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Autore: kyelenia    09/07/2012    2 recensioni
Se sei in equilibrio su un filo non basta che una piccola spinta per farti cadere da un lato o dall'altro.
Mentre gli occhi di coloro che erano stati la sua famiglia al liceo squadravano lui e il suo improbabile accompagnatore, Sebastian Smythe il criceto malefico, le ragioni per cui si trovava lì, con lui, sei anni dopo gli passarono davanti agli occhi, come un film che stava andando in onda nel suo cervello.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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3. Smoothness

Kurt era stato circa un'ora in contemplazione di fronte al suo armadio, incerto su cosa indossare.

Non voleva impressionare Sebastian, non era assolutamente quella la sua intenzione, semplicemente era indeciso.

Proprio perché non gli interessava minimamente essere sexy alla fine aveva optato per un paio di jeans indecentemente aderenti - e Blaine gli aveva sempre detto che gli fasciavano il culo in modo strepitoso - una camicia grigia e un gilet nero. Lui era un uomo e voleva renderlo ben evidente.

Però non aveva nulla a che fare con Sebastian, assolutamente niente.

Dopo circa un paio di ore era riuscito ad arrivare in ospedale; in particolare nel bel mezzo della coda davanti al banco informazioni. C'erano ancora una decina di persone davanti a lui, si stava annoiando e non si perdeva neanche uno degli sguardi che alcune infermiere avevano lanciato al suo sedere.

Wow. Delle donne lo avevano guardato.

Il giusto paio di pantaloni poteva fare miracoli, Kurt ne era sempre stato convinto e adesso ne aveva la prova lampante.

Quando, finalmente, si trovò di fronte l'infermiera che si occupava dei visitatori la donna gli sorrise. Aveva gli occhi color nocciola, grandi e luminosi, ed un sorriso aperto e sincero.

«Buongiorno, il mio nome è Kurt Hummel e vorrei far visita ad un paziente che dovrebbe essere ricoverato nel reparto di ortopedia, Sebastian Smythe

La donna annuì per dimostrare di avergli prestato attenzione, poi digitò qualcosa sulla tastiera del computer. Tornò a guardarlo con un sorriso.

«Camera 587, quarto piano.»

Gli passò un adesivo da attaccare per farsi riconoscere. Conosceva quella procedura ormai, era la stessa che aveva seguito quando era andato a trovare Dave.

«La ringrazio, arrivederci.»

«Grazie a te.»

Il sorriso della donna, se possibile, si fece ancora più ampio e Kurt si trovò a chiedersi se per caso non rischiasse una paresi facciale a furia di farlo. Lo ricambiò nel modo più convincente possibile, anche se in realtà le sue mani avevano cominciato a sudare e il suo cuore stava incomprensibilmente battendo ad una velocità una decina di volte superiore rispetto al normale.

Le porte di metallo dell'ascensore si chiusero davanti ai suoi occhi e Kurt cominciò a guardarsi attorno: l'ascensore era spazioso, nuovo, e si trovò a considerarlo la vista più interessante del mondo. Il nervosismo poteva causare dei pensieri assurdi.

Mentre percorreva il corridoio del quarto piano le sue mani sembravano aver deciso che anche tremare sarebbe stata un'idea perfetta e non accennavano a smettere.

C'entrava Sebastian, sì, almeno a se stesso doveva ammetterlo, però non era soltanto quello. Semplicemente provava un odio viscerale nei confronti degli ospedali.

Ci era stato durante la malattia di sua madre, e poi sua madre era morta.

Ci era stato dopo l'infarto di suo padre, che sembrava non volersi svegliare, ma alla fine ce l'aveva fatta, senza conseguenze.

Vi si era recato a trovare David dopo il tentato suicidio e il ragazzo era ancora vivo e sembrava essersene sinceramente pentito.

Le cose sembravano migliorare col passare del tempo.

E quel giorno stava semplicemente andando a trovare un amico esibizionista che, per mettersi in mostra, era finito, letteralmente col culo per terra. Forse in modo un tantino violento. Quindi non aveva alcun motivo per cui sentirsi nervoso o preoccupato.

La porta della camera 587 era chiusa e Kurt bussò aspettando che Sebastian lo invitasse ad entrare. Quando udì la voce del ragazzo prese un profondo respiro ed aprì la porta, con una presa decisa sulla maniglia per tentare di fermare il tremore.

Posò gli occhi sul ragazzo e il suo cuore accelerò nuovamente, battendo, se possibile, ancora più forte di prima. Non era pronto a quella vista.

Sebastian sembrava stanco e indifeso e, davvero, non avrebbe mai pensato di assistere ad una scena del genere. Aveva la schiena poggiata contro la testata del letto e parecchi cuscini tutti intorno alla gamba ingessata. Era pallido e il ghigno che gli stava rivolgendo era solo una pallida imitazione della smorfia arrogante e provocante che era abituato ad ostentare.

Kurt sentì il cuore farsi un poco più piccolo.

«Ciao» disse a quel ragazzo fragile che quasi non conosceva, e la voce gli uscì più lieve e preoccupata di quanto avesse messo in conto.

«Sapevo che con un infortunio abbastanza serio avrei finalmente fatto breccia nel tuo cuore. Ammettilo che non puoi resistere ai ragazzi bisognosi.»

Kurt intrecciò le dita mentre si avvicinava al letto, pentendosi di essere a mani vuote.

Ci aveva riflettuto a lungo sul portare o meno qualcosa a Sebastian: alla fine aveva optato per la scelta di portare solo se stesso, perché era convinto che se si fosse presentato con una pianta, o una composizione floreale, Sebastian gli avrebbe spaccato il vaso in testa.

«Se hai ancora la forza di fare le tue solite battutine significa che stai bene...» voleva essere una battutina tagliente, ma il tono che gli uscì fuori era pateticamente, e mielosamente, dolce.

Aveva un disperato bisogno di tornare in possesso delle proprie facoltà mentali.

«Che ci fai fermo al centro della stanza? Ti assicuro che non mordo.»

Sebastian gli fece senno di sedersi accanto a lui sul letto e Kurt gli si avvicinò, leggermente titubante.

Perché neanche le occhiaie riuscivano a rovinare il viso di Sebastian, e detestava ammetterlo.

«Sembri stanco» gli disse.

«Lo sono. Neanche le dosi da cavalli sembrano funzionare, la gamba mi fa male tutto il tempo e tentare di dormire si sta rivelando una battaglia persa.»

«Cosa ti sei rotto?»

«Credo tutto, o almeno quasi. Non auguro a nessuno di essere scagliato contro il terreno ad una velocità di un centinaio di km orari.»

«Addirittura? Non sapevo che il tuo cavallo avesse le ali.»

Kurt, nel pronunciare quelle parole, gli rivolse un sorriso sincero e la mano di Sebastian era così vicina alla propria che per un momento aveva avvertito la tentazione di spostarla di un paio di centimetri ed intrecciare le dita con quelle dell'altro ragazzo.

Sebastian ricambiò il sorriso, ed era stanco e tirato. Però gli occhi gli brillavano, e Kurt sentì il proprio stomaco fare qualcosa di simile ad una buffa capriola.

«Ok, forse sono stato un po' drammatico. Però ti assicuro che sul dolore non sto esagerando.»

Kurt si mosse a disagio sul letto, non era mai stato bravo a dire la cosa giusta, e un 'mi dipiace' gli sembrava tremendamente banale.

Sebastian sussultò e Kurt capì che agitarsi non si era rivelata un'idea geniale.

«Mi dispiace» disse alla fine, nonostante tutto, e fanculo alla banalità.

«A me no, almeno ho una valida motivazione che mi permetta di stare tutto il giorno a letto. Anche se di solito preferisco sfruttarlo per fare altro.»

Kurt gli diede uno schiaffetto sulla mano, a cui l'altro rispose afferrandogli il polso. Poteva giurare di sentir la propria pelle bruciare sotto la presa dell'altro. E Sebastian lo stava guardando con uno sguardo predatore, facendolo sentire nuovamente il premo in palio, o una sfida.

Il disagio gli attanagliava fastidiosamente lo stomaco, questa volta, però, misto a qualcosa che gli mandava ancora di più la testa nel pallone: il sorriso di Sebastian lo faceva sentire lusingato.

«Non puoi picchiare un invalido, non è corretto.» Gli disse quello, tornando a guardarlo con la solita aria di superiorità.

«E tu non avresti dovuto deridere un ragazzo gay solo perché ha una voce acuta ed ama la moda. Però te ne sei fregato altamente, quindi mi prenderò la libertà di ferirti in modo non permanente.»

Kurt avrebbe voluto ringraziarlo per aver ripristinato l'equilibrio che c'era da un po' tra di loro, ma le parole a seguire lo fecero pentire immediatamente della propria gratitudine.

«Tu hai una voce acuta e una faccia da checca. Il resto, però, è piuttosto sexy.»

Kurt sentì le guance prender fuoco di fronte a quelle parole e sotto lo sguardo indagatore e sensuale di Sebastian. Era abituato a quelle battutine, ma non aveva mai messo in conto la possibilità di 'affrontare' Sebastian faccia a faccia.

Forse sì, durante qualche sogno; però di solito in quegli scenari la lingua di Sebastian era piuttosto impegnata a dialogare intimamente con la sua.

«Ho sempre avuto un debole per le gote rosse da scolaretto, si addicono perfettamente alla tua aria angelica, molto meno invece all'immagine di te seduto a cavalcioni su di me.»

«Oddio Sebastian, non la smetterai mai di tirar fuori quella storia?»

«Solo quando avrò qualcos'altro da ricordare.»

In quel momento - di fronte a Sebastian, alla sua aria fragile, alle sue battutine spinte e al suo sorriso - Kurt ebbe un flash della serata in questione, e gli fece venir voglia di accettare l'invito.

Le labbra di Sebastian sembravano così invitanti e la sua espressione risultava addolcita dalla stanchezza. Non gli sarebbe costato nulla, avrebbe dovuto soltanto allungarsi un po' e baciarlo; conosceva abbastanza bene la meccanica del gesto.

Però l'immagine del viso di Blaine, la sua espressione ferita, erano ancora fresche nei suoi pensieri e alla fine Kurt si limitò a scuotere il braccio e liberare il polso dalla presa di Sebastian.

L'altro non ne sembrò molto felice.

«Non sapevo che mi fosse vietato anche soltanto sfiorarti.» Il suo tono di voce era decisamente infastidito.

«Non è questo, soltanto che la mia pelle è troppo delicata e preferirei evitare di ritrovarmi un livido solo perché hai stretto troppo a lungo.»

Un lampo di qualcosa che somigliava molto al desiderio attraversò gli occhi di Sebastian.

«Deve essere meraviglioso seminarti marchi lungo il collo. Scommetto che sembrerebbero quasi dei boccioli di rosa sulla tua pelle così pallida.»

Il suo tono di voce era soffice e lusinghiero, e Kurt si trovò a chiedersi come riuscisse ad essere così disinibito. Le sue guance, invece - di nuovo rosse grazie a lui - testimoniavano il suo profondo disagio nel parlare di quelle cose.

«Suvvia principessina, non puoi imbarazzarti per così poco! Ti assicuro che a casa di Rachel non sembravi affatto un pudico verginello

«Non sono un 'pudico verginello', infatti - e non fece nulla per nascondere il fastidio che gli avevano provocato quelle parole - semplicemente non mi piace mettere tutto così su un piatto d'argento. Cosa di cui tu, invece, sembri andar matto.»

«Si chiama umorismo. Forse però l'hanno insegnato un giorno in cui tu eri occupato ad accaparrarti l'ultima sciarpa di Armani in un outlet.»

«O forse, mentre tu eri occupato ad affinare la tua strabiliante simpatia, io ho preferito concentrarmi sulle lezioni riguardanti il tatto e la delicatezza

«Posso essere molto delicato, all'occorrenza. Le mie carezze lo sono sicuramente. Sono un amante strabiliante.»

Fuoco sulle guance. Kurt sembrava reduce da un'insolazione.

Poi la mano di Sebastian si allungò verso il suo avambraccio e prese ad accarezzarne l'interno pigramente. I suoi polpastrelli erano morbidi e Kurt sentiva dei brividi piacevoli scuoterlo. Socchiuse gli occhi un attimo e così si perse l'espressione di adorazione sul volto di Sebastian.

Quando sentì le dita dell'altro sul proprio polso allontanò di scatto il braccio, un attimo prima di aprire gli occhi. Vide il sorriso di Sebastian morire sul suo volto.

«Scusami, però tutto questo mi mette a disagio» si sentì in dovere di giustificarsi.

«Non sono una ragazzina alla sua prima cotta che ha bisogno di scuse o rassicurazioni, stai tranquillo.»

L'aria divenne tesa e Kurt si sentì in colpa.

Non sapeva cosa si aspettasse Sebastian, se avesse pensato che una volta eliminata la concorrenza Kurt si sarebbe gettato ai suoi piedi. Non sarebbero andate così le cose. Però gli piaceva parlare con Sebastian e così cercò di far tornare l'atmosfera leggera e scherzosa di prima.

Cominciò a raccontargli dei suoi programmi per il futuro, parlandogli di quanto adorasse la moda, le riviste e di come la possibilità di entrare in quel campo fosse stata l'unica cosa in grado di tirarlo fuori dallo sconforto di cui era finito preda dopo la lettera della NYADA.

«Io andrò a studiare legge a Yale: ho ricevuto la lettera di ammissione subito prima della fine del liceo. Non vedo l'ora. E' lo stesso college che ha frequentato mio padre ed era così fiero di me quando ho deciso di seguire le sue orme.»

Gli occhi di Sebastian brillavano di orgoglio, per essere in grado di fare altro, di dimostrarsi più di quello che gli altri abitualmente vedevano in lui.

Forse fu quella luce fiera, o il sorriso che spesso Kurt coglieva sul suo volto, a spingerlo a sfiorare il dorso della sua mano con nonchalance.

Gli occhi di Sebastian si sgranarono per la sorpresa e Kurt si ritrovò a pensare, contro la propria volontà, che fosse assolutamente adorabile.

Alle 18:30 una voce annunciò la fine dell'orario delle visite.

«Sembra che almeno per un altro paio di giorni il mio destino sia la solitudine e la sofferenza» esordì Sebastian con fare drammatico.

«Hai sempre il mio numero. Non mi sembra che tu ti sia mai fatto scrupoli ad infastidirmi.»

«Solo che... - e Kurt non aveva mai pensato che Sebastian potesse trovarsi a corto di parole -  è piuttosto frustrante scriverti e non poter assistere alle tue reazioni. L'imbarazzo fa un effetto parecchio eccitante sul suo volto.»

Sebastian gli fece l'occhialino e riportò alla memoria di Kurt il loro tête-à-tête al Lima Bean, quando Kurt aveva sentito la necessità di "difendere il territorio". Non si stava comportando in modo tanto diverso rispetto a quel giorno- era sempre stronzo, inopportuno, fastidiosamente ironico e decisamente diretto - però faceva provare a Kurt qualcosa che sembrava aver dimenticato da tempo.

Lo faceva sentire desiderato.

Quel pensiero spinse Kurt a sorridergli, un po' timidamente e un po' in modo seducente. Si chinò verso di lui per salutarlo con un bacio impacciato sulla guancia. Quando si allontanò la mano di Sebastian afferrò la sua, trattenendolo un attimo, con un'espressione imperscrutabile sul viso e una luce diversa negli occhi.

Poi sembrò riscuotersi e l'aria da snob tornò al proprio posto.

«Ciao Porcellana. Spero di vedere presto la tua faccia da checca da queste parti.»

Kurt tirò un sospiro di sollievo ancora una volta, perché non si sentiva pronto ad andare oltre.

Salutò un ultima volta Sebastian dalla soglia della stanza, prima di chiudersi la porta alle spalle.

*°*°*°*°*

Kurt si svegliò di soprassalto, trovandosi con le coperte attorcigliate attorno alle caviglie e ricoperto di sudore.

Odiava gli incubi ma, ancora di più, detestava non ricordarli chiaramente. Una sensazione di malessere e di angoscia sembrava essersi annidata sotto la sua pelle ma non c'era alcun'immagine residua dal sonno a spiegarne il motivo.

Bastò una piccola vibrazione del cellulare per fargli tornare, almeno leggermente, il buon umore.

"Questo ospedale è una merda! Puzza di disinfettante, la notte fa troppo caldo e già alle sei del mattino le infermiere ti svegliano per prendere la temperatura. Quando mi dimettono, pretendo i fuochi d'artificio."

"Nervosi e irritati già di prima mattina, vedo."

"Sì. E così non sei d'aiuto. Mi aspettavo un po' di comprensione!"

"Scusa, ma al momento sono impegnato a fabbricare fuochi d'artificio."

"A qualcosa servi ogni tanto, allora. Non soltanto a rompere vetri e bicchieri con la tua voce stridula."

"Ti ho fatto ridere! Ti ho fatto ridere! *balla la conga*  Almeno, io, non faccio parte della fauna locale. Come stanno i tuo fratellini coniglietti?"

"Nessuno ha mai parlato di grasse risate. Però avere contatti umani è più divertente che stare tutto il giorno a fissare il soffitto o guardare pessimi talk show su una tv ancora col tubo catodico. E non so quando potrò tornare a casa perché i miei sono in Francia per lavoro. E così mi tocca un'altra settimana qua, senza alcun motivo (P.S. I coniglietti sono occupati a dialogare col criceto gay che hai al posto del cervello)."

"Se vuoi puoi stare da me, aspettando che tornino; mio padre è a Washington per tutta la settimana e la stanza degli ospiti è al piano terra."

"E non hai paura che il seduttore cattivo e senza scrupoli possa tentare di circuirti?"

"Sebastian, sei ingessato fino a metà coscia. Non vedo come tu possa obbligarmi a fare qualcosa."

"Touché. Però è poco carino da parte tua infierire così su qualcuno emotivamente fragile."

"Se tu sei fragile allora io sono la reincarnazione di Whitney Houston. E considerando che è morta da meno di un anno non credo sia possibile."

"Sottovaluti in modo ingiusto il mio lato sensibile e romantico. Solo perché non faccio gli occhi da cucciolo e dico frasi melense ad ogni occasione non significa che io non ne abbia uno. E poi non mi piace scodinzolare, quel ruolo penso tocchi ai cani."

"Farò finta di non aver mai ricevuto questo messaggio. Sono sicuro che non mi piacerebbe soffermarmi su quello che hai scritto."

"Scusa, ho oltrepassato il limite."

Kurt sospirò stancamente, perché parlare di Blaine faceva ancora così male e non si sentiva davvero pronto a ironizzare sul suo... ex. Dio, che impressione. Bastavano ventiquattro ore per far cambiare la meravigliosa parola "fidanzato" in una orribile.

"Diciamo che ancora non riesco a riderci su. Comunque, come detto prima, lasciamo perdere. Che ne dici della mia offerta, allora?"

"Che sono maggiorenne, posso firmare i fogli per le mie dimissioni e dire ai miei che vado a stare da un amico."

"Mi sembra perfetto :) Oggi io sono in giro con Rachel e Mercedes, quindi appena sei pronto avvertimi e vengo a prenderti."

"Ti farò pentire amaramente della tua disponibilità."

"In quel caso non esiterò a prendere a calci il tuo culo snob."

"Mademoiselle finesse. Vedo che non finisci mai di stupirmi con le tue qualità."

"Certo che mostri davvero poca gratitudine per qualcuno che ti ha appena salvato da una settimana di noia e depressione."

Kurt aveva appena inoltrato quell'ultimo messaggio quando il cellulare prese a vibrargli in mano, mentre le note di "Edge of Glory" si diffondevano nell'aria.

"Grazie, Kurt."

Sentì dire dall'altra parte del telefono, non appena l'ebbe accostato all'orecchio.

E la voce di Sebastian non era ironica né beffarda.

"Addirittura una telefonata? A quanto pare quell'ospedale deve essere davvero orribile."

Sebastian ridacchiò.

"Uhm... Non hai sentito la mia immensa gratitudine e profonda adorazione intrise nel tono di voce?"

Questa volta fu il turno di Kurt di ridacchiare. E si sentiva una tredicenne alla prima cotta.

"Uhm... No...?"

"Diamine, pensavo di essere un bravo attore!"

"Stai parlando con il migliore, caro."

Altra risata all'altoparlante... ed era così bella. Cristallina, spontanea.

Kurt stava cominciando ad apprezzarla particolarmente.

"Adesso vado che mi tocca l'ultima visita col chirurgo prima di essere dimesso. Kurt, grazie, davvero. Non ti obbligava nessuno e mi hai salvato la vita."

"Sarebbe stata una settimana noiosa. Considera il salvataggio ricambiato. A più tardi."

Kurt premette il tasto per chiudere la chiamata mentre il suo cuore cominciava - per la millesima volta in un paio di settimane - a galoppare selvaggiamente.

E anche quel pensiero lo rimandava a Sebastian, alla sua cavalcata sfortunata, e i suoi pensieri stavano diventando terribilmente noiosi e coooosì monotoni.

«Kurt! - urlò Finn dal corridoio, riportandolo alla realtà - Ti ho sentito parlare, quindi sei sveglio per forza. Se non hai nulla da fare ti va di accompagnarmi a fare shopping? Stasera esco con Rachel e voglio comprare qualcosa di nuovo.»

«Solo se alla fine mi lasci scegliere almeno una camicia e una cintura abbinata per te!»

Poté quasi sentire Finn rifletterci attentamente.

«Niente paillettes, piume o qualsiasi altra cosa ridicola.»

Alla fine sembrava aver deciso che i consigli modaioli di Kurt valessero abbastanza da  rischiare un paio di proposte troppo vistose.

«Sono quasi pronto, aspettami giù!»

Quando, mezz'ora dopo - un ragazzo deve avere il tempo per la propria maschera facciale, crema idratante e per scegliere un abbigliamento perfettamente glamour - Kurt scese dalle scale notò subito Finn seduto sul divano, curvo verso la tv, con un joystick in mano e la lingua tra i denti.

«Possiamo andare!» cinguettò allegramente.

«Mi hai fatto aspettare due ore, adesso tocca a te ad aspettare che io sconfigga il boss.»

«Primo, e' stata mezz'ora, non certo due. Secondo, l'Xbox non scappa, il trattamento mattutino sì.»

«Due minuti, giuro!» promise Finn, prima che un paio di espressioni molto colorite gli sfuggissero dalle labbra.

«Finn... - cominciò Kurt spostando il proprio peso da un piede all'altro e contando sul fattore distrazione - OggipomeriggiovieneSebastian e sta da noi per un po'. E' un problema?»

«Assolutamente no! Fa' venire chi ti pare.»

Sembrava proprio che il piano 'nascondi il nome di Sebastian in mezzo ad una serie di parole incomprensibili' avesse dato i suoi frutti.

E doveva migliorare coi nomi dei piani, non andavano bene per niente.

«Grande! Grazie mille».

«Per un fratello questo ed altro.»

Un sorriso dolce si aprì sul suo viso: ogni volta che pensava a Finn come fratello un calore estremamente piacevole gli riempiva il petto.

«Se hai bisogno stasera posso anche andar dormire da Puck, sai che preferisco così piuttosto che sentire strani rumori.»

Le guance di Kurt si tinsero di rosso. Altra, fastidiosa, abitudine che sembra aver sviluppato ultimamente.

«Non è quel tipo di ospite. E poi non mi sembra che tu ti sia lamentato mai di me e Blaine. Siamo sempre stati molto silenziosi.»

Finn gli rivolse uno sguardo sconvolto, un attimo prima che, con una gran scarica di proiettili, il boss fosse fatto fuori, in un lago di sangue.

«Argomento off limits, non voglio pensarci!»

«Scusami, pensavo che avere un fratello gay nella stanza accanto alla tua avesse aperto un po' le tue vedute sul sesso gay.»

«Non voglio pensare a due uomini in uno stesso letto, ti prego! Per me puoi farlo quando e come vuoi, basta che io non venga a saperlo.»

Kurt rise di fronte all'espressione imbarazzata di Finn. Era semplicemente adorabile.

*°*°*°*°*

«Siamo a casa!» urlò Kurt aprendo la porta e spostandosi di fianco ad essa per permettere ad un saltellante Sebastian - con un paio di stampelle rosso sgargiante - di entrare.

Finn uscì dalla cucina e gli andò incontro, immobilizzandosi non appena il suo sguardo si posò sull'ospite.

Non degnò Sebastian di una seconda occhiata, rivolgendosi, invece, subito a Kurt.

«Lui che diavolo ci fa qui?»

Il suo tono era gelido.

«Ti ho detto stamattina che starà qua per un po', non è colpa mia se non riesci ad ascoltare le persone e giocare contemporaneamente.»

Finn strinse minacciosamente gli occhi, tentando di trovare qualcosa di cui accusarlo. Alla fine si limitò a sospirare.

«Suppongo di non poterci fare nulla. Smythe - e gli puntò il dito contro con una convinzione che avrebbe reso Cooper particolarmente fiero di lui - guai a te se mi dai fastidio in alcun modo.»

«Tranquillo boscaiolo, non ho intenzione neanche di avvicinarmi a te: l'odore della tua flanella potrebbe impuzzare anche i miei vestiti.»

«Odioso come sempre.»

Con un ultimo sguardo di sufficienza - di cui Kurt non l'avrebbe mai ritenuto capace - Finn voltò loro le spalle e tornò alla merenda ipercalorica poggiata sul tavolo della cucina.

«Ti faccio vedere la stanza; seguimi».

Kurt aprì la porta scorrevole in legno e vetro e fece un gesto cerimonioso, invitando l'altro ad entrare.

Adorava quella stanza, l'aveva arredata lui, dunque si sentì immediatamente fiero di se stesso quando colse negli occhi di Sebastian quello che indubbiamente era uno sguardo di approvazione.

«Non male - disse infatti subito dopo il ragazzo - trattandosi di casa tua avevo paura di trovarmi circondato dal rosa, dagli arcobaleni e da poster di piccoli pony.»

«Ti ricordo che proprio perché sei a casa mia posso buttarti fuori quando voglio.»

«E abbandoneresti al suo destino di dolore, fame e morte un povero ragazzo bisognoso di cure e attenzioni?»

«Dio, quanto sei drammatico» rispose, cercando di suonare sarcastico e infastidito.

In realtà vedere Sebastian dentro la propria casa gli aveva fatto un effetto strano, gli era sembrato in qualche modo giusto.

Aveva accettato da un po' l'idea che il ragazzo non fosse poi così brutto, e nemmeno troppo sgradevole, però quel gesto - enorme, considerando che l'avrebbe ospitato notte e giorno a casa propria - aveva reso la cosa più reale.

Quando focalizzò nuovamente l'attenzione sul presente, e non sui propri pensieri,  trovò Sebastian intento a fissarlo e nei suoi occhi c'era una sfumatura morbida che rifletteva abbastanza bene quello che stava provando anche lui in quel momento.

Si guardarono negli occhi per un paio di secondi, prima di distogliere contemporaneamente lo sguardo, imbarazzati.

Kurt decise che tenersi impegnato, e non lasciare ai suoi pensieri la possibilità di vagare per lidi inappropriati, fosse decisamente utile.

Si avvicinò al letto per poggiarvi sopra la sacca coi vestiti di Sebastian, mentre il ragazzo cominciava a gironzolare per la stanza osservando i quadri, i disegni e le foto appese alle pareti.

«E' tua mamma, quella?» gli chiese indicando una foto con una donna seduta sull'erba, a gambe incrociate.

«Sì» rispose. E gli uscì quasi in un sussurro.

«Ha i tuoi stessi occhi.»

La voce di Sebastian era delicata e carezzevole, qualcosa a cui Kurt non era abituato. Quelle parole lo fecero sentire straordinariamente bene.

«Lo so».

Si avvicinò a lui, fermandosi a guardare quella foto, mentre un sorriso pieno di amore, tenerezza e nostalgia si apriva sul suo volto.

Sebastian provò a reggersi su una sola gamba, tenere entrambe le stampelle con la stessa mano, al solo scopo di circondargli le spalle con un braccio.

Una delle due stampelle sfuggì alla sua presa, cadendo sul pavimento con un tonfo che rovinò irrimediabilmente l'atmosfera.

«Fermati, prima di fare qualche altro danno!» lo bloccò in tempo Kurt, vedendolo tentare di prenderla da terra.

Sebastian accettò dalle sue mani l'oggetto del male, guardandolo con espressione infastidita.

«Ogni tanto dimentico di non essere più autosufficiente.»

«Avanti regina del dramma, andiamo di là a mangiare qualcosa, sono sicuro che non ne potevi più del cibo dell'ospedale.»

«In verità ho sedotto un'infermiera. Dopo l'operazione ha cominciato a portarmi una doppia razione dei pasti e qualche volta anche barrette di cioccolato comprate alle macchinette» raccontò con un sorriso furbo.

Kurt esultò internamente per essere stato in grado di fargli tornare il buon umore.

*°*°*°*°*

«Detesto chiederti altri favori - cominciò Sebastian mentre Kurt lavava i piatti della cena - ma nella tasca laterale della sacca ci sono gli analgesici, non è che mi prenderesti un paio di pillole? Andrei io, ma è un viaggio e sono un po' stanco.»

Kurt poteva leggere il disagio - e l'imbarazzo - stampati a caratteri cubitali sul suo viso.

«Certo, nessun problema.»

Gli sorrise sinceramente, pensando che non fosse il momento per qualche notevole, esilarante e sgradevole uscita sarcastica.

Tornò un paio di minuti dopo con due pillole bianche sul palmo della mano.

«Ci ho messo un po' a trovarle; il dio dell'ordine che ha fatto la sacca le aveva nascoste sotto i tuoi boxer. Neri tra l'altro, complimenti, bella scelta» gli fece l'occhiolino, allungandogli le medicine insieme ad un bicchiere d'acqua.

«Grazie, la mia biancheria intima è perfetta. Non potrei mai sopportare l'umiliazione di spogliarmi di fronte a qualcuno e ritrovarmi in un paio di informi e orribili slip bianchi.»

«Grazie, non sognavo altro che sapere ogni singolo dettaglio sul tuo intimo o sulla tua vita sessuale.»

«E' sempre un piacere dolcezza. L'offerta di provare con mano è sempre valida».

Questa volta fu il turno di Sebastian di ammiccare, con sguardo malizioso e seducente.

Un gatto pigro si svegliò nella pancia di Kurt, tornando improvvisamente attivo e grintoso.

Non avrebbe mai pensato che il suo desiderio sessuale potesse avere la forma di un felino.

«Ti ricordo sempre delle tue condizioni, piccolo, tenero, malato. Non avrai contatti ravvicinati con qualcuno per taanto taaaantissimo tempo.»

«Vedrò di accontentarmi di poter guardare il tuo culo, allora.»

«E quando capirai che questi continui riferimenti non sono seducenti sarà troppo tardi.»

«Continua a prenderti in giro, Porcellana, se ti fa sentire meglio. Io vedo benissimo come stai lentamente, e irrimediabilmente, cadendo ai miei piedi.»

«La verità è che sei irresistibile, Sebastian.»

Il latin lover in questione sgranò gli occhi dalla sorpresa; il tono basso, e seducente, di Kurt l'aveva colto chiaramente alla sprovvista.

Il cucciolo di pinguino, ormai abbondantemente cresciuto, non poté fare a meno di sentirsi elettrizzato.

«Andiamo di là a vedere un film, che dici? Stasera non ci sarà nessuno a tentare continuamente di rubare il telecomando per sintonizzare canali di football o di wrestling» propose Kurt, decidendo di spezzare quella strana tensione.

«Se lo fai scegliere a me ci sto!»

«Concesso, ma solo per questa sera, non abituarti!»

Sebastian gli sorrise, prendendo le stampelle che erano poggiate  contro il mobile dietro di lui.

Tutto quello era domestico, spontaneo, quasi intimo, e a Kurt sembrava semplicemente giusto. Il sorriso di Sebastian lo faceva sentire bene e le sue battute ormai - quando non lo facevano sentire elettrizzato e sicuro di sé - lo divertivano soltanto.

La storia con Blaine era finita da poco, era vero, però non trovava nulla di male nel consentire a qualcuno di renderlo un po' più sereno e spensierato.

Si sedettero sul divano, una sedia con sopra un cuscino pronta per Sebastian che la guardò con fastidio, per poi ignorarne la presenza.

Il film era iniziato da un'ora  e Sebastian continuava a muoversi in modo insofferente, lanciando occhiate intermittenti di odio puro alla sedia.

«Cosa ti ha fatto di male quella sedia? Oppure non ti piace il colore del cuscino?»

Kurt decise di metter fine a quella scena quasi dolorosa. Se la smorfia sofferente presente sul volto di Sebastian da almeno un quarto d'ora significava qualcosa, allora il ragazzo era semplicemente troppo orgoglioso per chiedere una mano a Kurt.

Tornò a fulminare con gli occhi la sedia, per poi guardare Kurt di sfuggita, mordendosi il labbro.

«Sebastian, hai una gamba fratturata, non c'è nulla di male nel provare un po' di dolore e chiedere aiuto per alleviarlo.»

Senza aspettare una risposta Kurt si alzò in piedi e si mise di fronte al ragazzo, spostando lo sguardo con incertezza tra la gamba di Sebastian e la sedia.

L'altro fissò gli occhi su di lui.

«Non ti preoccupare di farmi un po' di male, qualsiasi cosa è meglio di questa posizione che mi sta uccidendo» esordì, spazientito.

Kurt si piegò e cercò di sollevare la gamba di Sebastian il più delicatamente possibile, riuscendo ad adagiarla sul cuscino, con espressione vittoriosa.

Si sedette di nuovo sul divano, questa volta un po' più vicino al ragazzo.

Sebastian tornò a guardare lo schermo, ignorandolo completamente.

Kurt si limitò a fissarlo di tanto in tanto con la coda dell'occhio, pensando a cosa fare. Non erano amici, non davvero, e non sapeva quanto in là potesse spingersi per tirarlo su di morale e farlo rilassare. Alla fine decise di ignorare le proprio paranoie e avvicinarsi un altro po', lo spazio sufficiente a far strofinare la propria spalla contro quella di Sebastian, in un movimento abbastanza intenzionale ma non troppo esplicito.

Sebastian si voltò a guardarlo, finalmente, e il suo sguardo si ammorbidì.

Kurt gli sorrise, mentre le guance gli si tingevano, tanto per cambiare, di rosso.

«Ti sta bene un po' di colorito in viso».

Kurt lesse in quelle parole il modo adottato dal bastardo per dire "quando ti imbarazzi sei adorabile" e non gli sembrò neanche un'ipotesi troppo azzardata; la totale assenza di ironia nella sua voce la confermava abbastanza.

L'atmosfera tornò rilassata e continuarono a guardare il film in silenzio, spalla contro spalla, rivolgendosi qualche occhiata di tanto in tanto.

Quando Sebastian si fu addormentato con la testa poggiata sulla spalla di Kurt, il ragazzo si perse nel calore del corpo di fianco al proprio, nello strofinio dei suoi capelli contro la propria pelle e nel suono dei suoi respiri lenti e regolari.

Quando ne ebbe abbastanza dei propri pensieri degni di Edward Cullen - erano già passate un paio di ore e aveva guardato almeno cinque programmi diversi - si decise a svegliarlo.

Lo accompagnò nella sua stanza, aiutandolo a togliersi i vestiti ed indossare i pantaloncini che aveva portato come pigiama. Guardando le sue gambe lunghe e il suo fisico magro e ben definito realizzò , per la prima volta, in che situazione si fosse infilato, di sua spontanea volontà tra l'altro.

Aveva un ragazzo quasi nudo - e piuttosto sexy, doveva ammetterlo - davanti a sé e non poteva fare a meno di guardarlo.

E improvvisamente l'offerta di Sebastian di toccare con mano divenne più invitante.

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NdA: Ciao quattro gatti e anime pie che navigate ancora per questi lidi XD Cooomunque, mi sa che l'idea *mini* long ormai è accantonata, spero comunque che non venga fuori lunghissima però non avevo ben considerato che volendo descrivere le cose in modo credibile 3 o 4 capitoli non fossero umanamente possibili. Spero che abbiate voglia di tenermi compagnia ancora per un po' :)

   
 
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