22. Helena Corvonero, Pioggia
La pioggia cade.
Tic tic tic.
Lenta, inesorabile.
I capelli fradici le si appiccicano al viso pallido.
Le gocce gelate scivolano sulla sua pelle, solcandola.
Tracce invisibili che non evaporano.
Tic tic tic.
Vestiti bagnati che aderiscono al corpo.
Macchie che non vengono lavate via.
Lei rimane lì, immobile.
Mentre la pioggia continua a cadere su di lei.
Tic tic tic.
Sulla fronte.
Sul mento.
Sul naso.
Sugli occhi spalancati su un cielo plumbeo.
Tic tic tic.
Gocce salate si uniscono al dolce.
Mescolandosi e confondendosi.
Lacrime di un uomo pentito.
Drabble decisiamente noir, un po' nonsense; quindi è un po' un esperimento visto che sono le prime volte che mi cimento in questi generi.
Qualche spiegazione forse è necessaria, in questo caso: Helena è morta, giace immobile distesa al suolo mentre la pioggia cade su di lei, una pioggia che non è torrenziale, che non riesce a lavare via tutto il sangue; accanto a lei, in ginocchio, nel fango, il Barone, che si scontra con la realtà dei fatti e con l'orrore del gesto compiuto; insomma, questa era l'immagine che avevo in testa.
Spero vi sia piaciuta.