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Autore: CowgirlSara    20/05/2004    14 recensioni
Orlando conosce una ragazza che vive la vita come se non ci fosse domani; inizia tra loro una relazione che sembra non avere lunga durata, ma le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sempre, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom e tutti gli altri citati, il loro

Come sempre, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom  e tutti gli altri citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Questa è un’opera di pura fantasia, che serve solo per avvicinare ognuna di noi all'oggetto dei nostri sogni. Chiedo scusa a tutti coloro che non la pensassero così.

 

- Prologo -

Young and wired

Set to explode in the heat

You won't tire

Cause baby was born with the beat

(In & out of love - Bon Jovi)

 

Tirò il cordino ed il paracadute giallo e rosso si aprì subito, rallentando l'effetto della forza di gravità e permettendogli di scendere lentamente verso terra, cullato dal placido vento di un pomeriggio limpido e assolato.

Era una sensazione estremamente piacevole, discendere trasportati dal vento, dopo l'emozionante vuoto allo stomaco della caduta libera e lo strattone dato dall'apertura del paracadute. Orlando aveva scelto quel passatempo consigliato da uno dei trainer della sua palestra, con cui aveva un po' più di confidenza e che era un abituale frequentatore; adesso si trovava a dargli ragione, gli era piaciuto, e parecchio. Aveva preso delle lezioni, poi effettuato alcuni lanci con l'istruttore, ed ora faceva il suo primo volo solitario.

Era tutta un'altra cosa: controllare l'attrezzatura, l'emozione del salto dall'aereo, la resistenza dell'aria, il non vedere quasi nulla, se non l'azzurro del cielo, poi il contraccolpo del paracadute, e infine la discesa solitaria, nel silenzio...

Era straordinario, prima una botta d’adrenalina pazzesca, e dopo la rilassante sensazione della caduta controllata, faceva per lui. Ultimamente non aveva fatto molte cose solo per se stesso, solo lavoro, lavoro, lavoro, ma da buon amante degli sport estremi non era riuscito a tirarsi indietro; beh, gli piacevano queste attività, ma non andava mai oltre il seminato, prima cosa sapeva a che conseguenze poteva portare, e poi teneva troppo alla vita e alla carriera per esporsi senza precauzioni. Infatti, per il suo motto "Adrenalina sì, ma rischi il giusto", andava sempre in giro con un paio di preservativi nel portafogli, non si sa mai.

Era single in questo momento, e non gli dispiaceva. La sua storia con Kate era finita da quasi un anno ed ora non era che un retrogusto amarognolo in fondo alla gola; aveva avuto un'altra relazione di circa cinque mesi, niente di serio, era finita anche quella. Non gli dispiaceva essere solo, le occasioni comunque non gli mancavano, per questo viaggiava attrezzato; onestamente, in dei momenti, sentiva come di aver corso gli ultimi anni come fossero stati gli ultimi che aveva, ma non era pentito, amava il suo lavoro e quello che gli aveva dato. Per questi motivi era bello staccare, ogni tanto, spegnere i cellulari, chiudere l'agenda, diventare irreperibili per almeno qualche ora, e scaricare la tensione gettandosi da un aereo...

Era ancora perso nelle sue riflessioni e nell'azzurro che lo circondava, quando qualcosa turbò quel momento di pace perfetta.

Un violento spostamento d'aria gli fece voltare il capo verso destra ed effettuare una correzione di rotta tirando i cordini; quello che riuscì a vedere fu solo una specie di missile nero, sparato contro il suolo a velocità impressionante. Era un paracadutista, non c'erano dubbi, ma doveva senz'altro essere pazzo; infatti, Orlando aveva già raggiunto l'altezza minima per aprire il paracadute. Controllò l'altimetro e, proprio in quel momento, molto più in basso di dove si trovava lui, il cascatore folle aprì finalmente il suo paracadute, che era bianco, con un grande drago nero. Orlando era allibito.

 

Dieci minuti dopo il ragazzo era a terra e recuperava l'attrezzatura; gli si avvicinò Keith, il suo istruttore, lui lo accolse con un sorriso soddisfatto.

"Allora, com'è andata?" Gli domandò l'uomo.

"Benissimo, è stato fantastico!" Rispose Orlando, che teneva tra le braccia il paracadute.

"Bene!" Fece Keith, dandogli una pacca sulla spalla. "Sono contento che ti sia piaciuto e che non ci siano stati problemi." Aggiunse, mentre s'incamminavano verso il piccolo edificio che ospitava gli spogliatoi e la caffetteria dell'aeroporto.

"A dire il vero..." Intervenne il ragazzo; l'altro lo guardò. "...un pazzo mi è passato accanto, sparato verso terra..." Raccontò. "A quest'ora sarà spiaccicato in qualche campo di grano!" Concluse ridendo; Keith lo guardava sornione.

"Il drago nero." Affermò poi; Orlando si girò verso di lui, stupito.

"Sì..." Mormorò.

"Vieni con me." Disse Keith, e con una pacca sulla spalla, lo invitò a seguirlo verso una rimessa sulla sinistra.

Vicino all'entrata, quasi coperto dall'ala di un piccolo aereo da turismo, c'era un lungo tavolo e lì, due o tre persone, ridevano e scherzavano riponendo la loro attrezzatura. Keith pregò Orlando di aspettarlo davanti all'aereo, mentre si dirigeva verso i paracadutisti al tavolo.

"Hey!" Fece a qualcuno che Orlando non poteva vedere. "Vieni, ti presento una persona." Ritornò accompagnato da una ragazza in tuta nera.

Era abbastanza alta, cinque o sei centimetri meno di Orlando, il fisico asciutto, bel viso furbetto con grandi occhi verdi; i capelli erano molto scalati e tinti di nero, ma con meches color porpora. Non aveva piercing e, visto il tipo, questo sembrò strano ad Orlando, ma forse lo aveva sulla lingua. Indossava una tuta da paracadutismo completamente nera, ma la lampo era aperta fin quasi all'ombelico, e mostrava un seno non troppo grande stretto in un top anch'esso nero. Lo fissava negl'occhi da più di un minuto, con un sorriso malizioso.

"Ti presento la persona che ti ha sverniciato in volo." Disse ironico Keith, ma lui quasi non lo sentì, concentrato a guardare lei.

"Cassy." Fece la ragazza, allungando la mano verso il ragazzo.

"Orlando." Rispose lui, stringendogliela.

 

Si stava ancora chiedendo come diavolo faceva... quella ragazza doveva avere degli addominali d'acciaio, per reggersi in quella posizione soltanto tenendosi a quella sbarra con un braccio e con un appoggio minimo. Sì, vabbene, con le gambe si stringeva a lui, ma era difficile comunque... Forse erano questi pensieri che stavano facendo durare la faccenda così a lungo, e non era male.

Come era successo non lo sapeva. Sapeva solo che dieci minuti prima erano a bere una birra al bar, ed ora erano a fare sesso nella rimessa dei paracadute. L'unica cosa certa era che, fin da quando le aveva stretto la mano, aveva sentito una specie di scossa elettrica ed una crescente impazienza attanagliargli lo stomaco; così quando, mentre si dirigeva al parcheggio, lei lo aveva preso per un braccio e trascinato in quello stanzino, lui non aveva saputo dirle di no. E poi perché avrebbe dovuto farlo? 

"Sì..." Mormorò la ragazza, spingendosi ancora contro il suo corpo.

"Ma che cosa sto facendo..." Sussurrò invece Orlando ansimando, improvvisamente preso dal dubbio.

"Qualunque cosa tu stia facendo... mh..." Gemette Cassy, stringendo il braccio intorno al suo collo. "...continuala... ah..." Stava mollando la presa sulla sbarra, sotto le spinte del ragazzo. "...perché ti sta venendo proprio bene..." Strinse le labbra, lui rise contro la sua spalla.

Pur con i suoi addominali, l'impegno dell'amplesso fu troppo anche per lei; mollò la presa all'improvviso, e si ritrovarono sdraiati su un mucchio di paracadute. Orlando sollevò un po' il capo e lei gli prese il viso tra le mani.

"Non fermarti adesso, che ci siamo." Gli disse sensualmente; lui fece un sorriso tirato.

"Come vuole la signorina." Rispose ironico, poi si chinò di nuovo e diede un paio di spinte più violente, che la portarono proprio dove voleva arrivare; poco dopo fu lo stesso per lui.

 

Orlando si stava rivestendo in piedi, mentre Cassy era rimasta sdraiata sulla seta bianca e celeste e, dopo essersi risistemata il reggiseno e la maglietta, si stava rimettendo le mutandine. Lui guardava fuori dalla piccola finestra, era quasi il tramonto; lei si sedette e stiracchiò le braccia.

"Non è proprio da me, fare una cosa del genere." Commentò Orlando, senza girarsi.

"Da me, sì." Replicò divertita la ragazza; lui la guardò sorridendo.

"Me lo immaginavo." Affermò il ragazzo.

"Comunque è stato... istruttivo." Continuò Cassy; Orlando alzò le sopracciglia, sorpreso.

"In che senso?" Fece poi; lei sorrise maliziosa, appoggiandosi sulle braccia, questo mise in risalto il suo tatuaggio, a forma di drago che si morde la coda, intorno all'ombelico.

"Ho scoperto che non tutte le storie che si raccontano sugli attori famosi sono false..." Rispose con uno sguardo allusivo; Orlando sorrise, un po' imbarazzato, poi si passò una mano sulla nuca. "E poi, non si trova mica tutti i giorni, uno messo bene che ci sa anche fare." Lui tornò a guardarla.

"Non credo di aver dato il meglio di me." Affermò.

"Mh..." Fece Cassy, con un'occhiata che non lasciava dubbi. "Allora ci dobbiamo rivedere."

Orlando la osservò per qualche momento: era bella, eccitante, disinibita, e sembrava anche un tipo simpatico. Conoscerla meglio non poteva essere male, e lui non era il tipo da una botta e via; con una così era meglio farsi per lo meno la seconda.

"Ti do il mio numero privato." Si sentì dire, prendendo uno dei suoi biglietti da visita.

 

CONTINUA...

 

   
 
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