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Autore: UnLuckyStar    10/07/2012    7 recensioni
REVISIONE IN CORSO
Questa è la storia di Fortunata, una ragazza come tante altre, che nasconde il suo nome dietro a 'Lucky'. Lei si odia, odia il suo corpo, odia ciò che la circonda. Non sopporta le persone, fosse per lei potrebbero morire in tutti i modi che vogliono. E' sarcastica, acida nei confronti di tutti, intollerante alle persone stupide. Le uniche persone che sopporta sono Alice e qualche compagna di classe. Suo fratello è lontano, sua madre è in un centro di recupero per tossicodipendenti, suo padre è inesistente, il mondo non la capisce, non capisce la sua rabbia. Poi una mattina qualunque arrivano loro... Loro, che cambieranno tutto.
⁂⁂⁂
Dal primo capitolo:
Cammino svelta, con il mio passo vagamente saltellante, percorrendo la strada per andare a scuola.
Quel triste edificio rosso mattone, con il cancello arrugginito e dalla vernice verde scrostata.
Non poteva esistere scuola più brutta qui a Torino, soprattutto dal punto di vista di una che è all'ultimo anno.
La verità è che fa schifo. Tutto fa schifo in questo posto.
⁂⁂⁂
Da prestavolto per questa storia ho deciso di usare i bellissimi visi di Giuseppe Giofrè, Jonathan Gerlo e Nunzio Perricone.
#PeaceAndLove
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Giocando con la sorte, si perde sempre. O forse no.

Mi sono sempre chiesta perché sono così bassa, e dopo anni di domande senza risposte soddisfacenti sono giunta alla conclusione che buona parte del mio attuale stato fisico vada attribuito ai vari risvegli traumatici che ho avuto durante la mia infanzia, che mi hanno sicuramente bloccato la crescita.
Sento movimenti agitati, con relativi cigolii da parte delle molle del divano, provenire dallo spazio alla mia destra. Che cavolo ha Alice, ora?
Lucky, tieni gli occhi chiusi e fai finta di niente, magari ha solo un incubo.
Attraverso le palpebre chiuse vedo la luce gialla provenire dalla finestra, segno che nessuno dei ragazzi si è alzato per chiudere le tapparelle.
Vorrei mettermi su un fianco, ma la mia cara amica mi è praticamente salita su un braccio, impedendomi ogni movimento naturale.
Mentre cerco di girarmi in una posizione comoda, sento letteralmente il fiato di qualcuno sul collo.
Finalmente mi decido ad aprire gli occhi e invece di scorgere accanto a me il dolce visino di Alice, mi ritrovo quella faccia da schiaffi di Alessandro a un dito di distanza. 
A stento trattengo un urlo, mentre faccio correre velocemente lo sguardo alla sua mano, sospesa a mezz'aria sul mio ventre.
«Che cavolo stai facendo?» chiedo cercando di inquadrare la situazione.
«Abbassa la voce, idiota, o svegli Alice.»
«Sì, ma tu dimmi che stai facendo qui, insieme a noi» dico stavolta sussurrando.
«Faccio questo» dice facendo atterrare la mano sulla mia pancia e cominciando a muovere velocemente le dita, come se volesse imitare lo zampettìo di un ragno.
E io rimango lì, ferma, seria, continuando a guardarlo dritto negli occhi.
«Per caso stai cercando di farmi il solletico?» gli chiedo portandomi una mano alla bocca per coprire uno sbadiglio.
Si ferma e mi guarda deluso, lasciando la mano inerme su di me.
«Sei un cretino, te l'hanno mai detto? Fai il solletico ad Alice, lei lo soffre.»
«No, poverina.»
«Poverina? Volevi farlo a me!»
«Ma lei non merita di morire d'infarto mentre dorme, tu sì.»
«Grazie, adesso puoi alzarti dal mio braccio?»
«Credi che io stia comodo? Sei spigolosa.»
«Come sarebbe a dire che "sono spigolosa"?»
«Nel senso che sei ossuta e mi stai infilando il gomito nelle costole.»
«Se non ti muovi lo so io dove posso infilarti il gomito» rispondo mentre lui si sposta.
«Perfetto, adesso manca solo che tu te ne vada» riprendo io.
«Non capisco perché dovrei» risponde chiudendo gli occhi e affondando il viso in un angolo del mio cuscino.
«Perché dovresti stare di là, in stanza con il tuo migliore amico, hai presente?!» domando esasperata.
«Ma adesso non ne ho voglia...» dice lamentoso.
«Va bene, vuol dire che andrò io» dico scostando le lenzuola e scendendo dal divano.
«No!» esclama lui, afferrandomi per un braccio e ributtandomi giù.
«Ma che ti prende?»
«Non mi prende niente. Resta tu qui, ritorno io di là con Mattia, tu non hai neanche i pantaloni.»
«E questo cosa c'entra?» chiedo tentando di dimostrare la mia più candida innocenza.
«Non è consigliabile lasciarvi da soli.»
«Hai paura di ciò che potremmo fare?» chiedo mentre lo vedo scendere e fare il giro del divano per andare in camera.
«Ho paura di ciò che potresti fargli tu» risponde varcando la soglia.
«Idiota» sussurro per poi girarmi su un fianco e coprirmi con le lenzuola fino alla testa.
Sono le dieci, ho ancora molto tempo per dormire.
 
***
 
La giornata può definirsi perfetta solo quando al tuo risveglio hai un ragazzo che ti prepara il cappuccino. E se davvero è così, questa è la giornata per eccellenza.
Mattia ci raggiunge sul divano, ancora aperto a fungere da letto, con una tazza di cappuccino in mano.
«Grazie» dico mettendomi a sedere.
Senza aspettare, prendo la tazza e affondo le labbra in quella che è una montagna di schiuma. Dio, questo cappuccino è orgasmico.
Sollevo il viso e passo la tazza ad Alice, che non ci pensa due volte a soffiarmela dalle mani.
«Hai i baffi» mi dice Alessandro, disteso in fondo al letto, indicando la schiuma che mi è rimasta sulla bocca.
«Almeno io posso dire di averli, tu no» rispondo per poi passarmi la lingua sul labbro superiore.
«Sembrate una coppia sposata da quarant'anni. Avete presente? Entrambi inaciditi, ma che infondo si vogliono bene» dice Mattia accanto a me.
Ma come può dire una cosa del genere? Proprio lui, poi, non dovrebbe dire niente riguardo a certe cose.
«Stai scherzando?» chiedo facendo una smorfia.
«E se scherzi non è divertente» continua Alessandro fulminando Mattia con un'occhiata.
«E poi, mi hai appena dato dell'inacidita?» riprendo rivolgendomi a quest'ultimo.
«Nel senso buono, ovviamente.»
«Certo, come no. Al, » la richiamo prendendole la mano «scappiamo insieme, amore mio, saremo solo io e te per il resto della vita» aggiungo con enfasi.
«Mi dispiace, ma effettivamente non sei il massimo della dolcezza» risponde alzando le spalle.
Non è possibile. O loro si sono imbottiti di stereotipi da film romantici o sono io che ho vissuto troppo nella realtà.
«Sebastiano, almeno tu salvami!» esclamo rivolgendogli uno sguardo disperato.
«A me vai benissimo così» risponde facendo l'occhiolino.
«Bene, allora andiamo via da questi amici infami e facciamoci una famiglia!» dico scattando a cavalcioni, raggiungendolo all'angolo del letto dove è seduto a gambe incrociate e raccogliendo le sue mani tra le mie.
«Ma hai spesso questi attacchi di teatralità?» chiede lui.
«Molto più spesso di quanto credi» gli risponde Alice, che io provvedo a fulminare con un'occhiataccia.
«Bene, finalmente abbiamo una coppietta felice!» esclama Emanuele.
Quel ragazzo certe volte mi fa venire il dubbio che possa essere gay. Voglio dire, è così... Boh, diciamo effeminato, anche se a primo impatto non lo sembra affatto. Ha certi modi di fare e di parlare che fanno sembrare lui un tenero orsacchiotto da stritolare di coccole, e che al confronto fanno sembrare me una camionista senza cuore. O forse lo sono davvero, chi lo sa. Potrei aver trascurato una vocazione da scaricatrice di porto.
«Bene, io avrei un'idea da proporvi» comincia Alice posando a terra la tazza di cappuccino ormai vuota.
«Mi spaventi se dici così» gli rispondo io, tornando al mio posto, accanto a lei.
«Tranquilla. Questa è un'idea geniale.»
«Definisci la parola 'geniale'.»
«Lucky, zittati e falla parlare!» esclama Alessandro.
Oddio, mi ha chiamata Lucky o me lo sono immaginato?
«Comunque... Ho notato che stiamo andando tutti molto d'accordo, cioè, quasi tutti, e mi domandavo... Che ne pensate di una piccola vacanza tutti insieme, dopo che io e Lucky finiamo la maturità?» domanda con gli occhi colmi di speranza.
«Prima bisogna vedere se veniamo ammesse alla maturità. Tu cosa hai in mente per questa pseudo vacanza?» le chiedo.
Che poi, sarà tutto tranne che una vacanza per rilassarsi, se ci sono Alessandro&Co in giro.
«Io pensavo al campeggio» dice entusiasta.
«Campeggio? Con le tende, senza elettricità e senza bagno? Tu non sei normale. E poi, dove potremmo andare a fare campeggio?»
«Non lo so di preciso... So che ci sono posti appositi vicino al mare...»
«Vicino al mare? Bene, io ci sto!» esclama Sebastiano seguito da cenni di assenso da parte di tutti gli altri.
Cosa ci trovano di bello nel mare? Sabbia che ti va ovunque, meduse, alghe schifose e conchiglie rotte che ti pungono i piedi. Davvero fantastico. Senza contare le ustioni e la febbre post-insolazione. Sì, insomma, io odio il mare.
«Beh, allora prendiamo una casetta sulla spiaggia, se proprio dobbiamo. Il campeggio non fa per me e la trovo piuttosto scomoda come attività» dico. Una casetta è sempre meglio che una tenda.
«Okay, mettiamo la cosa ai voti. Chi preferisce affittare una casa?» domanda Alice mentre la mia mano scatta verso il soffitto, seguita da Mattia, Alessandro e Emanuele.
«E va bene, allora. Vedremo di trovare qualcosa che costi poco. In fondo una casetta per una settimana, con il prezzo diviso in sei, non dovrebbe costare molto» rimugina lei portandosi una mano alle labbra.
«A questo ci penseremo quando sarà il momento» dico stendendomi sul divano.
Non so nemmeno se ci andrò davvero, meglio aspettare prima di fare progetti concreti.
 
***
 
Sono le sette passate e mio padre mi ha già mandato un messaggio per chiedermi quando torno.
Chiudo di scatto la tastiera del cellulare. Accidenti a me quando gli ho insegnato a scrivere SMS.
«Tutto a posto?» mi domanda Mattia alle mie spalle.
«Sì sì, è mio padre.»
«Ah, devi tornare a casa?»
«Macché, ho tutto il tempo del mondo.»
«Allora potete fermarvi a mangiare, no?»
«Se va bene ad Alice...»
«A me va bene» dice quest'ultima, emergendo dal salotto.
«Okay. Allora, che ci cucinate?» chiedo appoggiando le mani sul tavolo nero.
«Cosa? Voi due siete donne e fate l'alberghiero, dovreste cucinare voi» interviene Alessandro, accanto a me.
«Cosa c'entra il fatto che siamo donne?» chiedo alzando bruscamente il sopracciglio.
«Beh, essendo donne, dovreste cucinare.»
«Chiudi la fogna che hai in mezzo alla faccia, prima che lo faccia io» rispondo dandogli le spalle.
«Stai calma, mamma mia, era per dire. Andremo a prendere la pizza.»
«Io non ho fame» dico mangiucchiandomi un'unghia.
«Fai come ti pare» risponde prima di alzarsi e andare in una delle camere.
Quel ragazzo avrebbe bisogno di un po' di terapia di gruppo. E' troppo lunatico.
 
***
 
«Allora ragazzi, » comincia Sebastiano addentando un pezzo di pizza «dovremmo fare qualcosa di interessante, prima che questa serata diventi noiosa.»
«E tu cosa proponi?» chiedo guardandolo dal pavimento, accanto al divano.
Abbiamo deciso di mangiare in soggiorno, per stare più comodi.
«Facciamo il gioco della bottiglia, dai» esclama Emanuele.
«No, per favore, odio quel gioco! Che poi, nessuno vuole baciare nessuno e questo lo rende assolutamente inutile» replico lamentosa.
«Oh, dai, ci muoviamo sì o no? Tutti sul pavimento» interviene Sebastiano scendendo dal divano, mentre cominciamo a disporci in cerchio.
Prendo la bottiglia di birra che Mattia si è scolato.
«Okay, cominciamo» afferma Sebastiano facendo girare la bottiglia.
Il rumore sibilante del vetro sulle mattonelle dura pochi secondi, fino a che non vedo il tappo puntare verso di me. Cominciamo male.
«Bene, Lucky deve dire cosa ne pensa di...»
La bottiglia gira di nuovo su se stessa, puntando stavolta accanto a me. Mattia.
Quest'ultimo mi guarda incuriosito, aspettando che io prenda parola.
«Penso che sei svampito... E che sei figo.»
Dico la prima cosa che mi viene in mente, e sembra che a lui piaccia ugualmente.
«Mh, okay. Andiamo avanti» dice Sebastiano mentre fa girare ancora la bottiglia.
E il tappo punta ancora verso di me. Altro che "Fortunata", dovevano chiamarmi "Sfigata a vita".
«Allora, Lucky deve... Fare uno spogliarello con...» 
Fa girare la bottiglia, ma io la blocco.
«Aspetta un attimo. Come hai detto? Spogliarello?» chiedo sconvolta.
«Sì, che c'è di male? Ti togli qualcosa, non è che devi fare uno spettacolo erotico, tranquilla» dice alzando le spalle e riprendendo la bottiglia.
Gira, gira, gira. E punta Alessandro.
Mattia scoppia a ridere cominciando a cercare qualche canzone nel cellulare per accompagnare questa follia.
Alessandro si alza e viene verso di me.
«Che bisogna fare?» gli chiedo mentre "I'm sexy and I know it" parte con il suo ritmo sostenuto.
«Non lo so» risponde cominciando a muovere a tempo i fianchi.
E' bello, c'è poco da dire. Non lo apprezzo come persona, ma ho pur sempre un paio di occhi funzionanti. Ha un modo di muoversi che attira gli sguardi e non ha bisogno di spogliarsi per risultare ancora più bello, basta guardarlo mentre balla.
Gli prendo il lembo della maglia e comincio e sollevarla, mostrando la sua pancia solcata dai lievi muscoli.
«Ma non dovremmo spogliarci da soli?» mi chiede posando la sua mano sulla mia, per fermarmi.
«E dove è scritto?» gli chiedo finendo di sfilargli la maglia, mentre Alice lancia un gridolino.
«Okay, basta così» dico muovendomi per tornare al mio posto.
«Eh no, così non vale!» esclama Alessandro, prendendomi per un braccio e riportandomi davanti a lui.
«Giusto, ha ragione» sottolinea Sebastiano.
Che palle, ma chi me l'ha fatto fare di partecipare a questo stupido gioco?
Poso le mani sui miei fianchi e inclino la testa da un lato, guardandolo.
«Faccio da sola, okay?»
«No, adesso mi diverto io» dice portando le mani al bordo della mia maglia, sollevandola piano, ma continuando a guardarmi negli occhi, con quel sorriso strafottente. Alzo le braccia per far sì che possa sfilarla completamente, rivelando il mio reggiseno nero con tanto di fiocchetto rosso.
Partono applausi da parte del pubblico maschile e anche da quello femminile, mentre sento le mani di Alessandro correre al gancetto del reggiseno.
«Ah ah, ti piacerebbe, cocco» dico spingendolo via e prendendo la maglia che gli è rimasta in mano.
«Uffa, sei una guastafeste» sussurra mentre torna al suo posto e si rimette la maglietta.
Il tempo che io ritorni a sedere e la bottiglia riprende a girare, puntando Alice questa volta.
«Alice dovrà dare uno schiaffo a... Emanuele.»
Lei rivolge uno sguardo a Sebastiano, come a chiedere: "Devo proprio schiaffeggiare la sua faccia da cucciolo?".
Le do' una gomitata nelle costole per incoraggiarla a fare ciò che deve fare. Cavolo, se io ho fatto una sottospecie di spogliarello con Alessandro, lei può dare uno schiaffo a Emanuele.
Insicura, tira indietro la mano e gli molla uno schiaffo in piena regola, con tanto di chiocco.
«Oddio, scusa. Non ti ho fatto male, vero?» chiede subito toccandogli la guancia colpita.
«No, tranquilla» dice lui, arruffandole i capelli.
Intanto Sebastiano fa già ruotare di nuovo quella bottiglia maledetta e vista la sua faccia, si direbbe che non si aspettasse che stavolta puntasse lui stesso.
«Che palle... Quindi, io devo baciare...»
Odio quando bisogna baciare. Cazzo, non avete idea di quanti germi ci si scambi con un semplice bacio!
«...Lucky» dice infine.
E io devo baciarlo? Non che mi faccia schifo l'idea, ma non ho voglia.
«Che fai, non vieni?» esordisce lui.
«Sei tu che devi baciare me, quindi sei tu che ti devi muovere» rispondo con una smorfia.
Sospira e gattonando viene verso di me, per poi scoccarmi un bacio all'angolo delle labbra.
Apprezzo il fatto che non mi abbia baciata propriamente sulla bocca, questo gesto mi fa sorridere.
«Uh, che sorriso smagliante. Devo essere geloso?» mi chiede Mattia, fingendo un tono burbero.
«Giusto un po'» rispondo accostando la mia spalla alla sua e accarezzandogli la guancia con la punta del naso.
«Come sono dolci» sospira Alice.
«Sono disgustosi e abbastanza patetici» la corregge Alessandro facendo una faccia schifata.
Per una volta che tento di essere dolce e ci riesco, ecco che arriva lui a smorza l'atmosfera con i suoi commenti che nessuno richiede.
Sebastiano riprende con il gioco.
«Alessandro deve dire cosa pensa di... Lucky.»
Okay, sono nella merda.
«Mh... Penso che sei una rincoglionita di prim'ordine e che sei incredibilmente presuntuosa.»
«E basta? Nessun pregio da aggiungere?»
«Perché, tu hai dei pregi?» risponde fingendo stupore.
«Strano, quando mi hai riaccompagnata dal Blackout, qualche pregio me l'hai trovato.»
«Zitta, cretina.»
«Perché? Cosa ti ha detto?» domanda Emanuele.
Rivolgo uno sguardo ad Alessandro che mi fulmina con un'espressione furiosa, come a dire: "Di' qualcosa e ti stacco la lingua a morsi".
«Niente, ha detto che gli piace litigare con me perché sono intelligente.»
«Wow, questa è la frase più simile a un complimento che uscirà mai dalla sua bocca, nei tuoi confronti» dice Sebastiano.
«Sì, lo so» rispondo passando una mano tra i miei capelli vermigli.
«Continuiamo il gioco» ringhia Alessandro.
Non capisco perché se la prende tanto, infondo l'ha detto lui. Solo perché ero ubriaca, non significa che quelle parole non avessero un significato, o almeno non per me.
Prendo la bottiglia dalle mani di Sebastiano.
«Su, muoviamoci. Alice deve dare un bacio sulla bocca a...»
«Sebastiano» conclude Mattia.
«No, sta decisamente puntando Emanuele, non vedi?» replico fermamente.
«Vabbè, fai come vuoi» risponde rassegnato.
«Infatti. Su piccioncini, datevi un bacio» li esordio io.
«Ma...» 
«Niente 'ma'» dico dandole una spinta verso di lui.
Lui fa un sospiro come a dire "Dai, per questa volta mi sacrifico".
Socchiudono gli occhi e si danno un bacetto, che lì per lì somiglia più a un frontale in autostrada.
Sorrido mentre faccio girare la bottiglia, che punta nuovamente Alice.
«Tu devi baciare...»
«E basta con 'sti baci» si lamenta lei.
«Hey, la bottiglia ce l'ho io, quindi sono io a fare le regole.»
Ciò che non mi sarei mai aspettata è che stavolta il tappo fosse rivolto verso Alessandro.
«No, no. Tu non metterai le tue labbra schifose su quelle dell'amore della mia vita!» esclamo puntando il dito contro quest'ultimo.
«L'ha deciso la bottiglia, non io» risponde avvicinandosi ad Alice.
«Stai fermo dove sei, non provarci nemmeno!» dico cercando di respingerlo a suon di schiaffi sulle braccia.
«Ma ci stai ferma? Cretina.»
«Io sto ferma appena tu te ne torni al tuo posto. Piuttosto la bacio io.»
L'avessi fatto subito, invece di stare lì a becerare, visto che Alessandro ormai ha già posato le sue labbra spesse su quelle della mia migliore amica.
Mi mordo con forza un labbro per evitare di cominciare a bestemmiare. Non so se  sono più schifata da lui o dal fatto che lei non replica di nulla.
Veramente non so se ciò che provo è semplice ribrezzo. E' un miscuglio di emozioni che non riesco a definire.
«Okay, adesso facciamo l'ultimo giro e poi ce ne andiamo» dico ad Alice.
Respiro a fondo e lascio che la sorte faccia il suo corso, tanto peggio di così non può andare.
«Io devo dare uno schiaffo a... Alessandro.»
In realtà la bottiglia punta tra lui e Mattia, ma almeno questo voglio usarlo a mio favore.
Mi avvicino a lui, tiro indietro la mano e gli mollo lo schiaffo più forte che probabilmente ho mai dato in tutta la mia vita.
Accosto il mio viso al suo, sotto gli occhi allibiti degli altri, e gli sussurro: «Così la prossima volta impari a non baciare la mia ragazza.»
«E' meglio se ti allontani, se non vuoi che faccia lo stesso con te» mi bisbiglia di rimando.
Ecco, adesso non capisco se si riferisse al bacio o allo schiaffo appena ricevuto.
Involontariamente i miei occhi si fissano sulle sue labbra e mi viene voglia di avvicinarmi ancora un po', solo per il gusto di mordergliele.
«Andiamo?» chiedo ad Alice, ma continuando a fissare lui.
«Sì, certo» dice alzandosi in piedi «Altrimenti qui scoppia una rissa» aggiunge a bassa voce.
Entrambe prendiamo gli zaini, salutiamo e scendiamo in strada.
«Rimani da me o torni a casa?» le chiedo una volta nei pressi della fermata.
«Mio padre probabilmente sta lavorando al Mirage, quindi credo che vada bene se resto.»
«Okay.»
Proseguiamo percorrendo la strada che porta a casa mia.
Camminiamo in silenzio; lei sembra pensierosa, come se stesse progettando un piano per raggiungere la pace in Medio-Oriente. Io, invece, non ho assolutamente nulla per la testa, un vuoto talmente cosmico da poterci sentire l'eco.
«Al.»
«Mh?»
«Come erano?»
«Cosa?»
«Le sue labbra.»
«A chi ti riferisci?» chiede aggrottando la fronte.
«Ad Alessandro.»
«Vuoi sapere come sono le labbra di Alessandro?» chiede incredula.
«Sì.»
«Ma credevo che stessi con Mattia...»
«Io non sto con Mattia, okay? E anche se fosse, ti ho solo chiesto come sono le sue labbra, non ti ho detto di andarci a letto per dirmi come scopa» sbotto girandomi una ciocca di capelli tra le dita.
Non mi piace risponderle male, ma certe volte mi viene naturale.
«Beh... Sono... morbide.»
«E basta? Non so, non ti è venuta voglia di morderle?»
«No... Non è che sei stata tu ad avere avuto questa tentazione?» mi chiede facendomi specchiare nei suoi occhi.
Odio quando mi capisce troppo a fondo.


 
Il tempo di una sigaretta:
MUAHAHHAHAHAHAHHA Ecco il capitolo malefico °^°
Ammetto che mi sono divertita un casino a scriverlo, soprattutto la prima e l'ultima parte ^^
Avete notato il fantastico  banner a inizio capitolo? Tutto merito di questa bella personcina --->
Egg__s
Sappiate che tutto ciò che ho scritto riguardo al gioco della bottiglia è tutto casuale. Mi spiego: mi sono organizzata con un'amica, ho fatto i bigliettini con tutti i nomi e con le azioni, il resto è stato tutto merito della sorte.
Oookay, andiamo avanti e facciamo i dovuti ringraziamenti...
Grazie a quel mito di JeyMalfoy_, che capisce fin troppo bene le mie intenzioni riguardo a questa storia xD
Grazie ad Amazaynxx, che è sempre cucciolossissima in tutto ciò che fa *-*
Grazie a _Shiver, che adesso parte in vacanza, e quindi non la sentiremo per un po' di tempo ^^
Grazie alla mia Opora, che anche se recensisce sempre in ritardo, si fa ricompensare con i suoi commenti fangirleggianti (a proposito, tesoro, quando pubblichi il prossimo capitolo delle tua storia? ù.ù) :D
E infine, un grazie va a Freakyyep, che mi sostiene fin dall'inizio :*
Spero tanto, ma tanto tanto, che questo capitolo vi sia piaciuto, perché io c'ho messo il cuore, il fegato, i reni, la milza e la mia sanità mentale per scriverlo.
Baci, UnLuckyStar
P.s. Un ringraziamento extra va a @xdragonfly_ (alias Greta), Beatrice (ma quanto sarai cucciola tu?) e a Simona (anche se è un'ignorante ù.ù). Poi ovviamente un ringraziamento va a Lucky, quella vera, il tesoro che mi ha ispirato tutto questo. Ti amo :)
Twitter: @Un_Lucky_Star

 


PRESTAVOLTO:
 Alessandro
 Alice
Emanuele
 Lucky/Fortunata (capelli chiaramente tinti)
 Mattia
 Sebastiano
   
 
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