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Autore: literatureonhowtolose    10/07/2012    5 recensioni
{ Phan - Kickthestickz }
Era l’ultimo dell’anno, e come farebbe ogni adolescente sano di mente, Phil Lester, un ragazzo dai capelli color ebano e gli occhi azzurri più del cielo, se ne stava seduto su un divano del piccolo hotel in mezzo ai monti in cui sua madre e lui stavano passando le vacanze invernali; stava leggendo uno dei suoi venticinque quintali di libri, tutti uguali e noiosissimi. Letti e riletti, oltre tutto.
Phil però non era l’unica persona a non sapere cosa significassero le parole “capodanno”, “festa”, “fuochi d’artificio”, “conto alla rovescia”, “lenticchie e cotechino” e così via. Infatti Dan Howell, pur essendo il ragazzo più bello, fortunato e popolare nei paraggi, non aveva trovato nulla di meglio da fare se non decidere di subirsi suo padre che cercava, senza successo, di insegnargli a giocare a basket in modo decente.

« Daniel. » si presentò il primo ragazzo, tendendo la mano verso l’altro.
« Philip. » ricambiò timidamente il secondo, stringendogliela.
The start of something new.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO TRE~!

 
« La nostra squadra di chimica non ha mai vinto nelle varie competizioni a cui abbiamo partecipato, forse tu potresti essere la nostra carta vincente! » spiegò Chris mentre camminava di fianco a Phil, quel pomeriggio.
Si erano scontrati durante la pausa pranzo e Phil aveva deciso di passare del tempo con lui visto che non conosceva nessun altro. 
« Questo semestre mi concentrerò sullo studio e aiuterò mia madre con la nuova casa, magari il prossimo anno! » si giustificò Phil « Ma..cosa sai di Dan Howell? » aggiunse poi, cambiando discorso.
« Dan Howell? Beh, non so molto di lui, però so che è inavvicinabile. Insomma, è il capitano dei Tamedogs, la squadra di basket della scuola, è sempre circondato dai suoi compagni idioti e schifosamente popolari e..non rivolge la parola ai comuni mortali. Non può permetterselo, ha una reputazione da difendere e cose così, sai come funziona al liceo. » 
« Oh, capisco. » disse semplicemente Phil. 
Era rimasto un po’ deluso dalla descrizione del coetaneo, perché a lui la sera di capodanno non era sembrato così. Non gli era sembrato così per niente.
Comunque decise di metterci una pietra sopra ed ascoltare il nuovo amico, che sicuramente ne sapeva più di quanto ne potesse sapere lui avendo frequentato quella scuola per un tempo maggiore. Insieme i due si diressero verso il loro corso, parlando tranquillamente senza più pronunciare una sola volta il nome “Dan Howell“.
_____
 
Più tardi quella sera il signor Howell stava cercando di far allenare un po’ suo figlio, ma vedeva che c’era qualcosa che gli premeva. Infatti, al posto che stare sdraiato sul pavimento come suo solito, il ragazzo era seduto a bordo campo con espressione assorta.
Dan stava seriamente pensando, senza un motivo preciso, di prendere parte al musical di quell’anno, ma non riusciva a scollarsi di dosso l’idea che nessuno l’avrebbe appoggiato in quella scelta.
« Dan, c’è qualcosa che ti turba? » chiese allora, mollando la palla a terra.
« No, è solo che..hai mai voluto provare qualcosa di nuovo ma avuto paura che i tuoi amici non lo capissero? »
« Se vuoi usare una nuova tattica prova a spiegarmela, magari andrà bene! » rispose entusiasta il padre, che pensava sempre al gioco.
« No, intendo..provare qualcosa di veramente nuovo, di cui però tutti i tuoi amici riderebbero. »
« Beh, se ridessero di te non sarebbero veri amici. Voi dovete supportarvi a vicenda in qualsiasi cosa, perché siete una squadra! E tu sei il capitano di questa squadra, e fra due settimane avete la finale! » 
« Papà io non stavo parlando di- »
« Concentrazione Dan, concentrazione! » urlò il padre, interrompendolo; poi andò a riprendere la palla e gliela lanciò. « Forza, voglio insegnarti qualche finta. »
Il ragazzo non disse più nulla. Avrebbe voluto che suo padre capisse, ma era ovvio che non c’era speranza. Era talmente confuso e giù di corda che non se la sentì nemmeno di star fermo a far nulla: andò incontro a suo padre e aspettò che gli spiegasse quello che doveva spiegargli.
_____
 
Nella prima ora del giorno dopo ci fu il corso del professor Smith. Phil e Dan incrociarono gli sguardi un paio di volte, ma Phil era deciso a non dare più importanza all’altro dopo ciò che aveva imparato, quindi cercò di evitarlo.
« Dopo il lavoro di ieri spero che tutti abbiano imparato come comportarsi in classe, ma nel caso non l’aveste ancora fatto restano alcuni camerini da riverniciare. » esordì il professore, catturando l’attenzione di tutti. « Ora ho qualche importante annuncio da farvi! Questa mattina durante la pausa si terranno le audizioni sia singole che di coppia per il musical. In più, io sarò in teatro fino a mezzogiorno per quelli che non potranno venire prima. Dopo ciò, vorrei iniziare a parlarvi dell’importanza di Shakespeare nel..»
L’attenzione di Dan una volta finiti gli annunci riguardanti lo spettacolo si affievolì man mano fino a sparire. Sapeva che non avrebbe dovuto pensarci, eppure non riusciva a fare a meno di continuare a rigirarsi quelle informazioni nella mente, desiderando di partecipare a quel progetto.
Con Phil, magari.
_____
 
« Hey Dan, durante la pausa tutto il team si ritrova in palestra per allenarsi, vieni? »
La voce di PJ risvegliò Daniel dai suoi pensieri, e lo spinse a chiudere la porta dell’armadietto nel quale stava rovistando.
« Oh ehm, non posso, ho dei compiti da finire. » sparò, non sapendo trovare scuse migliori.
« Compiti? Oh andiamo, i compiti sono secondari. Io sono indietro con i compiti da quando ero all’asilo. » commentò PJ.
Dan finse una risata che rassomigliò più a un’oca strozzata o qualcosa del genere.
« Divertente! Ci vediamo dopo. » disse prima di correre via.
Arrivare in teatro non fu un impresa facile. PJ, suo padre e altra gente a caso lo seguirono per quasi tutta la strada, obbligandolo a fingere di entrare in classi piene di gente sconosciuta, appoggiarsi a muri random con nonchalance e improvvisarsi bidello pur di non farsi notare da nessuno. Insomma, non faticò mai così tanto in vita sua, e una volta arrivato in teatro era stremato.
Come se non bastasse dovette assistere a una decina di orribili esibizioni, non contando un ballerino fuori come un cammello che tutto ad un tratto aveva deciso di entrare in scena, fare due piroette e poi andare a schiantarsi contro le sceneggiature che mezzo mondo si era fatto il culo per finire il giorno prima.
Ma le avventure del nostro amico non erano ancora finite. Infatti, proprio mentre stava per rilassarsi un attimino dietro al suo carrello scippato a un inserviente per sfuggire ai suoi inseguitori, ecco che per poco non gli venne un attacco cardiaco.
« Scusa, non volevo spaventarti! » si giustificò Phil dopo avergli fatto fare un salto di sei metri arrivandogli all’improvviso alle spalle. 
Dan scosse la testa, pensando che se si metteva anche lui a comportarsi come Charlie sbucando dal nulla come un Pokémon selvatico il suo cuore non avrebbe retto a lungo. Però non glie lo disse.
« Che cosa ci fai qui? Hai deciso di prendere parte allo spettacolo? » chiese curioso il suo amico.
« No, io stavo solo..e tu? » chiese Dan, non specificando cosa “stava solo”. Perché in fondo non lo sapeva. Semplice.
« No, assolutamente..perché ti stai nascondendo dietro a un carrello? »
Dan non disse nulla, lo allontanò semplicemente e mise su un sorrisino idiota. Il solito.
« I tuoi amici non sanno che sei qui, vero? » tirò a indovinare Phil, trattenendo a stento un risolino molto poco virile.
« Vero. » ammise Dan, fissando il pavimento. « Ehm..il signor Smith è un po’..severo. » aggiunse poi, ripensando a come aveva trattato tutti i poveri talenti incompresi saliti su quel palco.
« La superstar dei Tamedogs ha paura? »
« No, no, non ho paura, sono solo..terrorizzato. »
Poi la voce del professor Smith interruppe i loro discorsi, ed entrambi in preda a un attacco di panico si rifugiarono dietro al fantomatico carrello, salvatore di vite. 
« Ed ora, per le audizioni a coppie abbiamo due sole persone che si sono prenotate. E questi ovviamente sono Charlie McDonnell e Alex Day, le nostre giovani promesse! Forza, salite sul palco e ricordateci perché siamo qui, cari. » annunciò entusiasta. Non erano i suoi favoriti, certo che no.
Silenziosamente Phil e Dan sgusciarono fino all’ultima fila e si sedettero cercando di non dare nell’occhio, per riuscire a vedere meglio l’esibizione dei due.
Phil si ricordò vagamente di Charlie, ma non seppe proprio riconoscere l’altro.
« Loro sono i pupilli del professore, non c’è stato uno spettacolo in cui non siano stati protagonisti. Charlie farebbe qualsiasi cosa pur di essere sempre al centro dell’attenzione, e Alex gli sta dietro come un cagnolino. » sussurrò Dan, avvicinandosi un po’ a Phil per farsi sentire. Stargli così vicino gli faceva uno strano effetto, sentiva un’insolita morsa allo stomaco. Poi si ricordò che quella mattina non aveva fatto colazione.
Nel frattempo Charlie e Alex erano saliti sul palco e avevano preparato tutto per la loro esibizione. Avevano riadattato la canzone nel loro stile, che era leggermente più..allegro rispetto a come avrebbe dovuto essere.
Phil non aveva mai visto nessuno scatenarsi così tanto. Non si erano scatenati in tal modo nemmeno lui e Dan la sera del primo dell’anno e figurarsi, nemmeno lui quando aveva scoperto che la versione disney della sirenetta finiva bene e non come la versione originale. Erano così pieni di passione, e di talento, e di ambizione. Charlie aveva una voce spettacolare, simile a quella di una bambina di due anni col singhiozzo mischiata al verso di un gatto a cui avevano tirato il collo. Nulla al mondo era più melodico.
E la voce di Alex, calda e sensuale quanto il verso di un ippopotamo in calore, la accompagnava perfettamente, creando un piacevole contrasto.
Per non parlare poi dei loro passi di danza, così coordinati, così fluidi, così studiati. Un paio di volte Alex rischiò di ammazzare Charlie facendolo quasi rotolare giù dal palco, ma fu proprio questo a rendere il tutto meraviglioso, pieno di suspance.
Quanto quel magico spettacolo finì, lasciando ogni presente senza fiato e il signor Smith assolutamente soddisfatto, tutti avevano la certezza che i due si fossero già aggiudicati i ruoli di protagonisti, come al solito.
Phil e Dan si alzarono lentamente dalle sedie e andarono nuovamente a nascondersi, in attesa di poter scappare via senza venire scoperti.
Il professor Smith chiese una, due, tre volte se c’erano ancora coppie che volevano provare ad esibirsi, ma nessuno rispose. Così disse che le audizioni erano finite e che gli studenti erano liberi di andarsene.
Ma Phil, il cui cervello lavora un tantinello a scoppio ritardato, decise di saltare fuori e offrirsi proprio mentre Smith stava lasciando la sala.
« Aspetti, vorrei fare l’audizione! » urlò, facendo fermare di colpo l’adulto.
Dan rischiò l’infarto ancora una volta e decise che nei prossimi giorni avrebbe chiamato un’ambulanza ogni mattina, così magari se avesse avuto un qualche attacco di cuore durante la giornata quella sarebbe arrivata in tempo. Si sa che arrivano sempre quando ormai ci sarebbe bisogno del carro funebre.
Comunque sia, tirò giù tutti i santi del mondo mettendosi le mani fra i capelli. Cos’era saltato in mente a Phil, per l’amor del cielo? 
« Mi dispiace, ma le audizioni singole sono finite da un bel pezzo e tu sei solo. » rispose il professore, girandosi verso il ragazzo.
Allora Dan fece una cosa di cui, lo sapeva, si sarebbe pentito per il resto della vita.
« Canto io con lui. » si offrì, sbucando da dietro il suo celeberrimo nascondiglio.
« Daniel Howell? Dov’è il tuo branco di ignobili compari o come usi chiamarli? » disse sprezzante il signor Smith.
« Squadra. Li chiamo squadra. Comunque sono qui da solo, sono..sono qui per cantare con lui. » 
« Oh, fantastico. Ma vedi, qua prendiamo gli show molto seriamente. Io ho chiesto se c’erano altre coppie che volevano esibirsi e voi non avete detto nulla, quindi fine della questione. »
« Ma lui ha una voce mozzafiato e..» tentò Dan.
« Magari per il prossimo musical. » concluse il professore, levando le tende.
Dan e Phil decisero allora di andarsene, convinti che non fosse proprio destino questa cosa del cantare, per loro.
Il povero compositore dello spettacolo però, che doveva sempre sottostare alle idee di Charlie e Alex e non poteva mai far nulla di testa sua, si inciampò nel suo stesso pianoforte mentre si alzava per andarsene a piangere in qualche angolo al pensiero di doverseli subire per un altro musical. In fondo era solo un povero compositore e musicista, non potevano pretendere che sapesse alzarsi correttamente dal fottuto piano che usava per sette quinti della sua giornata.
Ci fu un’esplosione di fogli che finirono sparsi per il pavimento, aumentando la voglia di piangere al povero ragazzo già di per sé in crisi. 
Dan salì sul palco e si mise a raccoglierli, subito seguito da Phil. Il compositore rimase sbalordito: Dan Howell, menefreghista di prima categoria e celebrità inavvicinabile, che osava aiutare uno sfigato? Per poco non ebbe un mancamento.
Quando però il capitano gli tese i fogli e lo aiutò ad alzarsi esso si riprese dallo shock e lo ringraziò imbarazzato.
« Sei il compositore? » chiese Phil, dolcemente.
Il ragazzo annuì.
« Come ti chiami? » domandò ancora.
« Kyle. »
« Perché ti fai sempre mettere sotto da Charlie e Alex? Cavolo, sei tu il playmaker qui, non loro! » disse convinto Dan.
« Il playcosa..? » mormorò confuso Kyle.
« Devi decidere tu come le canzoni vanno fatte, non loro! Fatti valere! » continuò imperterrito Dan ignorandolo, mosso dal desiderio di infondere coraggio in quel suo coetaneo così insicuro. 
Kyle non aveva ancora capito cosa significasse quella parola sconosciuta e di così difficile comprensione, però si commosse per l’immensa gentilezza di quell’individuo che ai suoi occhi era sempre stato nient’altro che un inutile scherzo della natura troppo narcisista per essere vero.
« D-devo? »
« Certo! Lo spettacolo è tuo più che loro, no? » 
Kyle sorrise, contento di sentirselo dire. Nessuno era mai stato così carino con lui, e si pentì istantaneamente di aver osato pensar male di Dan.
« V-volete sentire come la canzone dovrebbe essere in realtà? » 
Phil e Dan si guardarono e annuirono simultaneamente, entusiasti.
Allora il ragazzo davanti a loro si avvicinò nuovamente al pianoforte, facendo attenzione a non rischiare la vita ancora una volta, e si sedette nella sua postazione. Mise lo spartito davanti a sé e cominciò a suonare una versione della canzone di Charlie e Alex molto più lenta di come l’avevano cantata loro.
Poi si girò verso i due ragazzi e fece loro un cenno con la testa, come a dire “Forza, cantate!”.
Sicuramente se vi foste trovati voi in una simile situazione non avreste fatto assolutamente nulla, sareste rimasti fermi come degli ebeti a fissare i fogli come fossero mostri sacri. Ma i nostri protagonisti, ormai lo sappiamo, sono magici, e infatti cantarono.
Nessuno dei due aveva mai letto uno spartito in vita sua, e l’unica volta che avevano sentito quella canzone era stata dieci minuti prima e con un ritmo completamente diverso, ma cantarono. La voce da bambino cresciuto cantando i capolavori Disney di Dan e quella da ragazzina in piena esplosione ormonale di Phil finalmente si amalgamarono di nuovo, dando vita a una superba miscela di suoni spettacolari. Phil riuscì addirittura a superarsi e fare delle perfette seconde voci che un comune mortale che ha cantato una sola volta nella sua vita non si sognerebbe mai di fare, e tutti ne rimasero sbalorditi. Con tutti intendo Dan e Kyle, gli unici due sfigati che insieme all’altro ragazzo erano rimasti a mezzogiorno in un teatro abbandonato a cantare allegre e romantiche canzoncine piuttosto che andarsene a mangiare.
Quando la canzone finì e l’atmosfera sognante si estinse, una voce stridula e irritante ma famigliare irruppe dal fondo della sala.
« Howell, Lester, siete convocati per il provino finale. Kyle, da loro il duetto del secondo atto e lavorateci insieme. » annunciò il professor Smith. Poi, così com’era entrato in scena, se ne andò.
Phil quasi implose per la felicità, aspettandosi la stessa reazione dal suo compagno.
Però a Dan venne solamente l’ennesimo principio di attacco cardiaco, e fu lì che decise che magari l’ambulanza avrebbe cominciato a chiamarla già da quel pomeriggio.

- Angolino trullallero -
BUONZZZAAALVE. Come promesso, a pochissimo tempo dall'altro capitolo ecco qua il terzo. :) Sto andando veloce perché è già finita, come ho detto, e perché so che c'è gente che è felice se aggiorno, e mi basta. (:
QQQQQQuindi. Nulla in particolare da dire, se non che il nome "Tamedogs" basicalmente è il contrario di "Wildcats", e boh, siccome ho cambiato tutti i nomi mi sembrava giusto cambiare anche il nome della squadra :'D Poi, questo capitolo è lungo. Almeno, per i miei standard è lungo. Fine(?) dei miei raggggggionamenti scrausi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto/vi abbia divertito, passo e chiudo, yo. B|
...ah, prima di passare e chiudere e yoare(?), ringrazio come sempre ogni persona che legge e recensisce, davvero. (:
..ora passo, chiudo e yo davvero. YO! B|
  
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