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Autore: CowgirlSara    20/05/2004    1 recensioni
Orlando conosce una ragazza che vive la vita come se non ci fosse domani; inizia tra loro una relazione che sembra non avere lunga durata, ma le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 1 -

- Capitolo 1 -

I'm gonna touch the sky

Spread these wings and fly

I ain't here to play

Gonna live my life everyday

(Everyday - Bon Jovi)

 

E fu così che Orlando e Cassy si videro di nuovo, e poi ancora, e cominciarono ad uscire insieme quasi regolarmente; e la cosa più regolare fu che riuscirono a fare l'amore praticamente ogni volta.

La prima cosa che il ragazzo scoprì di lei era che non c'era nulla di più lontano dalla normalità della vita di Cassy; era fuori come un cassonetto, ma irresistibile. Aveva degli orari impossibili, mangiava e beveva di tutto, il suo metabolismo era un mistero, amava fare sesso nei posti più assurdi. La cosa più normale era il divano, passando per la vasca da bagno, contro la porta del frigo, in garage sul cofano della macchina, fino ad un aereo parcheggiato a bordo pista. E ogni volta Orlando pensava che se lo avessero beccato in situazioni simili, si sarebbe giocato la carriera, ma lei riusciva puntualmente a convincerlo; era eccitante e testarda, un combinazione pericolosa.

Beh, queste non erano le uniche cose che aveva scoperto di lei. Una volta erano andati a correre insieme e la ragazza lo aveva sfiancato, aveva un ritmo ed un fiato da agonista, Orlando non poteva reggere. Per farsi perdonare, Cassy gli aveva fatto un servizietto coi fiocchi; lui non era molto amante del sesso orale, troppo passivo, ma come fai a dirle di no?

Ah, sapeva anche il suo nome completo, Cassandra Simmons, e che lavorava da X-streme, un grande negozio di attrezzature per sport estremi. Ecco, gli sport estremi, la sua grande passione. Non era passato giorno che non lo avesse coinvolto in una delle sue uscite; li praticava quasi tutti, e quelli che mancavano era solo perché in Inghilterra non c'erano i posti giusti. Faceva tutto: rafting, parapendio, arrampicata libera, paracadutismo naturalmente, skeleton a rotelle e motocross, go-cart e deltaplano, ed era spericolatissima. Più di una volta Orlando si era trovato a benedire la fortuna della ragazza, che non le aveva fatto rompere l'osso del collo.

Perché con lei ci stava bene, era simpatica e divertente, piena d'iniziativa, facevano sesso alla grande, parlavano di tutto; Cassy era intelligente e pronta, amava fare sarcasmo, e aveva dei momenti di tenerezza molto caldi e altri di malinconia o imbarazzo che lei sapientemente mascherava. Ad un certo punto gli venne l'idea che la vera Cassy fosse quella introversa e misteriosa, invece di quella disinibita e disponibile che si mostrava; idea che venne ben presto accantonata, e poi travolta, dal ciclone Cassandra, che fece più danni su Orlando di una tempesta su un'isola tropicale. Ma le cose andavano a gonfie vele, perché farsi domande?

 

Un giorno si decise a parlarne con Viggo al telefono; l'amico gli aveva chiesto se c'erano novità, e lui non aveva resistito a raccontargli di Cassy.

"Tu, hai fatto sesso con una che conoscevi da poco più di mezz'ora?" Domandò stupito l'uomo, alla fine del racconto.

"No, è stato un alieno verde sceso da Marte." Sbottò Orlando.

"Sì, che si è senz'altro impossessato del tuo corpo." Precisò Viggo, con la sua voce bassa, che sembrava sempre calma.

"Andiamo Vig, non scherzare!" Esclamò il ragazzo infastidito.

"Veramente Ob..." Riprese l'altro. "...tu di cazzate ne hai fatte e ne fai tante, ma con le donne sei sempre stato un tipo serio."

"Ma io sono serio!"

"Non è proprio da te, sbatterti una dentro uno stanzino..."

"Rimessa dei paracadute."

"Quello che è." Intervenne Viggo. "Non ti mettere in qualche casino, vabbene?"

"Ma no! Mi conosci!" Rispose ridendo Orlando, mentre camminava per la cucina col cordless all'orecchio.

"Non ne sono più tanto sicuro..." Mormorò l'amico sospettoso.

"E' solo che..." Affermò l'altro, fermandosi contro il piano di lavoro. "...lei mi ha travolto come un treno in corsa, andiamo sempre a mille all'ora quando siamo insieme, e non ho il tempo di ragionare..." Ammise pensieroso.

"Resta lucido, Orlando, non farmi preoccupare." Replicò Viggo dall'altra parte del filo; il ragazzo rise, al tono apprensivo dell'amico.

"Tranquillo!" Ribatté ridendo; in quel momento suonò il campanello. "Vig, ti devo salutare." Aggiunse allora.

"Vabbene, ci sentiamo." Salutò l'uomo. "...e... non fare cazzate più grosse del dovuto." Si raccomandò infine; Orlando rise di nuovo, avvicinandosi alla porta. "Ciao stella."

"Ciao puttanone." Rispose il ragazzo. "Ti mando un bel bacio con la lingua!" Entrambi scoppiarono a ridere e riagganciarono insieme, proprio nel momento in cui Orlando si fermava davanti alla porta.

Rideva ancora, quando aprì e si trovò davanti Cassy che sorrideva; la ragazza indossava una maglia viola traforata e un reggiseno a vista bianco, un paio di pantaloni neri a vita bassissima, con cinturone borchiato e anfibi alti fuori dall'orlo.

"Ciao!" La salutò allegro.

"A chi è che mandavi baci con la lingua?" S'informò prima di entrare; lui la fece passare, poi chiuse la porta.

"Ah, un mio amico." Spiegò ancora divertito; lei alzò le sopracciglia.

"Usi salutare i tuoi amici con baci in bocca?" Domandò ironica.

"No... è una storia lunga, un giorno magari ti spiego." Si affrettò a rispondere il ragazzo; Cassy sorrise e lo prese per la camicia, facendolo appoggiare al muro.

"Un giorno mi dovrai raccontare tutto della Nuova Zelanda." Mormorò sulle sue labbra.

"Ti assicuro che ci sono cose che è meglio tu non sappia..." Rispose sensualmente lui, posandole le mani sui fianchi.

"Tipo i baci con la lingua?" Chiese maliziosa la ragazza.

"Accontentati di questo." Rispose Orlando catturandole le labbra in un bacio da manuale.

Si lasciarono qualche istante dopo; Cassy, soddisfatta, si passò la lingua sui denti, fissandolo negl'occhi. Non c'era niente da fare, lo trovava assolutamente irresistibile e, a volte, temeva che questa cosa la stesse prendendo un po' troppo, ma non era tipo da farsi domande. Non più, almeno.

"Capisco perché i tuoi amici maschi vogliano farsi baciare da te." Affermò allusiva, passandogli le braccia intorno al collo. "Io comunque ero venuta per farti una proposta." Aggiunse, piegando di lato il capo.

"Oh, mio Dio!" Esclamò Orlando, con finto stupore. "Erano quasi dodici ore che non me ne facevi una!" Risero.

"E' una cosa seria." Proclamò la ragazza, pochi attimi dopo. "Che ne dici di farci un week-end di arrampicata libera?" Gli chiese.

"Hm..." Fece lui, dubbioso. "Io, te, e chi altro?"

"Qualche amico." Rispose vaga Cassy, spalmandosi su Orlando. "Mangiare al sacco e dormire sotto le stelle." Propose poi. "Ti insegnerò io, ma se proprio non dovessi essere portato..." Si allungò fino al suo orecchio e bisbigliò. "...potremmo sempre passare il tempo in altro modo, nel fitto del bosco..." E dopo queste parole, gli succhiò il lobo.

"Credo di avere ancora la mia attrezzatura da campeggio..." Mormorò Orlando, che sentiva il suo corpo reagire già a quel contatto, che sapeva tanto di preliminare.

"E' un sì?" Domandò la ragazza, scostandosi da lui.

"Andiamo a cercarla, va." Rispose soltanto il ragazzo, prendendola per mano.

 

Qualche minuto dopo stavano salendo in soffitta, tramite la scaletta a scomparsa che si apriva nel soffitto del secondo piano; Cassy fu la prima a mettere la testa nel sottotetto.

"Vorrei sapere perché mi hai fatta andare avanti." Chiese la ragazza a Orlando, che era sulla scala proprio dietro di lei.

"Che domande!" Rispose allegro il ragazzo. "Volevo guardarti il culo!"

"Ah..." Fece Cassy, abbassando appena il capo per vedere il suo sorriso malizioso e divertito. "Se è così, bastava dirlo..." Aggiunse poi, sensualmente; Orlando rise.

La ragazza si sedette sul bordo della botola, con le gambe penzoloni, mentre anche lui spuntò nella soffitta, anche se solo con le spalle; non poteva certo entrare, visto che lei ostruiva l'entrata. La guardò con espressione retorica, piegando un po' la testa.

"Se vuoi entrare in questa soffitta, dovrai passare sul mio corpo." Affermò Cassy, con sguardo inequivocabile; lui alzò un sopracciglio.

"Se mi conoscessi un po' di più..." Ribatté poi. "...sapresti che mi piacciono le sfide." E detto questo, con sulle labbra un sorriso mascalzone, la prese per i fianchi e la spostò lungo il pavimento di legno giusto per riuscire a posare un ginocchio sul bordo.

Orlando riuscì ad issarsi nella stanza, ma si ritrovò sopra Cassy che si era stesa a terra; si scambiarono un sorriso eloquente, poi la mano della ragazza trovò sapientemente un varco tra le due magliette che lui indossava, il bordo lento dei pantaloni e l'elastico dei boxer. Le dita fresche e leggere raggiunsero un punto che era già abbastanza stimolato di per se; il ragazzo trasalì, poi sorrise di sbieco.

"Tieni a posto quelle manacce." Le disse, con tono di finta minaccia; lei ammiccò, alzando le sopracciglia.

"Sei sicuro?" Gli domandò poi. "Perché mi sembra che quaggiù qualcuno non sia tanto d'accordo..." Aggiunse, cominciando a muovere piano la mano; a Orlando sfuggì un piccolo gemito, ma sorrideva ancora.

"Continua." Affermò il ragazzo, abbassandosi su Cassy; lei passò l'altra mano sulla sua schiena, stringendolo a se.

Avevano fatto in soffitta non certo quello per cui erano saliti, ed ora Orlando era sdraiato contro uno scatolone schiacciato e Cassy era seduta sopra di lui, con addosso la maglia traforata ma non il reggiseno, che era finito chissà dove. Il ragazzo esaminava con curiosità scientifica la sporgenza di un capezzolo attraverso i fori del maglioncino, mentre lei si guardava intorno.

"E questo che cos'è?" Domandò all'improvviso la ragazza, sporgendosi verso uno scatolone aperto; afferrò qualcosa.

"Il mio vecchio chiodo!" Esclamò contento Orlando, che aveva girato al testa per guardare; Cassy sollevò il vecchio giubbotto di pelle nera, pieno di zip e fibbie.

"Che ci fa qui?" Chiese incuriosita Cassy; il ragazzo rise.

"Questi scatoloni hanno vissuto un'odissea." Spiegò divertito. "Era tutta roba che avevo con me alla scuola di recitazione, poi, quando sono partito per la Nuova Zelanda, sono finiti a casa di mia madre, e ora che vivo di nuovo qui, lei me li ha rimandati."

"Tutti i ragazzi dei primi anni novanta avevano un chiodo." Ricordò la ragazza, con un sguardo vagamente malinconico, osservando la giacca.

"Eh, sì." Annuì Orlando. "Anche tu?" Lei tornò a guardarlo e sorrise.

"Ti stupiresti di quanto ero noiosa alle superiori." Lui la guardava, interessato alle sue parole, ma passando una mano lungo il suo fianco dalla pelle morbida. "Mai tinto i capelli, solo due fori alle orecchie..." Orlando osservò i suoi lobi, aveva cinque buchi da una parte e sei dall'altra. "...niente tatuaggi, quasi sempre in tuta da ginnastica..."

"Ha un'aria carina." Commentò il ragazzo.

"No, ha un'aria anonima." Replicò lei.

"Sarà, ma non è così negativa, questa immagine di te acqua e sapone che mi si è creata nella testa." Ribatté lui, con un sorriso dolce.

"Io credo che non ti sarebbe piaciuta quella Cassy." Dichiarò la ragazza, con un accenno di disprezzo nella voce che non sfuggì ad Orlando. "Non faceva quello che faccio io..." Aggiunse poi, arricciando le labbra un sorriso malizioso, e si chinò su di lui per baciargli languidamente il collo.

"Signor Bloom?" Una voce femminile chiamò il padrone di casa da sotto la botola della soffitta; Orlando, allarmato, si alzò seduto, portando con se Cassy.

"La signora Plimpton!" Esclamò a bassa voce; la ragazza si portò le mani alla bocca, per soffocare una risata.

Orlando la lasciò, avvicinandosi all'uscita, e sporse la testa dall'apertura; la donna di servizio, con sguardo perplesso, stava proprio sotto di lui, in fondo alla scala.

"Buongiorno." Le fece.

"Va tutto bene?" Domandò lei.

"Sì, perché?" Replicò il ragazzo; la donna alzò un braccio, mostrando un reggiseno bianco. Orlando realizzò subito cosa era successo, l'indumento doveva essere caduto di sotto. "Grazie." Mormorò allora imbarazzato, afferrando il reggiseno.

"Vado a ritirare la sua roba in tintoria." Affermò lei, con aria poco convinta; Orlando fece un sorrisino tirato.

"Sì, sì, grazie!" Rispose subito lui. "Ce n'è proprio bisogno!" Aggiunse con falso entusiasmo.

Quando la donna si fu allontanata, Orlando tornò a voltarsi verso l'interno della soffitta, con un sospiro di sollievo; Cassy lo guardava divertita.

"Uno di questi giorni ci beccherà." Sentenziò la ragazza, prima che entrambi scoppiassero a ridere. 

 

L'attrezzatura da campeggio di Orlando fu, infine, ritrovata ed i due ragazzi poterono partire per il week-end di arrampicata libera.

Montarono le tende in un'area attrezzata, vicino ad una formazione rocciosa che sembrava fatta apposta per i loro intenti. Cassy era piena di energia e adrenalina, come sempre, quando c'era da affrontare una nuova sfida, e Orlando non era da meno.

Il primo giorno passò abbastanza velocemente; il ragazzo aveva qualche nozione, ma i suoi accompagnatori più esperti furono così gentili da perdere del tempo dietro a lui, che doveva farsi un po' d'esperienza. Non dubitava che lo facessero anche perché, comunque, lui era un personaggio famoso, e vuoi mettere raccontare di aver fatto da istruttore a Orlando Bloom? Contrariamente a quello che si poteva pensare, Cassy era un'ottima insegnante, esauriente nelle spiegazioni, precisa nella pratica e preoccupata dei progressi del suo pupillo. Non ebbero tempo per fughe romantiche nel bosco e, dopo pranzo, decisero di rimandare al giorno dopo.

Nel pomeriggio, quando Orlando era ormai cotto dal sole e dalla fatica, Cassy decise di affrontare, insieme ai più esperti, una parete più difficile. Il ragazzo rimase a guardarla da sotto, insieme ad altri dei ragazzi che li accompagnavano. Orlando la osservava rapito, meravigliato dalla sua abilità e dall'energia che ancora dimostrava, nonostante una giornata sulle rocce; il suo corpo atletico e perfetto si muoveva con grazia e forza, inguainato in un body aderente nero e giallo, reso lucido dal sudore e teso nello sforzo. Si trovò a pensare che il free-climbing era uno sport davvero sexy, se fatto da lei.

"Cavolo, Cass è davvero brava." Si trovò a commentare, mentre svuotava l'ennesima bottiglietta d'acqua. "E poi non si stanca mai."

"E' perché lei faceva sport a livello agonistico, fino a qualche anno fa." Spiegò Mark, uno degli amici della ragazza; Orlando si girò verso di lui, completamente sorpreso.

"Veramente?" Domandò, stringendo la bottiglia.

"Sì." Annuì l'altro. "Non ricordo chi me lo ha detto, ma sembra che abbia vinto di tutto, a livello giovanile." Aggiunse poi.

Orlando aggrottò la fronte, tornando a guardare la ragazza impegnata sulla parete. Aveva immaginato qualcosa del genere, il fiato e la falcata di Cassy non potevano essere il risultato semplicemente di un dono di natura; ora sapeva, c'erano anni di allenamenti, dietro a quella corsa, a quei muscoli.

"Che sport praticava?" Chiese, senza spostare gli occhi dalla schiena sudata della ragazza.

"Atletica, credo, ma non so quale specialità." Rispose Mark, aprendosi un chupa-chups.

"Atletica..." Rifletteva Orlando, ripensando all'addome piatto e scolpito di Cassy, alle sue gambe lunghe e forti, alle spalle robuste, e all'improvviso se la figurò su una pista rossa, impegnata in una corsa, o mentre superava l'asticella del salto in alto...

Sapeva che l'atletica è una specie di religione, per chi la pratica, più una scelta di vita che un modo per fare movimento; poteva anche comprendere che, quel tipo di dedizione, fosse in grado di logorare una persona, che arrivava a decidere di smetterla, ma aveva la sensazione che ci fosse di più. E voleva saperlo.

"Sai perché ha smesso?" Chiese improvvisamente, girandosi di scatto verso il ragazzo seduto accanto a lui.

"No." Negò Mark, togliendosi il leccalecca dalle labbra. "Non praticava già più, quando l'ho conosciuta io." Concluse alzandosi.

Orlando rimase da solo, seduto all'ombra, sul cofano di una macchina, a riflettere; non guardava più verso Cassy, ma lei era al centro dei suoi pensieri. Erano all'inizio della loro storia, ed era normale che non sapessero tutto l'uno dell'altra, ma lei aveva sempre un atteggiamento vago sul proprio passato, ed ora Orlando cominciava a capire perché. Appena possibile, avrebbe provato la sua reazione, alla notizia che lui sapeva dell'atletica.

 

Era buio ormai; avevano cenato insieme a tutti gli altri, poi avevano fatto la doccia, ed ora erano dentro la loro tenda. Cassy era seduta davanti al piccolo specchio, sistemandosi i capelli; portava solo un asciugamano bianco, stretto al petto, ma che si apriva in basso, lasciando intravedere la piega della gamba e il fianco. Orlando la osservava da qualche minuto, attirato in modo irresistibile da quella pelle scoperta; mollò il libro che si rigirava tra le mani e la raggiunse. Si mise dietro di lei, passando una mano nell'apertura dell'asciugamano; con l'altra le scostò i capelli, e cominciò a baciarle la spalla e il collo, alternando con piccoli colpi di lingua. La vide sorridere nello specchio, poi reclinare la testa con un sospiro di piacere.

"La mia donnina d'acciaio..." Mormorò Orlando contro la sua pelle; lei rise piano, invitando, con la propria, la mano del ragazzo a continuare il suo viaggio. "...che non esaurisce mai l'energia..." Continuò, cercando con l'altra mano di slacciare l'asciugamano. "...ma ho saputo che eri un'atleta, perciò..." Avvertì immediatamente il suo irrigidimento, le dita di Cassy si strinsero, fermando la sua mano.

"Chi te lo ha detto?" Domandò la ragazza, con un tono infastidito, scostandosi un po' da lui.

"Mark." Rispose interdetto Orlando; lei si allontanò, mettendosi di fronte al ragazzo.

"E lui come lo ha saputo?" Chiese, con urgenza e rabbia.

"Ma non lo so, Cass!" Sbottò lui. "Glielo avrai detto tu." Aggiunse, allargando le braccia.

"Ti assicuro che no." Replicò decisa lei; sembrava proprio arrabbiata, e non l'aveva mai vista così. Stranamente, però, se lo aspettava.

"Mi vuoi spiegare dov'è il problema?" Le domandò dolcemente Orlando, tentando la remissività.

"E' una parte del mio passato che voglio dimenticare!" Ribatté Cassy alzando la voce. "E se vuoi farmi un favore, non parlarne più."

"Perché hai smesso?" Tentò comunque lui; la ragazza sbuffò, roteando gli occhi.

"Perché odiavo l'atletica, non ne potevo più, vabbene?!" Esclamò poi, stringendo i pugni, con una rabbia che la faceva tremare; non era una reazione normale, tutto quell'astio, ma Orlando sapeva che non era il momento d'insistere.

La vide trarre un respiro profondo, poi accasciarsi seduta, guardando altrove; lui si sentì un po' in colpa, per averla fatta star male, e decise che doveva farsi perdonare.

"Scusa, dai, non volevo impicciarmi..." Non era proprio vero, ma andava bene. "...ha cominciato lui..." Cassy si mosse piano.

"Domani lo sistemo io..." Minacciò a bassa voce, sempre senza guardarlo.

"Mi puoi perdonare?" Supplicò Orlando.

Cassy sospirò, poi alzò gli occhi e lo guardò; avrebbe anche potuto tenergli il broncio per il resto del soggiorno, se lui in quel momento non fosse stato una visione da terapia intensiva cardiaca. Stava seduto sulle ginocchia, con addosso solo un paio di aderenti boxer bianchi, che esaltavano la sua pelle olivastra e liscia; poi la guardava con una faccina implorante e due occhioni da cucciolo. Vabbene, quel ragazzo sapeva come fare tenerezza, e poi, Dio, aveva un corpo...

La ragazza camminò sulle ginocchia fino a raggiungerlo, mentre sulle labbra di Orlando appariva un sorrisino; non si fermò davanti a lui, ma ne scalò le gambe, fermandosi tra le sue braccia. Il ragazzo sorrise più apertamente, posandole le mani sui fianchi.

"Non dovrei farlo, ma..." Sussurrò Cassy, portando le braccia intorno al suo collo, e aderendo al suo petto. "...ti perdono, solo perché sei l'uomo più sexy di questo desolato pianeta..." Stavolta Orlando riuscì a slacciarle l'asciugamano.

 

Più tardi, mentre Cassy dormiva tra le sue braccia, Orlando rifletteva. Si era aspettato una reazione negativa, ma la violenta determinazione che aveva visto negl'occhi della ragazza lo aveva sinceramente stupito; aveva la chiara sensazione che la storia dell'atletica fosse più importante di quanto lei gli voleva far credere, e che dietro al suo abbandono si nascondesse molto più di semplice noia. Il ragazzo si rese conto all'improvviso che si stava intestardendo su quella faccenda, ed era pericoloso, si conosceva, ma si accorse anche che non voleva compromettere il suo rapporto con Cass; decise che per il momento avrebbe lasciato in sospeso la sua curiosità, se si fosse ripresentata l'occasione in futuro, però, non se la sarebbe lasciata scappare.

Diede un bacio sui capelli della ragazza, e la strinse un po' di più a se, era piacevole sentire la sua pelle nuda e morbida contro la propria; si rilassò e chiuse gli occhi, era meglio dormire.

 

CONTINUA...

   
 
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