3. Smoothness
Kurt era stato circa un'ora in contemplazione di fronte
al suo armadio, incerto su cosa indossare.
Non voleva impressionare Sebastian, non era assolutamente
quella la sua intenzione, semplicemente era indeciso.
Proprio perché non gli interessava minimamente essere
sexy alla fine aveva optato per un paio di jeans indecentemente aderenti - e Blaine gli aveva sempre detto che gli fasciavano il culo in
modo strepitoso - una camicia grigia e un gilet nero. Lui era un uomo e voleva
renderlo ben evidente.
Però non aveva nulla a che fare con Sebastian,
assolutamente niente.
Dopo circa un paio di ore era riuscito ad arrivare in
ospedale; in particolare nel bel mezzo della coda davanti al banco
informazioni. C'erano ancora una decina di persone davanti a lui, si stava
annoiando e non si perdeva neanche uno degli sguardi che alcune infermiere
avevano lanciato al suo sedere.
Wow.
Delle donne lo avevano
guardato.
Il giusto paio di pantaloni poteva fare miracoli, Kurt ne
era sempre stato convinto e adesso ne aveva la prova lampante.
Quando, finalmente, si trovò di fronte l'infermiera che
si occupava dei visitatori la donna gli sorrise. Aveva gli occhi color
nocciola, grandi e luminosi, ed un sorriso aperto e sincero.
«Buongiorno, il mio nome è Kurt Hummel
e vorrei far visita ad un paziente che dovrebbe essere ricoverato nel reparto
di ortopedia, Sebastian Smythe.»
La donna annuì per dimostrare di avergli prestato
attenzione, poi digitò qualcosa sulla tastiera del computer. Tornò a guardarlo
con un sorriso.
«Camera 587, quarto piano.»
Gli passò un adesivo da attaccare per farsi riconoscere.
Conosceva quella procedura ormai, era la stessa che aveva seguito quando era
andato a trovare Dave.
«La ringrazio, arrivederci.»
«Grazie a te.»
Il sorriso della donna, se possibile, si fece ancora più
ampio e Kurt si trovò a chiedersi se per caso non rischiasse una paresi
facciale a furia di farlo. Lo ricambiò nel modo più convincente possibile,
anche se in realtà le sue mani avevano cominciato a sudare e il suo cuore stava
incomprensibilmente battendo ad una velocità una decina di volte superiore
rispetto al normale.
Le porte di metallo dell'ascensore si chiusero davanti ai
suoi occhi e Kurt cominciò a guardarsi attorno: l'ascensore era spazioso,
nuovo, e si trovò a considerarlo la vista più interessante del mondo. Il nervosismo poteva causare dei pensieri
assurdi.
Mentre percorreva il corridoio del quarto piano le sue
mani sembravano aver deciso che anche tremare sarebbe stata un'idea perfetta e
non accennavano a smettere.
C'entrava Sebastian, sì, almeno a se stesso doveva ammetterlo, però non era soltanto quello.
Semplicemente provava un odio viscerale nei confronti degli ospedali.
Ci era stato durante la malattia di sua madre, e poi sua
madre era morta.
Ci era stato dopo l'infarto di suo padre, che sembrava
non volersi svegliare, ma alla fine ce l'aveva fatta, senza conseguenze.
Vi si era recato a trovare David dopo il tentato suicidio
e il ragazzo era ancora vivo e sembrava essersene sinceramente pentito.
Le cose sembravano migliorare col passare del tempo.
E quel giorno stava semplicemente andando a trovare un
amico esibizionista che, per mettersi in mostra, era finito, letteralmente col
culo per terra. Forse in modo un tantino violento. Quindi non aveva alcun
motivo per cui sentirsi nervoso o preoccupato.
La porta della camera 587 era chiusa e Kurt bussò
aspettando che Sebastian lo invitasse ad entrare. Quando udì la voce del
ragazzo prese un profondo respiro ed aprì la porta, con una presa decisa sulla
maniglia per tentare di fermare il tremore.
Posò gli occhi sul ragazzo e il suo cuore accelerò
nuovamente, battendo, se possibile, ancora più forte di prima. Non era pronto a
quella vista.
Sebastian sembrava stanco e indifeso e, davvero, non
avrebbe mai pensato di assistere ad una scena del genere. Aveva la schiena
poggiata contro la testata del letto e parecchi cuscini tutti intorno alla
gamba ingessata. Era pallido e il ghigno che gli stava rivolgendo era solo una
pallida imitazione della smorfia arrogante e provocante che era abituato ad
ostentare.
Kurt sentì il cuore farsi un poco più piccolo.
«Ciao» disse a quel ragazzo fragile che quasi non
conosceva, e la voce gli uscì più lieve e preoccupata di quanto avesse messo in
conto.
«Sapevo che con un infortunio abbastanza serio avrei
finalmente fatto breccia nel tuo cuore. Ammettilo che non puoi resistere ai
ragazzi bisognosi.»
Kurt intrecciò le dita mentre si avvicinava al letto,
pentendosi di essere a mani vuote.
Ci aveva riflettuto a lungo sul portare o meno qualcosa a
Sebastian: alla fine aveva optato per la scelta di portare solo se stesso,
perché era convinto che se si fosse presentato con una pianta, o una
composizione floreale, Sebastian gli avrebbe spaccato il vaso in testa.
«Se hai ancora la forza di fare le tue solite battutine
significa che stai bene...» voleva essere una battutina tagliente, ma il tono che
gli uscì fuori era pateticamente, e mielosamente,
dolce.
Aveva
un disperato bisogno di tornare in possesso delle proprie facoltà mentali.
«Che ci fai fermo al centro della stanza? Ti assicuro che
non mordo.»
Sebastian gli fece senno di sedersi accanto a lui sul
letto e Kurt gli si avvicinò, leggermente titubante.
Perché neanche le occhiaie riuscivano a rovinare il viso
di Sebastian, e detestava ammetterlo.
«Sembri stanco» gli disse.
«Lo sono. Neanche le dosi da cavalli sembrano funzionare,
la gamba mi fa male tutto il tempo e tentare di dormire si sta rivelando una
battaglia persa.»
«Cosa ti sei rotto?»
«Credo tutto, o almeno quasi. Non auguro a nessuno di
essere scagliato contro il terreno ad una velocità di un centinaio di km
orari.»
«Addirittura? Non sapevo che il tuo cavallo avesse le
ali.»
Kurt, nel pronunciare quelle parole, gli rivolse un
sorriso sincero e la mano di Sebastian era così vicina alla propria che per un
momento aveva avvertito la tentazione di spostarla di un paio di centimetri ed
intrecciare le dita con quelle dell'altro ragazzo.
Sebastian ricambiò il sorriso, ed era stanco e tirato. Però
gli occhi gli brillavano, e Kurt sentì il proprio stomaco fare qualcosa di simile
ad una buffa capriola.
«Ok, forse sono stato un po' drammatico. Però ti assicuro
che sul dolore non sto esagerando.»
Kurt si mosse a disagio sul letto, non era mai stato
bravo a dire la cosa giusta, e un 'mi dipiace' gli sembrava tremendamente banale.
Sebastian sussultò e Kurt capì che agitarsi non si era
rivelata un'idea geniale.
«Mi dispiace» disse alla fine, nonostante tutto, e fanculo alla banalità.
«A me no, almeno ho una valida motivazione che mi
permetta di stare tutto il giorno a letto. Anche se di solito preferisco
sfruttarlo per fare altro.»
Kurt gli diede uno schiaffetto sulla mano, a cui l'altro
rispose afferrandogli il polso. Poteva giurare di sentir la propria pelle bruciare sotto la presa dell'altro. E
Sebastian lo stava guardando con uno sguardo predatore, facendolo sentire
nuovamente il premo in palio, o una sfida.
Il disagio gli attanagliava fastidiosamente lo stomaco, questa volta, però, misto
a qualcosa che gli mandava ancora di più la testa nel pallone: il sorriso di Sebastian
lo faceva sentire lusingato.
«Non puoi picchiare un invalido, non è corretto.» Gli
disse quello, tornando a guardarlo con la solita aria di superiorità.
«E tu non avresti dovuto deridere un ragazzo gay solo
perché ha una voce acuta ed ama la moda. Però te ne sei fregato altamente,
quindi mi prenderò la libertà di ferirti in modo non permanente.»
Kurt avrebbe voluto ringraziarlo per aver ripristinato
l'equilibrio che c'era da un po' tra di loro, ma le parole a seguire lo fecero
pentire immediatamente della propria gratitudine.
«Tu hai una voce acuta e una faccia da checca. Il resto,
però, è piuttosto sexy.»
Kurt sentì le guance prender fuoco di fronte a quelle
parole e sotto lo sguardo indagatore e sensuale di Sebastian. Era abituato a
quelle battutine, ma non aveva mai messo in conto la possibilità di 'affrontare'
Sebastian faccia a faccia.
Forse sì, durante qualche sogno; però di solito in quegli
scenari la lingua di Sebastian era piuttosto impegnata a dialogare intimamente
con la sua.
«Ho sempre avuto un debole per le gote rosse da
scolaretto, si addicono perfettamente alla tua aria angelica, molto meno invece
all'immagine di te seduto a cavalcioni su di me.»
«Oddio Sebastian, non la smetterai mai di tirar fuori
quella storia?»
«Solo quando avrò qualcos'altro da ricordare.»
In quel momento - di fronte a Sebastian, alla sua aria
fragile, alle sue battutine spinte e al suo sorriso - Kurt ebbe un flash della
serata in questione, e gli fece venir voglia di accettare l'invito.
Le labbra di Sebastian sembravano così invitanti e la sua
espressione risultava addolcita dalla stanchezza. Non gli sarebbe costato
nulla, avrebbe dovuto soltanto allungarsi un po' e baciarlo; conosceva
abbastanza bene la meccanica del gesto.
Però l'immagine del viso di Blaine,
la sua espressione ferita, erano ancora fresche nei suoi pensieri e alla fine
Kurt si limitò a scuotere il braccio e liberare il polso dalla presa di
Sebastian.
L'altro non ne sembrò molto felice.
«Non sapevo che mi fosse vietato anche soltanto sfiorarti.»
Il suo tono di voce era decisamente infastidito.
«Non è questo, soltanto che la mia pelle è troppo
delicata e preferirei evitare di ritrovarmi un livido solo perché hai stretto
troppo a lungo.»
Un lampo di qualcosa che somigliava molto al desiderio attraversò gli occhi di
Sebastian.
«Deve essere meraviglioso seminarti marchi lungo il
collo. Scommetto che sembrerebbero quasi dei boccioli di rosa sulla tua pelle così
pallida.»
Il suo tono di voce era soffice e lusinghiero, e Kurt si
trovò a chiedersi come riuscisse ad essere così disinibito. Le sue guance,
invece - di nuovo rosse grazie a lui - testimoniavano il suo profondo disagio
nel parlare di quelle cose.
«Suvvia principessina, non puoi imbarazzarti per così
poco! Ti assicuro che a casa di Rachel non sembravi affatto un pudico verginello.»
«Non sono un 'pudico verginello',
infatti - e non fece nulla per nascondere il fastidio che gli avevano provocato
quelle parole - semplicemente non mi piace mettere tutto così su un piatto
d'argento. Cosa di cui tu, invece, sembri andar matto.»
«Si chiama umorismo. Forse però l'hanno insegnato un
giorno in cui tu eri occupato ad accaparrarti l'ultima sciarpa di Armani in un
outlet.»
«O forse, mentre tu eri occupato ad affinare la tua
strabiliante simpatia, io ho preferito concentrarmi sulle lezioni riguardanti
il tatto e la delicatezza.»
«Posso essere molto delicato, all'occorrenza. Le mie
carezze lo sono sicuramente. Sono un amante strabiliante.»
Fuoco sulle guance. Kurt sembrava reduce da
un'insolazione.
Poi la mano di Sebastian si allungò verso il suo
avambraccio e prese ad accarezzarne l'interno pigramente. I suoi polpastrelli
erano morbidi e Kurt sentiva dei brividi piacevoli scuoterlo. Socchiuse gli
occhi un attimo e così si perse l'espressione di adorazione sul volto di Sebastian.
Quando sentì le dita dell'altro sul proprio polso
allontanò di scatto il braccio, un attimo prima di aprire gli occhi. Vide il
sorriso di Sebastian morire sul suo volto.
«Scusami, però tutto questo mi mette a disagio» si sentì
in dovere di giustificarsi.
«Non sono una ragazzina alla sua prima cotta che ha bisogno
di scuse o rassicurazioni, stai tranquillo.»
L'aria divenne tesa e Kurt si sentì in colpa.
Non sapeva cosa si aspettasse Sebastian, se avesse
pensato che una volta eliminata la concorrenza Kurt si sarebbe gettato ai suoi
piedi. Non sarebbero andate così le cose. Però gli piaceva parlare con
Sebastian e così cercò di far tornare l'atmosfera leggera e scherzosa di prima.
Cominciò a raccontargli dei suoi programmi per il futuro,
parlandogli di quanto adorasse la moda, le riviste e di come la possibilità di
entrare in quel campo fosse stata l'unica cosa in grado di tirarlo fuori dallo
sconforto di cui era finito preda dopo la lettera della NYADA.
«Io andrò a studiare legge a Yale: ho ricevuto la lettera
di ammissione subito prima della fine del liceo. Non vedo l'ora. E' lo stesso
college che ha frequentato mio padre ed era così fiero di me quando ho deciso
di seguire le sue orme.»
Gli occhi di Sebastian brillavano di orgoglio, per essere
in grado di fare altro, di
dimostrarsi più di quello che gli altri abitualmente vedevano in lui.
Forse fu quella luce fiera, o il sorriso che spesso Kurt coglieva
sul suo volto, a spingerlo a sfiorare il dorso della sua mano con nonchalance.
Gli occhi di Sebastian si sgranarono per la sorpresa e
Kurt si ritrovò a pensare, contro la propria volontà, che fosse assolutamente
adorabile.
Alle 18:30 una voce annunciò la fine dell'orario delle
visite.
«Sembra che almeno per un altro paio di giorni il mio
destino sia la solitudine e la sofferenza» esordì Sebastian con fare
drammatico.
«Hai sempre il mio numero. Non mi sembra che tu ti sia
mai fatto scrupoli ad infastidirmi.»
«Solo che... - e Kurt non aveva mai pensato che Sebastian
potesse trovarsi a corto di parole - è
piuttosto frustrante scriverti e non poter assistere alle tue reazioni.
L'imbarazzo fa un effetto parecchio eccitante sul suo volto.»
Sebastian gli fece l'occhialino e riportò alla memoria di
Kurt il loro tête-à-tête al Lima Bean, quando Kurt aveva sentito
la necessità di "difendere il territorio". Non si stava comportando
in modo tanto diverso rispetto a quel giorno- era sempre stronzo, inopportuno,
fastidiosamente ironico e decisamente diretto
- però faceva provare a Kurt qualcosa che sembrava aver dimenticato da tempo.
Lo faceva sentire desiderato.
Quel pensiero spinse Kurt a sorridergli, un po' timidamente
e un po' in modo seducente. Si chinò verso di lui per salutarlo con un bacio
impacciato sulla guancia. Quando si allontanò la mano di Sebastian afferrò la
sua, trattenendolo un attimo, con un'espressione imperscrutabile sul viso e una
luce diversa negli occhi.
Poi sembrò riscuotersi e l'aria da snob tornò al proprio
posto.
«Ciao Porcellana. Spero di vedere presto la tua faccia da
checca da queste parti.»
Kurt tirò un sospiro di sollievo ancora una volta, perché
non si sentiva pronto ad andare oltre.
Salutò un ultima volta Sebastian dalla soglia della
stanza, prima di chiudersi la porta alle spalle.
*°*°*°*°*
Kurt si svegliò di
soprassalto, trovandosi con le coperte attorcigliate attorno alle caviglie e
ricoperto di sudore.
Odiava gli incubi
ma, ancora di più, detestava non ricordarli chiaramente. Una sensazione di
malessere e di angoscia sembrava essersi annidata sotto la sua pelle ma non
c'era alcun'immagine residua dal sonno a spiegarne il motivo.
Bastò una piccola
vibrazione del cellulare per fargli tornare, almeno leggermente, il buon umore.
"Questo ospedale è una merda!
Puzza di disinfettante, la notte fa troppo caldo e già alle sei del mattino le
infermiere ti svegliano per prendere la temperatura. Quando mi dimettono, pretendo
i fuochi d'artificio."
"Nervosi
e irritati già di prima mattina, vedo."
"Sì. E così non sei d'aiuto. Mi
aspettavo un po' di comprensione!"
"Scusa, ma
al momento sono impegnato a fabbricare fuochi d'artificio."
"A qualcosa servi ogni tanto,
allora. Non soltanto a rompere vetri e bicchieri con la tua voce
stridula."
"Ti
ho fatto ridere! Ti ho fatto ridere! *balla la conga* Almeno, io,
non faccio parte della fauna locale. Come stanno i tuo fratellini
coniglietti?"
"Nessuno ha mai parlato di grasse
risate. Però avere contatti umani è più divertente che stare tutto il giorno a
fissare il soffitto o guardare pessimi talk show su una tv ancora col tubo
catodico. E non so quando potrò tornare a casa perché i miei sono in Francia
per lavoro. E così mi tocca un'altra settimana qua, senza alcun motivo (P.S. I
coniglietti sono occupati a dialogare col criceto gay che hai al posto del
cervello)."
"Se vuoi
puoi stare da me, aspettando che tornino; mio padre è a Washington per tutta la
settimana e la stanza degli ospiti è al piano terra."
"E non hai paura che il seduttore
cattivo e senza scrupoli possa tentare di circuirti?"
"Sebastian,
sei ingessato fino a metà coscia. Non vedo come tu possa obbligarmi a fare
qualcosa."
"Touché.
Però è poco carino da parte tua infierire così su qualcuno emotivamente
fragile."
"Se
tu sei fragile allora io sono la reincarnazione di Whitney Houston. E
considerando che è morta da meno di un anno non credo sia possibile."
"Sottovaluti in modo ingiusto il
mio lato sensibile e romantico. Solo perché non faccio gli occhi da cucciolo e
dico frasi melense ad ogni occasione non significa che io non ne abbia uno. E
poi non mi piace scodinzolare, quel ruolo penso tocchi ai cani."
"Farò
finta di non aver mai ricevuto questo messaggio. Sono sicuro che non mi piacerebbe
soffermarmi su quello che hai scritto."
"Scusa, ho oltrepassato il
limite."
Kurt sospirò
stancamente, perché parlare di Blaine faceva ancora così male e non si sentiva davvero
pronto a ironizzare sul suo... ex. Dio, che
impressione. Bastavano ventiquattro ore per far cambiare la meravigliosa parola
"fidanzato" in una orribile.
"Diciamo
che ancora non riesco a riderci su. Comunque, come detto prima, lasciamo
perdere. Che ne dici della mia offerta, allora?"
"Che sono maggiorenne, posso
firmare i fogli per le mie dimissioni e dire ai miei che vado a stare da un
amico."
"Mi
sembra perfetto :) Oggi io sono in giro con Rachel e Mercedes, quindi appena
sei pronto avvertimi e vengo a prenderti."
"Ti farò pentire amaramente della
tua disponibilità."
"In
quel caso non esiterò a prendere a calci il tuo culo snob."
"Mademoiselle
finesse. Vedo che non finisci mai di stupirmi con le tue qualità."
"Certo che
mostri davvero poca gratitudine per qualcuno che ti ha appena salvato da una settimana
di noia e depressione."
Kurt aveva appena
inoltrato quell'ultimo messaggio quando il cellulare prese a vibrargli in mano,
mentre le note di "Edge of
Glory" si diffondevano nell'aria.
"Grazie, Kurt."
Sentì dire
dall'altra parte del telefono, non appena l'ebbe accostato all'orecchio.
E la voce di
Sebastian non era ironica né beffarda.
"Addirittura
una telefonata? A quanto pare quell'ospedale deve essere davvero
orribile."
Sebastian
ridacchiò.
"Uhm... Non hai sentito la mia
immensa gratitudine e profonda adorazione intrise nel tono di voce?"
Questa volta fu il
turno di Kurt di ridacchiare. E si sentiva una tredicenne alla prima cotta.
"Uhm...
No...?"
"Diamine, pensavo di essere un
bravo attore!"
"Stai
parlando con il migliore, caro."
Altra risata
all'altoparlante... ed era così bella. Cristallina, spontanea.
Kurt stava
cominciando ad apprezzarla particolarmente.
"Adesso vado che mi tocca l'ultima
visita col chirurgo prima di essere dimesso. Kurt, grazie, davvero. Non ti
obbligava nessuno e mi hai salvato la vita."
"Sarebbe
stata una settimana noiosa. Considera il salvataggio ricambiato. A più
tardi."
Kurt premette il
tasto per chiudere la chiamata mentre il suo cuore cominciava - per la
millesima volta in un paio di settimane - a galoppare selvaggiamente.
E anche quel pensiero
lo rimandava a Sebastian, alla sua cavalcata sfortunata, e i suoi pensieri
stavano diventando terribilmente noiosi e coooosì monotoni.
«Kurt! - urlò Finn dal corridoio, riportandolo alla realtà - Ti ho
sentito parlare, quindi sei sveglio per forza. Se non hai nulla da fare ti va
di accompagnarmi a fare shopping? Stasera esco con Rachel e voglio comprare
qualcosa di nuovo.»
«Solo se alla fine
mi lasci scegliere almeno una camicia e una cintura abbinata per te!»
Poté quasi sentire Finn
rifletterci attentamente.
«Niente
paillettes, piume o qualsiasi altra cosa ridicola.»
Alla fine sembrava
aver deciso che i consigli modaioli di Kurt valessero abbastanza da rischiare un paio di proposte troppo vistose.
«Sono quasi
pronto, aspettami giù!»
Quando, mezz'ora
dopo - un ragazzo deve avere il tempo per la propria maschera facciale, crema idratante e per scegliere un abbigliamento
perfettamente glamour - Kurt scese dalle scale notò subito Finn
seduto sul divano, curvo verso la tv, con un joystick in mano e la lingua tra i
denti.
«Possiamo andare!»
cinguettò allegramente.
«Mi hai fatto
aspettare due ore, adesso tocca a te ad aspettare che io sconfigga il boss.»
«Primo, e' stata
mezz'ora, non certo due. Secondo, l'Xbox non scappa,
il trattamento mattutino sì.»
«Due minuti,
giuro!» promise Finn, prima che un paio di
espressioni molto colorite gli sfuggissero dalle labbra.
«Finn... - cominciò Kurt spostando il proprio peso da un
piede all'altro e contando sul fattore distrazione - OggipomeriggiovieneSebastian
e sta da noi per un po'. E' un problema?»
«Assolutamente no!
Fa' venire chi ti pare.»
Sembrava proprio che il piano 'nascondi il nome di Sebastian
in mezzo ad una serie di parole incomprensibili' avesse dato i suoi frutti.
E doveva
migliorare coi nomi dei piani, non andavano bene per niente.
«Grande! Grazie
mille».
«Per un fratello
questo ed altro.»
Un sorriso dolce
si aprì sul suo viso: ogni volta che pensava a Finn
come fratello un calore estremamente
piacevole gli riempiva il petto.
«Se hai bisogno
stasera posso anche andar dormire da Puck, sai che
preferisco così piuttosto che sentire strani rumori.»
Le guance di Kurt
si tinsero di rosso. Altra, fastidiosa, abitudine che sembra aver sviluppato
ultimamente.
«Non è quel tipo
di ospite. E poi non mi sembra che tu ti sia lamentato mai di me e Blaine. Siamo sempre stati molto silenziosi.»
Finn gli rivolse uno sguardo sconvolto, un
attimo prima che, con una gran scarica di proiettili, il boss fosse fatto fuori,
in un lago di sangue.
«Argomento off limits, non voglio pensarci!»
«Scusami, pensavo
che avere un fratello gay nella stanza accanto alla tua avesse aperto un po' le
tue vedute sul sesso gay.»
«Non voglio
pensare a due uomini in uno stesso letto, ti prego! Per me puoi farlo quando e
come vuoi, basta che io non venga a saperlo.»
Kurt rise di
fronte all'espressione imbarazzata di Finn. Era
semplicemente adorabile.
*°*°*°*°*
«Siamo a casa!»
urlò Kurt aprendo la porta e spostandosi di fianco ad essa per permettere ad un
saltellante Sebastian - con un paio di stampelle rosso sgargiante - di entrare.
Finn uscì dalla cucina e gli andò incontro,
immobilizzandosi non appena il suo sguardo si posò sull'ospite.
Non degnò
Sebastian di una seconda occhiata, rivolgendosi, invece, subito a Kurt.
«Lui che diavolo
ci fa qui?»
Il suo tono era
gelido.
«Ti ho detto
stamattina che starà qua per un po', non è colpa mia se non riesci ad ascoltare
le persone e giocare contemporaneamente.»
Finn strinse minacciosamente gli occhi,
tentando di trovare qualcosa di cui accusarlo. Alla fine si limitò a sospirare.
«Suppongo di non
poterci fare nulla. Smythe - e gli puntò il dito
contro con una convinzione che avrebbe reso Cooper particolarmente fiero di lui
- guai a te se mi dai fastidio in alcun modo.»
«Tranquillo
boscaiolo, non ho intenzione neanche di avvicinarmi a te: l'odore della tua
flanella potrebbe impuzzare anche i miei vestiti.»
«Odioso come
sempre.»
Con un ultimo
sguardo di sufficienza - di cui Kurt non l'avrebbe mai ritenuto capace - Finn voltò loro le spalle e tornò alla merenda ipercalorica
poggiata sul tavolo della cucina.
«Ti faccio vedere
la stanza; seguimi».
Kurt aprì la porta
scorrevole in legno e vetro e fece un gesto cerimonioso, invitando l'altro ad
entrare.
Adorava quella
stanza, l'aveva arredata lui, dunque si sentì immediatamente fiero di se stesso
quando colse negli occhi di Sebastian quello che indubbiamente era uno sguardo
di approvazione.
«Non male - disse
infatti subito dopo il ragazzo - trattandosi di casa tua avevo paura di
trovarmi circondato dal rosa, dagli arcobaleni e da poster di piccoli pony.»
«Ti ricordo che
proprio perché sei a casa mia posso buttarti fuori quando voglio.»
«E abbandoneresti
al suo destino di dolore, fame e morte un povero ragazzo bisognoso di cure e
attenzioni?»
«Dio, quanto sei
drammatico» rispose, cercando di suonare sarcastico e infastidito.
In realtà vedere
Sebastian dentro la propria casa gli aveva fatto un effetto strano, gli era
sembrato in qualche modo giusto.
Aveva accettato da
un po' l'idea che il ragazzo non fosse poi così brutto, e nemmeno troppo
sgradevole, però quel gesto - enorme, considerando che l'avrebbe ospitato notte e giorno a casa propria -
aveva reso la cosa più reale.
Quando focalizzò
nuovamente l'attenzione sul presente, e non sui propri pensieri, trovò Sebastian intento a fissarlo e nei suoi
occhi c'era una sfumatura morbida che rifletteva abbastanza bene quello che
stava provando anche lui in quel momento.
Si guardarono
negli occhi per un paio di secondi, prima di distogliere contemporaneamente lo
sguardo, imbarazzati.
Kurt decise che
tenersi impegnato, e non lasciare ai suoi pensieri la possibilità di vagare per
lidi inappropriati, fosse decisamente utile.
Si avvicinò al
letto per poggiarvi sopra la sacca coi vestiti di Sebastian, mentre il ragazzo
cominciava a gironzolare per la stanza osservando i quadri, i disegni e le foto
appese alle pareti.
«E' tua mamma,
quella?» gli chiese indicando una foto con una donna seduta sull'erba, a gambe
incrociate.
«Sì» rispose. E
gli uscì quasi in un sussurro.
«Ha i tuoi stessi
occhi.»
La voce di
Sebastian era delicata e carezzevole, qualcosa a cui Kurt non era abituato.
Quelle parole lo fecero sentire straordinariamente bene.
«Lo so».
Si avvicinò a lui,
fermandosi a guardare quella foto, mentre un sorriso pieno di amore, tenerezza
e nostalgia si apriva sul suo volto.
Sebastian provò a
reggersi su una sola gamba, tenere entrambe le stampelle con la stessa mano, al
solo scopo di circondargli le spalle con un braccio.
Una delle due stampelle
sfuggì alla sua presa, cadendo sul pavimento con un tonfo che rovinò
irrimediabilmente l'atmosfera.
«Fermati, prima di
fare qualche altro danno!» lo bloccò in tempo Kurt, vedendolo tentare di
prenderla da terra.
Sebastian accettò
dalle sue mani l'oggetto del male, guardandolo con espressione infastidita.
«Ogni tanto
dimentico di non essere più autosufficiente.»
«Avanti regina del
dramma, andiamo di là a mangiare qualcosa, sono sicuro che non ne potevi più
del cibo dell'ospedale.»
«In verità ho sedotto
un'infermiera. Dopo l'operazione ha cominciato a portarmi una doppia razione dei
pasti e qualche volta anche barrette di cioccolato comprate alle macchinette»
raccontò con un sorriso furbo.
Kurt esultò
internamente per essere stato in grado di fargli tornare il buon umore.
*°*°*°*°*
«Detesto chiederti
altri favori - cominciò Sebastian mentre Kurt lavava i piatti della cena - ma
nella tasca laterale della sacca ci sono gli analgesici, non è che mi
prenderesti un paio di pillole? Andrei io, ma è un viaggio e sono un po'
stanco.»
Kurt poteva
leggere il disagio - e l'imbarazzo - stampati a caratteri cubitali sul suo
viso.
«Certo, nessun
problema.»
Gli sorrise
sinceramente, pensando che non fosse il momento per qualche notevole,
esilarante e sgradevole uscita sarcastica.
Tornò un paio di
minuti dopo con due pillole bianche sul palmo della mano.
«Ci ho messo un
po' a trovarle; il dio dell'ordine che ha fatto la sacca le aveva nascoste
sotto i tuoi boxer. Neri tra l'altro, complimenti, bella scelta» gli fece
l'occhiolino, allungandogli le medicine insieme ad un bicchiere d'acqua.
«Grazie, la mia
biancheria intima è perfetta. Non potrei mai sopportare l'umiliazione di
spogliarmi di fronte a qualcuno e ritrovarmi in un paio di informi e orribili
slip bianchi.»
«Grazie, non
sognavo altro che sapere ogni singolo dettaglio sul tuo intimo o sulla tua vita
sessuale.»
«E' sempre un
piacere dolcezza. L'offerta di provare con mano è sempre valida».
Questa volta fu il
turno di Sebastian di ammiccare, con sguardo malizioso e seducente.
Un gatto pigro si
svegliò nella pancia di Kurt, tornando improvvisamente attivo e grintoso.
Non avrebbe mai pensato che il suo
desiderio sessuale potesse avere la forma di un felino.
«Ti ricordo sempre
delle tue condizioni, piccolo, tenero, malato. Non avrai contatti ravvicinati
con qualcuno per taanto taaaantissimo
tempo.»
«Vedrò di
accontentarmi di poter guardare il tuo culo, allora.»
«E quando capirai
che questi continui riferimenti non sono seducenti sarà troppo tardi.»
«Continua a
prenderti in giro, Porcellana, se ti fa sentire meglio. Io vedo benissimo come
stai lentamente, e irrimediabilmente, cadendo ai miei piedi.»
«La verità è che
sei irresistibile, Sebastian.»
Il latin lover in
questione sgranò gli occhi dalla sorpresa; il tono basso, e seducente, di Kurt
l'aveva colto chiaramente alla sprovvista.
Il cucciolo di
pinguino, ormai abbondantemente cresciuto, non poté fare a meno di sentirsi elettrizzato.
«Andiamo di là a
vedere un film, che dici? Stasera non ci sarà nessuno a tentare continuamente
di rubare il telecomando per sintonizzare canali di football o di wrestling»
propose Kurt, decidendo di spezzare quella strana tensione.
«Se lo fai
scegliere a me ci sto!»
«Concesso, ma solo
per questa sera, non abituarti!»
Sebastian gli
sorrise, prendendo le stampelle che erano poggiate contro il mobile dietro di lui.
Tutto quello era
domestico, spontaneo, quasi intimo, e
a Kurt sembrava semplicemente giusto. Il sorriso di Sebastian lo faceva sentire
bene e le sue battute ormai - quando non lo facevano sentire elettrizzato e
sicuro di sé - lo divertivano soltanto.
La storia con Blaine era finita da poco, era vero, però non trovava nulla
di male nel consentire a qualcuno di renderlo un po' più sereno e spensierato.
Si sedettero sul
divano, una sedia con sopra un cuscino pronta per Sebastian che la guardò con
fastidio, per poi ignorarne la presenza.
Il film era
iniziato da un'ora e Sebastian
continuava a muoversi in modo insofferente, lanciando occhiate intermittenti di
odio puro alla sedia.
«Cosa ti ha fatto
di male quella sedia? Oppure non ti piace il colore del cuscino?»
Kurt decise di
metter fine a quella scena quasi dolorosa. Se la smorfia sofferente presente
sul volto di Sebastian da almeno un quarto d'ora significava qualcosa, allora
il ragazzo era semplicemente troppo orgoglioso per chiedere una mano a Kurt.
Tornò a fulminare
con gli occhi la sedia, per poi guardare Kurt di sfuggita, mordendosi il
labbro.
«Sebastian, hai
una gamba fratturata, non c'è nulla di male nel provare un po' di dolore e
chiedere aiuto per alleviarlo.»
Senza aspettare
una risposta Kurt si alzò in piedi e si mise di fronte al ragazzo, spostando lo
sguardo con incertezza tra la gamba di Sebastian e la sedia.
L'altro fissò gli
occhi su di lui.
«Non ti
preoccupare di farmi un po' di male, qualsiasi cosa è meglio di questa posizione
che mi sta uccidendo» esordì, spazientito.
Kurt si piegò e
cercò di sollevare la gamba di Sebastian il più delicatamente possibile,
riuscendo ad adagiarla sul cuscino, con espressione vittoriosa.
Si sedette di
nuovo sul divano, questa volta un po' più vicino al ragazzo.
Sebastian tornò a guardare
lo schermo, ignorandolo completamente.
Kurt si limitò a
fissarlo di tanto in tanto con la coda dell'occhio, pensando a cosa fare. Non
erano amici, non davvero, e non sapeva quanto in là potesse spingersi per
tirarlo su di morale e farlo rilassare. Alla fine decise di ignorare le proprio
paranoie e avvicinarsi un altro po', lo spazio sufficiente a far strofinare la
propria spalla contro quella di Sebastian, in un movimento abbastanza
intenzionale ma non troppo esplicito.
Sebastian si voltò
a guardarlo, finalmente, e il suo
sguardo si ammorbidì.
Kurt gli sorrise,
mentre le guance gli si tingevano, tanto
per cambiare, di rosso.
«Ti sta bene un
po' di colorito in viso».
Kurt lesse in
quelle parole il modo adottato dal bastardo per dire "quando ti imbarazzi
sei adorabile" e non gli sembrò neanche un'ipotesi troppo azzardata; la
totale assenza di ironia nella sua voce la confermava abbastanza.
L'atmosfera tornò
rilassata e continuarono a guardare il film in silenzio, spalla contro spalla,
rivolgendosi qualche occhiata di tanto in tanto.
Quando Sebastian
si fu addormentato con la testa poggiata sulla spalla di Kurt, il ragazzo si
perse nel calore del corpo di fianco al proprio, nello strofinio dei suoi
capelli contro la propria pelle e nel suono dei suoi respiri lenti e regolari.
Quando ne ebbe abbastanza
dei propri pensieri degni di Edward Cullen - erano già
passate un paio di ore e aveva guardato almeno cinque programmi diversi - si
decise a svegliarlo.
Lo accompagnò
nella sua stanza, aiutandolo a togliersi i vestiti ed indossare i pantaloncini
che aveva portato come pigiama. Guardando le sue gambe lunghe e il suo fisico
magro e ben definito realizzò , per la prima volta, in che situazione si fosse infilato, di sua spontanea volontà tra l'altro.
Aveva un ragazzo
quasi nudo - e piuttosto sexy, doveva ammetterlo - davanti a sé e non poteva
fare a meno di guardarlo.
E improvvisamente
l'offerta di Sebastian di toccare con
mano divenne più invitante.
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NdA: Ciao quattro gatti e
anime pie che navigate ancora per questi lidi XD Cooomunque,
mi sa che l'idea *mini* long ormai è accantonata, spero comunque che non venga
fuori lunghissima però non avevo ben considerato che volendo descrivere le cose
in modo credibile 3 o 4 capitoli non fossero umanamente possibili. Spero che
abbiate voglia di tenermi compagnia ancora per un po' :)