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Autore: _Nazariy_    10/07/2012    1 recensioni
Ecco, la prima volta che pubblico una storia. Spero che qualcuno la legga. XD
Parla di un uomo particolare che ha perso tutto a causa dell'egoismo umano di del quale anche lui è partecipe. E l'egoismo non è solo umano.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa, o forse molto avanti nel futuro, esisteva un paese, Galigor, dove la gente oramai da vent’anni non si preoccupava di nulla e viveva serenamente. Gli dei erano stati generosi con questo popolo. Dopo aver notato che tutti gli uomini erano grati loro per questa prosperità ( una gratitudine che veniva dimostrata coi sacrifici, costruzione di templi, composizione di lodi e addirittura degli spettacoli dedicati a loro ), i creatori donarono a quelli più devoti, che vennero chiamati ‘monaci’, un decimo dei loro poteri.

Uno di questi monaci era Ramon, un uomo forte, che aveva partecipato a molte battaglie durante il regno di Agar X, si era ritirato a vita sedentaria in campagna, lontano dal centro e dalla confusione. Ora, a quarant’anni aveva una moglie, dalla quale aveva avuto il piccolo Visen. Era un bimbo capriccioso, ma quando fissava il padre con quei suoi occhi verdi smeraldo faceva passare in lui ogni goccia di rabbia e si ritrovava tra le sue braccia ad essere coccolato.
In questo villaggio di campagna i monaci erano pochi, poiché la gente era più occupata ad allevare il proprio bestiame e a coltivare i campi. Però è anche vero che non ce n’era bisogno. Per gli abitanti era quella la felicità: passare ogni giorno in tranquillità, circondati dalla famiglia e dagli amici. Tuttavia spesso dovevano affrontare i problemi che si verificavano spesso in campagne come le malattie improvvise, cattivi raccolti, attacchi da parte degli animali selvatici e dei briganti.
Ramon di questi problemi non ne aveva. Il suo raccolto maturava dieci volte più velocemente di qualsiasi altro, guadagnava inoltre facendo il medico, guarendo le persone malate ponendo semplicemente il palmo della mano sulla loro fronte ( questa è una parte del potere di Lazarus, il dio della vita, capace di resuscitare chiunque ), inoltre i briganti avevano paura di avvicinarsi alla sua casa, un poco fuori dal villaggio. Tra di loro girava voce che l’uomo che vi abitava fosse un demone ( bisogna capirli, erano degli ignoranti, non sapevano che nelle grandi città c’erano tanti uomini come lui ) da quando uno di loro ha visto Ramon massacrare un intero branco di lupi a mani nude.

Gli anni passavano, Ramon e Claire vivevano senza alcune preoccupazioni, Visen cresceva sano e forte. Quello che animava le giornate erano le visite in piazza, dove la gente si riuniva ogni giorno a mezzogiorno per svagarsi, mangiare insieme, discutere delle ultime novità… e proprio queste erano sulla bocca di tutti da un po’ di tempo. Si diceva che i villaggi vicini venivano devastati: carestie, animali particolarmente aggressivi, terreni prosciugati completamente... In un certo senso questo turbava anche Ramon, pur essendo egoista a suo modo, si preoccupava dei suoi concittadini, d’altronde li conosceva da tempo. Però quando le voci si calmarono, la vicenda passò di mente al monaco. Dopo una settimana la casa oltre il ruscello dietro l’abitazione di Ramon fu trovata abbattuta. I due vecchi che vivevano dentro… o meglio, i loro resti, furono trovati a più di tre chilometri da lì, nella foresta di Qerubin. La gente si tenne lontano da quel posto e spesso restò sveglia di notte. Anche il monaco, poiché la sua maggior preoccupazione erano il figlio e la moglie. La quinta notte dopo l’accaduto si sentì un boato. La casa a tre piani del capo villaggio ( la seconda casa più grande, della quale quel vecchio andava molto orgoglioso fino all’arrivo di Ramon, che si face costruire quella cosa enorme, diceva lui ) non aveva neanche un piano ora. Da quel cumulo di legno, polvere e carne umana provenivano degli strilli e rumori indefiniti. Ramon fu lì in meno di un minuto. Era invecchiato, ma non era meno agile per questo. . All’arrivo di Ramon tutto si era calmato lì dentro. Il capo villaggio era inginocchiato alcuni metri davanti alla casa e piangeva. Ramon vide in mezzo alla nebbia polverosa un paio di occhi rossi che lo fissavano e percepì il respiro pesante della bestia. Questa balzò fuori da quel che rimaneva della casa e con una velocità fuori dal comune colpì il monaco con una zampa, che indietreggiò, senza però cadere. Ramon si protesse con le braccia e ora si preparò a contrattaccare. Notò però che il suo avambraccio sinistro era coperto di sangue. Quella bestia aveva una forza smisurata. Il monaco la osservò attentamente: aveva le sembianze di un lupo nero dal pelo lungo, però era alta quanto un uomo ( probabilmente se si fosse alzata completamente sulle zampe posteriori avrebbe raggiunto, sì e no, tre metri d’altezza ) e le sue zanne erano più lunghe del dito indice di un uomo. Gli artigli scavavano il terreno e il mostro si preparava per un altro attacco. Ramon capì che dovette usare l’intelletto che agli animali mancava per averla meglio. Quando la bestia balzò su di lui, l’uomo si inchinò e porto un gancio destro dritto sul petto dell’animale. Il colpo era potente e catapultò quello che sembrava un lupo troppo cresciuto a molti metri d’altezza. Tuttavia il danno sembrava solo superficiale, poiché, anche in aria, l’Ombra Lupa ( come era stata battezzata la bestia da qualcuno tra la folla ) sembrava continuare a mirare Ramon. Quando lui capì che il prossimo attacco del mostro sarebbe stato portato dall’alto si getto a terra il più lontano possibile. L’impeto spazzò via una parte del terreno e l’onda d’urto fece cadere molte persone. Il monaco osservò tutto ciò incredule. Nemmeno con la sua forza era capace di tanto: quella bestia era dieci volte più forte di lui. Ora stava ringhiando verso di lui e lo fissava con i suoi occhi rossi, ma gelidi. Poi sembrò trasformarsi. Diventò pian piano una nuvola nera di fumo e svanì di fronte agli occhi increduli della gente.

Ramon ora viveva facendo molta più attenzione, credeva che i monaci fossero invincibili. Ora però sapeva che esistevano creature molto più forti di lui, capaci anche di ucciderlo. Per settimane non si parlò d’altro, il villaggio spese tutto per assumere delle guardie armate dalla capitale di Galigor, tra cui alcuni monaci. Però, a parte i soliti animali selvaggi, non si intravedevano pericoli.
La catastrofe che segnò l’inizio della fine del villaggio non poté essere fermata con le armi. All’improvviso nulla riusciva a crescere nei terreni del villaggio e quelli circostanti. Questo non era dato dal tempo, poiché non faceva né troppo caldo, né troppo freddo, inoltre le piogge erano regolari. Tuttavia non veniva coltivato più nulla, gli abitanti erano disperati. Solo Ramon riusciva a continuare ad usufruire del proprio terreno, grazie ai suoi poteri. Molta gente abbandonò il villaggio, molti altri si recavano ogni dì dal monaco pregando per il cibo ( facevano elemosina perché non avevano i soldi per pagare, inoltre a Ramon non serviva aiuto nei campi, dato che sbrigava tutto da solo con facilità ). L’uomo, ossessionato dal figlio, ebbe paura che questo via vai di persone potesse disturbarlo o, addirittura, qualcuno gli potesse fare del male.  Solo le persone più fidate continuavano a ricevere aiuti dal monaco, altri, offesi dal suo comportamento, abbandonarono le loro case, come fecero alcuni precedentemente. Tuttavia abbandonare il posto dove si è cresciuti non è semplice. Il villaggio ora contava non più di cinquanta persone. Un terzo di tutto il terreno era stato acquistato da Ramon. Quelli che lui conosceva meglio abitavano nella sua proprietà, mentre gli altri si sentivano costretti a razziare i campi di notte. L’uomo ne era consapevole, ma li lasciava fare, d’altronde spesso le cose avanzavano, anche dopo una rendente vendita in città. Pian piano la voce si sparse in giro e gli abitanti aumentarono. Il monaco se ne accorse quando non gli bastò ciò che aveva raccolto per venderlo in città. Quando tornò al villaggio avvisò tutti che non avrebbe più tollerato le razzie. La gente si tenne alla larga dalla sua proprietà per un po’ di giorni, ma quando il cibo cominciò a scarseggiare, tornarono a prendere ciò che potevano nei campi.
Una notte Ramon sentì molte voci nella parte estrema del suo terreno, a Nord del villaggio. Si infuriò. Non tanto perché rubavano, ma più che altro perché avevano ignorato le sue parole ( lui si sentiva superiore a tutti, per questo si auto-considerava il capo indiscusso ). Prese l’oggetto più vicino a sé ( una tazza di ceramica che era appoggiata sul comodino, dalla quale aveva bevuto il tè all’arancia la sera prima ) e lo tirò in direzione delle voci. Fu colpito un vecchio che morì sul colpo. Le altre persone si dispersero come piccioni.
Fu lasciato in pace per molto tempo. Però mentre andava in città con la famiglia, al ritorno si accorgeva che mancavano interi raccolti di una settimana o addirittura degli oggetti preziosi in casa. Le persone facevano finta di nulla. Ramon non poteva di certo prendersela con tutti. Ora però non si sentiva parte del villaggio. Gli altri gli parlavano alle spalle e la moglie veniva ignorata da tutti quando scendeva in piazza. 
  
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