Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: formerly_known_as_A    12/07/2012    4 recensioni
Islanda ha pensato che un viaggio lontano dal se stesso fisico potesse fargli soltanto del bene. A volte succede. A volte gli sembra che l’isola sia troppo piccola, troppo vuota, persa com’è in mezzo al mare. A volte ha bisogno di allontanarsene per rendersi conto di quanto sia bella.
E non c’è nessun avvenimento che gridi ‘vattene’ come una separazione.

{Personaggi: Islanda, Olanda, Danimarca}
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danimarca, Islanda, Paesi Bassi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Si sveglia contento, nonostante la stanchezza accumulata il giorno prima renda il risveglio un po' traumatico.

Si dice che non gli importa, perché il giorno prima è stato particolarmente divertente. Ed ha amato il modo in cui è terminato. La sala da concerti era meravigliosa e l'acustica praticamente perfetta. Ha fantasticato sulle probabilità di suonarci, per poi concentrarsi soltanto sulla musica.

Cosa più che positiva, Jan non sembra detestare la musica classica, al contrario di ciò che pensava... è uscito anche lui dal teatro con il sorriso sulle labbra.

E, nonostante la stanchezza, hanno passato un po' di tempo seduti sul muretto che delimita il laghetto della Museumplein, a parlare, semplicemente.

Sta diventando sempre più facile comunicare, anche se sembrano tanto diversi... non può che esserne contento.

Si sveglia di buon umore, quindi, pensando a cosa potrebbe dirgli in seguito, parlando di sé, di quello che gli piace, di quello che pensa. Quando si accorge di non pensare affatto a cosa vedranno, concentrandosi invece sull'olandese, arrossisce e si da' dell'idiota.

In fondo, è lì solo per fare il turista, no?


L'incontro è decisamente imbarazzante. Se potesse si metterebbe a gridare non appena l'olandese gli mostra il fiocco che sembra appena stirato, facendogli ricordare che gliel'ha lasciato intorno al polso quando sono tornati dalla pista di pattinaggio.

L'apoteosi dell'imbarazzo, quando desidera soltanto fuggire, però, è quando l'olandese gli tira su il colletto della camicia e si impegna a fargli un fiocco, con una destrezza che non si sarebbe aspettato, ma comunque protraendo il contatto troppo per non andare nel panico.

Per fortuna non abbastanza da esprimere direttamente quel panico con un grido soffocato, in pieno stile piccola aquila appena nata. In poco tempo Jan torna a distanza di sicurezza ed il ragazzo si calma.

"Oggi andremo in uno dei miei posti preferiti."

Sta per dirgli che ha detto questo praticamente di tutto -pista di pattinaggio a parte-, ma il suo entusiasmo sembra genuino e lui non può fare a meno di sorridere e seguirlo, contando i suoi sbadigli. Ah, sembra che non abbia una buona resistenza!

Stanco?” chiede, seguendolo attraverso la folla. “Avremmo dovuto rimandare a questo pomeriggio, forse.”

L'olandese scuote la testa. “Oggi pomeriggio non sarebbe stato possibile, devo lavorare.”

Rallenta, depresso, chiedendosi se, per caso, le scene con il caffè del pomeriggio prima non l'abbiano spaventato. Rallenta così tanto da restare un po' indietro, così che Jan si volta con espressione confusa. Lo raggiunge in fretta, cercando di far finta di niente.

Credevo saresti stato contento che mi togliessi dai piedi per mezza giornata, puoi girare liberamente la città...” commenta, meritandosi uno strano sguardo dell'islandese, tra il ferito e deluso. La sua espressione diventa ancora più confusa.

A dire il vero, lui stesso non capisce cosa gli sia preso, non è offeso perché la guida lo abbandonerà per un pomeriggio, non pensa che sia una città pericolosa ed esplorarla da solo è qualcosa che non gli dispiacerebbe. Però... però lo stesso un po' del suo entusiasmo -che già è minimo, all'apparenza- si spegne, senza un motivo.

O forse solo perché l'olandese è una persona interessante, che gli piacerebbe conoscere meglio.


Cerca di fare finta di nulla, seguendolo fino alla fermata del tram, ma entrambi sono molto silenziosi. Ad Islanda sembra che quei dieci minuti siano eterni, ma si distrae guardando dal finestrino. I treni e i loro simili hanno sempre avuto un certo fascino, per lui.

Ricorda perfettamente la prima volta che è salito su un treno.

Era un ragazzino minuto, accanto ad un imponente Danimarca, sottomesso, ma fiero della propria cultura, abbastanza da sopravvivere nonostante gli inverni rigidi e la fuga del proprio popolo verso luoghi più ospitali.

Immaturo, nonostante l'età, il desiderio di indipendenza lo portava ad essere assolutamente contrario a qualunque cosa proponesse o facesse la Nazione che lo governava, come un adolescente. Solo dopo anni -quasi un secolo, a dire il vero- ha capito che Eirik e Islanda sono due parti separate della sua esistenza. Convivono, hanno bisogno l'una dell'altra, ma non approvare Danimarca non significa dover rifiutare per forza Matt.

Ma all'epoca non aveva voglia di ascoltare, era orgoglioso anche per ringraziare dei gesti della persona Matt, che cercava in tutti i modi di riparare il loro rapporto, seppure con un equilibrio mentale appeso ad un filo. Per questo aveva trattenuto l'emozione di quel viaggio fino a Parigi, si era sforzato di apparire annoiato davanti ad una città davvero bella. Ama viaggiare proprio per quell'episodio. Non è pronto a confessarlo al danese, per il momento lo ammette solo a se stesso e, conoscendosi, quello è già un traguardo.

A distoglierlo da quei pensieri ci pensa la mano di Jan, posata sulla spalla, che lo richiama fuori dal mondo malinconico dei motori a vapore, riportandolo ad Amsterdam ed avvertendolo che sono arrivati. Lo segue ancora in silenzio, a breve distanza. è molto presto, eppure le persone si fanno via a via più numerose.

Pare che non sia il posto preferito soltanto di Jan.

Non impiega molto a capire di cosa si tratti, perché è immediatamente investito da un profumo meraviglioso. Fiori. Ovunque, di ogni colore e forma, tutto intorno a loro. Sì, deve ammetterlo, è un luogo piacevole.

Un mercato dei fiori.

Lancia un'occhiata divertita al proprio accompagnatore, con un sopracciglio comicamente sollevato. Questo è il suo posto preferito? Davvero? Pare che l'olandese nasconda -sotto l'atteggiamento da teppista svogliato- una parte tenera.

Tu. E i fiori.” commenta, causando confusione nell'altro. “Scusami se non lo trovo un hobby da te. Virile.” aggiunge, sghignazzando ed avvicinandosi ad un banco pieno di semi e bulbi.

Non è il tipo da fiori. A dire il vero, tra un'educazione 'vichinga' ed il clima rigido, ha sempre pensato che coltivare fiori fosse roba da donne. O anche coltivare in generale. Immagina l'olandese con un fazzoletto in testa, chino sui fiori e gli viene da ridere.

Si trattiene soltanto perché non ne ha l'abitudine. E vuole anche evitare di rimanere a piedi, abbandonato nel mercato da uno Jan incazzato.

Virile? E cosa c'entra? A me piace.” ribatte con sicurezza lui, che lo segue, senza perderlo un momento di vista. Sembra sia abituato a quel tipo di obiezione, ma, anche se lo capisce, in realtà ancora si chiede come sia possibile.

Certo, nessuno crede mai che i ricami della tovaglia che usa nelle occasioni speciali siano opera di Svezia, ma lui è un caso a parte...

...e no, con questo non intende dire che è normale che ami il ricamo perché è gay. Anche Nor lo è, ma in qualsiasi faccenda -fosse anche fare una lavatrice- il fratello fallisce miseramente. E poi, non è il tipo di persona che ragiona per stereotipi.

Tutto quello che pensa vedendo lo svedese ricamare è che, un giorno, finirà per dover indossare dei fondi di bottiglia per vederci, ma ormai ha tanto l'abitudine ai suoi passatempi quasi femminili da non pensare ad altro. Bé, c'è sempre quella domanda insistente su come mani così grandi possano fare gesti così precisi, ma per quella si accontenta di studiarlo per ore mentre fa finta di leggere un libro.

Ha un che di affascinante, un omone del genere che riesce a fare cose così piccole e delicate.

Quindi non è una questione di stereotipo... è genuinamente sorpreso ed ha un senso dell'umorismo distorto. A maggior ragione quando la persona che tenta di impressionare gli interessa e non capisce come sia possibile.

"Non ti piacciono i fiori?" chiede all'improvviso l'olandese, facendolo sobbalzare, perso com'era tra i pensieri.

Si ferma a pensarci seriamente per almeno dieci secondi e, per tutto quel tempo, l'altro si accontenta di fissarlo con un bulbo in mano, perplesso dal suo perdersi.

Non è che non gli piacciano, ma... insomma, gli sono indifferenti? Preferisce attività meno faticose del giardinaggio, soprattutto se si tratta di fiori. Non ha mai pensato di far crescere dei fiori nella piccola serra che ha a casa. A dire il vero... è inutilizzata da tempo, perché di coltivare fragole ed altri frutti se ne occupava Lei.

"Non sono bravo ad occuparmi di esseri viventi." conclude, senza particolare tono di voce, ma, più ci pensa e più quella cosa lo deprime un poco. Fin da piccolo ha avuto grossi problemi a rapportarsi con gli altri. Non ha aiutato il voler testardamente seguire le orme di Nor, sembrare freddo ed irraggiungibile.

Certo, poi in altre situazioni è molto più spontaneo, però... ci vogliono anni per guadagnarsi la sua fiducia. Si considera un caso disperato.

"Non sono d'accordo." ribatte l'olandese, voltandosi per scegliere altri bulbi e facendoli impacchettare. Eirik pensa che siano per lui, per cui è sorpreso quando Jan si volta per porgergli il sacchetto, lo guarda, sembra voler dire qualcosa e si volta rapidamente verso l'anziana donna che si occupa della bancarella, facendola ridacchiare.

Che cosa si stanno dicendo? Cerca di allungarsi verso di loro, ma hanno assunto un tono cospiratorio e non li capisce.

Non dura molto, comunque, perché dopo pochissimo Olanda è di nuovo rivolto a lui e gli appunta al maglioncino un tulipano.

Resta a guardare la sua manovra, incrociando gli occhi sul fiore e cercando poi aiuto nella signora, che ridacchia e sospira. Che cos...?!

Jan? Quale parte della mia frase non ti era chiara? Ucciderò tutti questi bulbi, lo so.” protesta, indicando il sacchetto di carta.

Scommetto che non succederà.” ribatte l'altro, divertito, prima di portarlo nuovamente fuori dalla folla che via a via sta scemando. “Il mercato dei fiori è una tappa obbligata.” aggiunge, come a giustificarsi, sedendosi nuovamente alla fermata del tram.

Decide di lasciar stare, dicendosi che è un peccato che un bel regalo debba morire per mano propria. Forse può provare ad occuparsene. Forse può starsene a notte fonda a cercare su internet come non uccidere dei tulipani.

L'espressione soddisfatta dell'olandese è troppo simile a quella di Dan per non valere un tentativo. E, più per ricordo di quello, è perché ricorda cosa significa deludere quell'espressione che ci pensa un po', seguendo meccanicamente Jan nel tram.

Sì, può provarci. Anche se l'ultima volta che ha tentato di salvare qualcosa con internet si è rivelata disastrosa. Ci saranno sicuramente meno persone che gli suggeriranno di mangiarsi il bulbo, almeno.

Jan?” lo chiama, rendendosi conto -ed assumendo un colorito vermiglio, per questo- che non serve attirare la sua attenzione, perché l'ha già completamente. Esita, poi sospira.

Come se gli leggesse nel pensiero, l'altro gli si siede accanto, approfittando del fatto che il tram è vuoto.

Non ti arrabbierai se moriranno?” chiede, tenendo tra le dita il sacchetto e facendoci un buco, nervosamente.

L'olandese lo guarda semplicemente, divertito e scuote la testa. Per qualche motivo ha l'impressione che non stia mentendo. Forse l'importante era soltanto fare il gesto. Che sopravvivano o meno... insomma...

La mano che lo afferra per il braccio e lo trascina fuori dal tram, facendolo camminare ancora per un po', fino a giungere in un parco.

Gli cammina dietro, con occhi enormi, sorpreso che possa esserci un parco di quelle dimensioni in mezzo ad una città. Attraversano un ponte in legno come pensava esistessero solo nelle fiabe -ma forse l'insieme di verde, acqua e ponte lo trae in inganno- e finalmente Jan si ferma in un punto, non lontano da una serie di chioschi di cibi e bevande tipiche, ma piuttosto nascosto dagli altri.

Ci sono parecchie persone, nel parco, ma sono ben celati e sembrano comunque non fare caso a loro.

Si siede nell'erba accanto all'olandese, composto ed un po' a disagio per il silenzio ed andando ancora di più in imbarazzo quando alcune persone li fissano, per fortuna solo per poco tempo. Abbassa la testa per guardare la busta e si mette a leggere le istruzioni per approfittare della presenza di Jan per chiedere eventuali delucidazioni.

I tulipani sono fiori eleganti e dai colori brillanti. Sono i primi a fiorire in primavera.

Belli e romantici, i tulipani sono ideali per ogni occasione, ma, in particolare, per quelle più romantiche. I tulipani di colore rosso, ad esempio, sono quelli più significativi e significano amore vero ed eterno.

Sbarra gli occhi e gira rigidamente la testa verso l'olandese, che sembra molto concentrato sul filo d'erba che ha tra le dita. Si volta di nuovo verso il sacchetto, tentando di reprimere il pensiero che sta ridendo di lui e, nel frattempo, gli causa qualche anomalia, impedendogli di pensare lucidamente.

Non è sicuramente un messaggio. si ripete, scuotendo la testa.

Piantare i tulipani: hanno bisogno di molta luce e vanno piantati con la parte allungata verso l'alto, in Ottobre.

"C-com'è che ti piacciono i tulipani?" sbotta, talmente all'improvviso da farlo sobbalzare, segno che probabilmente si stava addormentando. O forse no. Da quando è diventato così agitato in sua presenza?

L'olandese alza lo sguardo, fissandolo come se avesse appena detto la cosa più stupida del mondo. O, almeno, così si ritrova a pensare, dandosi dello stupido.

"A te non piacciono?" chiede invece con naturalezza. "Non avrei dovuto comprare quei bulbi, ho capito. Posso portarli a casa e..." comincia, interrotto immediatamente dalla sua voce che pronuncia un no così fermo da sorprendere persino se stesso.

Jan gli fa un sorriso sincero e al povero Islanda sembra quasi che il cuore smetta di battere. Il che sarebbe stupido. E pericoloso, ma tant'è, gli sembra di non avere molto controllo del proprio corpo e dei propri pensieri, da quando è in quella terra sconosciuta.

No.” ripete, con più calma, stringendo il sacchetto. "Grazie." borbotta, posandolo accanto a sé ed appoggiandosi ai palmi, con la testa rivolta al cielo, per perdersi in quel blu limpido. Peccato sprecare una giornata del genere.

Non è il tipo da sole. Soffre terribilmente il caldo, ma, ogni tanto, giornate come quelle, limpide e serene, in un posto così bello e calmo, fanno un immenso piacere. Vorrebbe un libro, ma ha solo la guida turistica in tasca e quell'esiguo manuale sulla cura ai tulipani, da leggere.

Dove siamo?” chiede, ritrovando l'olandese ad occhi chiusi, sdraiato sull'erba e facendo un piccolo sorriso. Poca resistenza, eh? Chissà come arriverà al lavoro!

Si sente in colpa a fargli fare tutta quella fatica. Sospira e lo spinge con la mano per svegliarlo di nuovo.

Vuoi andare a casa? A che ora devi essere in ufficio?”

Jan scuote la testa, rimettendosi seduto e reprimendo uno sbadiglio. Che testa dura!

Volevo fare un giro del Vondelpark e prendere qualcosa da mangiare... Devo essere lì per l'una.” spiega, un po' controvoglia, dopo uno sguardo insistente dell'islandese, che sospira per l'ennesima volta.

Non mi sembri in grado di farmi visitare il posto. Possiamo mangiare qui.”

L'olandese esita, giocherellando con un nuovo filo d'erba. "Sono una pessima guida." commenta, lanciando il filo ed appoggiandosi al tronco dell'albero dietro di sé. Sembra pensare a lungo ed Islanda, che lo vede muoversi solo di sfuggita, essendo tornato a guardare il cielo, pensa che si sia di nuovo addormentato.

Conosco un buon ristorante. Ti va' di andarci stasera?” propone, dal nulla, facendolo voltare all'indietro quasi di colpo, stupito.

Prima i fiori e poi... è una specie di appuntamento, quello?

Apre la bocca per rispondere, rimettendosi seduto decentemente ed arretrando fino all'albero. Possono condividerlo senza problemi e senza essere troppo vicini e almeno può evitarsi un torcicollo epico.

Se mi porti fuori stasera rischi di addormentarti nel piatto.” commenta, leggermente divertito, notando come i suoi occhi fatichino a stare aperti. Ma quanti anni ha, otto? Ha bisogno di dodici ore di sonno come i gatti.

Potrei dirti qualsiasi cosa, Jan, stai attento.” lo rimprovera con un sorriso, prima di sospirare e tirare fuori la guida, cercando il Vondelpark nell'indice ed andando a leggere quello che dice. Niente di esaltante. Un parco. Le persone vengono a leggere e fissare gli altri in modo inquietante come la vecchietta che si è messa a lavorare a maglia su una panchina proprio di fronte a dove sono seduti ed ogni tanto ridacchia da sola.

Qualsiasi cosa dica la guida, lo sa, sarebbe mille volte più interessante se detta dall'uomo che sente a mano a mano appoggiarsi alla sua spalla e lottare contro il sonno. Ormai nessun posto in quella città è interessante senza quella guida particolare.

Sospira e si mette a cercare posti da visitare senza di lui, posti che magari potrebbero annoiarlo o non sarebbero visitabili con l'olandese accanto a metterlo a disagio. Oh, ma ora è perfettamente a proprio agio, com'è possibile? Forse perché l'altro dorme?

Mette un segno al Ketelhuis e scorre ancora per cercare qualcosa da fare. Forse dovrebbe prendere una bicicletta e perdersi volontariamente in quel intreccio di vie? Uhm, Dan si lamenta sempre del suo modo di girare in bicicletta e forse non è il caso. Sarebbe meglio avere qualcuno a fermare la propria impulsività alla guida.

Ketelhuis sia, allora. Anche se la guida parla di non specificati film d'autore. Se li farà bastare, in mancanza di libri in una lingua comprensibile.

L'olandese accanto a sé si agita e crolla di lato, ormai addormentato -un bambino!-, rischiando di cadere sull'erba. Sbuffa -ed è più una risata soffocata, la propria-, attutendo la caduta, ma bloccandosi quando l'altro si sistema sulle sue ginocchia, facendo un sospiro soddisfatto.

Bastardo.” sibila, lanciando un'occhiata preoccupata alla vecchietta stalker e lasciandosi sfuggire un gemito di disapprovazione davanti al suo discreto e silenzioso applauso.

Il mondo intero complotta per farlo imbarazzare.

Nonostante questo, però, sorride quando infila le dita tra i capelli dell'olandese, approfittando del suo sonno per accarezzarlo.


Il peggio è che Jan non si stupisce neppure un po' della posizione in cui si sveglia, uno sguardo di fuoco pronto a disapprovare il suo lungo pisolino. Islanda ha avuto il tempo per impararsi tutta la guida a memoria ed è ad un passo da lanciargliela in testa di taglio, tanto per aggiungere un'altra cicatrice alla fronte.

Le due ore di sonno profondo da Biancaneve -ed Eirik nota con profonda soddisfazione che quel nomignolo riesce ad imbarazzare un uomo di oltre un metro ed ottanta- sono quasi perdonate dopo che l'olandese gli fa fare il giro di tutti i chioschi, comprando per ognuno qualcosa di tipico, ma, in particolare, cinque o sei tipi diversi di aringa.

Dopo quello, potrebbe perdonarlo, se non finisse con il guardare l'ora per l'ennesima volta, decretando di essere in ritardo e doverlo lasciare alla sua libertà provvisoria.

A nulla valgono le proteste mentali del ragazzo. Nessuno le sente, in ogni caso.

Passa l'intero pomeriggio a non capire nulla di quello che succede sullo schermo, convinto com'era che non fosse poi così traumatico il passaggio da una lingua all'altra.

Bé, si sbagliava. E le sei ore che lo separano da quell'appuntamento -non si può definire in altro modo, soprattutto quando Jan gli invia un messaggio che usa proprio quel termine- sembrano interminabili.


Continua a camminare di fronte al palazzo, nervoso, le mani in tasca e qualcosa che gli pizzica orribilmente la schiena.

Si porta la mano dietro, sbarrando gli occhi quando incontra l'etichetta della camicia, staccandola e voltandosi di nuovo verso l'entrata. Ritrovandosi, di fatto, a dieci centimetri dall'olandese.

Quasi grida per la sorpresa, sventolando il cartoncino e cercando di infilarlo in tasca, facendola invece cadere.

Non volevo spaventarti.” si scusa Jan, raccogliendolo e buttandolo nella spazzatura, avvicinandoglisi per spezzare il pezzettino di plastica con i denti.

Certa di trattenere un brivido nel sentirlo respirare sulla nuca, ma è già tanto non andare in iperventilazione. Per fortuna quella vicinanza non dura troppo e può riprendere a respirare normalmente dopo pochissimo.

Cos'hai fatto senza il vecchio tra i piedi?” chiede l'olandese, guidandolo verso -spera- una fermata del tram. La camminata avanti ed indietro l'ha ucciso. Forse anche emotivamente, troppo nervosismo in così poco tempo.

Sono andato in un cineclub a guardarmi la programmazione della giornata.” risponde, vergognandosi, improvvisamente, perché ha l'impressione di essersi rovinato la giornata. Ma per lui non è stato un pomeriggio libero da Jan... è stato un pomeriggio in solitudine quando non ne aveva assolutamente bisogno.

Avresti dovuto dirmelo, ti avrei accompagnato un altro giorno ed avrei tradotto.”

Sì, certo, sussurrandomi all'orecchio per tutte le cinque ore.” ribatte, sarcastico. Gli basta una rapida occhiata all'olandese per rendersi conto che è dannatamente serio.
“...che tram dobbiamo prendere?” chiede, senza sapere esattamente cosa stia dicendo e controllando nelle tasche di avere il telefono.

Oh, perfetto, l'ha dimenticato. E non ha avvertito. Come minimo Dan chiamerà la NASA.

Il quarantotto... tutto bene?”

Annuisce, odiandosi per aver dimenticato in quel modo qualcosa di così vitale.

Ho lasciato il telefono in camera.”

Ne avrai bisogno?”

Per il taxi, forse...” azzarda, cercando di guardarlo negli occhi il meno possibile.

Ti accompagno fino all'albergo, non preoccuparti.”

No, Jan, non capisci, ora mi sto preoccupando.


Il ristorante è... non sa che cosa pensare per prima. Sì, forse che il ristorante è una nave. Oppure che il posto sembra deserto, all'esterno, con solo il rumore dell'acqua. O ancora che è una diavolo di nave che galleggia sull'acqua ed è un ristorante.

È il ristorante più figo che abbia mai visto. Gli importa poco che non ne abbia visti poi tanti o cose del genere. Già da subito, nonostante il viaggio silenzioso, lo adora ed è grato a Jan per averlo portato in un posto del genere.

Figurarsi quando scopre che sono in uno dei posti migliori, da cui possono ammirare le luci della città da una parte e del porto dall'altra.

Il menu non è dei migliori e di sicuro non è tipicamente olandese, ma è decisamente troppo impegnato a guardarsi intorno per notarlo.

Jan gli lascia il tempo di abituarsi a quella meraviglia, senza parlare, ordinando solo per entrambi come hanno pattuito durante il viaggio ed osservandolo per il resto del tempo.

Ci mette un po' ad accorgersene, ma, stranamente, si sente abbastanza a proprio agio da non nascondersi o rispondergli male. Lo guarda a propria volta, cercando di ignorare la candela accesa tra loro -è solo per far luce- e facendo un sorriso timido.

Grazie. È veramente un bel posto, Jan. ”

Olanda annuisce e all'islandese sembra, all'improvviso, che sia lui quello in imbarazzo.

Uhm. Oggi ho visto una locandina. Un posto che si chiama...” si ferma a pensare, cercando di visualizzare l'entrata del cineclub. “Sì, ecco, Bimhuis! Lo conosci? Pensavo che potremmo andarci, fanno musica jazz e visto che ti piace... bé, voglio ricambiare!” esclama, mentre il sorriso timido scompare.

Jan ha un'espressione indecifrabile sul volto. Non sa se può essere tradotta con rabbia o stupore o qualcosa di più positivo, ma è abbastanza per farlo tacere.

Resta in silenzio, inquieto. Ha detto qualcosa di sbagliato? L'ha offeso? Non ha capito quello che gli piace o ha frainteso?

Che c'è?” sbotta, sembrando, involontariamente, stizzito.

L'olandese sembra rendersi conto del silenzio calato su entrambi e si riscuote.

Pensavo... sei molto più complesso di quello che pensassi. Alle riunioni sei sempre così composto ed imperscrutabile da sembrare un clone di tuo fratello.” spiega, giocherellando con il bicchiere.

Un commento del genere dovrebbe, di norma, non piacergli molto. Con gli sforzi che fa per somigliargli, quell'affermazione dovrebbe irritarlo. Invece gli fa piacere.

Siete profondamente diversi.” aggiunge Jan, con un sorriso compiaciuto. “Mi aspettavo una settimana di tortura, dalla quale mi sarei dovuto riprendere con un mese di terapia.”

Mio fratello non è così pessimo. È solo particolare.”

Particolarmente bravo ad uccidere l'autostima degli altri.”

Ehy! Non è affatto vero!” protesta, nonostante sappia che l'olandese ha perfettamente ragione.

Vuoi dire che non si divertirebbe a demolire ogni minima cosa?”

Si ferma, prima di rispondere, scoppiando a ridere ed ammettendo la sconfitta.

Assolutamente. Però dentro di sé farebbe un sacco di complimenti... finirebbe anche per comprare libri pieni di foto di Amsterdam perché sarebbe troppo orgoglioso per scattarle lui stesso ed ammettere che la città lo interessa.” gli spiega, con un sorriso.

Jan sbatte più volte le palpebre, chiedendosi probabilmente come diavolo funzioni Nor, poi scuote la testa, prende il bicchiere e lo fa tintinnare contro il suo.

Per fortuna hai una personalità più interessante e comprensibile.”


Parlano in continuazione, al ritorno. Forse per l'alcol, forse perché sono finalmente in confidenza, hanno finalmente trovato quel qualcosa che li sbloccasse, è come se si conoscessero da secoli.

A più riprese ha voglia di prendergli la mano e tenerla semplicemente, stupendosi del gesto, ma è abbastanza lucido da dirsi che non è il caso.

Questo, ovviamente, prima che l'olandese gli passi un braccio intorno alle spalle, avvicinandoselo con tutta la naturalezza del mondo.

Il distacco è imbarazzante come l'incontro della mattina. Quasi. L'alcol aiuta, ma resta sempre la sensazione di essere bloccati l'uno di fronte all'altro da venti minuti, tirando fuori argomenti fuori dal mondo per trattenersi a vicenda.

È una sensazione che lo scalda a livello del viso e del petto in modi diversi, ma per nulla spiacevoli.

È stata... una bella serata, Jan.” riesce a balbettare, strappandogli un sorriso.

Grazie.” mormora l'olandese, apparentemente nelle sue stesse condizioni.

Si allontana di un passo, ma l'altro lo segue, aprendo la bocca per dire qualcos'altro, ma ripensandoci quasi subito.

Ha il cuore nelle orecchie. O nella gola.

Lo sente in quindici punti diversi, è normale? È così che si sentono gli eroi di Hyrule? A che diavolo sta pensando?

Più a nulla, all'improvviso. Ecco, perché Jan decide di fare l'unica cosa possibile. Un bacio, diverso dal cliché, sulla fronte, ma Islanda si considera soddisfatto per quel lungo bacio tenero.

E scoprire che gli basta davvero, per coronare una serata perfetta, lo fa sorridere a lungo, mentre saluta con la mano Olanda e corre in albergo.


Quando torna in camera, butta giacca e scarpe alla rinfusa, sdraiandosi poi sul letto, esausto ma felice.

Nel buio della stanza il telefono emette una luce bianca, facendogli ricordare che l'ha dimenticato e prendendolo. Trenta chiamate senza risposta.

Crederà che Jan mi abbia venduto al mercato nero.” sussurra, ad occhi sbarrati, dando una rapida occhiata all'orologio che segna le due e trenta.

Decide che è meglio chiamare, ben conscio che Den non stia dormendo, perennemente preoccupato com'è del proprio figlioletto adorato.

Come volevasi dimostrare: basta un solo squillo per sentire la sua voce preoccupata che pronuncia il suo nome.

Non sono stato venduto.” taglia subito, con un minuscolo sorriso.

Non avevo nessuna intenzione di vendere tuo fratello per ricomprarti.” ribatte il danese, stizzito e, probabilmente, anche molto offeso. Di sicuro deve essersi preoccupato a morte.

Figurati. Come se non sapessi che saresti venuto a prendermi con l'ascia tra i denti, due mitra nelle mani ed una fascia a tenerti quei capelli stupidi.” lancia, con un sorrisetto, immaginando la scena.

Tu frequenti troppo Peter.” borbotta il danese ed Eirik se lo immagina benissimo incrociare le braccia, imbronciato. “E i miei capelli non sono stupidi, Norge Secondo. Sei invidioso perché i tuoi non sono belli come i miei.”

Ridacchia, rendendosi conto che, sì, a volte gli viene naturale assumere in modo esagerato gesti e modi di comportarsi del fratello, non è solo imitazione.

Sono andato a cena fuori e poi mi ha...” no, cosa stai dicendo? Devi parlare di un'ipotetica lei, giustificarti con lei! “L'ho accompagnata a casa.” si corregge.

Come la chiama, ora? Non è bravo a mentire, non si ricorda mai quello che racconta.

Che principe!” lo punzecchia Dan, divertito, facendolo arrossire. Principe? Ancora con questa storia? “E poi? Non racconti nient'altro? C'è stato qualcosa?”

Ok, il lato comare del danese gli mancava. Certo, ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma tant'è.

Cerca di non morire soffocato per la domanda, ricordandosi la scena del bacio -sulla fronte, poi! Perché si agita tanto?!- da trenta angolazioni diverse. Fosse uno scontro frontale tra due automobili lo capirebbe anche, ma un bacio?

Mi ha detto che vorrebbe venire a trovarmi e che l'Islanda gl... le sembra meravigliosa, una terra magica.” balbetta, tentando inutilmente per non considerarli complimenti personali.

Vuol dire che continuerete a vedervi dopo, è una buona cosa.” ribatte il danese e lo sente chiaramente più rilassato, sinceramente contento.

Non osa immaginare la sua faccia, se solo sapesse la verità.

Ha detto che assaggerebbe l'hákarl.” aggiunge, entusiasta.

Un momento di pausa, poi il suono distinto del danese che deglutisce.

Le hai detto che cos'è?”

Ovvio.”

Questa volta non c'è nessuna pausa ed il tono è dannatamente serio.

Sposala. È perdutamente innamorata.”

Scoppia a ridere, nonostante l'imbarazzo di quella bugia. Non pensa che Dan sarebbe tanto entusiasta, sapendo di chi si tratta.

Pabbi?”

Silenzio. Da parte propria, solo il battito furioso del cuore, come dieci minuti prima. Di paura o di emozione? Non riesce a capirlo. Ma è un notevole passo in avanti e lascia al danese un momento per riprendersi.

Tu credi nelle relazioni a distanza?” aggiunge, tremendamente serio.

Ne ho una che dorme nel mio letto. E spero lo faccia per altri cento anni, almeno.”



Note dell'autrice

Dopo questa, ci vediamo tra due mesi <3

Vado all'estero fino (spero) metà settembre e mi sarà quasi impossibile aggiornare. Se ho tempo, però, non escludo un nuovo capitolo la settimana prossima o quelle successive, ma è ancora troppo presto per dirlo, quindi, per sicurezza, sono in hiatus fino al mio ritorno!

Grazie per le recensioni, mi fanno davvero piacere, anche se non rispondo a tutti subito, a volte sono poco ispirata :3

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: formerly_known_as_A