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Autore: xCyanide    12/07/2012    4 recensioni
La storia che sto per raccontarvi vi rattristerà, ne sono consapevole. Vi farà ripensare a quello che le persone intendono per amore e a quello che invece intendevano loro. Vi farà rivalutare la pazzia.
La storia che vi sto per raccontare parla di loro.
Di Gerard e Frank.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Li abbiamo seminati? – mi domandò, quasi con le lacrime agli occhi. Aveva il terrore, si vedeva da come aveva aperto le palpebre e si guardava intorno, cercando di capire dove si trovasse la volante.
-Credo… credo di si – risposi, con una punta di sollievo nella voce. –Andiamo a casa?
Era quasi un’ora che giravamo nelle più piccole stradine con la macchina, mi era venuto un mal di testa fottuto, avrei soltanto voluto sdraiarmi sul mio letto e contare i soldi che avevo preso prima che quel bastardo chiamasse la polizia.
-Si, ora andiamo – mi rassicurò, tenendomi la mano. Non ero abituato a essere quello da consolare, ma da quando avevamo avuto quella pseudo-discussione sul fatto che lui voleva essere il mio uomo, non mi facevo problemi ad avere paura. Anche se, più che altro stavo pensando che non l’avevano preso. Non l’avrebbero toccato con le loro sudice mani, non l’avrebbero messo in qualche cella minuscola con un detenuto di centoottanta chili che lo costringeva a fare le flessioni, nel migliore dei casi. Sarebbe rimasto con me, nella nostra casa, con me.
Sospirai e lo vidi fare inversione per rientrare in una delle strade principali. Saremmo stati a casa in meno di cinque minuti, notai. Mi permisi di chiudere un attimo gli occhi, ormai eravamo fuori pericolo.
-Stai bene? – mi chiese preoccupato.
-Abbastanza. Stavo soltanto riflettendo, stai tranquillo – strinsi di più la sua mano, cercando un appiglio per non lasciarmi sprofondare nel nervosismo che avevo nella testa. Avrei cominciato a piangere, garantito, e anche lui si sarebbe sentito male a vedermi così.
-Okay – mi disse, soltanto, prima di riprestare attenzione ferrea alla strada.
Credo che mi addormentai, perché davvero pochi secondi dopo, mi sentii strattonare delicatamente. Aprii gli occhi e c’era Frankie che mi guardava sorridendo.
-Amore, siamo a casa – mi informò, spiaccicandosi addosso a me per prendere la refurtiva. Scesi dalla macchina e lo aiutai a portare le cose. Quando rientrammo in casa, lo sentii rilassarsi. –Ce l’abbiamo fatta anche stavolta.
Posai a terra tutto quello che avevo in mano e lo strinsi a me, come a volerlo proteggere da tutto il male che avrebbero potuto fargli. Mi passò le braccia dietro la schiena e mi abbracciò, appoggiando la testa al mio petto. Vidi una lacrima solcargli il viso e mi affrettai ad asciugarla. –Amore? – lo chiamai. –Che hai fatto?
-Io ho paura, Gee – sussurrò, con la voce tremante. –Io non voglio che ci prendano. Quando… quando mi sono reso conto di quello che aveva fatto il cassiere, il mio primo pensiero sei stato tu. La prima cosa a cui ho pensato sei stato tu in una cella e io non voglio questo futuro per noi, Gee.
-Anche io l’ho pensato, Frankie – confessai. –Ho avuto il terrore di perderti. Se tu non fossi più con me… io non vivrei, okay?
-Gee, promettimi che non farai niente di stupido se mi dovesse succedere qualcosa.
-Frankie, non ti succederà…
-Promettilo – mi disse, truce, guardandomi alquanto male.
-Prometto – mi feci una croce sul cuore, accennando un sorriso triste.
Sapevo che non avrei mai mantenuto quella promessa. Sapevo che la mia vita sarebbe stata un incubo senza di lui, che era il mio sole. Sarebbe stato tutto buio, tutto fottutamente nero, non avrei più rivisto la luce. Mi sarei lasciato andare, non avrei più voluto fare niente di niente.
Mi rassicurò un po’ il calore del corpo del mio Frankie. Mi stava ancora attaccato, come se ne andasse della sua vita. Mi respirava sul collo, alternando momenti umidi a momenti gelidi. Si, sarebbe stato proprio così il mondo, il mio mondo, senza di lui. Gelido, senza senso.
-Ti amo – sussurrai. Non mi aspettavo una risposta, sapevo che non avrebbe detto una parola. Perché lui mi conosceva bene, non volevo altri rumori in quel momento, non volevo sentire nient’altro.
E mi sarebbe piaciuto tanto poter non sentire le sirene della volante riapparire nei pressi di casa, perché erano il segnale che il mio incubo stava per iniziare. Ancora pochi secondi e sarebbe diventato tutto gelido, si trattava solo di pochissimo tempo.
Sentii Frankie stringermi ancora di più come se mi avesse letto nel pensiero. Lui sapeva. Sapeva quello che sarebbe successo di lì a poco. Avrei preferito non saperlo, morire lì, senza sapere come sarebbe andata a finire. Avrei preferito continuare a vivere nell’ignoranza del futuro, evitare di conoscere quello che ci avrebbero fatto.
 
-Ragazzo, prima o poi devi parlare – insiste la psichiatra.
-Preferisco poi – preciso. –Non voglio parlarne con persone che non conosco.
“Gee, potremmo parlarne tra noi. Potremmo rimanere soli, io e te” proponi. “Potremmo aspettare che gli altri se ne vadano e potremmo stare insieme, non ti prenderò per matto, io sono davvero qui”
-Ma noi qui siamo tutti amici! – esclama Helwin. –Dovresti fidarti di noi.
-Si, ha ragione il dottore, ragazzo – acconsente la donna. –Potresti almeno dirci come ti chiami. Non ti chiedo molto, solo il nome.
-Sono abbastanza sicuro che lei già conosce il mio nome – butto a indovinare. –Sono abbastanza sicuro che tutti qui conoscano il mio nome – continuo. –Li vedete i telegiornali, per Dio? “I nuovi Bonnie e Clyde hanno colpito ancora” – recito, imitando la voce del giornalista. –Frank passava le giornate a controllare se, per caso, dessero qualche notizia su di noi.
-Frank? – mi chiede la psichiatra. –Il tuo socio?
-Lo chiami come vuole, non voglio parlarne –cerco di chiudere il discorso velocemente, ma evidentemente i miei “aiutanti” non sono della stessa idea.
-Parlarne farebbe bene al tuo sistema nervoso e alla tua salute, ragazzo – mi propone la donna. Come diavolo si chiama?
-Cosa dovrei dire? – domando, retorico. –Che mi sono visto togliere la cosa più importante della mia vita senza poter fare niente? – sbotto. –Che, anche volendo, non avrei potuto fare niente? E’ questo quello che volete sentirmi dire? Vi serve una storia da raccontare stasera alla vostra famiglia? Perché voi l’avete una famiglia! – rido, nonostante le lacrime che mi stanno rigando le guance. Vedo le facce sbigottite degli altri pazienti, ma ormai sono partito, non me ne frega niente. –A me l’hanno portata via! Lui era la mi famiglia, l’unica certezza che avessi mai avuto! E…
-Continua, Gerard – mi incita la psichiatra. Allora lo sa il mio nome!
-Voi non vi rendete nemmeno conto di quanto possa essere brutto vedere la morte della persona amata. Io lo stringevo, quando è arrivata la polizia, io lo stavo abbracciando. Hanno sparato, l’ho sentito respirare in modo nervoso, e poi si è lasciato andare. Il suo cuore non batteva più! – piango, le lacrime fredde mi scendono lungo il viso. –Io lo amavo… - sussurro, lasciandomi ai singhiozzi. –Era questo quello che volete sentirmi dire? – domando, di nuovo. –Che l’ho sentito morire, ho sentito il suo corpo che improvvisamente diventava freddo? Che prima di morire piangeva perché aveva paura? – mi prendo la testa tra le mani. –E’ questo? Vorreste vedermi reagire, ma io non posso! Non posso, capite? E non è un po’ ironico? Di solito eravamo noi quelli senza cuore, gli assassini, ma ora il mietitore è diventato vittima, no? Sarà un qualche scherzo del karma che me la vuole far pagare, non trovate? Non è ironico?! – urlo, alzandomi in piedi. –Io lo amavo – dico, in un soffio, prima di lasciarmi andare di nuovo sulla sedia, quasi come se le mie gambe non reggesse più.
“Perché parli al passato?” chiedi, allarmato. “Perché hai detto che mi amavi?” sei preoccupato. “Non cambiare il modo con cui pensi a me, per favore, veniamo dalla stessa storia” 




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xCyanide's Corner
Credo non ci sia niente da dire su questo capitolo, anche perchè l'ho letto e riletto talmente tante volte per controllarlo che ormai ha perso significato LOL
Volevo ringraziare come sempre le persone che recensiscono, mettono tra i preferiti e leggono. Vi amo una per una.

Alla prossima, xCyanide

  
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