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Autore: Astry_1971    25/01/2007    2 recensioni
“Solo in quel momento, Severus si rese conto che il responsabile di quell’orrore era ancora in quella stanza. Sollevò lo sguardo e la vide: una giovane donna era rannicchiata in un angolo e fissava il Mangiamorte tremando e mugolando qualcosa di incomprensibile.”
Questa storia si svolge durante gli anni che precedono la morte dei Potter e la caduta di Voldemort.
Severus Piton è un giovane Mangiamorte alle prese con i suoi rimorsi e un amore impossibile. Sarà un Piton insolito, un Piton ragazzo, che commette errori, che ha paura e che farà quelle scelte sbagliate che lo renderanno, in futuro, l'uomo tormentato e solo che tutti conosciamo. Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo il sesto libro della saga di Harry Potter e prescindono, ovviamente, dal settimo libro, ancora inedito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Felice di ritrovarti Akiremirror. Non saprei se la mia Iris si possa definire una tosta, lei è una ragazza normalissima, è giovane e ha le sue paure, ma è fondamentalmente saggia e, quando servirà (ahimè servirà), saprà anche essere coraggiosa. Capisce Severus e non lo giudica e questo per lui sarà molto importante.
Sono contenta che ti piaccia il mio giovane Severus, in effetti non è stato facile immaginare un Piton ragazzo cercando però di mantenerlo canon, spero di esserci riuscita

Buona lettura!


CAP. 3: Un segreto prezioso

Si trovava all’interno del cerchio. Lo sguardo del suo Signore era fisso su di lui.
Come un serpente prima di colpire la sua preda, era immobile, silenzioso, ma il suo silenzio non faceva presagire nulla di buono.
Severus si sforzò di non mostrare la sua paura, si chinò a baciare l’orlo della veste di Voldemort e rimase in ginocchio a capo chino, aspettando quella domanda, aspettando che il Signore Oscuro gli chiedesse la verità su quello che era successo in quella casa babbana, quella verità che lui avrebbe cercato di nascondere.
Non sapeva se ci sarebbe riuscito, Voldemort era un Legilimante eccezionale e lui era solo un ragazzino che aveva usato l’Occlumanzia unicamente per proteggere i suoi piccoli segreti di adolescente da qualche mago mediocre.
Cercò di regolare il respiro, il suo affanno rivelava chiaramente la sua colpa, poi la domanda arrivò e così la sua menzogna.
“Non so cosa sia successo a Gregorius. Gli Auror sono intervenuti ed io sono fuggito, sono stato un codardo, invoco il vostro perdono, mio Signore.”
Voldemort si alzò lentamente dal suo trono e prese a camminare intorno al suo servo inginocchiato, quando si trovò di nuovo di fronte a lui, allungò il braccio e con le dita lunghe e bianchissime, fece cenno al mago di sollevare la testa e lui cosi fece.
Improvvisamente, l’uomo più anziano colpì l’aria col dorso della mano e, come se fosse stata toccata da quello che assomigliava ad uno schiaffo, la maschera d’argento sul volto di Piton fu scaraventata in terra a qualche metro di distanza.
Il giovane Mangiamorte guardò negli occhi il suo padrone, ora avrebbe saputo se la sua capacità di chiudere la mente sarebbe stata sufficiente, non avrebbe avuto un’altra possibilità.
Si concentrò dimenticando ogni altro pensiero, ogni altra emozione.
La scena di quella notte apparve nella sua mente, ma non come era avvenuta realmente, bensì come lui voleva mostrarla a Voldemort. Vide gli Auror attaccare, vide se stesso fuggire e vide i cadaveri di quelle persone sparire nel nulla per mano di un mago sconosciuto.
Quello vide Voldemort, quando fissando le iridi nere del giovane Mangiamorte, penetrò nella sua mente come una lama infuocata.
Con violenza e ingordigia frugò nei suoi pensieri come un ladro che mette a soqquadro ciò che il padrone di casa aveva riposto con cura. Senza rispetto, senza preoccuparsi di distruggere ogni cosa pur di trovare il suo bottino.
Il ragazzo inginocchiato prese a tremare, non aveva mai provato nulla di simile, non riusciva a muovere un muscolo: era come incatenato a quelle orribili pupille. Non poteva distogliere lo sguardo, ne chiudere gli occhi; li sentì bruciare come se si trovasse troppo vicino al fuoco, un fuoco che stava consumando tutta la sua energia.
Era sempre più difficile mantenere la concentrazione, non ce la faceva più, i ricordi di quella notte stavano riemergendo.
Un lamento soffocato sfuggì dalle sue labbra. Doveva resistere, non poteva sottrarsi e non poteva chiudere la mente, Voldemort se ne sarebbe accorto.
Doveva confonderlo, doveva riuscirci a tutti i costi, lui non doveva sapere, non doveva vedere Iris.
Ormai quella presenza nella sua testa stava diventando insopportabile, dolorosa. Sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto.
In un ultimo sforzo cercò di richiamare alla memoria avvenimenti estranei a quelli di quella notte, qualsiasi cosa potesse distrarre l’attenzione del Signore Oscuro.
D’improvviso tutto divenne buio.
Severus si ritrovò bocconi sul freddo pavimento di pietra, perdeva sangue dal naso, evidentemente si era ferito cadendo.
Sentì i Mangiamorte, uno alla volta lasciare la stanza. Quando anche Voldemort si fu smaterializzato, il ragazzo si sollevò faticosamente in ginocchio e si pulì il viso dal sangue con la manica della tunica.
Un’espressione d’incredulità era dipinta sul volto pallido: c’era riuscito, aveva ingannato il Signore Oscuro, lui, un mago diciannovenne era riuscito a bloccare il più grande Legilimante vivente.
Era talmente stupito di essere ancora vivo che per un po’ rimase in quella posizione fissando il punto in cui Voldemort era sparito.
Cosa avrebbe fatto adesso? Era così sicuro che Voldemort l’avrebbe ucciso quella notte che non aveva pensato al dopo.
La sua involontaria ospite lo aspettava a casa, doveva trovare il modo di nasconderla, se qualcuno l’avesse vista in casa sua, non sarebbe bastata l’Occlumanzia a salvarlo.
Si alzò e, barcollando, fece qualche passo verso il muro appoggiandosi alla parete. Raccolse la sua maschera e ansimando pronunciò la formula di smaterializzazione: le fredde mura del covo dei Mangiamorte sparirono per lasciare il posto alle pareti tappezzate di libri della sua casa.
Immediatamente gettò in terra la maschera e si piegò in avanti, mentre un capogiro e una forte sensazione di nausea lo assalivano, cadde in ginocchio e rimase immobile cercando di contrastare il senso di vertigini.
L’intrusione di Voldemort nella sua mente l’aveva lasciato con un fortissimo mal di testa e l’impressione di aver perso qualcosa di prezioso: i suoi sogni, le sue fantasie, i suoi ricordi erano stati profanati, calpestati solo per ottenere un’informazione.
Severus li aveva fatti riemergere dal profondo del suo cuore, come uno scudo.
Piccole cose: ricordi di sua madre e della sua fanciullezza, ricordi tristi e ricordi felici.
Li aveva dovuti usare, per distrarre l’attenzione di Voldemort da quello che era successo realmente quella notte. Il suo Signore aveva così ottenuto solo una visione distorta dell’attacco, confusa in miriadi di quelle che lui considerava sciocchezze: i baci di sua madre, i litigi fra i suoi genitori, le umiliazioni subite a scuola.
Stava per abbandonarsi ad un pianto liberatorio, quando vide Iris addormentata su una poltrona.
Perché non era salita in camera? Lo aveva aspettato? Severus si rimise faticosamente in piedi aggrappandosi ad una sedia.
Si avvicinò alla ragazza addormentata, osservandola per la prima volta quella notte.
Era una figura molto esile di un pallore quasi spettrale, tanto da far sembrare il suo un colorito olivastro. I capelli lunghissimi e scuri erano scompigliati come quando l’aveva lasciata qualche ora prima, le labbra piccole, ma ben disegnate, erano leggermente socchiuse.
Gli occhi del giovane Mangiamorte, percorsero tutta la sua figura: la maga aveva la testa piegata su un lato e un braccio pendeva abbandonato dalla poltrona. Sorrise, immaginando quando si sarebbe svegliata con un gran bel torcicollo.
Si chinò verso di lei, stava quasi per afferrarla, quando si ricordò della maledizione.
Si bloccò, estrasse la bacchetta e, con un impercettibile movimento del polso, la sollevò delicatamente da quello scomodo giaciglio e si avviò su per le scale, tenendo il braccio teso davanti a sé, mentre la maga galleggiava a pochi centimetri dalla sua bacchetta.
Iris si mosse appena mugolando qualcosa che fece sorridere Severus, ma non si svegliò. Neppure quando il mago, dopo averla adagiata sul letto, trasfigurò i suoi vestiti in qualcosa di più comodo: alla ruvida tunica nera si sostituì una leggera camicia da notte verde chiaro, semplice, ma graziosa.
Il mago la osservò per qualche istante poi, la sua iniziale espressione soddisfatta, si cambiò in una smorfia di disgusto: decisamente quel colore non era adatto a lei.
Abbinata alla sua carnagione pallida, quella tonalità di verde le dava un aspetto malaticcio.
Si sentì improvvisamente impacciato, non aveva idea di cosa potesse piacere ad una ragazza.
Certo questo avrebbe dovuto essere l’ultimo dei suoi problemi in un momento simile, eppure desiderava farle piacere in qualche modo.
Contemplò la sua carnagione bianchissima: quel viso sembrava di porcellana, anzi, le sue guance, leggermente rosate, ricordavano i petali di un fiore.
Le labbra del giovane si spalancarono, ma certo, un fiore, l’iris. Era questo il suo colore: il rosa delicato dei fiori che piacevano tanto a sua madre.
Ne aveva avuti sempre tanti in giardino e, quando fiorivano, questo assumeva una sfumatura di colori che andavano dal bianco, al rosa fino al violetto, facendo assomigliare quello squallido cortile ad un lembo di arcobaleno.
Mosse la bacchetta fendendo l’aria come a voler cancellare un’immagine da una lavagna, e il verdino divenne un color rosa tenue con le sfumature dell’iride.
Sorrise: un colore sicuramente poco Serpeverde, ma doveva ammettere che le stava davvero bene.
Dopo aver dato un ultimo sguardo compiaciuto alla sua ospite, Severus uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle, scese le scale, deciso a prepararsi qualcosa che lo facesse star meglio.
Entrò in una piccola stanza alle cui pareti erano fissati dei rozzi scaffali di legno pieni di polvere e di contenitori di vetro di forme e dimensioni diverse. Ne prese alcuni con sicurezza, senza neppure fermarsi a leggere l’etichetta, e si diresse verso un calderone arrugginito, già pronto in un angolo.
L’aveva posizionato sotto una finestra, in modo tale da non riempire di fumo e odori poco gradevoli la sua modesta dimora babbana. Infatti, per prima cosa, scostò appena le ante in modo da lasciar entrare un po’ d’aria fresca. Avrebbe potuto ovviare all’inconveniente dei cattivi odori con la magia, ma preferiva questo modo più naturale.
Acceso il fuoco, cominciò a versare il contenuto delle piccole ampolle nel calderone.
Era una pozione molto semplice, gli ingredienti erano praticamente già pronti da mescolare, niente da sminuzzare o pestare nel mortaio. Solo pochi minuti alla giusta temperatura e la pozione sarebbe stata pronta.
Severus guardò quell’intruglio con una smorfia: una pozione per il mal di testa, niente che quel rimedio che i Babbani chiamavano “Aspirina” non potesse risolvere.
Ricordò che suo padre usava spesso quelle piccole pastiglie miracolose, tuttavia non ne aveva in casa, non erano cose che si potessero trovare a Nocturn Alley e, nel suo quartiere babbano, non c’era la farmacia.
Appena il suo miscuglio fu pronto, lo versò direttamente in un bicchiere, si poteva bere anche caldo, perciò non attese e lo ingoiò in pochi sorsi.
Il sapore non era dei migliori, ma non lo sentì: il liquido era talmente bollente che per poco non si ustionò il palato.
Ripulì tutto con un colpo di bacchetta e si avviò verso la poltrona dove poco prima aveva trovato la sua ospite addormentata. Decise di seguire il suo esempio.
La pozione avrebbe fatto effetto nel giro di mezzora, nell’attesa si accomodò poggiando la testa sullo schienale e chiuse gli occhi.


Continua…


Dato che questa ff ha finora la bellezza di dieci lettori, e solo una ha detto la sua, mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensano gli altri nove ;-)
Anche le critiche sono ben accette, su, su, fatevi coraggio.
Il prossimo capitolo s’intitolerà “Ultime notizie”. Lucius Malfoy farà il suo ingresso nella vicenda.
Ciao a presto!




  
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