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Autore: SweetTaiga    12/07/2012    6 recensioni
"Ma se l’Amore che dice è una stretta al petto dovuta alla sua mancanza, un colpo al cuore ogni volta che mio padre rievoca con disgusto il suo nome, un sorriso ogniqualvolta mi addormento pensando a lei, allora ha ragione.
Forse i Malfoy non provano amore, ma Draco si."
Quando l'Amore trionfa, l'Odio cerca il modo di ostacolarlo. Sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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35. C’è un posto anche per noi?



 

E adesso dove sei? Non ci incontriamo mai. Sei un graffio in questo cielo come me.



«Forse non tutti sapete cosa sia un Horcrux », esordii guardandomi intorno e soffermandomi per un attimo sui volti dei Serpeverde.
Io, Hermione e Ron abbiamo ritenuto saggio accennare ai nostri compagni di casa e a Luna della loro esistenza; siamo andati contro i desideri di Silente, eppure sento di aver fatto la cosa giusta.
Stiamo combattendo insieme questa guerra, ed è loro diritto sapere per cosa stanno rischiando la loro vita.
Abbiamo cercato, tuttavia, di non spiegare loro a cosa servissero esattamente gli Horcrux, e loro hanno evitato di porre domande indiscrete.
Sanno che li sto cercando, sanno dei miei viaggi, ma non sanno cosa tali oggetti rappresentino.
Forse l’abbiamo fatto per proteggerli, o magari solo per proteggere noi stessi dai loro sguardi timorosi e preoccupati.
Andare a caccia di frammenti dell’anima dannata di Voldemort non è esattamente ciò che si augurerebbe ad un amico.
Colgo per caso l’espressione interrogativa di Hermione, e seguendo il suo sguardo vedo Daphne abbassare gli occhi. Sento la mia amica intervenire nella discussione, prendendo subito in mano la situazione. « Daphne, c’è qualcosa che dovremmo sapere? », le chiede, attirando l’attenzione dei presento.
Tutti si voltano automaticamente verso di lei.
Quando alza lo sguardo su Hermione, gli occhi di Daphne sono completamente vuoti, come se i ricordi di cui sta per parlarci non appartengano a lei. « Una notte il Signore Oscuro venne a casa… nostra. Mio marito stava tentando ancora una volta di convincermi a farmi imprimere il Marchio Nero, ma appena il suo iniziò a bruciare si allontanò in fretta dalla camera da letto, minacciandomi di morte istantanea nel caso in cui avessi abbandonato la stanza per origliare.
Le sue minacce non fecero molto effetto. Ho smesso ti temere la morte nel momento in cui ho capito quale sarebbe stata la mia vita futura accanto a quell’uomo. In ogni caso, per alcune ore rimasi in silenzio a godermi la tanto desiderata solitudine. Mi sembrava di essere tornata libera, seppur chiusa in una camera tetra e spartana. Non avrei mai pensato che l’arrivo di Lord Voldemort potesse rappresentare una salvezza, una fonte di consolazione, eppure è ciò che provai in quelle poche ore.
Poi divenni improvvisamente consapevole della gravità della situazione. Se il Signore Oscuro si era presentato con tale foga nel bel mezzo della notte, doveva sicuramente essere successo qualcosa di importante.
Scesi le scale lentamente, attenta a non emettere alcun rumore. Una volta arrivata nei pressi del salotto, dovetti sforzarmi per ascoltare la voce sibilante e melliflua del Signore Oscuro e per comprendere il discorso. Parlava di qualcosa da proteggere, di qualcuno da fermare, di un posto in cui dirigersi », disse.
Il respiro dei presenti è completamente azzerato. Tutti la osserviamo corrucciare le sopracciglia in una smorfia di dolore, nel tentativo di ricordare con esattezza le parole di Voldemort.
Sento Hermione muoversi nervosamente a pochi centimetri da me, immagino Ron mentre si tormenta le mani per l’ansia crescente. Intercetto lo sguardo di Ginny che, con mia sorpresa, mi concede un sorriso rassicurante.
Siamo uno strano quadretto, tutti riuniti in questa stanza ad ascoltare qualcuno che credevamo scomparso, insieme a persone che non avremmo mai voluto frequentare, a parlare di qualcosa che avremmo preferito non sapere. Ma siamo tutti coinvolti. E, in qualche modo, Hermione e Draco sono stati gli elementi principali di questa momentanea resa.
Daphne si guarda per un attimo le mani prima di emettere un profondo sospiro e ricominciare a parlare. So già dove vuole arrivare, ma sentirlo dire ad alta voce conferisce maggiore veridicità e credibilità alla realtà stessa.
« Mio marito soppresse un urlo di terrore al sentir nominare ciò che doveva nascondere da occhi indiscreti: Horcrux. Non conoscevo il significato di tale parola, eppure leggere la paura negli occhi di uno dei più temibili mangiamorte della nostra era fu un motivo sufficiente per salire in fretta le scale e abbandonare definitivamente ogni tentativo di origliare quella conversazione.
Quella notte non tornò in camera da letto. Eppure la serenità che avevo provato poche ore prima svanì con la consapevolezza che stava succedendo qualcosa di tremendo, capace di spaventare persino i seguaci di Voldemort. Quando vidi la mano di quell’uomo tremare impercettibilmente mi convinsi a chiedergli spiegazioni. Domandai cosa fosse un Horcrux, e quale missione gli aveva affidato il Signore Oscuro.
Mi aspettavo una punizione esemplare per tale atto di sconsiderata curiosità. Invece lui rise di una risata glaciale e fissò i suoi occhi piccoli e vuoti nei miei. “E’ qualcosa che una mente insignificante come la tua non può immaginare”, disse. “E’ ciò che rende invincibile e al tempo stesso invulnerabile il mio Signore”. Poi disse che sarebbe partito, che prima o poi, forse, sarebbe tornato. Dopo che si fu smaterializzato decisi di scappare. Sapevo che non mi avrebbe cercata, non quella volta: aveva una missione ben più importante di una moglie infedele da portare a termine ».
Tutti, all’unisono, tratteniamo il fiato.
E’ con un moto di triste consapevolezza che do voce alla domanda di cui tutti vogliono conoscere la risposta.
« Qual era questa missione? », chiedo, aggiustandomi con finta tranquillità gli occhiali sul naso.
« Fermare te, Harry. E, se necessario, ucciderti »



E adesso come stai? Sei sola come sei? Dai i calci alle tue sere come me?



« Cosa ci fa lei qui? ». domando per l’ennesima volta, ancora incredulo.
Sono più di due ore che ci guardiamo senza proferire parola, seduti ai lati opposti del mio letto scomodo e malmesso. Ogni tentativo di iniziare una conversazione è stato annientato dalla nostra testardaggine nel non voler rispondere in alcun modo a nessuna domanda sul come e sul perché fossimo entrambi in quello sciatto albergo babbano.
« Ovviamente sono venuto a prenderti, Draco », risponde.
« Ti ha mandato Voldemort? »
Nonostante io sappia che non è devoto a Voldemort, non posso fare a meno di considerare tale eventualità. In fondo ha finto di obbedirgli per molti anni, portando a termine innumerevoli missioni. Trovarmi e uccidermi potrebbe essere una di queste.
Un senso di diniego con capo è l’unica risposta che mi concede.
« Tua madre è preoccupata », aggiunge poco dopo.
« E’ stata lei ad avvisarmi. Doveva immaginare che, codardo come sono, sarei scappato », rispondo, senza lasciar trasparire alcun barlume di emozione. Nostalgia, rabbia, impotenza: metto a tacere tutto ciò che provo, di nuovo, come quando ero bambino, come facevo prima di conoscere Hermione.
Come leggendomi nel pensiero, lui scuote la testa esibendo ciò che in teoria dovrebbe essere un mezzo sorriso.
« Sa  che sei scappato, certo. Ma non per i motivi che vuoi far credere a tutti ».
Improvvisamente ricordo chi ho davanti. L’uomo che mi ha visto crescere, che mi ha difeso, che mi ha osservato in silenzio, che spesso ha preso il posto di quel padre che così tante volte non si è meritato tale appellativo.
Severus Piton mi guarda come sempre, come se non fossi mai cambiato, come se fossimo nel suo studio a Hogwarts, a discutere del mio voto in pozioni o dell’imminente partita di Quidditch contro Grifondoro.
« Torna a casa, Draco », mi dice ancora una volta.
Solo una domanda affolla la mia mente: « Perché? ».
Lui sospira, e improvvisamente mi appare molto più vecchio, molto più stanco, molto più simile a Silente.
Lui, Piton, l’uomo imperturbabile e indistruttibile capace di guardare il mondo con indifferenza. Lui che ha sempre rigato dritto per la sua strada, incurante di ciò che la gente pensasse dei suoi comportamenti. Lui che mi ha dato il coraggio di voltare pagina, di comprendere quale fosse la parte dei buoni. Lui che pur fingendo di sostenere il Signore Oscuro ha sempre sostenuto Silente e le sue stravaganti idee di pace e amore.
Lui che dietro l’odio custodiva gelosamente l’amore.
Lui, a cui io assomiglio molto più di quanto pensassi.
« Ti ho già raccontato la mia storia », sussurra lentamente.
Io mi limito ad annuire. Lily Potter, quel tonto di James, il loro sacrificio, e poi Potter, il Bambino-che-è-sopravvissuto, tutte quelle stronzate sulla forza dell’amore.
Eppure ora ci credo. Sono cambiato e credo nell’amore.
« Io ho dovuto difendere suo figlio perché non ho avuto la forza necessaria per amarla alla luce del sole e per salvarla », aggiunge con un tremito nella voce rauca. Poi fissa gli occhi nei miei. « Non fare il mio stesso errore. Vai lì e proteggila. Non sperare di poterla salvare da lontano, non gettarla tra le braccia di altri che sicuramente la difenderanno, ma non potranno mai amarla come la ami tu ».
Rivedo nei suoi occhi tristi la storia della sua vita.
Tremo, ma non è per il freddo, né per la paura.
Poi Piton si alza e mi guarda per l’ultima volta, prima di darmi le spalle.
« Andiamo », dice con voce autoritaria. Ma questa volta non è un ordine né un consiglio.
Ha solo dato voce a ciò che volevo fare sin dal momento in cui ho deciso di partire: tornare.
Ma proprio mentre sto per compiere quel passo decisivo verso Piton, verso il futuro, verso Hermione, qualcosa attira la nostra attenzione.
Voci, passi, schianti, incantesimi, urla.
Poco tempo dopo un uomo coperto da un mantello nero e da una maschera inquietante irrompe nella stanza.
Faccio appena in tempo a scorgere le labbra di Piton che mimano qualcosa che somiglia a un “ti salverò”, prima che scompaia nel nulla.
Senza opporre resistenza mi lascio trascinare via dai Mangiamorte.
Mi sono appena giocato ogni speranza di salvezza. E tu, Hermione? Tu sei salva?



E oggi cosa fai? Ti muovi poco e stai con tanti dubbi intorno, come me.



« Tu lo sapevi!  E non hai fatto nulla per fermarlo! Stronza, traditrice! »
Mentre certo di trattenere Ginny che, imbizzarrita, tenta di uccidere Daphne, riesco pian piano a mettere insieme tutti i pezzi di questa storia.
Nella stanza, se non fosse per le urla della mia migliore amica, regna un silenzio carico di significati appena afferrati e consapevolezze appena acquisite. « Ginny, calmati. Anche volendo cosa avrebbe potuto fare? », cerco di dirle.
« Hermione! », mi urla lei di rimando.  « Osi difenderla? Harry è quasi morto! Per colpa sua! Avrebbe dovuto uccidere quel mangia morte schifoso prima che potesse partire e far del male a Harry! ».
Daphne, immobile a pochi passi da noi, non ha ancora pronunciato una sola parola.
« Smettila », dice semplicemente.
La sua voce lugubre, carica di sofferenza e dolore, costringe persino Ginny a smettere di dimenarsi.
« Pensi che non avrei voluto ucciderlo? Pensi che non avrei desiderato liberarmi di lui? E poi traditrice di cosa? Non siamo mai stati amici, non ho mai sognato di sacrificarmi per salvare il grande Potter. Siamo serpi, ricordi? Non siamo Grifondoro impavidi che accorrono a salvare il culo di ogni malcapitato. Non siamo come voi. A volte vorrei esserlo, ma non lo sono.
Non so andare incontro al pericolo con sangue freddo: se posso scappare, scappo. Se posso nascondermi, mi nascondo. Se posso evitare di farmi uccidere per salvare qualcuno che comunque non ha bisogno del mio aiuto, evito di immischiarmi.
Se tu ragionassi un attimo, capiresti che è impossibile che un misero Mangiamorte di mezza età abbia potuto conciare in questo modo colui che più di una volta ha sconfitto il Signore Oscuro.
Harry poteva farcela contro di lui.
Io no, cara Ginny. Io non ho la sua forza, non so padroneggiare gli incantesimi come fate voi, non ho partecipato a nessun Esercito perché negli ultimi tempi ho dovuto fare i conti con branchi di mangiamorte che con un sorriso tirato e la bacchetta in pugno si congratulavano per il mio matrimonio con uno di loro. Ma cosa ne sai tu? I Grifondoro seguono sempre il cuore. Voi non provate rimpianti, rimorsi, nostalgia per ciò che non avete potuto avere. Voi avete tutto e subito. Se amate, lo dite. Se odiate, attaccate.
Tra noi non è così, piccola stupida.
Se ti trovi dalla parte sbagliata della battaglia, o obbedisci o vieni ucciso.
Non abbiamo vie di mezzo.
Quindi smettila di accusarmi, insulsa ragazzina ».
Vedo Fred, George e Ron muoversi verso Daphne, probabilmente per difendere la sorella da quegli aggettivi poco decorosi.
Io mi limito a liberare Ginny dalla mia stretta. Non ho pensato neanche un secondo al fatto che Daphne avrebbe potuto salvare Harry: Harry si salva da solo.
Prima che possa scoppiare un nuovo litigio tento di riprendere in mano la situazione.
« State calmi, ora. Harry non ha finito di raccontare cosa gli è successo », affermo a voce alta.
Per una volta ringrazio il mio tono autoritario, e soprattutto l’essere l’unica persona armata nella stanza.
Mettendo bene in mostra la bacchetta, in modo che serva da monito per chiunque volesse intervenire, mi siedo di nuovo accanto a Harry.
Non siamo qui per ucciderci a vicenda.
Harry tossisce un paio di volte. « Ehm.. Daphne, tuo marito è morto. Era un mago alquanto mediocre, nonostante la faccia da bruto. Ma sono felice che tu non sia intervenuta: è stata la sua morte a darmi la possibilità di fuggire. I Dissennatori si sono fiondati su di lui ».
Percepisco chiaramente il sospiro di sollievo di Daphne e Blaise, ma al tempo stesso non posso che allarmarmi per le parole di Harry.
« Dissennatori? », domandiamo in coro io e Ron, avvicinandoci di più a lui.
« Sì. Sono spuntati dal nulla mentre stavo affrontando un drago », spiega Harry. Prima che la presenza nella storia di un drago scateni nuove domande, si affretta a continuare.
« Stavo cercando un Horcrux. Ormai penso abbiate capito tutti di cosa si tratta. Seguivo una pista, ho cercato di scavare nel passato di Voldemort…  Ma ho dato retta agli indizi sbagliati. L’arrivo dei Mangiamorte mi ha distratto dal combattimento col drago, che non ha esitato ad attacarmi ». Harry accompagna le parole ad un gesto della mano, con cui scopre un profondo graffio sul braccio.
« Poi, ovviamente, ha iniziato a sputare fuoco ». Questa volta non ha bisogno di mostrarci altro: la sua guancia sinistra è gravemente ustionata, ma guarisce in fretta grazie alle erbe mediche che io e Ginny vi abbiamo applicato.
« Io mi sono salvato, ma alcuni Mangiamorte, presi alla sprovvista, sono stati carbonizzati. Erano rimasti solo in tre: non so chi di loro abbia chiamato i Dissenatori, ma poco dopo persino il drago ha smesso di dimenarsi.
Le nostre forze venivano lentamente prosciugate, ogni barlume di gioia spazzato via. E’ stato in quel momento che ho avuto un’illuminazione: ho lanciato una maledizione verso uno dei Mangiamorte – tuo marito, Daphne – ed il suo dolore ha attirato i Dissennatori, permettendomi di allontanarmi quanto bastava per evocare un Patronus e materializzarmi a Hogwarts. Il resto della storia lo conoscete », conclude Harry con un sospiro stanco.
Prima di continuare la nostra riunione mi avvicino a lui. « La prossima volta che vai alla ricerca di un Horcrux da solo, se torni vivo ti uccido io », gli sussurro.
Faccio appena in tempo a percepire la risata di Blaise, che Luna si schiarisce la voce.
« Anche noi abbiamo qualche novità di cui forse nemmeno tu, Hermione, sei aggiornata », dice sottovoce. Dopo una lunga pausa, è Neville a intervenire. « Voldemort sospetta di Narcissa ».
Tutti capiamo perfettamente la gravità della cosa, tranne i Serpeverde.
Prima che possano pormi qualsiasi domanda alzo una mano per fermarli.
« Penso che ora tocchi a me », dico semplicemente.
Anche questa volta il silenzio cala sulla stanza.
Devo far luce su tutto ciò che è accaduto, mostrare i miei sentimenti e i miei dubbi, condividere con loro tutto ciò che ho appreso durante le mie visite notturne.
E tu, Draco? Tu puoi condividere con qualcuno il tuo dolore?



E non ti accorgi mai, non ci accorgiamo mai, di quanto amore brucia, come noi.
C’è un posto anche per noi, anche per noi, in questo angolo di mondo strano.

 
 




NOTE:

Come promesso ecco il nuovo capitolo. Mi sono resa conto che la storia è ormai quasi giunta alla fine. Cercherò di arrivare ai 40 capitoli, giusto per arrotondare, ma dipenderà tutto dall’ispirazione.
Spero che la storia continui a piacervi.
Di solito non faccio troppo caso al numero di recensioni ( il fatto che continuate a leggere e che mi seguite con affetto è già molto per me, e anche se lasciate solo una recensione in tutta la storia mi fa piacere ugualmente ), ma spero che il basso numero di recensioni del capitolo precedente non voglia dire che nessuno l’abbia letto.
Mi dispiacerebbe andare troppo avanti con la storia e lasciare indietro coloro che per tutto questo tempo mi hanno seguita e sostenuta ( e aspettata! ).
Quindi, nulla.. Aggiornerò giovedì, ma spero che riusciranno a leggere anche coloro che fino ad ora non hanno potuto.
La storia è qui per voi, e senza di voi non è nulla : )

Un abbraccio,
la vostra SweetTaiga ( oggi particolarmente sentimentale! )

Quasi dimenticavo: la canzone del capitolo è “Un graffio, Baustelle”.
Altra comunicazione di servizio: ho creato una pagina Facebook su She Called it Love ( omonima, ovviamente ) .  Se vorrete seguirla sarete i/le benvenuti/e.
Inoltre chiedo scusa nel caso in cui dovessero esserci errori in questo capitolo. E’ stata una giornata un po’ movimentata, ma volevo rispettare i tempi. Per cui lo rileggerò appena possibile. Per ora, buona lettura : )
 
 
 
 
 
 
   
 
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