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Autore: Strega_Mogana    24/01/2007    7 recensioni
Elena e Alessandro (Querthe) Hanno unito I loro cervelli per Creare una nuova fic! Un regno di pace scosso da un amore non corrisposto e una guerra Che stravolgerà tutto. Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Non ho capito cosa ti ha fatto Rei, ma sembra che inizi a funzionare… - ridacchiò malvagio Mamoru saltando indietro e assestandosi sulle gambe dopo l’ennesimo scontro con il sergente Makoto.
- Grazie. – ringhiò lei, facendo ruotare nell’aria le due asce bipenni che erano state forgiate appositamente dopo le magie che l’avevano trasformata in quello che era in quel momento.
Ognuna delle due armi arrivava a pesare senza alcun dubbio più di dieci chili, ma erano come fuscelli nelle grandi mani artigliate della donna. Il resto del suo corpo era coperto dalla stessa pesante armatura che aveva precedentemente, semplicemente allargata per far posto alla nuova massa muscolare e ingrandita per l’aumento di altezza. I demoni degli inferi partirono da un carapace adatto ad un demone maggiore, aumentandone il peso e aggiungendoci corna, spuntoni e altri orpelli che se ai loro occhi avevano ingentilito la superficie massiccia dell’armatura, per qualsiasi altro essere il risultato, allacciato correttamente sui quasi tre metri di altezza della Kino era impressionante, spaventoso e osceno nella sua bruttezza.
- Ma non ancora abbastanza per poter pensare di battermi, mostriciattolo dai lunghi denti aguzzi…
- Spiritoso… - sbavò lei, il massiccio volto simile a quello di un orco, i canini superiori sporgenti verso i basso di pochi centimetri, mentre quelli inferiori erano cresciuti a dismisura arrivando quasi ad una trentina di centimetri, alloggiati in speciali cavità che il cranio aveva creato per evitare di essere trafitto ogni volta. Gli occhi tondi, neri e senza pupille non mostravano nessuna emozione se non la gioia per il combattimento, il sangue e il dolore. Mosse due passi in avanti, gli artigli, sui piedi nudi e squamati, verdognoli come tutto il resto del corpo, grattarono e segnarono il pavimento della sala di allenamento della Torre-Tempio del Fuoco Nero. – Ma non basteranno le battute per salvarti, caro Mamoru. Ho sopportato atroci sofferenze fisiche e mentali per essere quello che sono, e solo per farti vedere chi è il più forte.
La risata con cui rispose il comandante dell’armata di Rei, dell’Armata della Signora del Fuoco Nero, fu di scherno, alta e sottile come quella di un pazzo.. Si posizionò con le gambe e la pesante spada. Aveva ancora addosso, sebbene modificata per avere un aspetto più pittoresco e demoniaco, l’armatura che portava come comandante delle guardie di palazzo. Il braccio sinistro poteva reggere pesanti colpi come il migliore degli scudi, e la sua spada aveva ormai assorbito tanto di quel sangue da sembrare venata da orrende striature color rosso cupo..
- Vieni avanti, mostriciattolo.
Lei caricò con tutte le sue forze, le due asce pronte per colpire ai lati dell’avversario mentre la sua massa di centinaia di chili lo avrebbe travolto senza dargli speranze. Mamoru attese fino all’ultimo, quindi si buttò su lato sinistro, usando il suo braccio corazzato per assorbire l’impatto con il terreno, quindi rotolò lontano un paio di metri e si rialzò, tentando un fendente diretto a colpire il polso destro della donna, ma lei fu pronta a intromettere sulla traiettoria verticale della lama la sua arma, che spinse verso il braccio il colpo, facendolo finire sull’armatura, che emise alcune scintille.
- Tocca a me! – ringhiò lei, lo smeraldo nel suo petto, visibile attraverso un piccolo foro nella pettorina metallica, a brillare di una luce malsana.
Le due asce compirono una sorta di danza nell’aria, acquistando velocità e quindi potenza, facendo sibilare l’aria, per poi abbattersi come tuoni devastanti sull’uomo, che frappose sia la spada che il braccio corazzato. Makoto chiuse gli occhi, impaurita di quanto poteva essere successo. Non si era controllata, aveva rilasciato tutta la sua potenza nel colpo, una forza capace di distruggere una casa senza nessuno sforzo, un colpo che aveva sperimentato abbastanza potente da far volare un centinaio di metri lontano anche un potente non-morto perfettamente corazzato. Li riaprì, indecisa tra la gioia di aver sconfitto il suo avversario e la tristezza di aver ucciso il suo superiore, oltre al terrore della possibile vendetta della sua bellissima, ma mentalmente instabile padrona, quando avrebbe saputo che lei aveva ammazzato il suo amante. Strabuzzò gli occhi, vedendo che non solo Mamoru era ancora vivo, ma sembrava aver parato senza problemi la sua devastante mossa.
- Non male, Makoto, non male. Se la userai in battaglia con la stessa foga che hai dimostrato qui, centinaia di uomini periranno all’istante per la gloria della nostra Signora. – Sorrise, il suo cocchio destro illuminato internamente da una luce rossastra che lo rendeva sinistro e simile alla schifosa luminescenza che si poteva vedere nelle orbite vuote degli scheletri animati. – Ma non abbastanza. Sai qual è il mio potere, vero?
Lei annuì, deglutendo e spostandosi indietro di un passo, le asce ancora in posizione.
- Non credevo che…
- La forza non è tutto in battaglia, e poter potenziare tutto ciò che ho addosso o in mano mi aiuta enormemente a non perdere. Mai. – Si rialzò dalla posizione genuflessa in cui era e sferrò un mandritto all’ascia sinistra dell’avversaria. La lama che incrociò si piegò e si contorse come burro caldo, mentre la Kino lasciava l’arma ormai inservibile. Anche l’altra lama cadde a terra, il braccio destro a reggersi il sinistro, spezzato nell’impatto. – Mai. E a non lasciare superstiti. Soprattutto se pericoli come te…
- Mamoru. Capitano…
Lui passò la lingua sulla lama, che sembrava pervasa da una tenue energia rossastra come l’armatura e tutto il suo corpo, una luminescenza che aveva origine nel rubino che si era conficcato dietro il suo occhio destro, ultima delle quattro pietre che assieme alle due parti della maschera una volta componeva il Volto della Realtà, e afferrò a due mani l’elsa della spada.
- Addio, Makoto.
- Fermo. Nulla mi farebbe più piacere che vedere del sangue scorrere, ma non in questo momento. – gli disse la voce di Rei. Lui si voltò, una sottile vena di disappunto nel volto. La donna si avvicinò, un fruscio di vesti di seta nera e rossa scura che la avvolgevano come un fuoco che non si spegneva mai. Le lunghe maniche dell’abito le coprivano le mani come l’ampio cappuccio ne nascondeva il volto. La voce era calda, suadente, ma irrimediabilmente malvagia. La figura coperta si fermò, i suoi piedi nascosti dalla lunga e morbida gonna, esattamente di fronte al guerriero, la lama ancora in pugno, vagamente puntata contro il volto invisibile di Rei. – Sei stanco amore mio, sei molto stanco… - gli sussurrò, mentre una mano candida come la neve e fredda altrettanto gli sfiorava il volto.
Lui abbassò l’arma, ad un tratto pesante come piombo, quindi la rinfoderò.
- Hai ragione, mia signora, è uno spreco di forze uccidere in questo modo. Meglio conservarle per i nostri veri nemici.
- E di questo io volevo parlarti. Ma non qui. Nelle mie stanze.
Lui annuì lentamente.
- Makoto, per oggi può bastare l’allenamento. Vai a passare in rassegnale tue truppe demoniache, e dammi buone notizie sull’esercito dei morti viventi della Regina dei morti.
- Sì mio comandante. Mia signora… - si congedò, quasi correndo via dalla stanza, ancora la paura della morte nel cuore. – Sempre peggio. Il potere incredibile che possiede il mio comandante inizia a possedere lui… - pensò camminando lentamente verso i quartieri freddi e maleodoranti dove Hotaru radunava il suo esercito di cadaveri animati.
- Come va Makoto? – gli chiese Rei, camminando lentamente, assaporando ogni secondo con cui stava con lui. Sapeva che in quel momento, come negli anni passati, lui era suo, solo suo. Sebbene deturpata nel viso a causa della mezza maschera bruciata che si era apparentemente fusa sulla sua pelle, la sacerdotessa sapeva che questo le aveva dato pieno controllo sui suoi enormi poteri di evocazione, sebbene trasformati in maniera orrenda, permettendole di evocare portali di accesso ad una dimensione che lei aveva giurato da quando era nata di eliminare, mentre in quel momento stava considerando il mondo demoniaco come la più grande benedizione per lei. Era riuscita a controllare il cuore puro di Mamoru, traviarlo verso una via dove la sua gentilezza, il suo amore e la sua cavalleria erano state trasformate nel più oscuro odio, nella più crudele cattiveria del creato, sebbene doveva continuamente legarlo a sè. La sua volontà continuava a resistere, e solo con potenti pozioni e incantesimi nascosti in canzoni e sussurri amorevoli nella loro alcova riscaldata dal riflesso nerastro del fuoco buio che ardeva come un monito sulla cima della Torre-Tempio, il centro nevralgico e reale dell’impero che la donna stava creando, e a cui mancava di assorbire solo alcune parti del Regno della Luna. – E’ abbastanza forte per poter combattere come vorremmo?
- Credo decisamente di sì, sebbene non possieda quelle capacità che faranno di lei una buona combattente, una che si possa staccare dalla media. Certo, è fortissima, ma non può competere con me.
- Nessuno può competere con te, mio amore.
- Dimmelo ancora. Lo sai che amo quando lo dici… - ridacchiò lui.
Lei gli strinse forte la mano, ricambiata, ma non c’era quella passione, quel trasporto che lei voleva, che lei sapeva esserci tra due innamorati. Il cuore le si incrinò un altro pezzettino, come ogni volta che notava attrazione fisica per lei in Mamoru, ma non quel sentimento così chiaro nel bacio che lei aveva visto quel giorno di vari anni prima. Lui la desiderava, ma non l’amava. Una cosa che nessuna pozione, nessuna invocazione, stregoneria o incantesimo poteva fare.
- Dare l’amore… - mormorò.
- Scusa?
- Nulla, pensieri di donne. Volevo farti vedere quello che ho preparato per la nostra mossa finale. Schiacceremo il Regno della Luna e la sua stupida principessa con lui.
- Ci sarà sangue e morti?
-Tanti, così tanti che ti stancherai di vederli.
- Non credo. – sorrise lui, un leggero brillio rossastro negli occhi. – Raccontami tutto, mia adorata.
Arrivarono nelle stanze personali della sacerdotessa, cupe e rosse come il suo cuore e la sua mente. Lei drappeggiò il cappuccio che le copriva il volto sul collo, il suo viso perfetto pitturato di ombre cangianti ogni istante come le fiamme delle candele che le creavano, la parte sinistra deformata dalla maschera di argento bruciato e contorto.
- Baciami.
- Come ordini, mia signora. – disse, facendo seguire immediatamente un appassionato e quasi animale bacio che durò molto tempo, lasciando entrambi senza fiato quando si staccarono. Si sedettero, lei su una poltrona di pelle lucida, da una parte di un tavolo su cui stava la cartina delle sue terre e di quelle ancora che voleva conquistare, lui sul letto, le mani incrociate dietro la testa. Si tolse l’arma dalla vita e iniziò a slacciarsi le parti principali dell’armatura. – Quale è il tuo piano, Rei?
- Semplice. Abbiamo fino adesso tentato di penetrare in vari punti, vedendo se potevamo trovare dei punti deboli nella difesa del regno della cara principessa. – iniziò, pronunciando le ultime due parole con tono ironico e beffardo. – Ma non abbiamo avuto fortuna. Anche le tue scorribande non sono servite a molto, se non ad ingrossare in parte il nostro esercito.
- Già. La nostra Regina dei Morti ci sta dando una grossa mano. Ma u giorno vorrà essere pagata.
- Non preoccuparti di quello. Lei è affare mio… - esclamò lei muovendo la mano e il braccio destri sulla mappa, che prese vita, trasformandosi in una sorta di visione tridimensionale della Luna, perfetta fino all’ultimo particolare. – Guarda quello che ho intenzione di fare.
Lui si sollevò dal letto, ormai coperto solo dalla sua camiciola di cotone nero e da un sottile gilet imbottito per proteggere il busto dallo sfregamento delle piastre dell’armatura.
- Un esercito enorme?
- Esatto. Sto radunando tutti i non morti di Hotaru, e da parte mia ho incrementato il flusso di demoni adatti al combattimento provenienti dalle lande infuocate degli inferi. Tra poco più di due settimane saremo pronti a sferrare un attacco così potente che nulla, nulla di ciò che esiste potrà fermarci. Arriveremo vittoriosi nel castello di Usagi, e là otterremo ciò che bramiamo di più.
Lui sorrise malvagio come stava facendo lei e la attese nel letto, la tunica di lei a cadere leggera sul pavimento. Il fuoco nero rispese per un secondo mentre l’ennesimo demone poggiava le sue pesanti zampe sul terreno di uno dei cancelli infernali.
Ami tremò, la visione che ancora le stava riempiendo la mente era stata così orrenda che il suo cervello non aveva registrato totalmente la gravità di quanto aveva visto.
- Principessa, Luna, Minako, ho bisogno di voi qui, ora. – gridò telepaticamente la maga, alzandosi e iniziando a muoversi verso l’armadio da cui prese una tunica per coprire il suo corpo, come il suo volto assolutamente privo di ogni particolare che la potesse rendere umana.
- Arriviamo! – gridarono come risposta quasi all’unisono le tre donne.
Un lampo di luce e la guerriera dai capelli biondi apparve nella stanza, la spada in pugno nella mano destra e un lungo e luminescente tentacolo a uscire dalla mano sinistra. Non aveva con sé i guanti, ma il resto del corpo era protetto dalla sua particolare armatura.
- Cosa succede?
- Ho avuto una visione, una visione orrenda, e dobbiamo immediatamente fare qualcosa per evitare che quello che ho visto diventi realtà. Ti ringrazio per la celerità della tua venuta, Donna Ombra. Ora riposa, o le tue amiche potrebbero spaventarsi vedendoti in questo stato. Il trasporto mentale che hai utilizzato ha drenato molte delle tue energie. Se posso esseri utile… - disse allungando una mano.
- No, grazie. Ho bisogno solo di un paio di minuti, e loro saranno qui decisamente dopo. – rispose con voce gracchiante la ragazza, sebbene il suo aspetto sembrasse quello di una mummia rinsecchita e scura, come carbonizzata, la pelle tirata sulle ossa, gli occhi gialli incavati, le labbra quasi sparite, ritirate per mostrare i denti. – Ho ancora una considerevole quantità di energia a disposizione. Il tempo di concentrarmi…
Chiuse gli occhi e respirò profondamente, permettendo al suo potere di assorbire l’energia vitale di cui si era nutrita nei giorni precedenti e di ripristinare il suo naturale aspetto. I capelli si fecero morbidi e fluenti, non più radi e biancastri, il volto cesellato, la pelle morbida.
- Appena in tempo, sembrerebbe… - commentò Ami, mentre le due altre donne che avevano risposto al suo appello entravano nella stanza, entrambe in camicia da notte ma con le armi in mano.
- Decisamente terrificanti, con le vostre lunghe camice di notte bianche e rosa…
- Minako, stupida. Non tutti possono permettersi di non togliersi mai l’armatura come fai tu. – le rispose falsamente acida la principessa, osservando la stanza. Abbassò le armi. – Cosa succede?
- Ho appena avuto una visione, una visione orribile che aveva tutta l’aria di essere non solo una possibilità remota, ma qualcosa che si sta quasi già per avverare.
- Riguarda Rei, vero?
- Già, Dama Luna. Ho visto un enorme esercito radunarsi sotto la fiamma nera della torre dove abita la nostra nemica, un esercito come mai nessuno ne ha visti. Demoni e scheletri in quantità orrende, esseri che la mia mente fatica ad immaginare e che porterebbero distruzione e morte in ogni angolo della Luna e della Terra, se riuscissero a raggiungerla…
- E’ già reale?
- No, ma non abbiamo molto tempo. Dobbiamo raggiungere la Torre-Tempio e fare quanto dovevamo fare fin dall’inizio. Dobbiamo uccidere Rei e il suo amante.
- Mamoru. No. Non possiamo farlo!
- Usagi… Sai anche tu che la mente di Mamoru non è quella che conosci tu…
- Solo per via degli incantesimi della sacerdotessa, Luna. Sono certa che nel cuore ancora è puro come quando l’ho conosciuto. Lo sento nel mio cuore. Non può essere menzognera una sensazione del genere. Non può. Lui mi vuole ancora, come io voglio lui…
- Adesso non importa. – esclamò la maga, alzandosi dalla sedia in cui era e avvicinandosi ad una finestra, il volto vuoto ad osservare con gli occhi della mente un punto lontano, un punto nero che le era precluso alla vista. – Adesso dobbiamo fermare l’esercito che ho visto. Con ogni mezzo. Se Mamoru potrà essere salvato bene, altrimenti dovrà perire.
Usagi strinse i pugni prima di iniziare a singhiozzare sommessamente.
- Principessa, anche Ami ha un’amata che dovrà combattere e forse uccidere. La pena che provi tu credo sia pari anche in lei.
- Capisco… Ma l’idea di… di…
- Da fastidio anche a me pensare a Makoto morta. Fortunatamente la mia trasformazione ha ottenebrato i miei sentimenti, permettendomi di utilizzare la logica ben più che il cuore, quindi non esiterò io stessa ad ucciderla se necessario. Ma avremo tempo durante il tragitto per pensare cosa fare e se farlo.
- Raduniamo l’esercito?
- No, Minako. L’esercito serve qui, contro le scorribande dei non-morti che Hotaru continuerà a mandare per tenerci occupate. Andrà un piccolo gruppo.
- Io ci sono.
- Ne ero certa, Donna Ombra. Ma dovrà esserci anche una maga per proteggerci, e una guaritrice…
- La principessa non si muove dal castello!
- Luna, sono una guerriera prima di tutto. Servo al gruppo molto più di quanto serva qui. Ci sono altri guaritori nell’esercito. E poi… - deglutì. – E poi se Mamoru deve morire, sarò io ad ucciderlo, se non posso salvarlo da se stesso.
- Allora è deciso. Verrò anche io. Dove va la mia pupilla, vado io. – sorrise triste Luna. – Non mi perdonerei mai di lasciarla nel pericolo, mentre io sono al sicuro nel castello.
- Luna…
- No. Ho deciso, e se non mi permetterai di venire con le buone, ti seguirei comunque di nascosto, per cui… - Lei l’abbracciò, mentre una lacrima le rigava la guancia. – Niente smancerie, principessa. Non sono adatte alla reggente di un grande stato come il nostro. – disse con voce rotta.
- Bell’esempio, mia cara…
- Artemis!
- L’ho chiamato io mentalmente. Immaginavo che se Luna venisse, anche il suo compagno volesse partecipare.
- E io ringrazio la maga per quanto ha giustamente pensato. Quando si parte? – chiese l’uomo, mettendosi vicino a Luna e abbracciandola attorno alle spalle, mentre lei si appoggiava al suo petto.
- Domani. Useremo strade secondarie.
- Devo immediatamente convocare il Consiglio degli Anziani. – mormorò assorta nei propri pensieri la bionda, tormentandosi un codino con la mano. – Devo avvertirli della mia partenza e decidere quali linee guida debbano rispettare mentre sono via. Luna!
- Dimmi.
- Sveglia immediatamente gli Anziani e di loro di riunirsi nella Sala del Cristallo argenteo. Io mi cambio e li raggiungo.
- Subito.
- Minako, Artemis… - I due si inchinarono aggraziati di fronte a lei. – Date istruzioni all’esercito per poter gestire gli assalti anche senza il nostro comando. Che i generali si coordino tra loro in modo da poter salvaguardare perlomeno i confini del regno. Che chiunque sia vicino ai territori minacciati si sposti se può verso la capitale. Sarà più facile difendersi…
- Agli ordini. – dissero all’unisono sparendo come per magia dalla stanza.
- Ami…
- Mia principessa…
- Li salveremo tutti…
- Se questo è quanto desideri, allora sarà così… - le rispose, un tono gentile nella voce che le rimbombò nella mente.
   
 
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