CAPITOLO
SETTE
-E’ stato bellissimo!-
esclamò Rebekka –Quel film era davvero un capolavoro!-
-Sei la prima ragazza con
cui esco che mi dice di apprezzare i film horror.- constatò Ville che trovava
assolutamente meraviglioso il fatto che la ragazza fosse ancora aggrappata al
suo braccio.
-Stai scherzando?! Io amo i
film horror!- replicò Rebekka spalancando i suoi occhi nocciola che sfavillarono
di verde.
-Hai il gusto del macabro,
allora…- disse il cantante con un sorrisetto canzonatorio.
Rebekka ci rifletté un po’
su. –Credo sia tutta colpa di mio cugino.- disse poi –Quando ero piccola mi
raccontava sempre storie dell’orrore per farmi paura, mi chiudeva nelle stanze
buie di casa sua dove c’erano quegli orribili armadi con incisi i volti di
putti… Dopo un po’, per non dargliela vinta, ho cominciato a vincere la paura e
hanno pure cominciato a piacermi le sue storie.-
-Avevi un cugino molto
sadico…- disse Ville stringendosela ancora più vicina come per proteggerla dalle
paure dell’infanzia.
-Abbastanza, ma ora siamo
come fratelli.- rispose la ragazza.
Stavano camminando per le
strade di Helsinki, una aggrappata al braccio dell’altro con la testa appoggiata
alla sua spalla come fossero due fidanzatini in uscita romantica. A Ville non
dispiaceva quell’immagine, anzi, avrebbe voluto bloccare il tempo su quella
scena per sempre così da poter annusare in eterno il profumo di assenzio
proveniente dai capelli castani della ragazza. Si sentiva così normale in quel
momento… E’ la tua ossessione, gli
sussurrò piano la sua coscienza all’orecchio. Nessuna ossessione porta a qualcosa di
buono. Forse aveva ragione, ma per Ville non poteva esistere niente di
peggio della situazione in cui era costretto a vivere da un anno a quella parte.
Bravo, continua a commiserarti!
Cos’altro avrebbe dovuto fare? Gioire per non poter più essere padrone della sua
vita? Non quel mese (che ormai si era già trasformato in due settimane), non
quella volta. Linde avrebbe dovuto tacere e guardare quel che succedeva senza
intromettersi.
-Siamo già arrivati…-
sospirò Rebekka fermandosi improvvisamente davanti al cancelletto del cortile
del suo condominio.
-Ti riporterò a vedere un
altro horror, allora, un’altra volta.- disse Ville facendo passare la ragazza di
fronte a lui cosicché potesse aprire il cancello –Visto che hai il gusto del
macabro.-
-Deve essere per questo che
esco con te, a volte sei molto inquietante: sembri un
vampiro!-
Ville contrasse
nervosamente i muscoli a quell’affermazione, bloccando il
respiro.
-Qualcuno una volta mi ha
detto che risulto sexy proprio per quello.- disse cercando di
sdrammatizzare.
-La smetti di prendermi in
giro? L’avevi promesso!- sbuffò Rebekka. –Mi chiedo perché continuo a uscire con
te! Perché ti diverti tanto a ricordarmi le figure dio merda che
faccio?-
-Perché mi piace vederti
arrossire.- rispose Ville –Diventi incredibilmente
eccitante.-
Rebekka non riuscì a
frenare in tempo l’afflusso di sangue al viso, che si colorò immediatamente di
rosso.
-Ecco, adesso sarai
contento…- sussurrò lei vergognandosi in maniera
impressionante.
Per tutta risposta Ville
appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia accarezzandola piano con le
dita nude che sbucavano dai guanti neri. Era così calda la sua pelle rispetto a
lui, così liscia… Rebekka chiuse gli occhi mentre le coccole di Ville le
mandavano piccoli brividi lungo la schiena, bastava un minimo contatto tra loro
che lei si sentiva invasa da una felicità estrema. Le dita di Ville scivolarono
dalla guancia alle labbra rosse della ragazza che le aprì leggermente, poi
scesero sotto il mento facendole alzare il volto verso di lui. Quando appoggiò
le sue labbra a quelle di Rebekka sentì una scarica elettrica diramarsi per
tutti i suoi nervi a partire dalla base del collo. Aveva aspettato quel bacio
troppo a lungo, erano sembrati una vita intera di attesa, quei cinque
appuntamenti precedenti. Il cantante fece passare la punta della sua lingua
sulle labbra di Rebekka facendogliele schiudere quel tanto che bastava per
permettergli di approfondire quel bacio. Passò la sua mano destra dietro al
collo di lei, tirandola maggiormente a sé avvolgendole la vita col braccio
libero e lasciando che quel loro contatto li travolgesse. Perché lui si sentiva
travolto mentre accarezzava la lingua della ragazza con la sua. Era il loro
primo vero bacio, fino a quel momento Ville era arrivato solo a rubargliene uno
a fior di labbra, dal quale lei si era subito staccata.
Quando si staccarono, a
Ville parve di aver lasciato andare un peso enorme. Poco gli importava se non
era amore, a lui bastava quello. Rebekka si morse il labbro inferiore, come
faceva sempre quando doveva prendere una decisione ardua. Fissò Ville negli
occhi verdi, incatenandolo a lei.
Rimasero in silenzio per
parecchi minuti, guardandosi, ancora abbracciati, poi Rebekka parlò –So che mi
pentirò di avertelo chiesto, ma… Vuoi salire?-
Il volto di Ville si
illuminò del sorriso più perverso che la ragazza avesse mai visto. Non servì una
risposta ulteriore, il cantante seguì Rebekka su per le scale, ripercorrendo
quella strada che già una volta aveva fatto, tenendola per mano mentre lei
saliva due gradini avanti a lui. Questa volta aveva lasciato la sua coscienza
chiusa fuori dal portone di ingresso, non erano affari suoi. Rebekka aprì la
porta del suo appartamento cercando con la mano sinistra l’interruttore della
luce, subito bloccata dalla mano di Ville che cominciò a sfiorarle il corpo con
le labbra.
-Ville, andremo a sbattere
contro qualche mobile in questo modo.- disse Rebekka con un
sorriso.
-Non mi piace la luce,
preferisco il buio…- rispose il cantante cominciando a coprirle il collo di
piccoli baci che trasmettevano alla ragazza piccoli brividi di
piacere.
-Che novità, Mr. Darkman.-
disse lei girandosi verso di lui e chiudendogli la porta alle
spalle.
-Non ti preoccupare del
buio, io ci vedo bene… come i gatti.- la rassicurò Ville accarezzandole i
capelli mossi seguendone il corso fino al fondoschiena dove
ricadevano.
Rebekka ricambiò il gesto
con un sorriso malizioso appoggiando il cantante contro la porta e baciandolo
nel modo più sensuale che poteva. Ville poté constatare che se fuori sembrava
una ragazza molto timida, ogni sua timidezza scompariva in momenti come quelli…
e non fu solo il suo cervello ad accorgersene.
-Sei troppo vestita…- le
sussurrò mentre cercava di toglierle il cappotto e la sciarpa che aveva ancora
addosso.
-Aspetta…- disse lei
togliendolo sia a se stessa che a lui gli indumenti troppo ingombranti e
gettandoli dove capitava –Ora va meglio?-
-Assolutamente.- rispose
lui tornando a baciarle il collo, arrivando questa volta fino alla clavicola
lasciata nuda dal maglione che portava. Quel collo era per lui così invitante,
la bestia che era in lui era molto tentata da quella parte del corpo della
ragazza, così candida, profumata di assenzio come i capelli… Riuscì a stento a
trattenersi dal morderla. Non sarebbe successo niente, ma lui non voleva. Fece
invece scivolare le sue mani sotto il maglione, slacciandole il reggiseno a
fascia che portava e accarezzandole piano i seni. Rebekka sorrise maliziosa
contro le labbra di Ville staccandosi da lui per togliergli la maglietta (la
giacca era già finita a fare compagnia ai cappotti da molto tempo) imitata
subito dopo da lui che le sfilò il maglione passandole subito dopo una mano
lungo la spina dorsale facendola rabbrividire a facendole uscire un piccolo
gemito di piacere.
-Un attimo…- si bloccò
Ville slacciandosi le converse e calciandole via come poco prima aveva fatto
Rebekka con le sue scarpe –Dov’è la tua camera?- le chiese poi, avvicinandosi a
lei e portandosi le sue cosce avvolte da un paio di jeans come sempre molto
attillati, attorno ai suoi fianchi.
-Ultima porta in fondo a
destra…- rispose Rebekka accennando al corridoio e abbracciando Ville dietro al
collo.
Il cantante non se lo fece
ripetere due volte e portò la ragazza nella sua stanza, facendola adagiare sul
letto mentre le scivolava sopra e cominciava a slacciarle la cintura dei jeans
baciandola. Rebekka fece lo stesso riuscendo per prima a sfilare l’indumento al
darkman, che però non ci mise molto a mettersi in pari con lei. Le mani di Ville
scivolarono lungo i fianchi di Rebekka arrivando a infilarsi sotto l’elastico
laterale delle sue mutandine per poi tornare ad accarezzare i suoi seni mentre
le lasciava piccoli succhiotti lungo il collo. Non seppe cosa scattò al suo
interno, ma il freno a mano si era sbloccato e Ville non poté più trattenersi
dal mordere la ragazza che emesse un ultimo lamento che tuttavia non durò a
lungo. Lui non era più padrone delle sue azioni, ma ormai che importava? La sua
coscienza era chiusa fuori, non era più lì a tormentarlo. Sentì una fitta decisa
al basso ventre quando percepì le dita fredde di Rebekka scorrergli sul
fondoschiena mentre lei gli sfilava i boxer. Lui tornò velocemente a giocare con
l’elastico delle mutandine di lei, prima di infilare dolcemente una mano al loro
interno facendo emettere alla ragazza dei piccoli sospiri sconnessi di piacere.
Entrò in lei non appena le tolse anche quell’ultimo indumento e cominciò a
muoversi sempre più velocemente mentre nella sua mente cominciava a suonare una
canzone che aveva scritto pochi anni prima per la donna
sbagliata.
I’m
killing loneliness with you…
Rebekka strinse forte le
sue mani attorno alle spalle di Ville spingendo il proprio corpo verso quello
del cantante mentre raggiungeva l’apice del piacere poco prima di lui. Il
darkman la guardò negli occhi con le iridi verdi più intense che avesse mai
avuto prima di girarsi sulla schiena e adagiare delicatamente la ragazza sul suo
petto tatuato. Le scostò una ciocca di capelli sudati dagli occhi e continuò a
guardarla per parecchi minuti, senza dire niente, unici suoni i loro respiri
ancora irregolari.
-Sai perché mi piacciono
tanto i tuoi occhi?- domandò con un sorriso dolce.
-Perché?-
-Perché mi sembra di
vederci riflessi i miei, quando luccicano di verde. E’ come se nei tuoi occhi io
e te fossimo una cosa sola…- rispose Ville accarezzandole una guancia. Rebekka
arrossì appena, abbassando lo sguardo.
-Cosa credi che sia,
Ville?- chiese dopo un po’. Anche senza averlo detto chiaramente, aveva capito
che il darkman aveva compreso a cosa si riferiva.
Ville ci pensò un po’ su.
–Non lo so.- disse –Ma mi sembra qualcosa di abbastanza bello da essere
approfondito.-
Rebekka annuì silenziosa
prima di rispondere al bacio che il darkman le stava
dando.
This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor