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Autore: Ryo13    11/07/2012    6 recensioni
Erin Knight ha un solo obiettivo nella sua vita: da quando ha perso lo zio Klaus, ucciso dall'uomo che amava, non vive che per trovare colui il quale possiede il potere complementare al suo, ovvero quello di manovrare il tempo. Tuttavia la sua missione è ostacolata da Samuel Lex — adesso capo dei ribelli e conosciuto col nome di 'Falco' — e dai capi dell'esercito reale che la osteggiano, minacciando la sua carica di Luogotenente. Unica donna in un mondo di uomini e senza alleati, sarà costretta a forgiare nuove alleanze in luoghi inaspettati...
❈❈❈Storia in revisione ❈❈❈
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 06 - Il vecchio Vasil
 

Vasil mi guardava torvo e non sembrava particolarmente contento di vedermi.

Lo fissai di rimando in assoluto silenzio, senza lasciar trasparire i miei sentimenti.

Era un vecchio sulla settantina, pieno di rughe, ma aveva gli occhi vispi e intelligenti dello stesso colore nocciola di quelli di Calis; i suoi capelli erano canuti e raccolti ordinatamente in una treccia che scendeva a metà schiena; sul volto era ornato da tatuaggi ormai sbiaditi dal tempo, le cui forme difficilmente si distinguevano a causa dei profondi solchi della pelle: stavano attorno agli occhi, sugli zigomi e sulla fronte; non gli avevo mai chiesto del loro significato. Era anche massiccio nonostante fosse un po’ curvo: in gioventù doveva avere impressionato non poche persone con la sua mole.

Calis, con la solita calma allegra, mi fece accomodare al tavolo e mi offrì da bere. Accettai un boccale di birra, poi studiai il locale: non era cambiato molto. Gli occhi scivolarono sul tavolo, che era sempre lo stesso, il legno duro scalfito da intarsi, un po’ umidiccio per via della birra che vi scorreva a fiumi. La stanza era stretta e non molto luminosa, nella parete di fronte l’entrata c’era una sola porta che conduceva alle stanze con i letti: erano le più eleganti della casa, destinate al padrone; completamente differenti rispetto ai giacigli di fortuna destinati agli schiavi nelle prigioni.

A causa del grande commercio e del loro folto numero dovevano continuamente essere sorvegliati affinché nessuno potesse tentare la fuga: venivano tenuti in delle strutture adibite a gabbie, scarne e dotate di ben poche comodità, dove solo l'essenziale era contemplato. 

Diventare Campione era allettante per diversi motivi: anzitutto veniva permessa la fuga da questa condizione degradante. Al detentore del titolo era riservata una stanza se non proprio signorile, quantomeno decorosa; ma soprattutto gli veniva concessa un po’ di privacy. Non che fosse concessa maggiore libertà, tuttavia si poteva godere di una bella illusione.

«Che cosa sei venuta a fare?», proruppe acido Vasil.

Mi concentrai sulla cicatrice che gli sfregiava il volto, deturpandolo da parte a parte. Egli se ne accorse e si mosse nervoso sulla sedia.

«Non sei contento di vedermi, Signore del Sangue

Vasil sbuffò, come se avessi detto una sciocchezza, ma mi rispose con onestà: «Quando ci sei di mezzo tu le cose tendono a prendere strane pieghe. Non sono sicuro che mi piacciono certe conseguenze…»

«Eppure, la prima volta che ci siamo incontrati hai tratto beneficio dalla mia presenza, se non erro. Cosa hai da temere, ora?»

«Non ho abbastanza uomini», borbottò accigliato.

«Curioso… nemmeno io dispongo di molte risorse, al momento», commentai. Poi aggiunsi: «Dimmi cosa ti turba e vediamo di mettere a posto le cose in modo che vada a vantaggio di entrambi».

Dopo un attimo di riflessione, rispose: «Ho molti schiavi da tenere a bada e pochi uomini fidati in grado di contenerli… e non ho nemmeno un Campione che mi permetta di battere quelli dei miei rivali! I soldi scarseggiano e mi trovo in stallo permanente».

Riassunse la situazione con un tono freddo ma il fatto che non mi guardasse negli occhi e il movimento nervoso delle dita mi dissero quando fosse preoccupato, sebbene non era disposto a umiliarsi, ammettendo la propria debolezza.

«Se la tua presenza provocasse turbolenze non sono sicuro di poter tenere tutto sotto controllo», ammise alla fine.

Ed ecco, dunque, il nocciolo della questione.

«Io ho bisogno di un Campione», annunciai con studiata indifferenza.

«Tu?!», sbottò sorpreso il vecchio.

«Esatto.»

Gli spiegai brevemente come stavano le cose.

«Non puoi sperare di strappare quell’uomo a Stenton!», commentò dopo avermi ascoltato incredulo. «Fa affari d’oro con quel Cavaliere… non gli metterà un prezzo per venderlo. Nessuno ha tanto oro quanto ne fa lui in un anno di combattimenti!»

«Troverò il modo di convincerlo.»

Quando mi vide ferma nelle mie intenzioni, Vasil disse: «Tu hai già in mente qualcosa».

Gli sorrisi, inclinando la testa.

«Ha a che fare con me, non è così? Altrimenti perché saresti venuta?»

«Sei perspicace come sempre, Vasil. Sì, mi serve il tuo aiuto.»

«Spiegati, ragazza!»

Il soliti modi burberi ebbero il potere di rilassarmi. Traendo un respiro a pieni polmoni, spinsi indietro la sedia, mettendomi in piedi e, passeggiando attorno alla stretta stanza, gli esposi il mio piano quale lo avevo concepito.

«Siamo tutti d’accordo sull’improbabilità che Stenton rinunci al Cavaliere per la lusinga del denaro, sebbene non possiamo escludere del tutto a priori la possibilità che abbocchi: è avido come tutti, dopotutto. Per quanto ne sappiamo, potrebbe già avere in mente di venderlo per ricavare il massimo profitto prima della scadenza dei cinque anni necessari per l’affrancamento. A ogni modo, se questa via non funzionasse potrei sempre provare a vincerlo con uno scontro leale.»

Vasil era accigliato, ma aveva afferrato dove volevo andare a parare.

«Intendi sfruttare il diritto di Sfida», disse, concentrato.

«Proprio così», confermai soddisfatta. Doveva aver notato la luce divertita nei miei occhi e capito che ero seria al riguardo.

«Ma… è un diritto riservato ai Signori del Sangue, valido per i soli Campioni in carica.»

«Lo so bene.»

Nel silenzio che seguì, quasi vidi gli ingranaggi della sua mente all’opera.

«A cosa ti servo, io? Sai che non ho Campioni da far gareggiare per una Sfida, anche ammettendo che qualcuno sia capace di battere quello sfrontato del Toro o addirittura il Cavaliere stesso! Vuoi che ti raccomandi a un altro Signore? Magari Drogart, visto che il Toro è quello che ha più probabilità di battere il Cavaliere? Però senza un tornaconto nessuno si prenderebbe la briga di imbastire una Sfida. Troppo rischioso…»

«No, non avevo in mente nulla del genere, Vasil», lo interruppi.

«Che cosa? Ma allora, come…?»

«È molto più semplice… sarò io il tuo Campione.»

Il vecchio sgranò gli occhi; io mantenni un’espressione impassibile nell'attesa che afferrasse le implicazioni di quanto avevo appena annunciato.

«Tu, Violet?! Come potremmo…? No! È troppo rischioso. Se ti succedesse qualcosa mi verrebbero a cercare…!»

«Non mi succederà nulla, vecchio. E anche se fosse, chi ti potrebbe biasimare? Sono stati loro a spingermi a questo.»

«Ma il re…», cominciò a protestate concitato, prima di venire interrotto da un mio secco cenno.

«Non devi preoccuparti nemmeno di lui. Farò in modo che non ci siano ritorsioni.»

«È facile dirlo, tuttavia… quando un nobile si adira non c’è molto che possiamo fare noi altri poveri uomini. Qualsiasi promessa verrebbe dimenticata nel caso in cui tu morissi, ne sono certo.»

«Ma non morirò.»

«Ah… è inutile parlare con te!» si stizzì. Agitò le mani, alzandosi dalla sedia, come se volesse mandarmi via.

Calis, dal suo posto al tavolo, non aveva più detto nulla e si era limitato ad ascoltare meditabondo.

«Potrebbe anche funzionare…» sussurrò piano, ma venne udito da entrambi.

Vasil scattò con un'imprecazione nella sua direzione. «Non è il caso nemmeno di parlarne!»

«Ma zio, ragiona… potremmo tutti ottenere ciò di cui abbiamo di bisogno! Se Violet riuscisse nell'impresa, otterrebbe il suo Campione e noi ingenti incassi dalle vincite. Potrebbe essere l’occasione buona per risollevarci…»

«Argh!» gridò il vecchio, il volto contratto dalla rabbia. «Ma non può farcela. E se ci rimane secca, per noi è la fine! Il re esigerebbe le nostre teste.»

«Perché mai il re dovrebbe volere…?»

Calis, venne interrotto da un altro moto di stizza dell’anziano parente.

«È così come ti dico», sbuffò. «Nessun re vorrebbe farsi sfuggire dalle mani un potere come il suo. E poi… e poi…»

Lo fulminai, intimandogli di tacere.

Vasil recepì il messaggio e chiuse la bocca, senza aggiungere altro. Calis non capì perché il vecchio zio si fosse frenato, dato che non era solito trattenersi dallo sfogare come meglio credeva la rabbia. Avrebbe fatto ulteriori domande, se non avesse deciso che non era prudente istigarlo.

Rimanemmo tutti in silenzio per lunghissimi secondi.

Capivo molto bene i timori del vecchio Signore: dopotutto ciò che stavo proponendo era ad altissimo rischio, persino per una come me.

La 'Sfida’ era tradizionalmente prerogativa dei Signori del Sangue del Surdesangr: si trattava di una sorta di torneo in cui l'unico sfidante era il Campione di chi lanciava la provocazione, il quale avrebbe combattuto contro tutti gli schiavi volontari dell’arena, prima di affrontare il Campione in carica dello sfidato. In palio c’erano i Campioni stessi: il vincitore se li sarebbe tenuti, nel caso entrambi fossero sopravvissuti, condizione che si verificava di rado dal momento che gli incontri erano per lo più all’ultimo sangue.

Tale pratica era progressivamente caduta in disuso perché i Signori preferivano arricchirsi anziché dare spettacolo. Conveniva loro godersi i proventi delle scommesse piuttosto che rischiare un Campione, il quale poteva rimanere ferito al punto da risultare inservibile.

Convincere Stenton a stare al gioco sarebbe stata la parte più facile: una volta lanciata la sfida, qualora non venisse raccolta, si poteva accusare il Signore in questione di codardia e strappargli il titolo. Per orgoglio, chiunque avrebbe accettato di far battere il proprio Campione, seppur a malincuore.

Eppure, nella nostra situazione, dovevo diventare anzitutto il Campione di Vasil cosa possibile solo a condizione di sconfiggere tutti i suoi schiavi. Ciò che preoccupava era la necessità di lanciare la Sfida immediatamente dopo: non solo avrei dovuto combattere contro gli uomini di Vasil, ma anche contro tutti gli altri volontari prima di poter affrontare il Cavaliere. 

Era una mossa che avrebbe portato chiunque allo stremo delle forze: per questo, in genere, un evento simile veniva imbastito tra Campioni già in carica.

«Vasil…»

Il vecchio non mi guardava, dandomi le spalle. Sospirava pesantemente, perso nei propri pensieri. 

«Non posso negartelo, suppongo. Non è forse così, Violet?», disse con rassegnazione. «Sei venuta a riscuotere il debito… e io sono un uomo d’onore, non posso sottrarmi.»

Dire qualsiasi cosa sarebbe risultato superfluo, per cui tacqui.

Calis si era fatto serio e taciturno: di certo ripensava anche lui al nostro primo incontro. 

Vasil si era sempre occupato della tratta degli schiavi in diverse parti del regno e solo il caso lo aveva portato a stabilirsi definitivamente a Norvo. Qui aveva sposato sua moglie, Magnolia, che aveva dato alla luce una bambina. Solo successivamente aveva allargato il suo giro al Surdesangr, diventandone ben presto uno dei Signori e coinvolgendo nel giro anche il fratello, il padre di Calis.

Era stato il fato a porre tutti loro sulla mia strada. 

Una notte senza luna, nella strada che collegava la città di Finres fino a Norvo, un gruppo di schiavi era riuscito a ribellarsi a Vasil, il quale era stato ridotto all’impotenza assieme alla famiglia e alle guardie. Calis al tempo aveva già preso il posto del padre, il quale era venuto a mancare; con loro viaggiavano anche la zia Magnolia e la cugina Anena.

Mentre viaggiavo con due di quelli che al tempo erano stati miei compagni d’armi, sotto il comando del maggiore Gaven, mi venni a trovare in mezzo: due guardie erano già state uccise e si stava decidendo della sorte dei padroni. Gli animi erano divisi tra una veloce uccisione, che avrebbe permesso loro di scappare in fretta, e una più lunga vendetta, perpetrata tramite ripetute violenze sulle donne cui i padroni avrebbero dovuto assistere prima di morire.

Ero riuscita a intervenire in tempo per impedire lo stupro e salvare Vasil e Calis da morte certa, sebbene per codardia nessuno dei miei compagni aveva voluto seguirmi nell’impresa.

«Quattro vite, quattro debiti, soldato» aveva decretato solennemente il vecchio, manifestando la propria gratitudine. Non gli era minimamente importato che non fossi un uomo e mi aveva attribuito l’onore che mi ero guadagnata.

Anche se allora non avevo avuto alcuna intenzione di riscuotere quei debiti, avendo agito perché intollerante alle azioni meschine di cui volevano macchiarsi gli schiavi, avevo taciuto perché protestare non sarebbe servito a molto.

Ad Anena avevo trovato un’occupazione al palazzo reale come cameriera personale di una nobile signora: ora viveva al sicuro, lontana dalla vita piena di violenza che era stata quella del padre. 

Magnolia era morta qualche anno dopo di malattia. Vasil, dopo la sua perdita, si era fatto sempre più scorbutico, ma non aveva mai dimenticato il proprio debito.

«Andrà tutto bene, Vasil. Non perderò contro nessuno degli schiavi dell’arena», lo rassicurai.

Quando agitò le mani per aria nel suo caratteristico modo, sbuffando, capii che avrebbe ceduto. 

«Non mi rimane che fare affidamento sulla tua parola, ragazza.»

Ghignai ammiccando al suo indirizzo e anche Calis, al mio fianco, si rilassò e sorrise. 

«Fidati di me, vecchio.»

«Se qualcuno può riuscire in questa impresa, quella sei tu, Violet!» commento con giovialità Calis. «Sarà un bello spettacolo da vedere, questo è certo.»

«Esatto… farete meglio a organizzare le scommesse in modo che vi entri il più alto incasso possibile», suggerii loro.

Calis si accigliò con una smorfia. «Non sarà facile… appena sapranno che a combattere sarà la leggendaria Violet, molti punteranno naturalmente a tuo favore.»

«Dunque non dovremmo farlo sapere in giro, ti pare?»

«Come si può tenere segreta una notizia del genere? Molti non ti hanno mai vista di persona, ma troppe persone ti conoscono per fama e altre sanno come sei fatta.»

«Mi travestirò: coprirò il viso e mi batterò sotto falso nome.»

Parve a tutti la nostra migliore possibilità. Discutemmo così di ciò che avrei dovuto indossare, di come avremmo dovuto condurre il nostro gioco.

«Prima di pensare alla gara, voglio incontrare Stenton e offrirgli del denaro per il suo uomo. Se decide di rifiutare, allora procederemo col piano prestabilito», riassunsi alla fine.

«Se si rifiutasse di venderlo non si insospettirà quando Vasil lo sfiderà? Insomma… tu gli fai un’offerta in denaro e sùbito dopo un Signore tenta di sottrarglielo con una Sfida. Sarebbe sciocco a non collegare le due cose.»

«Anche se così fosse quando se ne renderà conto sarà troppo tardi: persino intuendo chi ci sia sotto il travestimento una volta lanciato il sasso, non potrà fare altro che raccoglierlo; i suoi schiavi dovranno battersi contro di me e così il suo Campione.»

 

ꕥꕥꕥ

 

«Si è fatto tardi, ragazza», interloquì Vasil a un certo punto. Io e Calis ci eravamo lanciati in una discussione non attinente ai piani. «Sarebbe meglio per te rimanere qui per la notte. Ho a disposizione una stanza con un comodo letto.»

Accettai perché tornare al Palazzo delle guardie, a quel punto, mi avrebbe solo depresso. In quello strano luogo, incredibilmente, mi sentivo tra amici.

«Domani ripasseremo ancora i dettagli e penseremo a organizzare un incontro con Stenton», mi assicurò il vecchio. Calis era eccitato all’idea.

«Perfetto. Però…»

«Cosa? Qualcosa a cui non abbiamo pensato?»

«No, no. È che… beh, vorrei anche incontrare di persona il Campione. Non vorrei lanciarmi in un'impresa di questa portata per poi pentirmene…»

«Uhm… buona idea. Vedremo che possiamo fare… Stenton non lo molla un attimo. Teme che possano trovare un modo per sottrarglielo.»

Cominciai a ridere divertita. «Beh, non ha tutti i torti: è proprio quello che abbiamo intenzione di fare, dopotutto.»

Alla mia risata si unì quella tonante di Calis, che si teneva la pancia, e quella più discreta e bonaria dello zio.

Mi addormentai pianificando l’incontro col famoso Cavaliere: mi chiesi chi si nascondesse dietro il viso squadrato dall'espressione perennemente seria e accigliata. Ma a quel punto non mi rimaneva che scoprirlo.

 
 

 

NOTE:

Cosa ne pensate del piano di Erin per la conquista del Cavaliere? Come pensate che procederanno le cose? E soprattutto... come sarà questo Campione? Riuscirà ad essere un valido aiuto per Violet? Finalmente nel prossimo capitolo avremo il primo incontro ravvicinato. Saranno scintille?! *w* Spero di avervi un pochino incuriositi ^^ Aspetto come sempre le vostre recensioni per sapere che ve n'è parso di questo nuovo capitolo. So che ci sono ancora tanti misteri da svelare, ma prometto che poco a poco verrà tutto a galla.

Grazie di cuore a tutti coloro che seguono la mia storia e che la commentano!
Un bacione, al prossimo capitolo!
Rita 
❤❤

   
 
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