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Autore: Saradream    25/01/2007    1 recensioni
E'il racconto malinconico di una giornata d'inverno, e di due anime che si trovano e si amano, in una piccola soffitta di Parigi. e poi il richiamo del mondo,i sogni, la ricerca della felicità, l'impossibile. Racconto ispirato all'esperienza poetica di Rimbaud e Verlaine e dalla canzone di Charles Aznavour, è per chiunque ci trovi qualcosa in cui rispecchiarsi...spero che vi piaccia
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’ eternité

 

Il sole moriva nel cielo.

 

Però non gli era mai parso tanto luminoso, da far male agli occhi.

Non riusciva a guardarlo davvero, ma lo sentiva sulla pelle e sul volto teso.

Era fermo nella sabbia, con gli occhi chiusi, serrati.

 

Le onde fredde si infrangevano sulle sue caviglie, sentiva il rumore della schiuma e l’odore del sale.

 

Respirava affannosamente perché aveva corso tanto, per una vita intera e senza un motivo, cercando un segnale che gli intimasse di fermarsi, e temendo che non lo avrebbe mai trovato .

 

Era scappato dalla gente, dagli uomini,dagli amici, dalla famiglia.

 

Era arrivato troppo lontano quando aveva capito che non si può sfuggire ad un mondo che gira infinitamente intorno a se stesso.

 

Gli uomini sono sempre e solo uomini, una vita intera non è abbastanza per trovare un rifugio dalle sue stesse leggi.

 

Ed era a quell’eterno vagabondaggio che i sogni, la poesia e l’amore lo avevano portato.

 

Solo quando aveva visto il sole aveva capito che era lui tutto quello che aveva cercato.

Perché non poteva guardarlo in faccia, ad occhi aperti, per scoprire la sua vera essenza, non poteva esserne deluso, per lui rimaneva bellissimo e imperscrutabile.

Unica cosa non costretta a girare attorno alla Terra ma che costringe la vita a inseguirlo eternamente.

Le anime dei grandi poeti del tempo perduto avevano ammirato la stessa luce e invocato lo stesso calore.

Il sole avrebbe potuto dire ogni cosa.

 

Per gli uomini di quel mondo che aveva smarrito ogni forma bella e ogni amore,  era l’unica strada da seguire.

 

E lui l’aveva seguito, con il cuore in gola, con il terrore di perderlo di vista, aveva percorso innumerevoli strade, visto troppi volti e paesaggi amari, mille orienti e vizi crudeli.

 

Ma il sole continuava a calare, nonostante la sua rincorsa disperata si infrangeva inesorabile in sfumature rosse e rosa.

Corse senza guardare fino a sentire il sibilo del vento freddo e l’acqua che incontrava i suoi piedi per poi fuggire via.

 

Era il mare, ed era la prima volta che lo incontrava, quel suo grande ostacolo.

 

Stremato,comprese che non poteva impedire ancora per molto al sole di morire, non poteva più correre.

 

Allora gridò.

Gridò a lungo la sua rabbia verso quell’amante infedele che gli preferiva il mare, verso l’uomo, la natura incomprensibile, e verso ogni altra cosa, e c’era la sua anima a gridare con lui.

 

Mentre percepiva l’inabissarsi della strada per la felicità rivisse nel suo cuore i campanili, i tetti, le campagne in inverno, le strade deserte e le città nella nebbia, tutte le forme e i colori delle cose che stava per consegnare al nulla.

Ma doveva assistere alla morte del sole, per salutarlo un ultima volta.

 

Aprì gli occhi.

 

Osservò il mare, e la sua anima smise di gridare perché quello che vide lo sorprese.

Il sole non stava morendo, non lo stava abbandonando.

Il sole si stava sciogliendo, stava spargendo la sua luce sull’acqua, ogni più piccola sfumatura era salvata e riflessa negli abissi, pronti ad accoglierla.

 

Aveva temuto il mare pur non avendolo mai visto.

Ma il sole gli stava solo consegnando la sua luce affinché la custodisse al calare delle tenebre, per  restituirgliela al mattino.

 

La vera vita, pensò, doveva sicuramente avere i colori di quel tramonto, e lui prima non l’aveva mai vista davvero.

 

Non aveva mai visto dove andava a dormire il suo sole, e la bellezza non poteva essere  mai stata realmente tale per lui, prima di quella visione, solo un’ombra fredda.

Lo capiva alla fine.

 

Le sue labbra si incresparono, lo sguardo si addolcì per la prima volta da molti mesi, e rise di una risata sincera, allegra, del ragazzo che avrebbe dovuto essere, fino alle lacrime, fino a molto vicino alla felicità.

 

“Paul” grido tra le risa, chiamando il suo compagno di viaggio, che aveva lasciato indietro nella sua corsa disperata.

 

“Paul vieni, guarda!”gridò ancora indicando il tramonto, emozionato e contento come un bambino davanti alle giostre.

 

Quando Paul lo raggiunse lo abbracciò di scatto e lo afferrò per un braccio per costringerlo a guardare dove lui guardava.

 

“Guarda Paul” mormorò più calmo “E’ ritrovata”

 

“Che cosa?” chiese Paul fissandolo negli occhi sereni.

 

“L’eternità. E’il mare, andato con il sole.”

 

 

L'Eternité                                 

Elle est retrouvée.
Quoi ? - L'Eternité.
C'est la mer allée
Avec le soleil.

Ame sentinelle,
Murmurons l'aveu
De la nuit si nulle
Et du jour en feu.

Des humains suffrages,
Des communs élans
Là tu te dégages
Et voles selon.

Puisque de vous seules,
Braises de satin,
Le Devoir s'exhale
Sans qu'on dise : enfin.

Là pas d'espérance,
Nul orietur.
Science avec patience,
Le supplice est sûr.

Elle est retrouvée.
Quoi ? - L'Eternité.
C'est la mer allée
Avec le soleil.

 

È ritrovata. Che cosa? L'Eternità. È il mare andato col sole.
Anima sentinella, mormoriamo la confessione della notte così nulla e del giorno infuocato.
Dagli umani suffragi, dagli slanci comuni là ti liberi e voli a seconda...

Poiché soltanto da voi, o braci di raso, il dovere si esala senza che si dica: finalmente.
Là, nessuna speranza, nessun orietur. Scienza con pazienza, il supplizio è sicuro.
È ritrovata. Che cosa? L'Eternità. È il mare andato col sole.

                                                             A.RIMBAUD

  
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