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Autore: Lost in Moments    10/07/2012    0 recensioni
Universo parallelo di Clannad. Cosa sarebbe successo se Tomoya e Nagisa avessero deciso di non avere un figlio.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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E così decidemmo di compiere il grande passo. Nagisa lo comunicò ai genitori, che si congratularono con entrambi. Non potevano nascondere un po’ di sorpresa, e soprattutto un po’ di emozione. Vidi che a Sanae, la madre di Nagisa, sfuggì una lacrima. Akio, mio suocero, dopo aver scherzato un po’ con Nagisa, mi prese in disparte.
 
«Ascolta, Tomoya. Sai che Nagisa ha un corpo molto debole, quindi pensate bene a cosa fare. Non vorrei mettere a repentaglio la vostra vita di famiglia, tuttavia sono convinto che se faremo le giuste scelte, vostro figlio potrebbe nascere con un parto sicuro. L’importante è che voi non vi sentite forzati ad avere o non avere un figlio. Ti raccomando solo di proteggere Nagisa da eventuali pericoli.»
«Hai ragione. Nagisa ed io avremo un figlio, e ti assicuro che ce la metterò tutta per proteggere mia moglie. Considerala una promessa.»
 
Akio mi fece silenziosamente un leggero cenno col capo. Tornai da Nagisa, sempre sorridente. Durante il tragitto Nagisa mi chiese:
 
«Perché non pensiamo a un nome per il nostro bambino?»
«Ottima idea. Mi piacerebbe molto un nome simile al tuo, Nagisa.»
«Uhm… sei sicuro che voglia chiamarlo con un nome che rimandi al mio?» domandò lei.
«No, già prenderà il cognome Okazaki, quindi scegli tu il nome» affermai con sicurezza.
«Mi piacerebbe molto chiamarlo Ushio, che andrebbe bene sia per un maschietto che per una femminuccia» propose.
 
Era un nome bellissimo. Ushio, io e Nagisa. Mi sarebbe piaciuto avere una femminuccia tra noi, e Nagisa pensò lo stesso. Provai ad immaginare la nostra vita da genitori, con un figlio da amare, da aiutare, da sostenere.
Il primo mese passò in fretta. Il lavoro andava sempre meglio e Nagisa non si sentiva malissimo. Decidemmo di partorire in casa, con un’ostetrica, per rendere il momento più intimo e accogliente. E poi, Nagisa desiderava che fossi io il primo a tenere tra le braccia il bambino; d’altro canto, io non desideravo altro che avere una moglie ed una bambina felici. Anche i rapporti tra me e i miei suoceri migliorava ulteriormente. Passavo i pomeriggi a giocare a baseball con Akio, che, battendomi, voleva migliorarmi non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Sanae era sempre più gentile, ci incontravamo spesso e stavamo insieme a Nagisa nei momenti più difficili. Ottenni una promozione al lavoro, e ciò mi permise di comprare dei regali a mia moglie. Spesso uscivamo insieme a fare shopping e lei mi cantava la canzoncina “Dango” quando andavamo a passeggiare. Dopo otto mesi saremmo diventati una vera famiglia.

Prima che potessi rendermene conto, un dubbio incominciò ad aleggiare nella mia mente.
  
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