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Autore: Akira Kurokawa    12/07/2012    1 recensioni
Salve a tutti questa è la mia prima storia originale. Ci sto lavorando da un po' e spero vi piaccia^^
Tratto dal racconto:
"...sentii sbuffare dietro di me e una voce imprecare credo in un lingua a me vagamente familiare e così mi girai dicendo -Conosci il giapponese?- e lei mi guardò alzando un sopracciglio e solo allora mi accorsi del suo aspetto. Era una ragazza alta, anche se non eccessivamente, doveva essere su un metro e settanta, smilza anche se si poteva vedere che si teneva in forma e aveva lineamenti decisamente orientali. Avrei voluto sotterrarmi. Arrossendo provai a scusarmi, balbettando qualcosa di non molto sensato del tipo "Scusa..è vero, che idiota...ehm..", finché lei non interruppe il mio balbettio dicendo sorridente -Tranquilla, succede. Alla fine, quando cadi addosso a una persona non gli fai la radiografia per vedere di che nazionalità è.- e io annuii incapace di dire o fare altro. Ero improvvisamente in soggezione sotto il suo sguardo penetrante..."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la seconda parte del secondo capitolo^^ spero vi piaccia e che vogliate dirmi che ne pensate sono aperta anche alle critiche se costruttive^^Ciao e buona lettura =)

Arrivata l'ora di tornare a casa però ecco iniziare i problemi. Era strano che fino ad allora non fosse successo nulla ,infatti Maicol mi disse -Amore mi dispiace, ma devo andare..ti spiace prendere il pullman per tornare a casa? Io ho un appuntamento con i ragazzi tra poco e non ce la farei ad arrivare in tempo.- io lo guardai allibita dicendo -Scusa, ma ti interessa di più arrivare in tempo che accompagnarmi?!?- lui sospirò dicendo -Come tu preferisci suonare che stare con me mi sembra.- al che non ci vidi più. Ero stanca di quel suo comportamento così presi le mie cose e me ne andai, sorda ai suoi richiami. Era strano come in una sola giornata due persone mi avevano sconvolto così tanto in due maniere diverse. Ero sfinita e volevo solo andarmene a casa sotto le coperte. Stavolta però non mi fermò perché mi si mise davanti sperando così di calmarmi dicendo -Ale smettila. Stai facendo una sceneggiata inutile.- ma io lo evitai continuando a camminare e dicendo -Vado a piedi.- e lo evitai riprendendo a camminare. Stavolta senza interruzioni perché salì sul motorino partendo spazientito dalla mia scenata, dicendo solo -Stavolta mi hai stufato. Cresci e chiamami.- e io lo mandai a quel paese, cercando di non piangere.
Non se lo meritava per nulla e di certo ero stanca di piangere per lui.

Arrivata alla fermata deviai in automatico verso il Conservatorio. Non so perché lo feci, forse speravo che Sthefany fosse ancora lì ad esercitarsi nonostante l'ora o stesse nel vicino bar. Sapevo solo che una volta arrivata là trovai solo Himeko seduta da sola sulle scale a fumare. Feci per girarmi e tornare indietro, ma qualcosa mi spinse ad andare da lei e a dire un timido -Ciao- lei mi guardò impassibile, senza espressione, facendo appena un cenno con il capo. Era davvero strana. Prima non mi era sembrata così sola come ora. Sembrava come se urlasse con il suo atteggiamento di stare lontano. Così, scoraggiata, mi misi seduta in silenzio poco distante da lei non sapendo bene né che dire né che fare, visto che non sapevo neanche perché ero lì. Seduta mi misi ad osservare il pavimento alla ricerca di qualcosa da dire. Qualsiasi cosa che avesse rotto quel silenzio. Fu, però, stranamente lei a rompere il silenzio dicendo -Sono io a farti diventare silenziosa o ce l'hai con me? Con Sthefany non sembri per nulla timida.- io la guardai non capendo a cosa si riferisse con quella frase che mi era sembrato nascondere un secondo significato. Guardandola e arrossendo dissi-Scusa..io..ti do fastidio? Se vuoi me ne vado..è che..ti volevo chiedere perché ce l'hai a morte con Sthefany..non è così male..cioè a me non ha fatto niente..non mi sta usando..- ricordandomi le parole che aveva urlato addosso alla mia amica di ore prima. Guardandomi fece una specie di sorriso, quasi un ghigno che la fece risultare ancora più bella, e mi scompigliò i capelli dicendo -Sei ancora troppo piccola per capire queste cose. A quattordici anni si deve pensare ancora a giocare. Non preoccuparti delle liti dei grandi.- guardandola offesa ribattei dicendo che avevo sedici anni e non quattordici e mi alzai facendo per andarmene. Non mi piacevano le persone che si credevano grandi solo per l'età. O per meglio dire odiavo quando trattavano me da bambina. Afferrandomi il braccio mi girò bruscamente dicendo -Aspetta! Non volevo offenderti. Solo è meglio che tu non sappia molte cose su di lei o me. Lo dico davvero. Ma dubito che mi crederesti su di lei. Ti dico solo un’ultima cosa. Lascia perdere Sthefany prima che sia troppo tardi.- e con questo mi lasciò il braccio andandosene e facendo un cenno con la mano. Guardandola rimasi un attimo lì, interdetta dal suo comportamento. Era così fredda e indifferente e poi ti dava consigli. Non ci capivo più niente.

-Ahhh donne! Dannazione!- me ne uscii senza volerlo ad alta voce, arrossendo per poi correre via alla fermata. Di certo quella ragazza mi incuriosiva sempre di più. Di una cosa ero sicura ormai. Quella ragazza non l'avrei dimenticata tanto facilmente.

  
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