarono
due occhiate glaciali.
-Migé ha ragione, Ville ha
diritto di vivere. Dirà tutto alla ragazza al momento opportuno.- intervenne
Gas.
-Cioè quando? Quando
saranno troppo intimi per fare una rivelazione così importante? Hai visto come
ha reagito Jonna, non rischierà mai un’altra volta una storia che reputa
importante. Sapete com’è fatto.- replicò Linde.
-Non rinominarmi quella
donna. E’ tutta colpa sua se Ville è in questo stato.- mugolò Migé ripiombando
sul divano accanto a Burton.
-E’ anche colpa nostra,
altrimenti Ville non mi avrebbe detto quelle parole così odiose.- aggiunse il
tastierista lanciando uno sguardo a Linde.
-Dobbiamo darci una
calmata…- concordò Gas girovagando per il salotto.
Linde rimase in silenzio,
pensieroso. Non voleva che il suo amico lo odiasse né che facesse delle cazzate,
però. Quella ragazza doveva sapere, non poteva rischiare così grosso senza
saperlo. La sua coscienza gli impediva di appoggiare Ville quella volta, ma la
sua amicizia protestava decisamente contro il suo comportamento da despota. –Ero
disposto ad aspettare che Ville tornasse in sé, l’ho promesso, ma gli do un
limite di tempo di un mese per dirle quello che gli è successo, altrimenti lo
farò io.-
-Non è leale, Linde.- lo
rimproverò Migé.
-Nemmeno l’egoismo di Ville
lo è, solo che lui può scegliere di fare il coglione. E comunque, Burton, non
dovevi dirgli che era tutto a posto, gli hai fornito l’appoggio che
cercava.-
Burton allargò le braccia
verso Linde –Che volevi che gli dicessi? Dobbiamo fare un album, e se Ville
rimane incazzato la sua ira in confronto a quella di Seppo per il nostro ritardo
sarà un leggero capriccio da ragazzina!-
-Lo è già adesso, mi
sembra.- replicò acido Linde. Ce l’aveva a morte con Ville per quel suo
comportamento infantile, era ora che cominciasse a crescere come
tutti.
-Dagli tempo, Linde, e
comincia a fare meno la suocera.- lo canzonò Gas dandogli un pugno sulla
spalla.
Linde sorrise rassegnato.
Aveva tutti contro, ma prima o poi Ville avrebbe capito o ne avrebbe pagato le
conseguenze. L’ultimatum di un mese però rimaneva, non poteva mettere a rischio
una persona innocente.
Come se Ville fosse stato
telepatico con i suoi colleghi, sentì un atroce senso di colpa assalirlo mentre
suonava al campanello dell’appartamento di quel palazzo.
Quando Rebekka gli venne ad
aprire con addosso solo una felpa e un paio di shorts sul suo viso si allargò un
sorriso compiaciuto. –Ciao!-
Rebekka lo guardò stupita
–Ciao, ma… che ci fai qui? Come facevi a sapere che non ero a lavoro?-
domandò.
-Ho chiesto al tuo capo
ieri sera, e mi ha detto che avevi il giorno libero.- rispose il
cantante.
-Ah sì? E che altro ti ha
detto?- chiese ancora lei incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite
della porta facendo ondeggiare la lunga coda di cavallo.
-Che quando hai il giorno
libero lo passi a casa stravaccata davanti alla TV.-
Rebekka divenne rossa –Bè.
Insomma… non proprio stravaccata!- protestò facendo ridere il darkman. –Come hai
fatto a trovare il mio appartamento? Non sai il mio
cognome!-
-Ho cercato una Rebekka su
ogni campanello. Ora so che ti chiami… Rebekka Ylönen.- rispose Ville piegandosi
all’indietro per leggere l’etichetta sul campanello.
-E se ci fosse stata più di
una Rebekka in questo edificio?- lo sfidò lei.
-Allora avrei suonato a
tutti i campanelli fino a che non mi fosse venuta ad aprire quella bella ragazza
che ho conosciuto al bar una settimana fa.- disse lui con un sorriso di trionfo
in faccia –Ho avuto fortuna.-
Rebekka abbassò lo sguardo
per evitare di arrossire nuovamente. –Che volevi?-
-Visto che hai il giorno
libero mi chiedevo se non ti andasse di uscire con me, questa sera.- replicò
Ville –Mi devi una seconda uscita, ricordi?-
-E’ vero.- asserì la
ragazza –Allora aspetta un attimo che mi vesto e poi sono da te. Se vuoi
accomodarti intanto.- aggiunse poi indicandogli il
soggiorno.
-No, ti aspetto qui così ti
sbrighi.- decise Ville. Se fosse entrato sarebbe rimasto, e stava già correndo
troppo, senza accelerare anche quei tempi.
-Allora preparati a una
lunga attesa scomoda!- replicò lei prima di dirigersi verso il bagno per
cambiarsi.
Aveva atteso talmente tanto
tempo che per quanto ci avrebbe messo Rebekka, a lui sarebbe parsa un’inezia.
Rimase così ad aspettarla, appoggiato di schiena sullo stipite dell’appartamento
n°5 al terzo piano del condominio.
salve a tutti! grazie 1000 per i commenti come sempre! ^^ sono contenta vi sia piaciuta la casa, non so come mi sia venuta in mente, me la devo essere sognata di notte, ma se piace non mi lamento. so che questo capitolo è un po' corto, ma mi serviva da legame col prossimo, che sarà mooooolto più interessante. non anticipo nulla però. ^^" keep on enjoing me!
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