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Autore: Filakes    13/07/2012    3 recensioni
Mariko ha tredici anni, figlia di samurai nell'epoca Tokugawa, quando un conflitto fra due importanti daimyo fa scoppiare una guerra, sanguinosa, da cui il padre non tornerà.
Mariko, delusa dal suo daimyo, abbandonerà il feudo per diventare ronin, un samurai senza terra, in cerca di vendetta.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Giappone feudale
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Capitolo VI:
“Me ne vado”

-         Haku! Haku svegliati!
Haku aprì piano gli occhi, ancora assonnata. Di fronte a lei vide Mariko, la ragazza era vestita con un kimono semplice, aveva un fagotto in spalla, la katana riposta nel fodero.
-         Cosa c’è?
Biascicò mezza addormentata.
-         Me ne vado.
-         Cosa?
La ragazza spalancò gli occhi, doveva essere uno scherzo.
-         Io… mi è stata detta una cosa.
Mariko raccontò tutto all’amica, che rimase sbalordita.
-         Ma non può essere vero!
-         Ascolta, deve avere anche a che fare con l’attacco dell’altro giorno, per forza!
Esclamò Mariko.
-         Ma, non dovresti parlarne con la tua Nobile madre?
-         Non mi ascolterebbe o mi ordinerebbe di fare seppuku per le cattiverie dette nei confronti del daimyo.
Disse sarcastica la samurai.
Mariko aveva ragione, la madre le avrebbe ordinato seppuku o le avrebbe detto di non far nulla e conoscendo la ragazza, Haku era che non se ne sarebbe stata buona a subire quell’onta.
-         Cosa vuoi fare, quindi?
Chiese Haku per farla arrivare al dunque.
-         Voglio partire, diventerò più forte e poi ucciderò tutti quelli che hanno a che fare con l’assassinio di mio padre.
Affermò decisa Mariko, gli occhi erano due fuochi incandescenti.
-         Vuoi diventare una ronin?! Non puoi! Ti devi sposare, devi difendere tua madre, se qualcuno lo venisse a sapere sarebbe un disonore per tutta la casata e…
-         Calmati Haku, ti prego. Il mio matrimonio era soltanto una stupida farsa per indebolire la nostra famiglia. Poi farò finta di morire, nessuno saprà che sono una ronin, tranne te.
-         Portami con te allora!
La pregò Haku in ginocchio.
-         No, tu devi restare e proteggere mia madre, in più ho bisogno di te per sapere cosa succede qui. Ti prego Haku!
Haku era spiazzata e preoccupata.
-         Prendi il mio tanto, lo sai usare, perciò ti prego Haku, fai come ti dico.
-         Va bene.
Si arrese la ragazza, afferrando il pugnale.
-         Ti manderò io delle lettere, non prendere mai l’iniziativa. In caso di pericolo scrivi: “I fiori stanno appassendo”, io arriverò il prima possibile.
-         Va bene, farò come vuoi Mariko-san.
 Mariko l’abbracciò, era come una sorella per lei.
-         Addio.
Sussurrò Mariko.
-         Arrivederci.
La salutò Haku con le lacrime agli occhi.
 


  La mattina dopo Haku si svegliò sentendo la voce preoccupata di Kiri.
-         Signora, Mariko-san non si trova!
Urlava governante in preda al panico.
Haku si mise a sedere. Allora non era stato un brutto sogno, era la verità.
Si alzò e propose a Kiri di andarla a cercare, era curiosa di scoprire come Mariko avesse finto la sua morte.
Camminarono senza sosta per ore, in lungo e in largo per tutto il villaggio, senza trovare nessuna traccia della ragazza, nessuno che l’avesse vista.
Haku stava cercando nella boscaglia al limitare del villaggio, quando sentì Kiri urlare.
Haku le corse in contro, in una risacca del fiume, un geta di Mariko galleggiava passivo.
La donna scoppiò in lacrime.
-         Su Kiri-san, Mariko potrebbe essere ancora viva, magari ha voluto raggiungere il campo di battaglia.
Ipotizzò per evitare un infarto alla donna.
-         Hai ragione, sarebbe da lei.
Kiri raccolse il geta e lo strinse forte, Haku alzò gli occhi al cielo. “Compi la tua vendetta il prima possibile e torna, giovane ronin” pensò tornando sui suoi passi.
 


  Mariko camminava nella boscaglia, doveva allontanarsi il prima possibile dal villaggio, prima che qualcuno la trovasse.
I rami scricchiolavano sotto i suoi piedi, temeva di non riuscire ad uscire dai confini: se l’avessero trovata sarebbe stato un vero guaio, avrebbe dovuto spiegare il perché di quella fuga, inventandosi una qualsiasi scusa.
Non sapeva da che parte cominciare: doveva prima di tutto migliorare la sua tecnica di spada e la cosa migliore era senza dubbio combattere. Ma con chi?
La sorte l’aiutò, da lontano sentì la voce di una donna che chiedeva aiuto, corse in quella direzione evitando di far rumore.
Una ragazza dal kimono povero e consunto era circondata da un gruppo di briganti.
-         Allora, piccola, hai qualche soldo o preferisci continuare a starnazzare?
La ragazza impallidì, l’uomo che aveva parlato estrasse un coltello dalla manica e lo puntò al collo della giovane, che indietreggiò, andando contro un albero. Un altro, vestito di nero, le si avvicinò con una strana espressione in viso, Mariko era disgustata dalla scena. Senza far rumore estrasse la spada e, avvicinandosi, tagliò la testa all’uomo vestito di nero, poi, con un altro colpo, mozzò il braccio al bandito armato.
-         Ma cosa?!
Sconcertati, gli altri scapparono nel mezzo della foresta.
-         Cosa credevate di fare?
Lo sguardo gelido di Mariko si posò sull’uomo che aveva appena privato del braccio.
-         N… NON UCCIDERMI!
Urlò terrorizzato l’uomo.
-         Allora vattene e non farti più vedere. Schifosa feccia.
L’uomo a fatica si alzò e scappò, il sangue che sgorgava dalla ferita, non sarebbe sopravvissuto. Mariko pulì la katana e la rinfoderò, poi guardò la giovane che si era lasciata cadere a terra, tremante.
-         Tutto bene?
Domandò con gentilezza alla ragazza che non rispose: era scioccata dall’accaduto.
-         Ti riaccompagno a casa, va bene?
La ragazza annuì piano, provò ad alzarsi, ma ricadde, la paura le impediva di muoversi.
-         Non voglio farti del male, sul serio.
Mariko l’aiutò ad alzarsi.
-         Come mai sei qui?
Nessuna risposta.
-         Vuoi dell’acqua?
La ragazza annuì.
Mariko prese la borraccia dal fagotto e gliela porse, bevendo la ragazza riprese colorito.
-         Io sono Mariko, tu come ti chiami?
-         Ai.
Sussurrò la ragazza.
-         Da che parte abiti?
Con la mano tremante, la ragazza indicò una stradina sterrata nel bosco.
Mariko si mise il braccio destro della ragazza intorno alle spalle e le circondò la vita, mentre insieme camminavano verso il villaggio di Ai.

   
 
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