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Autore: musicaddict    24/01/2007    5 recensioni
Da quando era successo, le notti di luna piena si doveva chiudere in casa. Non poteva uscire, avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno e questa era l’ultima cosa che voleva. Migé, Linde, Burton e Gus erano sempre pronti a dargli una mano in caso di bisogno, ma Ville preferiva lasciarli fuori da questa storia, se ,lui non fosse stato in grado di controllarsi avrebbe fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito amaramente. Alla stampa avevano dichiarato che Ville aveva contratto una strana malattia durante un viaggio, per spiegare alcuni strani comportamenti del cantante.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE

 

-E’ stato bellissimo!- esclamò Rebekka –Quel film era davvero un capolavoro!-

-Sei la prima ragazza con cui esco che mi dice di apprezzare i film horror.- constatò Ville che trovava assolutamente meraviglioso il fatto che la ragazza fosse ancora aggrappata al suo braccio.

-Stai scherzando?! Io amo i film horror!- replicò Rebekka spalancando i suoi occhi nocciola che sfavillarono di verde.

-Hai il gusto del macabro, allora…- disse il cantante con un sorrisetto canzonatorio.

Rebekka ci rifletté un po’ su. –Credo sia tutta colpa di mio cugino.- disse poi –Quando ero piccola mi raccontava sempre storie dell’orrore per farmi paura, mi chiudeva nelle stanze buie di casa sua dove c’erano quegli orribili armadi con incisi i volti di putti… Dopo un po’, per non dargliela vinta, ho cominciato a vincere la paura e hanno pure cominciato a piacermi le sue storie.-

-Avevi un cugino molto sadico…- disse Ville stringendosela ancora più vicina come per proteggerla dalle paure dell’infanzia.

-Abbastanza, ma ora siamo come fratelli.- rispose la ragazza.

Stavano camminando per le strade di Helsinki, una aggrappata al braccio dell’altro con la testa appoggiata alla sua spalla come fossero due fidanzatini in uscita romantica. A Ville non dispiaceva quell’immagine, anzi, avrebbe voluto bloccare il tempo su quella scena per sempre così da poter annusare in eterno il profumo di assenzio proveniente dai capelli castani della ragazza. Si sentiva così normale in quel momento… E’ la tua ossessione, gli sussurrò piano la sua coscienza all’orecchio. Nessuna ossessione porta a qualcosa di buono. Forse aveva ragione, ma per Ville non poteva esistere niente di peggio della situazione in cui era costretto a vivere da un anno a quella parte. Bravo, continua a commiserarti! Cos’altro avrebbe dovuto fare? Gioire per non poter più essere padrone della sua vita? Non quel mese (che ormai si era già trasformato in due settimane), non quella volta. Linde avrebbe dovuto tacere e guardare quel che succedeva senza intromettersi.

-Siamo già arrivati…- sospirò Rebekka fermandosi improvvisamente davanti al cancelletto del cortile del suo condominio.

-Ti riporterò a vedere un altro horror, allora, un’altra volta.- disse Ville facendo passare la ragazza di fronte a lui cosicché potesse aprire il cancello –Visto che hai il gusto del macabro.-

-Deve essere per questo che esco con te, a volte sei molto inquietante: sembri un vampiro!-

Ville contrasse nervosamente i muscoli a quell’affermazione, bloccando il respiro.

-Qualcuno una volta mi ha detto che risulto sexy proprio per quello.- disse cercando di sdrammatizzare.

-La smetti di prendermi in giro? L’avevi promesso!- sbuffò Rebekka. –Mi chiedo perché continuo a uscire con te! Perché ti diverti tanto a ricordarmi le figure dio merda che faccio?-

-Perché mi piace vederti arrossire.- rispose Ville –Diventi incredibilmente eccitante.-

Rebekka non riuscì a frenare in tempo l’afflusso di sangue al viso, che si colorò immediatamente di rosso.

-Ecco, adesso sarai contento…- sussurrò lei vergognandosi in maniera impressionante.

Per tutta risposta Ville appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia accarezzandola piano con le dita nude che sbucavano dai guanti neri. Era così calda la sua pelle rispetto a lui, così liscia… Rebekka chiuse gli occhi mentre le coccole di Ville le mandavano piccoli brividi lungo la schiena, bastava un minimo contatto tra loro che lei si sentiva invasa da una felicità estrema. Le dita di Ville scivolarono dalla guancia alle labbra rosse della ragazza che le aprì leggermente, poi scesero sotto il mento facendole alzare il volto verso di lui. Quando appoggiò le sue labbra a quelle di Rebekka sentì una scarica elettrica diramarsi per tutti i suoi nervi a partire dalla base del collo. Aveva aspettato quel bacio troppo a lungo, erano sembrati una vita intera di attesa, quei cinque appuntamenti precedenti. Il cantante fece passare la punta della sua lingua sulle labbra di Rebekka facendogliele schiudere quel tanto che bastava per permettergli di approfondire quel bacio. Passò la sua mano destra dietro al collo di lei, tirandola maggiormente a sé avvolgendole la vita col braccio libero e lasciando che quel loro contatto li travolgesse. Perché lui si sentiva travolto mentre accarezzava la lingua della ragazza con la sua. Era il loro primo vero bacio, fino a quel momento Ville era arrivato solo a rubargliene uno a fior di labbra, dal quale lei si era subito staccata.

Quando si staccarono, a Ville parve di aver lasciato andare un peso enorme. Poco gli importava se non era amore, a lui bastava quello. Rebekka si morse il labbro inferiore, come faceva sempre quando doveva prendere una decisione ardua. Fissò Ville negli occhi verdi, incatenandolo a lei.

Rimasero in silenzio per parecchi minuti, guardandosi, ancora abbracciati, poi Rebekka parlò –So che mi pentirò di avertelo chiesto, ma… Vuoi salire?-

Il volto di Ville si illuminò del sorriso più perverso che la ragazza avesse mai visto. Non servì una risposta ulteriore, il cantante seguì Rebekka su per le scale, ripercorrendo quella strada che già una volta aveva fatto, tenendola per mano mentre lei saliva due gradini avanti a lui. Questa volta aveva lasciato la sua coscienza chiusa fuori dal portone di ingresso, non erano affari suoi. Rebekka aprì la porta del suo appartamento cercando con la mano sinistra l’interruttore della luce, subito bloccata dalla mano di Ville che cominciò a sfiorarle il corpo con le labbra.

-Ville, andremo a sbattere contro qualche mobile in questo modo.- disse Rebekka con un sorriso.

-Non mi piace la luce, preferisco il buio…- rispose il cantante cominciando a coprirle il collo di piccoli baci che trasmettevano alla ragazza piccoli brividi di piacere.

-Che novità, Mr. Darkman.- disse lei girandosi verso di lui e chiudendogli la porta alle spalle.

-Non ti preoccupare del buio, io ci vedo bene… come i gatti.- la rassicurò Ville accarezzandole i capelli mossi seguendone il corso fino al fondoschiena dove ricadevano.

Rebekka ricambiò il gesto con un sorriso malizioso appoggiando il cantante contro la porta e baciandolo nel modo più sensuale che poteva. Ville poté constatare che se fuori sembrava una ragazza molto timida, ogni sua timidezza scompariva in momenti come quelli… e non fu solo il suo cervello ad accorgersene.

-Sei troppo vestita…- le sussurrò mentre cercava di toglierle il cappotto e la sciarpa che aveva ancora addosso.

-Aspetta…- disse lei togliendolo sia a se stessa che a lui gli indumenti troppo ingombranti e gettandoli dove capitava –Ora va meglio?-

-Assolutamente.- rispose lui tornando a baciarle il collo, arrivando questa volta fino alla clavicola lasciata nuda dal maglione che portava. Quel collo era per lui così invitante, la bestia che era in lui era molto tentata da quella parte del corpo della ragazza, così candida, profumata di assenzio come i capelli… Riuscì a stento a trattenersi dal morderla. Non sarebbe successo niente, ma lui non voleva. Fece invece scivolare le sue mani sotto il maglione, slacciandole il reggiseno a fascia che portava e accarezzandole piano i seni. Rebekka sorrise maliziosa contro le labbra di Ville staccandosi da lui per togliergli la maglietta (la giacca era già finita a fare compagnia ai cappotti da molto tempo) imitata subito dopo da lui che le sfilò il maglione passandole subito dopo una mano lungo la spina dorsale facendola rabbrividire a facendole uscire un piccolo gemito di piacere.

-Un attimo…- si bloccò Ville slacciandosi le converse e calciandole via come poco prima aveva fatto Rebekka con le sue scarpe –Dov’è la tua camera?- le chiese poi, avvicinandosi a lei e portandosi le sue cosce avvolte da un paio di jeans come sempre molto attillati, attorno ai suoi fianchi.

-Ultima porta in fondo a destra…- rispose Rebekka accennando al corridoio e abbracciando Ville dietro al collo.

Il cantante non se lo fece ripetere due volte e portò la ragazza nella sua stanza, facendola adagiare sul letto mentre le scivolava sopra e cominciava a slacciarle la cintura dei jeans baciandola. Rebekka fece lo stesso riuscendo per prima a sfilare l’indumento al darkman, che però non ci mise molto a mettersi in pari con lei. Le mani di Ville scivolarono lungo i fianchi di Rebekka arrivando a infilarsi sotto l’elastico laterale delle sue mutandine per poi tornare ad accarezzare i suoi seni mentre le lasciava piccoli succhiotti lungo il collo. Non seppe cosa scattò al suo interno, ma il freno a mano si era sbloccato e Ville non poté più trattenersi dal mordere la ragazza che emesse un ultimo lamento che tuttavia non durò a lungo. Lui non era più padrone delle sue azioni, ma ormai che importava? La sua coscienza era chiusa fuori, non era più lì a tormentarlo. Sentì una fitta decisa al basso ventre quando percepì le dita fredde di Rebekka scorrergli sul fondoschiena mentre lei gli sfilava i boxer. Lui tornò velocemente a giocare con l’elastico delle mutandine di lei, prima di infilare dolcemente una mano al loro interno facendo emettere alla ragazza dei piccoli sospiri sconnessi di piacere. Entrò in lei non appena le tolse anche quell’ultimo indumento e cominciò a muoversi sempre più velocemente mentre nella sua mente cominciava a suonare una canzone che aveva scritto pochi anni prima per la donna sbagliata.

I’m killing loneliness with you…

Rebekka strinse forte le sue mani attorno alle spalle di Ville spingendo il proprio corpo verso quello del cantante mentre raggiungeva l’apice del piacere poco prima di lui. Il darkman la guardò negli occhi con le iridi verdi più intense che avesse mai avuto prima di girarsi sulla schiena e adagiare delicatamente la ragazza sul suo petto tatuato. Le scostò una ciocca di capelli sudati dagli occhi e continuò a guardarla per parecchi minuti, senza dire niente, unici suoni i loro respiri ancora irregolari.

-Sai perché mi piacciono tanto i tuoi occhi?- domandò con un sorriso dolce.

-Perché?-

-Perché mi sembra di vederci riflessi i miei, quando luccicano di verde. E’ come se nei tuoi occhi io e te fossimo una cosa sola…- rispose Ville accarezzandole una guancia. Rebekka arrossì appena, abbassando lo sguardo.

-Cosa credi che sia, Ville?- chiese dopo un po’. Anche senza averlo detto chiaramente, aveva capito che il darkman aveva compreso a cosa si riferiva.

Ville ci pensò un po’ su. –Non lo so.- disse –Ma mi sembra qualcosa di abbastanza bello da essere approfondito.-

Rebekka annuì silenziosa prima di rispondere al bacio che il darkman le stava dando.

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