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Autore: Pwhore    11/07/2012    4 recensioni
Una lettera che in realtà è uno sfogo, una miriade di parole buttate lì tra dolore e lacrime di una ragazza 'sbagliata', 'malata', vittima di un amore che a parer degli altri non dovrebbe esistere.
Ma non c'è niente di male in ciò che siamo, amore mio, perché non c'è niente di male nell'amare qualcun altro, uomo o donna che sia; anche se i tuoi non lo capiranno mai, anche se dovremo soffrire. Siamo persone come le altre, e per questo dovremo lottare.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"You still have all of my heart."


E mi dispiace.
Mi dispiace, sai, per tuo padre, per tua madre, per tua sorella; per tutto quello che sei costretta a passare a causa mia quando l'unica cosa che voglio è la tua felicità.

Mi dispiace per quando hai abbassato gli occhi e hai detto che no, era meglio che i tuoi non lo sapessero perché non sarebbero riusciti a capirti e si sarebbero sicuramente incazzati con te.

Mi dispiace per quando è successo e ti hanno fatta vestire da puttana, per farti sentire ancor più sporca e colpevole di quanto non facessi già, lasciando poi le scarpe col tacco in mezzo alla stanza per ricordarti come ti vedono.

Mi dispiace per come ti hanno insultata, per come ci hanno insultate, per come ci hanno trattate.

Mi dispiace per le lacrime che abbiamo versato, per il dolore che abbiamo provato, per la voglia di farla finita che ci ha attanagliato e ci ha tenute in pugno per giorni, prima di alleviarsi un minimo e lasciarci ragionare.

Mi dispiace per non essere stata in grado di muovermi e fermarti, quando sei andata in bagno e hai preso in mano le lamette, come invece avrei dovuto e come ha fatto tua madre.

Mi dispiace per essere rimasta immobile e paralizzata di fronte al dolore, di fronte a tuo padre, di fronte a tua madre, di fronte a tutta la merda che hanno dentro e che ci hanno egoisticamente scaricato addosso.

Mi dispiace per essere stata debole, per non aver urlato, per non aver ribattuto con più sicurezza, per aver creduto che un 'io la amo davvero', per quanto stupido, avrebbe potuto migliorare un po' le cose.

Mi dispiace per non avergli detto in faccia che sono dei figli di puttana, per aver mantenuto l'autocontrollo e per aver cercato di andar loro incontro, provando a parlargli e a dirgli in faccia quello che ho sacrificato per venire da te.

Mi dispiace per averti fatta sentire in colpa, per averti fatta sentire una merda, per averti fatta piangere, e per aver fatto rimanere impassibili i tuoi genitori, nonostante tutto, nonostante i miei sforzi, nonostante le lacrime.

Mi dispiace per non essere venuta a prendere le lamette con te, per aver pensato ancora una volta alle conseguenze e per aver continuato a pensare al domani invece che all'oggi, rinunciando al sangue e a un po' di sollievo.

Mi dispiace per averti fatta sentire sola, mentre ascoltavo tuo padre sparar stronzate, per non averti abbracciata, per non averti stretto la mano e per non averti cercata con gli occhi una sola volta, talmente ero concentrata su di lui.

Mi dispiace per aver pensato che tutto si risolve, che a tutto si può rimediare, e per aver continuato a insistere su qualcosa che in fondo era già stato deciso da tempo, senza che fossimo state interpellate al riguardo.

Mi dispiace per le lacrime, per i pianti, per i graffi e per il dolore che hai provato, perché non ho saputo far niente per cacciare la sofferenza, alleviarla, attenuarla almeno un po', tant'ero presa dallo sconforto.

Mi dispiace per gli instinti suicida, per il desiderio di ferirti, di punirti, di sanguinare fino a seccarti completamente; una persona speciale come te non dovrebbe mai, mai, mai provarli, qualunque cosa succeda.

Mi dispiace per esser stata zitta quando t'insultava e ti diceva che eri inutile, per non aver avuto la forza di tirare su gli occhi e dire che no, tu non avevi nulla da rimproverarti, perché al cuore non si comanda e perché se c'era un colpa per l'amarsi, allora doveva spettare a me, doveva punire me, tirarmi addosso tutta la sua merda e risparmiarti.

Mi dispiace per essere scoppiata a piangere davanti al suo sguardo fermo e di ghiaccio, per essermi fatta tremare la voce nel momento in cui dovevo sembrare più decisa, per non aver saputo come fargli cambiare idea.

Mi dispiace per l'idea che si è fatto di me, di noi, di tutto quello che ci riguarda e che abbiamo vissuto in questi mesi, visto che l'ha classificato come una stupida confusione temporanea senza dargli troppo peso.

Mi dispiace che mi abbia accusata di averti cambiata, di averti fatto il lavaggio del cervello, di averti plagiato la mente come se fossi stata un pezzo di argilla, perché allora non ha davvero capito niente di noi.

Mi dispiace per quello che stai passando, che hai passato, che passerai, perché mi è stato proibito di essere lì ad aiutarti e a sostenerti, e io, vigliacca e dispiaciuta, non posso far altro che obbedire, perché la lontananza m'impedisce tutto.

Mi dispiace di non poterti chiamare e dire 'ti amo' in un mare di lacrime, perché mi è stato vietato di chiamarti e anche solo di tenere il tuo numero in rubrica, e perché una mia telefonata ti metterebbe nei casini più neri e non voglio che succeda.

Mi dispiace di non poterti mandare un messaggio su un qualsiasi social network, perché per me non devi esistere, devi scomparire dalla mia vita e dalla mia mente, devi diventare come la polvere, quando sei l'unica roccia per me.

Mi dispiace di non poterti mandare una mail, perché finiresti nei guai e la mia famiglia si beccherebbe una querela, e anche perché tanto non riusciresti mai a leggerla, in quanto tuo padre la eliminerebbe ancor prima di aprirla.

Mi dispiace di non poterti cercare in chat, perché sarebbe tuo padre a rispondere e a dirmi le cose più brutte che si possano immaginare, anche se solo la mancanza di connessione me lo impedisce.

Mi dispiace di non poterti far parlare con i miei genitori, perché purtroppo anche loro sono impotenti come me, e perché non possono niente contro la volontà di colui che per la legge è il tuo tutore e responsabile.

Mi dispiace di non poterti scrivere delle lettere, perché verrebbero stracciate con una calma spaventosa e perché ne seguirebbero solo botte, litigi, urla disumane, e io non potrei essere lì a difenderti e farti scudo col mio corpo.

Mi dispiace di abitare così lontano e non poterci essere in un momento difficile come questo, perché dentro di me combatto ogni giorno una guerra contro i tuoi genitori, contro la loro chiusura mentale, contro la loro rabbia smotivata, contro il loro classificarci diverse e sbagliate, visto che siamo esattamente come loro.

Mi dispiace per la merda che ti tirano tutti addosso e per tutti i tradimenti che stai subendo a causa di una stupidaggine come questa, perché sono gli altri ad essere sbagliati e a sparar cazzate, non tu
non noi.
Mi dispiace per tutto questo, per quello che succederà.
Mi dispiace per non poterci essere, perché ti amo con tutta me stessa.
Mi dispiace per come sono costretta a comportarmi per il tuo bene, perché ti lascino in pace.
Mi dispiace di non poterti contattare, chiamare, parlare, sussurrare ti amo, ma purtroppo ora non posso più.
Per loro sono come il diavolo, la tentatrice venuta da lontano per deviare una figlia corretta, pura e fin troppo buona per allontanarmi e dirmi che non ha bisogno delle mie bugie, sono tutto ciò che gli sbagli possano incarnare.
Sono colei che non esiterebbe a pugnalarti alle spalle, colei che pensa solo al sesso, colei che si disinteressa dei tuoi sentimenti e di tutto ciò che non possa essere un tornaconto o un qualcosa di guadagnato.
Sono colei che in realtà non ha amici e si diverte a stuzzicare e approfittarsi delle persone sole, sono colei che non ha freni e disinibizioni, sono colei che pensa solo a se stessa e a ottenere cose in cambio.
Sono colei che vive per sfruttarti, succhiarti via la vita dalle vene, farti sentire in colpa per ogni sbaglio da lei commesso.
Sono colei che non vede niente di positivo in te se non un mucchio di ossa, carne e vestiti disponibile per una relazione, per sfogare delle voglie represse, per andarci a letto una volta e poi finire nel dimenticatoio.
Sono colei che ti ha plasmato come le era più comodo, come preferiva, colei che ti ha cambiata e che ti ha rivoltata contro i tuoi stessi genitori, colei che pensa solo a spezzare il vostro legame e crearne uno nuovo formato d'odio e risentimento, colei che non ha alcun ripensamento per ciò che fa e che si diverte a vederti soffrire.
Sono colei che vuole costringerti a fare una scelta, colei che approfitta della tua confusione per portarti via dalle uniche persone che ti amano veramente, colei che fa tutto ciò che fa solo per ottenere qualcosa indietro.
Sono il diavolo e loro l'acqua santa, me ne son fatta una ragione.
O meglio, dovrei farmela.
Ma non ci riesco.
Non ci riesco perché ti amo, perché so che non è così, perché i miei sentimenti li conosco solo io.
Perché non sono un libro che si capisce dando un'occhiata veloce, perché non sono il classico disegno di un bambino, senza niente da nascondere o su cui riflettere per più di una manciata di secondi.
Ma perché sono una persona; una persona vera, con un passato, un futuro e un presente, con una vita, degli affetti, una famiglia, degli amici e un arco di pensiero che va oltre il semplice 'chi posso farmi oggi?'.
Perché ti amo, ti amo veramente, e un mucchio di bugie e scuse buttate a cazzo non possono tenermi separata da te.
I tuoi si arrampicano su castelli di carta, si comportano in modo infantile, cercano scuse su scuse per giustificare le loro azioni, ma non vogliono ammettere che se un rapporto si deteriora non è mai colpa di una sola persona, e di certo io non posso esser stata a cambiare così tanto le cose.
Gli basterebbe chiamare a casa e parlare cinque minuti con i miei per vedersi frantumare davanti agli occhi tutti i loro piani infondati, ma non lo fanno perché sanno perfettamente che per le loro decisioni non ci sono scuse.
Non vogliono ammetterlo, dirlo ad alta voce, ma si è capito che i primi stronzi, i primi egoisti, i primi omofobi sono loro.
E mi dispiace, mi dispiace che la pensino così, perché per venire da te ho dato tutto, ho sacrificato tutto, e loro non hanno avuto il minimo riguardo per i miei sentimenti e i miei sacrifici, se ne sono lavati le mani e hanno dato la colpa a te.
Che poi va bene, ci stava, avremmo dovuto dirglielo, ma impedirci di parlarci?
Siamo seri?
Siamo nel ventunesimo secolo, dieci luglio duemiladodici, siamo arrivati ad avere una società colta e adatta al confronto, eppure siamo comunque così indietro, così chiusi, così stupidi?
Dov'è finito il vecchio 'vivi e lascia vivere' che tutti richiamano e tirano in ballo quando ci sono dei problemi?
Scomparso, vero?
Non avevo dubbi, ed è per questo che mi dispiace di più.
Perché tu sei una persona magnifica, stupenda a dir poco, eppure devi comunque passare tutto questo e devi convivere con persone del genere, che di te non rispettano un bel niente se non le cose superficiali.
Confusione, confusione, non sanno dire altro?
La confusione non dura tutto questo tempo, la confusione non ti fa battere il cuore in questo modo.
Non ti fa aspettare una data con ansia per mesi, settimane, giorni, e non ti tiene sveglia la notte a immaginarti cose che non sono ma che potrebbero accadere tra voi due, quando lo fai anche tutte le ore del giorno.
Non ti fa arrossire quando vedi una sua foto, non ti fa desiderare di essere più bella per non sfigurare al suo fianco, non ti fa sentire come la persona più fortunata del mondo quando lei ti riserva un ciao.
Non ti fa sentire bene in ogni ora del giorno, non ti riempie lo stomaco di farfalle e la testa di canzoni d'amore.
Non ti fa sentire viva.
Non ti fa sentire importante.
Non ti fa sentire speciale.
Confusione?
Quale confusione?
Quella che vi siete inventati, forse?
Be', quella sì che è capace di fare tante cose, soprattutto d'inventarsene.
Ma la sicurezza che proviamo noi la batte mille e mille volte, la vostra cazzo di confusione.
Quando si ha fortemente bisogno di una scusa e non la si trova, la confusione è l'arma migliore: la più pulita, la più plausibile, la più capibile dagli altri genitori; eppure è la più stupida, cruda, insensata.
Chi m'impedisce di dire che una coppia sposata da trent'anni non si ama per davvero ma è solo confusa, che si sfrutta a vicenda e che si comporta in questo modo per pura forza dell'abitudine, invece che per amore?
Nessuno, sono libera di farlo.
Eppure in quanti mi daranno retta, in quanti diranno che ho ragione?
Assolutamente nessuno.
E questo perché?
Perché non sono nessuno per dire a qualcun altro che è confuso, perché quel qualcun altro non sono io e non posso decidere cos'è meglio per lui, cosa c'è fra lui e qualche altra persona, o cosa deve provare in un determinato momento.
Io non sono nessuno per decidere o stabilire niente.
Allora perché ciò che dicono loro è legge e dobbiamo sottostarci, amore mio?
Perché loro sono maggiorenni e noi no, quindi sanno di sicuro che cosa proviamo e che cosa pensiamo.
Siamo come libri aperti per loro, manichini lasciati da parte ma pronti per essere usati e mossi da qualche burattinaio, la cosa più stupida e sempliciotta del pianeta, capace solo di lasciarsi prendere dai sentimenti.
Loro no, invece, loro sanno scindere la vita privata da quella pubblica, sanno amare chi devono amare, sanno comportarsi come devono comportarsi, sanno decidere chi è buono e chi è cattivo, sanno intuire da uno sguardo chi vale la pena conoscere e chi invece deve assolutamente finire nel dimenticatoio, com'è giusto che sia.
Ma alla fin fine, cos'è che li autorizza a far come vogliono e a dettar legge su di noi?
Il numero di anni che seguono la loro espulsione da una vagina.
Ah, wow, figo.
L'età è quello che conta, l'età è quello che decide.
Chi è nato prima è più furbo, si sa, non c'è niente da fare.
Ecco perché i maggiorenni rubano, uccidono, rapiscono, stuprano e fanno male agli altri: perché sono nati prima, hanno più anni e per questo hanno sicuramente ragione a fare quello che fanno, non c'è dubbio.
Ma no, ecco che improvvisamente l'età non conta più niente e vengono condannati per le loro azioni e per i loro errori.
Ma allora scusate, cos'è che v'impedisce di scontare i vostri sbagli?
Il semplice fatto che nessuno va a dirlo a qualcun altro, che nessuno va a lamentarsi.
Niente vi da la certezza di essere nel giusto, niente vi permette di sapere che tutto va bene così.
Niente.
Eppure siete sicuri, eppure siete certi.
Rimanete impantanati nelle vostre decisioni e vi rifiutate di ascoltare altre opinioni, perché sapete di essere nel torto e che ci sarà sempre qualcuno a darvi contro, perché non volete un confronto, perché siete sicuri.
Che poi, sicuri di cosa?
Che io sia una tentatrice, una puttanella del cazzo che si diverte a rovinare le figlie altrui?
Oh, vi sbagliate di grosso, non è mai stato quello il mio intento.
Volevo sorridere, essere felice, entrare in simbiosi con quella che ritenevo la persona più bella del mondo, l'unica per cui valesse la pena di esporsi e soffrire, l'unica davvero perfetta in questo mondo frenetico ed egoista.
Volevo parlarle a ogni ora del giorno, renderla felice, far sì che smettesse di soffrire; volevo farla mia, rischiare e poterla stringere tra le braccia; volevo che mi permettesse di pensare a lei come il mio sogno divenuto realtà, che mi lasciasse amarla e riverirla, che mi accordasse di costruire la mia vita attorno a lei; volevo che fosse il mio sole e la mia luna, tutto quello di cui avevo bisogno, e volevo che fosse lo stesso per lei, almeno per un po'.
Volevo tutto, ma alla fine non volevo niente, perché tutto quello che mi bastava era anche solo saperla viva.
E' un amore platonico, il mio, più che uno venale, sessuale o per 'vendetta', ma non lo capiranno mai.
Non lo capirà mai nessuno.
Anzi no, qualcuno capirà e ne sorriderà, ma gli unici a non vederlo continueranno a essere quelli più importanti.
'Non importa', dice la gente, 'tu la ami e lei ti ama, fregatevene degli altri.'
Potessimo farlo.
Bastasse questo.
Ti amo, amore mio, e se solo bastasse questo sarei la persona più felice di questo mondo.
Ma ora che ci viene negato tutto, che veniamo ridotte a due pezzi di carne soli e senza affetti, che siamo private di ogni mezzo di comunicazione, cos'altro possiamo fare?
Il mio amore cresce giorno dopo giorno e mi sento lentamente impazzire, ma forse non lo saprai mai.
Forse non leggerai mai queste righe, e forse ti dimenticherai di me.
No, quello no, so che non lo farai, ed è una delle poche cose che mi mandano avanti in questi momenti, quando la speranza sembra scomparire completamente per lasciare il posto alla tristezza e alla rassegnazione.
Io ti amo, sai?
Ti amo da impazzire, e infatti sto lentamente andando fuori di testa.
Sono giorni che indosso maschere, che vivo di sorrisi falsi e che mi nutro di speranze, ma non so davvero più che fare.
Scriverti è impossibile, chiamarti lo è ancora di più, parlare di te agli altri non risolve nulla.
L'unica è pensarti, desiderarti, idolatrarti e rinnovare costantemente l'immagine che ho di te, ma fin quando sarò libera di farlo senza incappare nelle ire malate e senza fondamento di tuo padre?
Fin quando la sua follia non arriverà a farti del male?
Sono terrorizzata, sai?
Ogni volta che ci penso mi sento male, voglio morire, voglio che muoia.
Eppure so che non è questa la soluzione, che devo aspettare, continuare a sperare.
E l'unica cosa che posso dire è 'mi dispiace', perché tutto quello che sta accadendo è colpa mia, e tutto ciò che stiamo passando l'ho creato io innamorandomi di te, mesi fa, e cercando a tutti i costi di ottenerti.
Se non ci fossi stata io, staresti soffrendo così?
Non posso evitare di chiedermelo, e fa male sapere che no, non avresti sofferto per niente.
E mi dispiace, mi dispiace per quello che ho detto dei tuoi genitori, che ho sputato fuori in un momento di nero e dolore, che può ferirti e farti male; ma questa non è più vita.
Ha smesso di esserlo nel momento in cui siamo state costrette a dividerci.
Nel momento in cui l'orgoglio di tuo padre si è messo in mezzo e ci ha obbligato a separarci.
Ho smesso di vivere quando quest'assurda situazione ha preso vita; quella che passo ora è un'esistenza vuota, senza speranze e raggi di sole, piena di rancore, lacrime e bruciori di stomaco.
E ho perso l'appetito, sai?
Non ho più nemmeno voglia di mangiare pesche, capisci?
Eppure lo faccio, eppure m'ingozzo e mi riempio la bocca di pane, eppure mi ostino a inghiottire tutto.
Ognuno ha il suo modo di punirsi quando sente di aver sbagliato e il mio è questo.
Torna a essere l'obesa che eri, a cercar conforto nel cibo, a sentirti un gigante grasso perennemente fuori posto.
Torna a essere come prima, Olivia, torna a soffrire.
Forse è la sofferenza quella che cerco, quella che può cambiare le cose, quella che può far qualcosa.
Forse è la chiave di tutto, ciò che desidera tuo padre.
Vuole vedermi distrutta, senza forze, preda dell'insonnia, del dolore, della mancanza di energie?
Che mi ci veda, che si rallegri.
Ho esaudito i suoi desideri più profondi, ora può anche lasciar stare tutto.
Eppure no, non è ciò che mi merito, che devo passare.
Perché dovrei farlo felice?
Che ha fatto lui per me?
No, resisterò, è quello che devo fare.
Esser forte, combattere, dimostrargli che non può rovinarmi la vita.
Che io ci sarò, costi quel che costi, e che non ti lascerò andar via così facilmente, amore mio.
E sai, ti sento più vicina ora che ho smesso di piangere, ora che t'immagino qui davanti a me a sorridere.
E sì, sarà dura, e sì, soffriremo entrambe, ma non ho intenzione di abbandonarti, di lasciarti andare.
Tu sei mia e io sono tua, e sarà così a lungo 
tuo padre farebbe meglio ad abituarcisi, perché la vera battaglia comincia ora e farò tutto ciò che è in mio potere per non perderti.
Ti amo, amore mio, e lo farò per sempre.
Accada quel che accada.
   
 
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