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Autore: musicaddict    23/01/2007    2 recensioni
Da quando era successo, le notti di luna piena si doveva chiudere in casa. Non poteva uscire, avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno e questa era l’ultima cosa che voleva. Migé, Linde, Burton e Gus erano sempre pronti a dargli una mano in caso di bisogno, ma Ville preferiva lasciarli fuori da questa storia, se ,lui non fosse stato in grado di controllarsi avrebbe fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito amaramente. Alla stampa avevano dichiarato che Ville aveva contratto una strana malattia durante un viaggio, per spiegare alcuni strani comportamenti del cantante.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SEI

 

-Ville!- esclamò sorpreso Burton trovandosi il cantante fuori dalla porta di casa alle 7 del mattino.

-Ciao, Burton, scusa se arrivo così presto, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno.- si scusò Ville entrando in casa del tastierista. -Eevi* sta ancora dormendo?-

-Si è appena addormentata, non ha mai dormito stanotte… Quella maestra incompetente non sa tenere d’occhio i bambini e questi si fanno male e poi non dormono!- protestò Burton storcendo il naso.

-Poverina… ma se vuoi torno dopo, non voglio disturbarvi. Tua moglie sarà stanca se è dovuta stare tutta la notte dietro alla piccola.- disse Ville rimanendo in piedi vicino alla porta.

-No, tanto sono di sopra, non ci sentono.- rispose Burton –E poi mi devi chiarire cos’è successo due giorni fa in studio. Linde mi ha chiamato che era incazzato nero.-

Ville fece una smorfia di disgusto, non aveva voglia di parlare della faccenda Rebekka, loro non potevano capire.

-Non mi va di parlarne.- disse sedendosi sulla poltrona del salotto di Burton –Linde ti avrà già convinto che lui ha ragione e io torto, quindi è anche inutile farlo.-

-A dir la verità mi ha detto solo che hai conosciuto una ragazza e che sei un incosciente.- replicò il tastierista. –Poi ha cominciato a insultare il mondo e non l’ho più seguito. Ma visto che ieri dovevamo registrare e non ti sei presentato ho pensato fosse qualcosa di abbastanza grave.-

Ville cominciò a giocare con l’orlo della sua giacca, non poteva fumare in casa di Burton, sua moglie non voleva, quindi quello era l’unico modo per scaricare la tensione. –Non è grave, ma abbastanza fastidiosa da farmi passare la voglia di vedere Linde e Migé.- rispose.

-Lo considero grave… Tu e Migé non litigate quasi mai, invece ultimamente siete come cane e gatto. Per non parlare di te e Linde!!- commentò Burton, il quale non aveva voglia di far correre la questione.

-Io voglio bene a Linde e Migé, solo che ultimamente non mi stanno molto simpatici.- obiettò Ville.

-Ti prego, dimmi che è successo, così capisco perché vi evitate e cerco di non fare lo stesso errore!- insistette il tastierista.

Ville lanciò un’occhiata all’amico che lo fissò esigente. Sospirò –Ho conosciuto una ragazza, ci sto uscendo e non le ho detto, né tantomeno ho intenzione di farlo, che sono un vampiro.-

Burton diventò livido. –E’… è… è la prima volta che te lo sento dire.- balbettò sconvolto –Non l’avevo ancora realizzato bene, come credevo.-

Ville sorrise amareggiato –Nemmeno io, mai quanto due sere fa.-

-Che è successo?-

Ville non era sicuro di doverlo dire a Burton, non avrebbe capito, non poteva… gli mancavano i concetti di fondo. Se gli avesse detto che aveva provato la tremenda tentazione di mordere Rebekka l’avrebbe obbligato a lasciarla perdere, e forse l’avrebbe pure detto a Linde. Tuttavia Burton non sembrava voler cedere e ormai lui aveva lanciato l’argomento, era colpa sua. –Ho avuto la tentazione di morderla.- disse, tormentando ulteriormente l’orlo della giacca che cominciava ad arricciarsi.

Burton lo guardò allarmato –Ma… se l’avessi fatto… dico, non sarebbe accaduto nulla, vero? Cioè, tu sei un vampiro solo nella settimana di plenilunio.- cercò di convincere più se stesso che Ville.

-Ma se ho provato l’istinto di farlo ora, potrei farlo anche in quella settimana, se solo non riuscissi a controllarmi.- replicò Ville.

-Ora capisco cosa intendeva Linde.- sussurrò Burton –Dovresti stare attento, Ville, non dirò che non puoi avere una vita privata, ma devi stare attento.-

-Non smetterò di uscire con lei, nemmeno se Linde decidesse di non rivolgermi mai più la parola. Mi sembra che sia l’unica a farmi stare meglio tra tutti quelli che conosco.- disse il darkman.

Burton rimase negativamente colpito da quella frase –Non è carino quello che hai detto. Noi ci siamo sempre stati, ci saremo sempre e non puoi permetterti di dire che non abbiamo cercato di aiutarti in tutti i modi possibili!- sbottò infastidito. Non voleva sgridare Ville, ma quella frase era stata la più crudele di tutte quelle dette dal cantante in quegli ultimi giorni.

Ville abbassò lo sguardo colpevole –Scusami, hai ragione. Io non so cosa mi stia succedendo, ma probabilmente non reggo più questa situazione.-

-Finché non troviamo una soluzione sarà stabile, Ville, devi cominciare a conviverci.-

-Sarà eterna, non ci sono soluzioni.-

-Cerca di essere più ottimista a volte!- gli sorrise Burton, il quale aveva già sbollito la rabbia.

-Da quando in qua può essere ottimista il sottoscritto?- domandò con un sorriso vuoto.

-Avanti, Valo, in fondo basta solo che stai attento, per il resto ci siamo noi.- gli rispose Burton lanciandogli contro un cuscino –Solo non trattarci più come se non ci fossimo, chiaro?-

-Ricevuto.- annuì Ville rilanciando il cuscino sul suo legittimo divano.

-E’ tutto a posto ora.-

E’ tutto a posto ora.

-Come sarebbe a dire “è tutto a posto ora”???- sbottò Linde.

-Linde, calmati, non puoi controllare Ville 24/7 come fai ora! Ha diritto alla sua vita!- replicò Burton.

-Perché, forse lei non ha bisogno di una vita normale? Ville non le dà la possibilità di scelta!-

Erano a casa del chitarrista, approfittando del fatto che Manne e Olivia erano assenti. Burton aveva rivelato il colloquio avuto col cantante del gruppo, evitando però di rivelare il particolare degli istinti animaleschi di Ville. Linde non l’aveva presa bene.

-Cazzo, gli stiamo troppo addosso! Ha ragione ad arrabbiarsi!- gridò Migé facendo ripiombare la stanza nel silenzio più assoluto. –Non abbiamo il diritto di trattarlo come un animale pericoloso!-

Linde e Migé si scambiarono due occhiate glaciali.

-Migé ha ragione, Ville ha diritto di vivere. Dirà tutto alla ragazza al momento opportuno.- intervenne Gas.

-Cioè quando? Quando saranno troppo intimi per fare una rivelazione così importante? Hai visto come ha reagito Jonna, non rischierà mai un’altra volta una storia che reputa importante. Sapete com’è fatto.- replicò Linde.

-Non rinominarmi quella donna. E’ tutta colpa sua se Ville è in questo stato.- mugolò Migé ripiombando sul divano accanto a Burton.

-E’ anche colpa nostra, altrimenti Ville non mi avrebbe detto quelle parole così odiose.- aggiunse il tastierista lanciando uno sguardo a Linde.

-Dobbiamo darci una calmata…- concordò Gas girovagando per il salotto.

Linde rimase in silenzio, pensieroso. Non voleva che il suo amico lo odiasse né che facesse delle cazzate, però. Quella ragazza doveva sapere, non poteva rischiare così grosso senza saperlo. La sua coscienza gli impediva di appoggiare Ville quella volta, ma la sua amicizia protestava decisamente contro il suo comportamento da despota. –Ero disposto ad aspettare che Ville tornasse in sé, l’ho promesso, ma gli do un limite di tempo di un mese per dirle quello che gli è successo, altrimenti lo farò io.-

-Non è leale, Linde.- lo rimproverò Migé.

-Nemmeno l’egoismo di Ville lo è, solo che lui può scegliere di fare il coglione. E comunque, Burton, non dovevi dirgli che era tutto a posto, gli hai fornito l’appoggio che cercava.-

Burton allargò le braccia verso Linde –Che volevi che gli dicessi? Dobbiamo fare un album, e se Ville rimane incazzato la sua ira in confronto a quella di Seppo per il nostro ritardo sarà un leggero capriccio da ragazzina!-

-Lo è già adesso, mi sembra.- replicò acido Linde. Ce l’aveva a morte con Ville per quel suo comportamento infantile, era ora che cominciasse a crescere come tutti.

-Dagli tempo, Linde, e comincia a fare meno la suocera.- lo canzonò Gas dandogli un pugno sulla spalla.

Linde sorrise rassegnato. Aveva tutti contro, ma prima o poi Ville avrebbe capito o ne avrebbe pagato le conseguenze. L’ultimatum di un mese però rimaneva, non poteva mettere a rischio una persona innocente.

Come se Ville fosse stato telepatico con i suoi colleghi, sentì un atroce senso di colpa assalirlo mentre suonava al campanello dell’appartamento di quel palazzo.

Quando Rebekka gli venne ad aprire con addosso solo una felpa e un paio di shorts sul suo viso si allargò un sorriso compiaciuto. –Ciao!-

Rebekka lo guardò stupita –Ciao, ma… che ci fai qui? Come facevi a sapere che non ero a lavoro?- domandò.

-Ho chiesto al tuo capo ieri sera, e mi ha detto che avevi il giorno libero.- rispose il cantante.

-Ah sì? E che altro ti ha detto?- chiese ancora lei incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite della porta facendo ondeggiare la lunga coda di cavallo.

-Che quando hai il giorno libero lo passi a casa stravaccata davanti alla TV.-

Rebekka divenne rossa –Bè. Insomma… non proprio stravaccata!- protestò facendo ridere il darkman. –Come hai fatto a trovare il mio appartamento? Non sai il mio cognome!-

-Ho cercato una Rebekka su ogni campanello. Ora so che ti chiami… Rebekka Ylönen.- rispose Ville piegandosi all’indietro per leggere l’etichetta sul campanello.

-E se ci fosse stata più di una Rebekka in questo edificio?- lo sfidò lei.

-Allora avrei suonato a tutti i campanelli fino a che non mi fosse venuta ad aprire quella bella ragazza che ho conosciuto al bar una settimana fa.- disse lui con un sorriso di trionfo in faccia –Ho avuto fortuna.-

Rebekka abbassò lo sguardo per evitare di arrossire nuovamente. –Che volevi?-

-Visto che hai il giorno libero mi chiedevo se non ti andasse di uscire con me, questa sera.- replicò Ville –Mi devi una seconda uscita, ricordi?-

-E’ vero.- asserì la ragazza –Allora aspetta un attimo che mi vesto e poi sono da te. Se vuoi accomodarti intanto.- aggiunse poi indicandogli il soggiorno.

-No, ti aspetto qui così ti sbrighi.- decise Ville. Se fosse entrato sarebbe rimasto, e stava già correndo troppo, senza accelerare anche quei tempi.

-Allora preparati a una lunga attesa scomoda!- replicò lei prima di dirigersi verso il bagno per cambiarsi.

Aveva atteso talmente tanto tempo che per quanto ci avrebbe messo Rebekka, a lui sarebbe parsa un’inezia. Rimase così ad aspettarla, appoggiato di schiena sullo stipite dell’appartamento n°5 al terzo piano del condominio.

salve a tutti! grazie 1000 per i commenti come sempre! ^^ sono contenta vi sia piaciuta la casa, non so come mi sia venuta in mente, me la devo essere sognata di notte, ma se piace non mi lamento. so che questo capitolo è un po' corto, ma mi serviva da legame col prossimo, che sarà mooooolto più interessante. non anticipo nulla però. ^^" keep on enjoing me!

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