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Autore: littleMoony    13/07/2012    1 recensioni
Remus? C'è qualcosa di te.. in me..
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo # 1 - è tutto passato Anni prima...

- Mamma! - giocava un bambino di due anni in mezzo alla neve candida nella parte più settentrionale e sperduta del Canada.
La madre sorrideva contenta mentre lo guardava un principio di un pupazzo di neve. Aveva le mani inguantate e le braccine esili coperte da un giubotto antivento imbottito blu e nero. Saltava da un punto all'altro affondando di tanto in tanto nella neve più soffice.
Il padre si avvicinò alla moglie e le baciò la tempia sorridendo. Il padre lo guardava, fiero di lui. Sarà un grande quando crescerà, diceva sempre. Lo adorava. Non si poteva negarlo.
- Ehi Alex! - chiamò lui. Il bambino si voltò, sorrise a apertamente e gli corse incontro per quanto poteva, imbottito com'era.
L'uomo si abbassò per riceverlo, ma tutto accade in secondo.
Non avevano visto il lupo grigio che usciva dal boschetto. Correva incontro il bambino a più non posso. A perdifiato, con occhi famelici e la lingua a penzoloni dalla bocca muniti di denti forti che laceravano le carni. Afferrò il bambino sballottolandolo nella neve fresca. Mordeva il lupo, mordeva, con tutta la forza che aveva nella mandibola.
La neve si tinse di rosso. Rosso porpora, e l'aria si riempì di un odore metallico.
Un urlò squarciò quel momento felice; uno sparo; un guaito. E tutto finì.

Charles si svegliò, madido di sudore e ansante. Fissò le lenzuola candide del suo letto.
- Charles, tesoro, che succede? - lui si passò una mano sul volto. - Ancora l'incubo? - e annuì pesantemente - Oh caro.. - bisbigliò lei per poi abbracciare a sé il marito. - Su. E' passato. -
- Sì, è passato. E tutto finito. -
- Papà? - sentirono una vocina aldilà della porta e la zampa di un orsacchiotto di peluche si intravide dalla porta.
- Sì, Alexander? - rispose l'uomo cercando di avere un tono di voce naturale.
- P-posso entrare? - e sbucò una testolina coperta da una zazzera bionda.
- Certo che puoi entrare. - disse Katheline, la madre aprendo le braccia. Il bambino le corse incontro saltando sul letto. - Come mai sei sveglio? -
- Ho sentito papà che urlava... - ammise lui abbassando il capo e prese a mordicchiare il povero orecchio del pupazzo.
- Oh, piccino ma sto bene. - disse lui tranquillizzandolo. - Il peggio è passato. - ma allungò lo sguardo sul braccino del figlio. C'era un'enorme cicatrice che squarciava il muscolo nella parte superiore. - No. Il peggio non è passato. -

I giorni nostri...

- Jack? Hai visto il mio spazzolino? - nessuna risposta. - Jack! Lo spazzolino! - urlò più forte. Niente. - Jack! - sbraitò un ragazzo biondo aprendo la porta che portava alla camera del fratello più grande. - Il mio spazzolino dov'è! -
Il moretto alzò gli occhi dalla rivista di scope da corsa che aveva in mano con fare annoiato.
- Il tuo spazzolino dici? Deva averlo in bocca Brutus. - Il biondo guardò ai piedi del letto di Jack e notò il bulldog sbavoso con in bocca il suo spazzolino azzurro.
Alexander ringhiò e tornò nel bagno in comune sbattendo la porta.
- Tesoro? Le valigie sono pronte? -
- No mamma, aspetta. -
- Dai Alex. Tuo fratello ha già tutto pronto in macchina. -
Alexander sbuffò. Tuo fratello qui, tuo fratello là, pensò adirato, sempre Jack nei pensieri.
Si diede una pettinata veloce e preparò le valigie sul bordo della scala. Erano quasi vuote, perché lui in viaggio non si portava quasi mai niente. Era Jack quello che bastava a riempire tutto per entrambi. E aveva solo dodici anni.
Chiuse le finestre; prese nuovamente le valigie e scese da basso; raggiunse la macchina ormai stracarica. La madre era come sempre splendida sul sedile davanti, con i capelli biondi raccolti in un chignon improvvisato sul viso angoloso, gli occhi scuri coperti da un paio di occhiali da sole stile anni novanta. Sorrise. Adorava sua madre Katheline. Non poteva farci niente. Se questo significava essere mammone, forse lo era.
Intravide Jack con in braccio l'orrendo Brutus che masticava ancora il suo spazzolino. Il ragazzo lo sfilò dalla bocca del cane e lo porse al fratello. - Rivolevi il tuo spazzolino? Eccolo. -
Alexander rimase immobile a fissarlo inespressivo. finché non sentì la voce autoritaria del padre che li chiamava. Charles era molto alto, muscoloso, con i capelli castano scuro su una faccia da calendario fotografico che contenevano due pietre azzurro ghiaccio. Sì, dal padre non aveva preso minimamente niente, se non la carnagione leggermente più scura del normale, ma proprio leggermente. Jack invece era la sua copia sputata. Nonchè aveva un mucchio di gente che gli sbavava dietro. Alexandee guardò il padre; il padre guardò Alexander con sufficienza prima di strappargli le borse dalle mani per poi caricarle in macchina.
- Andiamo. - fu l'unica parola che proferì.
Dopo ore e ore di interminabile viaggio, con Brutus che non faceva che sbavare, Jack di ridere con suo padre e il silenzio della madre, Alexander scese dalla macchina e respirò l'aria con l'odore di salsedine che proveniva dal mare della California. Gli era sempre piaciuto quel posto. Aveva sempre voluto visitarlo, ed eccolo lì. A vedere il mare di sera, come non faceva altro che immaginarsi. Ma l'immaginazione era ben lontana dalla realtà. Il mare era blu scuro a causa del fatto che era ormai buio, ma Alex pensava che il mattino dopo sarebbe stato azzurro come il cielo. Già, forse meglio il mare alla neve, pensò il biondino massaggiandosi la ferita che sbucava per metà dalla maglietta bianca a manica corta.
Continuava a fissare il mare, ma a un certo punto sentì la voce della madre che lo richiamò dicendogli che dovevano andare verso l'albergo; salutò il mare con un sorriso e un "ci vediamo domani" prima di tornare indietro.

Era seduto su una sedia, che rideva con la sua famiglia. Brutus poggiato su un tappeto che masticava un osso di gomma. Alexander non era mai stato contento come quella sera. Finalmente la sua famiglia tornava a ridere come un tempo. Guardò fuori, non c'era la luna in cielo. Un nuovo plenilunio era arrivato.
Tornò a dare attenzioni ai suoi familiari, ma questi lo guardarono straniti. La madre sgranò gli occhi e si alzò lentamente dal divano; Jack prese Brutus che cercò di afferrare al volo l'osso senza successo; il padre si alzò cautamente, come se stesse guardando una bestia feroce. Andò verso il muro, a cui era appeso un fucile. Lo prese e lo impugnò saldamente.
Jack urlava di sparare quasi in preda al panico, la madre piangeva.
Alexander era l'unico che non capiva. Si guardò le mani. Rimase sconcertato da quello che vide: due zampe di lupo.
Abbassò ancora di più lo sguardo e vide che le sue gambe erano diventate anch'esse zampe pelose e tra loro vi era una folta coda grigia. Si alzò, inciampò nel tappetto. Si rialzò e corse a uno specchio. Non ci arrivava. Cercò di alzarsi in punta di piedi, o meglio. Si mise su due zampe. Guardò nello specchio.
Occhi gialli ricambiavano lo sguardo. sopra un muso affusolato.
Aprì la lunga bocca. Una lunga fila di denti gli si stagliò nell'immagine riflessa.
Alexander si voltò verso il padre. Voleva urlare di non sparare, che era ancora lui, ma l'uomo lo fissava come disgustato dall'attuale visione.
L'ormai lupo sentì che invece di parole uscivano versi selvaggi, affatto umani come credeva.
Più si sforzava di pensare da umano più gli veniva fame e sentiva la bava colargli dal muso.
Sentì uno sparo. Tutto divenne buio.
Alexander si sedette urlando come se un acuto dolore gli trapassasse il petto. Si teneva la parte sinistra con le mani mugolando. La porta della sua stanza si spalancò e comparve sua madre dall'aria preocupata.
- Alex? Alexander? Che succede? - gli domandò prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarla.
Era sudato, provava dolore e sul suo viso si dipinse una smorfia.
- Mi fa male mamma. Mi fa male il petto. Tanto. -
Lei si voltò verso il marito che era comparso sulla soglia. Lui la guardò alzando il capo e gonfiando il petto.
- Non è niente Alex. Ora passa. E' tutto finito. - disse con una voce che non ammetteva repliche prima di tornare nella propria stanza.
  
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