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Autore: lafatablu    10/07/2012    2 recensioni
Timeline: 4 anni dopo Not Fade Away
Pairing: Angel & Buffy (ovviamente)
Summary: Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. (Erodoto – V secolo a.C.) Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Gli Oracoli vivevano sotto l'ufficio postale. Vi ricordate? Si, centra anche questo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Francis Doyle, Angel, Buffy Anne Summers, Connor, Cordelia Chase
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A N G E L ~ Soul & Love ~'
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Parte 01

Era ormai vicino al sorgere del sole, qualche attimo ancora e di lui non sarebbe rimasto che un minuscolo mucchio di cenere. Con un poderoso calcio, spalancò la porta del suo appartamento fiondandosi dentro con una velocità sovraumana. Nessuna sorpresa, lui umano non lo era di certo. Si poggiò contro la porta con tutto il corpo per richiuderla ..e per riprendere fiato. In realtà lui non aveva bisogno di respirare, ma in quel momento aveva fame d’aria. Aveva corso all’impazzata come fosse inseguito da mille demoni.. beh, non era certo mille, ma demoni lo erano di sicuro. Sperò di essere riuscito a far perdere le sue tracce, almeno per il momento.

Barcollando, strascicò i piedi fino al centro della stanza e si lasciò cadere a peso morto sulla sedia accanto allo scrittoio. Era esausto, era ferito gravemente e c’era qualcuno che lo voleva morto. Anche questa non era certo una novità. Esausto. Ferito. Braccato ..e solo.

L’imminente arrivo dell’alba lo aveva costretto ad interrompere la sua caccia, che avrebbe comunque ripreso al tramonto, come accadeva tutte le notti, da almeno quattro anni. Per essere più precisi, erano duecentocinquanta anni che andava a caccia la notte. Anima o no, la cosa non era poi così diversa. La caccia era stata l’unica costante nella sua vita. La notte era sua preziosa alleata e l’alba sua mortale nemica.

Poggiò la testa sullo schienale della sedia, nel tentativo di alleviare il dolore lancinante delle ferite, e si abbandonò ai ricordi. A volte funzionava, i ricordi lo facevano sentire ancora vivo.

Angelus amava la caccia. Adorava andare in cerca di giovani donne da dissanguare, specie se erano caste e pure. Amava succhiare tutta la loro devozione, spesso in compagnia di Darla.

Angel, per quasi cento anni, per nutrirsi andava a caccia di ratti, quando viveva nelle fogne insieme a loro, nascondendosi dal mondo dei vivi.

Poi, qualcuno le mostrò una ragazza. Lei divenne il centro della sua vita e anche la sua nuova compagna di caccia. Lei era la Prescelta. Il grande amore della sua vita. Lei era Buffy ..e ancora.. era il centro della sua vita. Vi erano amori destinati a durare per sempre e il loro era uno di quelli. Amore immenso e bruciante. Amore che non poteva essere vissuto.

Cambiò città e incontrò nuovi amici, ma la caccia continuava ad essere la sua unica costante. Mentre Buffy diventava un sogno irraggiungibile, tutte le notti andava a caccia per le strade di Los Angeles a difendere gli indifesi, insieme a Wesley e al resto della squadra. Ma anche loro svanirono in un batter di ciglia. Cinque anni insieme, per lui che avrebbe vissuto per sempre, non erano che un granello di sabbia nel mare immenso dell’eternità.

Così, da quattro anni, dopo la distruzione della W&H, tutte le notti andava ancora a caccia. Per difendere sé stesso, questa volta. I Soci Anziani non avevano perdonato la sua ribellione e lo volevano morto, braccandolo come fosse un pericoloso animale da abbattere.

Il braccio faceva un male cane, e lo riportò al presente.

Lo teneva stretto al petto, cullandolo nel vano tentativo di lenire un pochino il dolore, ma si fermò subito rendendosi conto che muovendosi faceva più male. Inoltre, tenendolo fermo, evitava anche che il sangue schizzasse ovunque. Non che per lui fosse un problema, in quell’unica stanza che era la sua casa, regnava l’abbandono e l’odore di vecchio. Lì il sole non entrava mai. Qualche macchia di sangue in più sul vecchio tappeto logoro, non avrebbe certo cambiato di molto la situazione e comunque non gli importava.

Doveva però bloccare il sangue che colava copiosamente sulla sua giacca e sui pantaloni. Ne aveva già versato abbastanza sui marciapiedi, segnando la sua fuga verso casa e questo era un problema, i demoni che lo inseguivano, avrebbero sicuramente sentito l’odore. Pensò con sollievo che aveva appena iniziato a piovere e per fortuna, il sangue sarebbe stato spazzato via prima di essere notato dai suoi inseguitori. Comunque, era riuscito ad uccidere uno di loro, ma quel bastardo, prima di tirare le cuoia, gli aveva quasi stritolato la parte superiore del corpo.

Il braccio è andato. Pensò. Almeno per le prossime ventiquattro ore.

Gli artigli velenosi del demone erano penetrati fin dentro le ossa, e il braccio che ora non era che un ammasso di carne sanguinante e tendini scoperti, era stato violentemente stritolato dentro la sua morsa d’acciaio. E quel che era peggio, ora era totalmente paralizzato dal veleno. Imprecò con rabbia. Oggi era l’ultimo giorno del mese e lui aveva un importante compito da svolgere. Non vi avrebbe rinunciato per nessun motivo al mondo. Erano passate ventiquattro ore dalla sua ultima visita e come sempre accadeva, allo scadere del giorno, lui compiva il suo sacro rituale. Era sempre stato così negli ultimi quattro anni e oggi non sarebbe stato diverso.

Si alzò a fatica e andò a prendere la cassetta del pronto soccorso, doveva darsi una smossa, questa ferita non si sarebbe rattoppata da sola. Per fortuna le gambe parevano funzionare ancora, anche se si reggeva a malapena in piedi, ma il veleno aveva intorpidito solo il braccio.

In bagno, a fatica si tolse la giacca dalle spalle facendo leva con il braccio sano. Poi, allo stesso modo, sfilò la camicia, stringendo i denti per il dolore. Si appoggiò al lavabo e fece scorrere l’acqua calda, tamponando la ferita ed esaminandola da vicino. Era più grave di quanto pensasse. La clavicola era fuori dalla sua sede ed era quasi totalmente staccata dalla spalla.

Non sapeva per certo che tipo di demone fosse, con sé non aveva più alcun libro per poter fare ricerche e scoprire quali proprietà avesse il veleno che gli aveva iniettato, ma anche questo non era un problema. Nulla aveva più importanza per lui. Sicuramente era uno dei demoni sfuggito alla grande apocalisse di Los Angeles, quella di quattro anni fa e sicuramente era un pericolo per l’umanità. Angel però era riuscito ad ucciderlo e presto sarebbero morti anche gli altri.

Questo era quello che faceva adesso, inseguire i superstiti di quell'esercito demoniaco, e qualsiasi altra cosa pericolosa che gli capitava di trovare lungo la strada. Questa era la sua vita adesso. Aveva fatto questo negli ultimi quattro anni.

Sperava che alla fine i suoi nemici si sarebbero stancati di braccarlo. Non importava quanti demoni gli mandassero contro, lui aveva ucciso tutti quelli che incontrava ..sapeva che doveva resistere ..la morte non era ancora scritta nel suo destino ..sapeva che doveva sopravvivere. Non era certo di sapere perché, ma doveva rimanere vivo, almeno un altro po’.

Aprendo il kit di pronto soccorso, pensò che solo alcuni anni prima, c’erano state delle persone intorno a lui che lo avrebbero aiutato in questo genere di cose, ma ora non più. Ora era solo e doveva arrangiarsi come meglio poteva. Era giusto così, meglio stare soli. Nessun altro sarebbe morto per colpa sua. Tutti quelli che si erano avvicinati a lui, da Doyle a Wesley, erano morti solo per aver avuto la sfortuna di incrociare la sua strada.

Guardò ancora la ferita e si chiese se non fossero necessari alcuni punti di sutura, ma poi pensò che anche questo non aveva importanza. Massimo tre giorni e la ferita sarebbe guarita. Optò per un bendaggio di fortuna, stretto con i denti visto che la mano era paralizzata.

Tornò nella stanza e si sedette un momento. Era esausto e se non sapesse che era impossibile, giurò di avere la febbre altissima, sentiva brividi in tutto il corpo. L’effetto del veleno. Pensò fra sè. Decise di non mettere la camicia pulita, non ancora. Nonostante la fasciatura, la ferita sanguinava ancora parecchio e il costo del suo guardaroba stava diventando esorbitante.

Ricordò di non essersi nutrito nelle ultime ventiquattro ore. Quando riceveva la sua visita evitava di farlo davanti al suo ospite, ma adesso il cibo l’avrebbe aiutato a guarire più in fretta. Si rialzò e quando aprì il frigorifero, si ricordò che aveva quasi finito la sua scorta di sangue. Ce n’era una porzione appena sufficiente per adesso, se stava attento poteva anche farlo durare fino al tramonto. Il problema era che lui non aveva voglia di essere attento.

Quel demone l’aveva quasi ucciso, e lui era affamato. Sospirando, riempì un bicchiere e rimise il resto in frigo. Non aveva un microonde in questa casa, per cui avrebbe dovuto berlo freddo. Aveva importanza? Nulla aveva più importanza, tranne una cosa. Sorrise. Era l'ultimo giorno del mese, finalmente, e aveva qualcosa di meglio da fare che pensare al sangue freddo.

Tornò ancora una volta davanti allo scrittoio, tirò fuori una piccola cartella rigida dal cassetto, e si sedette. All'interno della cartella vi erano delle buste, un blocco di carta da lettere color panna, e la sua penna. Per questo suo compito, scelse cancelleria della migliore qualità. Carta color crema leggermente ruvida, penna stilografica, inchiostro nero. I suoi preferiti. Era questo il suo rituale. Dopo aver ricevuto una visita, faceva pace con il mondo e con sé stesso e..

L'ultimo giorno di ogni mese, scriveva a Buffy.

 

Los AngelesCalifornia

30 Novembre  2008

 

Amore mio

Non immagini quanto bella sia Los Angeles sotto la pioggia, anche se ha visto giorni migliori, è pur sempre la nostra città e a Novembre sembra rinascere a nuova vita. Proprio l’altro ieri sono stato al mio vecchio appartamento. Si, quello che saltò in aria tanti anni fa. Sapevo bene che non vi avrei trovato che macerie, ma era una cosa che dovevo fare. Io ho ancora bisogno di te. Ho bisogno di sentirti ancora vicina in qualche modo, per potermi sentire ancora vivo come lo sono stato quel giorno. Sono passati otto anni da allora, ma quel giorno, anche se per il mondo intero non è mai esistito, per me è reale e vero e il suo ricordo mi scalda il cuore. A volte ho bisogno di tornare là, specie a Novembre. Ho bisogno di ricordare a me stesso che talvolta i miracoli possono accadere. Lo so che è un illusione, io non sarò mai più umano, le Forze mi hanno ingannato raccontandomi la favola della Shanshu solo per tenermi buono, ma ho bisogno di credere ancora in qualcosa o finirei con l’impazzire. So che anche tu ricordi e so che anche tu, ogni tanto torni là con me. Ho quasi sentito il tuo profumo e il tuo sorriso era luminoso e bello come lo era allora. Io voglio ancora credere che un giorno arriverà anche il nostro tempo, e quel giorno io sarò là ad attenderti.

Il ricordo di quel giorno riempì la sua visione interiore, e avrebbe voluto che Buffy fosse lì per condividerlo con lui. La rivide mentre la baciava sotto il sole, quando lo stupore riempiva ancora i loro occhi per l’incredulità di ciò che vedevano. Quel giorno gli occhi di Buffy erano più verdi, più luminosi e più vivi. Quel giorno Buffy era felice come non lo era mai stata prima.

È perfetto.

Così aveva detto e lui non l’aveva svegliata quando l’arrivo di Doyle segnava la fine del sogno.

Sono stato sulle tracce di alcuni demoni per due settimane e stamattina all’alba uno di loro mi ha quasi ucciso. Sta tranquilla, non è così facile uccidere me, lo sai. Ho usato l’agguato che mi insegnasti tu. Fingermi morto e poi balzare in piedi cogliendolo di sorpresa. Funziona sempre. Penso sia stato un demone Selmunth questa volta, ma non sono sicuro. Questo aveva le corna e una gigantesca coda. Non hai mai visto uno di questi, non è vero? Spero di no. Ha più artigli che denti e più denti di quanto tu possa immaginare. Adesso è solo un demone morto. Ne ho avvistato altri due, ma ora che so come ucciderli, non mi preoccupano più.

Si fermò un attimo, portando ancora una volta il braccio al petto stringendolo con l’altra mano. Faceva male da morire e aveva bisogno di dormire, ma non voleva interrompere il contatto con Buffy. Si rese conto che il corpo era ormai completamente intorpidito ed era certo di avere la febbre altissima. Forse il veleno l’avrebbe ucciso nel sonno, non era preoccupato per questo. Una ragione di più per terminare il suo rito. Se proprio doveva morire, avrebbe trascorso le ultime ore della sua vita accanto a lei. Posò di nuovo il braccio in grembo e continuò a scrivere.

Penso che il mio lavoro è ormai in fase di completamento. I demoni che mi danno la caccia, sono sempre meno numerosi. Sembra che il resto dell’orda di demoni che ho sciolto sulla terra, in quella notte di quattro anni fa, alla fine sia morto. Sono felice per questo, anche se non so quale sarà il mio scopo quando tutto questo sarà finito. Eppure, sono sicuro che qualcosa da fare ci sarà sempre. Lo sai anche tu, ne vengono sempre, la nostra lotta non avrà mai fine. Nessuno di noi due sembra essere in grado di trovare tempo per una pausa.

Devo dirti una cosa importante, Buffy. Ieri pomeriggio sono andato a vedere una sua partita. Non immagini quanto fossi felice di essere li e vederlo giocare. È un vero campione, peccato che abbia deciso di fare il medico, perché eccelle in tutti gli sport e nella corsa non lo batte nessuno. Per fortuna il torneo era al chiuso e il sole non era fortissimo. Naturalmente la sua squadra ha vinto. Per un momento ho temuto che mi avesse visto, mi sono dileguato prima che accadesse. Non voglio che pensi che lo spio di nascosto. Non credo si sia accorto della mia presenza, come sai sono bravo in questo genere di cose.

Come stai, tesoro? Non ho mai abbastanza notizie di te e così lo chiedo ogni volta. Dawn sta bene? Tu stai attenta con la caccia? Lo so che adesso hai uno stuolo di cacciatrici al tuo fianco, ma ho sempre paura che ti accada qualcosa, io sono così lontano e non posso proteggerti.

Buffy, mi manchi così tanto.

Quando avrò finito questa lettera, andrò a letto. Come sempre sognerò che ti sto stringendo fra le mie braccia ancora una volta. Ogni volta che chiudo gli occhi, tu compari nei miei sogni e sono quelli che mi tengono ancora in vita. Nei miei sogni posso ancora sentire la setosità dei tuoi capelli che sfiorano le mie dita. Posso respirare il profumo della tua pelle e posso amarti senza timore. Nei miei sogni, io e te siamo insieme e gridiamo il nostro amore al mondo. È una dolce tortura quando al risveglio capisco che è solo un sogno, talvolta mi sembra di impazzire, ma non potrei mai vivere senza i miei sogni. Non potrò mai essere libero dal bisogno che ho di te, anche se a volte vorrei esserlo, perché fa male da morire vivere così come viviamo noi.

Io ti amo. Ti ho sempre amata e questo non cambierà mai. Lo so che sono sdolcinato e magari riderai, pensando che ormai siamo cresciuti entrambi per abbandonarci al romanticismo come fossimo degli adolescenti. So anche che non riuscirei a dirti queste cose se tu fossi qui davanti a me. È per questo che ti scrivo, perché ho bisogno di dirti queste parole. In mezzo all’orrore che ormai è diventata la mia vita, ho bisogno di scrivere ancora la parola Amore. Ho bisogno di scrivere ancora il tuo nome ..e so che tu mi ascolti, perché ti sento dentro me.

Mi manchi, più di quanto le parole potranno mai dire.

Tuo, per sempre

Angel

 

Posò la penna, adesso era davvero stremato e gli occhi avevano già tentato di chiudersi più di una volta mentre scriveva. Aveva assolutamente bisogno di dormire ed era certo che fosse l’effetto del veleno ad indebolirlo. Rimase seduto per qualche minuto ancora, con i due fogli di carta in mano, e poi li posò con cura sul tavolo. Sulla busta, scrisse semplicemente Buffy.

Poi, dalla credenza tirò fuori una scatola di scarpe. Dentro vi erano quattro anni di lettere. Non aveva mai inviato nessuna di quelle lettere. Mai.

Non era per il fatto che non conoscesse il suo indirizzo, anche se forse, lei aveva cambiato città dall’ultima volta che l’aveva sentita, ormai cinque anni fa. Lui usava questo rituale come una sorta di indulgenza mensile verso sé stesso, nella speranza che avrebbe reso i suoi sentimenti per Buffy più ordinari, piuttosto che l'amore straordinario che bruciava luminoso come sempre. Finora, la strategia non aveva funzionato, ma sperava che col tempo avrebbe potuto. Tempo. Certamente ne aveva abbastanza. Dopo tutto, nulla era cambiato, e ora, grazie alla Wolfram and Hart, non aveva speranza che qualcosa potesse cambiare. La Shanshu, come tutto il resto, si era dissolta nel nulla. Nessuna ricompensa, nessun perdono dai sui peccati. Era condannato.

Lasciò la scatola di scarpe aperta, pronta a ricevere l'ultima lettera segreta.

Sapeva quanto fosse pericoloso giocare con le sue ossessioni, qualcuno poteva trovare le lettere e arrivare a Buffy, solo per fare del male a lui. Se fosse accaduto qualcosa a lei, per Angel sarebbe stata la fine di tutto.

Poteva anche accadere che qualcuno, trovandole, avrebbe conosciuto la sua parte più profonda e lui non voleva che succedesse. Buffy apparteneva solo a lui e doveva rimanere nascosta nel suo cuore. Il suo amore per lei, non era qualcosa da mostrare sulla pubblica piazza. Angel non amava condividere emozioni con nessuno, soprattutto se si trattava di Buffy.

Ma nonostante fosse consapevole dei rischi, non riuscì mai a smettere di scriverle.

Aveva anche paura che il fascio di lettere d'amore, disposte ordinatamente dentro la scatola, l’avrebbero imprigionato per sempre nell’illusione di un amore che non poteva essere vissuto.

Ci aveva già provato in passato, ci aveva provato duramente. Aveva tentato di andare avanti con la sua vita e così si era rifugiato nell’illusione di un nuovo amore. Ma Cordelia non era la sua Buffy, ne mai lo sarebbe stata. Poi arrivò Nina. Fu sufficiente una sola notte con lei, per ricordare a sé stesso che nessun’altra poteva sostituire Buffy. E così, ancora una volta si arrese all’amore che sentiva per lei ..e si sentì vivo come non mai. Buffy era la sua vera Shanshu.

Per quanto avesse tentato di negarlo, lui era condannato ad amarla per sempre.

Aveva paura che ammettendo il suo amore per lei, questo potesse diventare ancora più grande, se fosse possibile una cosa del genere, e lo avrebbe legato più saldamente a lei.

E fu esattamente ciò che accadde. Riuscì a trovare il coraggio di ammettere con sé stesso, che lei era e sarebbe sempre stata il centro della sua esistenza. Cominciò quindi a scrivere quelle lettere e dopo aver iniziato, non aveva più alcuna intenzione di smettere.

Quelle lettere d’amore, per gli ultimi quattro anni, erano l’unica cosa che lo separavano dalle vere tenebre. Buffy, ancora una volta, era la sua salvezza.

Così, ogni mese scriveva, aprendo il suo cuore a lei, lasciando che la sua immaginazione vagasse liberamente e raggiungesse Buffy. Cercava di immaginare come potesse essere la sua vita di adesso. La vedeva intenta ad addestrare le nuove cacciatrici, o mentre preparava una torta per Dawn, o mentre rideva con Giles. La vedeva mentre dormiva, o al mattino appena sveglia. Talvolta malinconica, talvolta furibonda.. talvolta serena..

..ma soprattutto ..la vedeva rispondere alle sue lettere con il sorriso sulle labbra.

Non la vide mai con un altro uomo accanto. Angel sapeva che anche Buffy aveva chiuso il suo cuore a chiunque altro. Questo pensiero lo rattristava, ma allo stesso tempo lo confortava e acquetava le sue paure. No, Buffy l’avrebbe amato per sempre. Erano entrambi condannati.

Infine, quando finiva di scrivere, Angel lasciava la lettera aperta sul tavolo e andava a dormire.

Non mise mai in discussione perché facesse questo. Lo faceva e basta. Era quasi come se avesse sperato che un qualche Babbo Natale dei vampiri, impietosendosi per la sua solitudine, potesse in qualche modo raccogliere la sua richiesta, e se fosse stato abbastanza buono, gli avrebbe concesso di esaudire il suo desiderio. Per questo lasciava la lettera sul tavolo.

Al suo risveglio, nel tardo pomeriggio del giorno dopo, avrebbe ripiegato con cura la lettera, chiudendola nella sua busta e l’avrebbe messa al suo posto accanto alle altre.

Sorrise. Adesso poteva andare a dormire, certo che avrebbe sognato di lei. L’attimo dopo si voltò di scatto. “Cosa è stato?” chiese a sé stesso. Sognare era un lusso che non poteva permettersi, non ora.. qualcuno stava tentando di entrare in casa sua e tornò alla realtà

..un rumore improvviso aveva catturato la sua attenzione!

 

   
 
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