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Autore: Timoria    10/07/2012    2 recensioni
Trovai in lui uno dei punti fermi della mia vita; quella terapia d'urto in grado di ricordarmi il valore del soldato e, al tempo stesso, la fragilità dell'uomo.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     Anche l'ultimo cadde, e noi riuscimmo a mantenere la nostra promessa: vendicammo la Terra.
Trascorsi il tempo morto conseguente alla nostra separazione nei modi più disparati. Innanzitutto decisi di godermi la moto che mi fu regalata - e che, volente o nolente, mi catapultava in un batter d'occhio ai tempi che furono; arrivai a vincere anche qualche corsa, e la cosa mi fece ricordare le acclamazioni del pubblico quando mi vedevo coinvolto in quegli squallidi spettacolini che facevano di me il prototipo fantoccio dell'eroe americano. Ebbi anche qualche storiella di passaggio; ma mi resi presto conto che non avrei potuto continuare ad inseguire il fantasma di Peggy che puntualmente sembrava affacciarsi tra le fattezze somiglianti di qualche sconosciuta. Nonostante mi fossi completamente ambientato nel nuovo mondo, paradossalmente la nostalgia per il vecchio mi abbracciò a tal punto che non riuscii mai a scordare completamente le buone, vecchie abitudini, come l'indossare giacche di pelle oppure il portare lo stesso taglio di capelli - o simile - di quando... beh, di quando la mia esistenza si cristallizzò in balia dell'inclemenza dei ghiacci. La gente mi amava come un eroe, impossibile da intaccare, nonché come l'orgoglio di una nazione intera; ma quella che idolatravano non era che un'immagine, una facciata che nasconde un cuore pulsante, un'esistenza intimamente scossa che non ha mai dimenticato il "piccolo uomo" alla base di tutto.
Per questo tornai a cercarlo. Lui, con la sua pungente ironia e la sua incredibile attitudine allo scherno, era riuscito a far fremere tutto ciò che si nascondeva al di sotto dell'elmo - lì, dietro la stella biancastra cucita sul petto. Lui aveva cambiato tutto; differentemente da suo padre, che provò per me un affetto fraterno, lui sembrò carpire la mia necessità di trovare qualcuno con cui potersi confrontare.
Lui fu la mia terapia d'urto, anche se forse definirlo così è semplicemente riduttivo.

      « Rogers? » sembrò inorridito nel vedermi sulla porta di casa sua.
« Hai già perso l'abitudine di chiamarmi Capitano, vedo... » aggrottai un sopracciglio. « Felice anch'io di rivederti, Stark. Posso entrare? »
« Preferisci un assenso laconico o circostanziato? »
« Mi accontento di una stretta di mano accompagnata da un "sì, prego". »
« Basta che non sfoci in uno di quegli abbracci melensi... sai, sono allergico a questo genere di cose. » e mi porse la mano, che subito strinsi - fu una stretta decisa ed energica, che strappò ad entrambi un sorrisetto. Mi fece accomodare nel vasto soggiorno - credo un po' controvoglia -, senza scordare la cortesia... o meglio, quel minimo che gli era rimasto nei meandri contorti del suo cinismo dilagante.
« Gradisci un drink? »
« Tattica inutile per mandarmi K.O., lo sai: non posso ubriacarmi. » e mi sedetti sul suo divano, sprofondando tra i cuscinoni di pelle - ancora incredulo del fatto che fossi riuscito a piombargli in casa senza essere brutalmente ucciso.
Lui scoccò la lingua sul palato e sollevò gli occhi scuri al cielo. « C'ho provato. » e si sedette accanto a me, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
« Mi fa piacere che ti sia ripreso completamente dallo... schianto, ecco. » adagiai la schiena contro lo schienale morbido del divano ed evitai di guardarlo - sentivo il suo sguardo incollato sul mio viso.
« In parte lo devo a Pepper - santa donna... se non ci fosse lei io... beh, sopravviverei lo stesso, sì. Ma con lei è tutta un'altra storia, lo ammetto. »
« Come procede la costruzione della Torre? » cercai di cambiare discorso immediatamente: l'argomento "donne" non era il mio forte, e l'evitavo come la peste.
« Alla grande, ovviamente... dato che dirigo personalmente il progetto. Avevi forse qualche dubbio, Capitano? » e percepii un suo sollevamento del busto. A quel punto non potei più fuggire i suoi occhi; immersi lo sguardo nelle piccole e luccicanti pozze nere che si concentravano nei due cerchi perfetti dell'iride e mi sentii scosso.
« No, infatti io... mi hai chiamato Capitano. »
« Hai sentito male. » e fece per alzarsi, ma allungai una mano e la strinsi attorno al suo polso per trattenerlo. Elargì un sospiro più che eloquente, deformando la linea dritta della bocca in una smorfia infastidita - interruppe persino il contatto visivo, facendo roteare le orbite verso l'alto.
« Scappi? » aumentai la presa; la sua smorfia si diluì ben presto in un'aria di sfida. « Il gigante di ferro batte in ritirata senza la sua impenetrabile corazza, vedo... »
« Oh, Rogers... ma fammi il favore. Non sei capace a fare il duro. » e si divincolò dalla mia presa - giusto perché glielo lasciai fare. « Mi pare di aver dimostrato ampiamente le mie capacità... e se indosso quella "corazza" è solo ed esclusivamente grazie a quelle. » mi rivolse un sorriso sghembo, poi si incamminò in direzione del piano bar poco distante, dove si versò del whisky in un bicchierino.
« E sembra invece che tu non voglia ancora riconoscere le mie, mh? » mi alzai anch'io, seguendolo fino al bancone; mentre lui sostava dietro di esso, io mi fermai dal lato opposto, afferrandone i bordi con le mani.
« Per l'amor del cielo, sembri una fidanzatina gelosa. Smettila con queste lagne, non si addicono al tuo grado... non costringermi ad affibiarti un altro nomignolo - "Capitan Ghiacciolo" basta ed avanza. »
Sentii una sferzata dentro di me, seguita da un impeto di rabbia; tutta la mia pacatezza andò a farsi benedire - e questo è a dir poco incredibile, dato che riesco a mantenerla anche con il più squallido uomo sulla faccia della Terra. Gli strappai il bicchiere di mano prima che lo avvicinasse alle labbra e lo feci schiantare contro il pavimento, mandandolo in frantumi. Lui rimase immobile, con il braccio ancora sollevato a mezz'aria e le labbra schiuse, pronte ad accogliere il liquido; i suoi occhi baciarono terra per un momento, poi li sentii agganciarsi sfacciatamente ai miei - per una manciata di istanti mi sentii nudo, vulnerabile.
« È proprio vero che i biondi hanno il cervello ridotto al minimo indispensabile... a quanto vedo è un'abitudine comune nella vostra strana razza platinata prendere i bicchieri e scagliarli violentemente contro il pavimento. Avete per caso qualche neurone represso? » afferrai immediatamente l'allusione a Thor e soprattutto la voglia di far accrescere in me la rabbia stuzzicandomi con insulti non più tanto sottili. Aguzzai lo sguardo e mi scrollai di dosso la spiacevole sensazione d'inferiorità che è solito trasmettermi.
« Stark, stai oltrepassando il limite... »
« Ti ricordo che sei stato tu a piombarmi in casa e... a fracassarmi un bicchiere in preda a non so quale raptus violento. »
Rimasi interdetto, perché la ragione era dalla sua parte... ma non mi importò più di tanto. Con un balzo scavalcai il balcone e gli arrivai dirimpetto, guardandolo dall'alto al basso; notai un sorrisetto abbozzarglisi sul viso.
« Uuuuh, che paura! La bionda cheerleader dagli occhioni azzurri mi minaccia con la sua avanzata da sfilata! » e si rannicchiò su di sé, accentuando così lo scherno.
A quel punto non risposi più delle mie azioni - e questa volta sul serio. Fu come se gli occhi si velassero d'ira e il cuore - che aumentò le proprie palpitazioni - volesse uscirmi fuori dal petto; fu un gancio esibito con la destra che diede il via alle danze - del tutto inaspettato, dato che lo scaraventò qualche metro più in là. Rischiai addirittura di rompergli la mandibola, ma per fortuna non caricai abbastanza il colpo da farlo risultare fatale.
« Cominciamo a ragionare, biondina isterica. » disse lui, passando il braccio nudo sulla bocca per asciugare qualche goccia di sangue rimasta imperlata sulla barba.
Mi sfilai la giacca e la lasciai sul bancone, rimanendo con una semplicissima t-shirt completamente bianca... o quasi, se non fosse che il sangue zampillato dalle gengive di Tony la raggiunse, macchiandola. Gli feci segno di rialzarsi, e così fu.
« Sai che non ti conviene. Senza l'armatura potrei ucciderti con un colpo ben assestato. » lo avvertii; sono pur sempre vittima dell'onore di un soldato.
« ...sì, sempre che tu riesca ad arrivarci. »
Mi strinsi nelle spalle e mi catapultai da lui; regolai la forza quel tanto che ci permettesse un confronto più o meno alla pari, il quale continuò con un pugno ben assestato diretto al suo addome - miracolosamente parato - ed un'altra serie di colpi che gli spezzarono il respiro. Indietreggiò di un paio di passi e si concesse un momento di quiete - il suo petto si abbassava e si rialzava freneticamente sotto la canottiera grigia, oramai completamente madida di sudore.
« Tutto qui? » domandò allargando le braccia.
« Ti ricordo che sei stato tu ad indietreggiare. » e misi le braccia in modo tale che andassero a schermare il busto.
Lo vidi corrucciarsi; poi fu il suo turno. Sfoderò delle mosse tipiche della boxe, altre invece appartenenti agli stili di lotta più disparati; fatto sta che riuscì addirittura a colpirmi sul volto, un po' per una mia disattenzione, un po' per uno dei suoi colpi di genio - una finta ben assestata, ecco. Arrivò a farmi tentennare, quando cercò un nuovo assalto che fermai bloccandogli entrambi i polsi.
« Basta così. Sto per farti male sul serio, e non è davvero il caso... non voglio essere proprio io a mandare in fumo il nostro progetto. » mi resi conto di essere affaticato; le parole erano intervallate da respiri frenetici, quasi completamente coordinati a quelli del mio avversario temporaneo.
« C'è di più oltre l'armatura, come puoi ben vedere... » rispose sornione, accettando la fine del conflitto.
« Non avevo dubbi su questo... e quei pochi che avevo, li hai fatti svanire tempo fa. » lo lasciai libero e gli sorrisi, porgendogli la mano: rinnovammo la nostra alleanza con una nuova, solida stretta.
« Ora, se il Capitano permette, vado a farmi una doccia. » quando lasciò la mia mano si voltò, allontanandosi di qualche metro prima di bloccarsi. « Ah, dimenticavo: torna pure quando ti pare. Magari prima chiamami... » si interruppe, voltandosi appena per inquadrarmi con la coda dell'occhio. « Spero che Fury o chi per lui ti abbia spiegato come funzioni un telefono cellulare... »
« Non sono così stupido come credi... i capelli biondi non sono che apparenza. »
« Oh, perfetto. Dicevo... chiamami, così evitiamo situazioni spiacevoli. Alla prossima. » e mi lasciò così, solo, dopo essere scomparso dalla mia vista una volta arrivato in cima alle scale.

      Trovai in lui uno dei punti fermi della mia vita; quella terapia d'urto in grado di ricordarmi il valore del soldato e, al tempo stesso, la fragilità dell'uomo.

Note dell'autrice
Momentomomentomomentomomento.
Ho davvero scritto qualcosa con Steve come protagonista?
Sinceramente non ci credo ancora..
mica per altro, solo che non è propriamente tra i miei personaggi preferiti,
anche se adoro il tipo di rapporto che intercorre tra lui e quel pazzoide di Tony.
Non credo in questi due come possibile coppia slash..
il loro è un legame speciale, e gli ho dato una mia interpetazione in questa breve One-Shot.
Chissà che non mi cimenti anche in altre che vedono come protagonisti i nostri Vendicatori..
Lettori, non vi limitate per l'appunto alla lettura... cercate di recensire!
Alla prossima! (L)

 
     
  
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