Parte 04
Sicuramente fuori
era buio, non sapeva quanto tempo fosse passato, ma erano parecchie ore che
stava seduto li per terra a leggere. Era entrato in quella stanza all’alba, con
il terrore di trovare solo le ceneri di suo padre, e ora, al tramonto era
totalmente immerso nel suo mondo. Certamente adesso conosceva meglio la sua
anima. Molte cose non lo sorpresero, lui le aveva già intraviste nei suoi gesti,
nelle sue parole, ma qui erano luminose ed
evidenti.
Ogni tanto
sporgeva il corpo in avanti, e si affacciava a sbirciare oltre al paravento, se
si fosse svegliato, voleva stargli accanto. Ogni volta che Angel si agitava nel
sonno, correva da lui, gli bagnava la fronte con un panno freddo, gli parlava,
fra le lacrime gli chiedeva scusa, gli diceva che adesso aveva capito, e si era
spinto tanto oltre da arrivare a sfiorarli una mano. A quel contatto Angel si
rilassava e si assopiva di nuovo ..e Connor tornava alla sua
lettura.
La prima cosa che
notò, fu che Angel non aveva mentito. Aveva davvero una bella calligrafia, così
come gli disse quattro anni prima, quando venne a salutarlo al college,
offrendogli il suo aiuto per scrivere un curriculum. Quella fu la volta che gli
confessò di aver recuperato i ricordi e di sapere che lui era suo padre. Da
allora non riuscì più a stare lontano da lui. Poche ore dopo L.A. fu invasa da
un orda di demoni e per Angel cominciò la lenta discesa agli inferi, in cui pareva trovarsi
tutt’oggi.
Un'altra cosa che
notò, fu che alcune buste erano più pesanti delle altre. Quelle le aprì subito e
vide che al loro interno, insieme alla lettera, vi erano anche dei disegni al
carboncino. Oltre ad avere una bella calligrafia, era anche molto bravo a
disegnare. I ritratti raffiguravano sempre la stessa persona e sembravano vivi
tanto erano belli. Alcuni dovette riporli subito via perché erano troppo intimi
e privati, ma non era difficile capire a chi appartenesse quel viso. Buffy.
Oltre a lei, Angel
aveva ritratto anche qualcun altro ..e fu allora che Connor corse da lui e fra
le lacrime gli chiese scusa, sfiorandogli la mano che invece avrebbe voluto
stringere. Connor era presente in ogni lettera e a Buffy raccontava dei loro
incontri mensili, di come fosse bravo nello sport, del giorno della sua laurea,
e di tanti altri piccoli momenti in cui era stato presente senza farsi vedere da
lui. Aveva disegnato molti momenti importanti della vita di Connor perché voleva
che Buffy sapesse tutto di suo figlio e a lei confidava i suoi timori e le sue
ansie.
Non so mai cosa pensa esattamente. Con me non parla
mai. Vorrei tanto che tu fossi qui Buffy. Sono certo che sarebbe tutto più
facile con te accanto. Connor è un ragazzo straordinario, ha una forza immensa,
ma ha sofferto molto soprattutto a causa mia. Se non fosse stato mio figlio, non
avrebbe conosciuto quell’inferno. Credo che mi voglia bene, ma non me l’ha mai
detto. Mai, neanche una volta. Forse per lui sono stato una delusione, forse si
vergogna di me, di come vivo, di quello che sono. Forse il modo in cui lo ha
manipolato Holtz ancora gli impedisce di volermi bene in modo totale, e vorrei
tanto stargli più vicino per aiutarlo a capire. Ma non posso stargli accanto
come vorrei e come lui meriterebbe, anche se sono sempre presente nei momenti
importanti della sua vita. Lui è felice adesso, o almeno credo. Ha una famiglia
che si prende cura di lui. Stare accanto a me metterebbe a rischio la sua vita e
quella delle persone che ama. Ma non ho rinunciato a lui, non completamente. Non
m’importa se chiama papà qualcun’altro. Niente e nessuno potrà mai cambiare il
fatto che sono io suo padre
Fu allora che
Connor corse da lui e anche se non poteva sentirlo, gli parlò. “Non mi vergogno
di te, non devi neanche pensarlo. Ti parlerò di Holtz, giurò che appena starai
meglio, lo farò. Ti dirò tutto ciò che vuoi sapere, ma quello ormai è il
passato, Holtz non è che un ricordo. Credeva di avermi plasmato, ma non è
riuscito a piegarmi. Mi ha cresciuto nutrendomi con il suo odio, ha fatto di me
una potente arma per distruggerti, ma ha fallito. Lui ha fallito perché era
accecato dalla sete di vendetta. Alla fine ha fallito perché.. perché io ti
voglio bene, papà”
Leggere le parole
di suo padre lo ferì nel profondo, e sentì dentro sé tutto il risentimento che
nutriva per Daniel Holtz. Non provava neanche più pena per lui e Connor pensò
che la vita aveva uno strano senso dell’ironia. Holtz, l’uomo pio e fedele
servitore del suo misericordioso Dio, adesso bruciava nelle fiamme eterne
dell’inferno e con lui la sua anima. Mentre Angel, il malvagio vampiro che
seminò tanta morte e distruzione, adesso era l’eroe che aveva salvato Los
Angeles da un orda di demoni inferociti e la sua anima risplendeva come non mai.
Per Connor però,
Angel era solo suo padre. Il suo vero padre. Vampiro o no, lui lo amava ed era
fiero di essere suo figlio, anche se non poteva dirlo a nessuno e su questo
concordava con Angel. Era meglio mantenere il riserbo sulla sua vera identità,
per proteggere la sua famiglia adottiva, ma per Connor, dover tacere era una
sofferenza. Talvolta gli capitava di intercettare discorsi da sconosciuti che
commentavano sull’ultima grande apocalisse o anche dai suoi stessi compagni di
college. Alcuni di loro avevano addirittura filmato dei momenti particolari, e
nei dormitori, riuniti davanti a cartoni di piazza e lattine di coca cola,
riguardavano le scene tifando per Angel, come fosse l’eroe di un video gioco.
“Hey Connor, hai
visto il drago? Quello con il lungo capotto nero è Angel. Lui ha ucciso il drago
con la spada. Angel è un campione. Nessuno sa dove sia adesso, forse ha lasciato
la città”
Connor pensava a
quanto fossero superficiali e vuoti e non avevano idea che Angel aveva pagato a
caro prezzo la sua scelta. Moriva dalla voglia di urlare al mondo che quello che
aveva ucciso il drago, era suo padre. L’eroe che aveva salvato Los Angeles era
suo padre. Ma ogni volta taceva e allora metteva su le cuffie con la musica a
tutto volume e si chiudeva nei suoi silenzi. Doveva evitare qualsiasi
coinvolgimento che lo riconducesse ad Angel.
Sentì ancora Angel
che si agitava nel sonno e Connor era preoccupato. Erano ore che non riprendeva
conoscenza e sicuramente stava vivendo degli incubi terrificanti. Tentò di
svegliarlo, doveva anche nutrirsi, sperava che il cibo potesse accelerare la sua
guarigione. Pensò anche che forse il sangue di maiale non fosse indicato. Il
sangue umano sarebbe stato mille volte più efficace, ma dove poteva trovarlo a
quell’ora della notte? Il reparto in cui lavorava come specializzando aveva un
emoteca ben fornita, ma non poteva farsi vedere lì, lo conoscevano tutti e non
poteva neppure chiedere aiuto alla sua ragazza o a Tommy. Senza pensarci due
volte, andò in cucina e prese un pugnale. Tornando subito dopo, si sedette sul
letto e praticò un incisone sul suo avambraccio, avvicinandolo poi alla bocca di
Angel. Come il sangue colò sulle labbra, lui urlò e si agitò ancora di più,
allontanandosi dal suo braccio.
No.. Nooo.. vi prego no.. Il sangue di mio figlio, mi
hanno nutrito con il sangue di mio
figlio..
“Angel va tutto
bene, è solo un incubo.. Angel mi senti?” Fasciò subito il braccio, era evidente
che lui non gradiva e inoltre aveva urlato quella frase con angoscia, come se il
sapore del suo sangue avesse riportato alla memoria un ricordo doloroso. Sospirò
di sollievo quando Angel riaprì gli occhi “È tutto così reale, tutto così
reale.. sento odori e sapori in modo vivido.. ho sentito il suo sangue ..e anche il tuo.. ed è
così..” Voltò la testa di lato e smise di parlare, ma Connor non poté non notare
che stava parlando di Buffy. Aveva letto qualcosa nelle sue lettere e sapeva che
lui si era nutrito da lei, anche se non aveva capito in quali circostanze.
Sapeva solo che lei, con il suo sangue, lo aveva salvato dalla
morte.
Sei l’unica che ha amato tutto di me. Hai amato l’uomo
e il demone. Hai baciato le mie labbra, nonostante il mio volto fosse
trasfigurato dal vampiro e non hai neppure notato la differenza. Nessuno può
comprendere la profondità del nostro amore. Nessuno può comprendere perché mi
donasti il tuo sangue per farmi vivere ancora, nonostante sapessi che per noi
non vi era alcun futuro insieme. Come posso dimenticare tutto questo? come posso
dimenticarti?
Connor annuì e nel
tentativo di tenerlo lontano da quegli incubi terrificanti, pensò che doveva
tenerlo sveglio il più a lungo possibile. Per un attimo contemplò l’idea di
dirgli che aveva letto alcune delle lettere indirizzate a Buffy, ma scartò
subito quella possibilità. Fra loro due le cose erano diverse rispetto a quando
era entrato in quella stanza all’alba, ma era ancora prematuro spingersi oltre e
non voleva rischiare che lui si richiudesse nella fortezza dei suoi silenzi.
“Cosa volevi dire?
ed è così.. così come?” Sentì il
bisogno di rassicuralo. “Non devi rispondere per forza, se non vuoi.. io.. lo
capisco, ok? se non ti va di parlare, per me va bene.. ora devo cambiare la
fasciatura e dare una controllatina alla ferita.. cercherò di non farti
male..”
Si alzò per
prendere di nuovo la cassetta di pronto soccorso, ma non andò molto
lontano.
“Io provo piacere.
Mentre bevo da voi.. io provo un piacere immenso e non
riesco a fermarmi”
Non sapeva se era
il veleno o chissà che altro, ma Connor ebbe la conferma assoluta che fra loro
due le cose erano cambiate. Solo il giorno prima, Angel non avrebbe mai detto
una cosa del genere e di nuovo, implicitamente, parlava ancora di Buffy.
Inizialmente non comprese cosa volesse dirgli, ma comprese che stava parlando di
qualcosa che per lui era doloroso.
“Da noi? Noi chi? io e chi altro?”
“..da te, volevo
dire da te. Ho degli incubi in cui.. mi nutro di sangue umano e provo
piacere”
“E questo è un
problema?” chiese Connor “Io credo che per un vampiro sia normale provare
piacere quando beve sangue umano, non vedo cosa ci sia di sconvolgente in
questo”
Aveva parlato con
un tono di voce di neutro. Né
serio, né ironico, né
accondiscendente e lui sapeva più di chiunque altro, che la classica pacca sulla
spalla non serviva a niente e men che meno con Angel, ma adesso aveva capito
cosa lo tormentava. Era la solita vecchia canzone. La paura di fare del male a
coloro che amava, la paura di perdere il controllo del demone. Andò in bagno,
quando tornò si sedette di nuovo sul letto e cominciò a parlare ..si era mai visto un figlio che raccontava
una fiaba al proprio padre? a quel pensiero, Connor sorrise a sé
stesso.
“Quando avevo tre
anni, fui ricoverato per una intolleranza alimentare. Per una settimana mi
misero a dieta stretta. Niente dolci, niente pane, niente succhi di frutta, solo
uno schifosissimo semolino insipido” Fece una smorfia “Giuro che avrei voluto
morire” Sorrise “Ma qualcuno mi salvò dal suicidio ..e dal semolino” Ridacchiò
divertito. Angel sorrise incuriosito “chi ti salvò?” Connor spalancò gli occhi e
rise. “Nonno Reilly. Disse che non avrebbe permesso a quei dottorini
incompetenti di far morire di fame suo nipote. Di nascosto mi rimpinzò di ogni
genere di cose buonissime e vietatissime, comprese le merendine al cioccolato
..le mie preferite”
Angel non riusciva
a toglierli gli occhi di dosso. Lo sguardo di Connor era luminoso. Aveva dato
tutto quello che aveva per vedere quel sorriso. Pensò che dopotutto non si era
sacrificato invano. Il prezzo di quel sorriso era la sua rinuncia alla Shanshu,
ma non si pentì della sua scelta, avrebbe rifatto la stessa cosa mille volte.
“Questo non è mai accaduto” Disse sottovoce
“Lo so. Ma quel
ricordo per me è reale. Il nocciolo della questione è che dopo una settimana di
dieta, provai piacere quando tornai al cibo normale. Perché per te dovrebbe
essere diverso? Da quanto tempo sei a dieta? Un centinaio d’anni? Lo credo bene
che provi piacere con il sangue umano. È normale che sia così, mi stupirei del
contrario. Forse compare nelle tue allucinazioni perché è proprio di questo che
hai bisogno.. guariresti più velocemente se ti nutrissi
di..”
“NO” urlò Angel.
Era spaventato più di quanto Connor si aspettasse di vedere e si chiese perché.
Lui aveva studiato bene la fisiologia dei vampiri e sapeva che l’unico cibo che
poteva appagarli realmente era il sangue umano. Perché Angel era così
spaventato?
“Il sangue umano
dà dipendenza” disse Angel “Non è tutto uguale, il sangue di alcune persone è..
è più appagante ed è difficile non perdere il controllo. Anche dopo cento anni
di astinenza. Quindi NO. Chiaro? Hai detto che dovevi cambiare la fasciatura?
cosa stai aspettando?”
Si era rinchiuso
di nuovo nei suoi “No” perché ora Connor lo sentì lontanissimo e quando lo
sguardo di Angel andò al suo avambraccio, vide rabbia e dolore nei suoi occhi.
Ancora una volta aveva sbagliato tutto con lui, ancora una volta l’aveva ferito.
Ma Angel lo stupì di nuovo.
“So cosa volevi
fare e so anche perché ..e lo apprezzo, Connor. Ma per me il tuo sangue non è
semplice sangue umano, è molto di più. Su me ha un effetto inebriante. Mi
procura euforia e irascibilità e questo è pericoloso. Quando eri piccolissimo mi
nutrirono con il tuo sangue. La W&H mischiò il mio normale sangue di maiale
con il tuo e persi completamente il controllo. Ero euforico, molto aggressivo
..feci letteralmente a pezzi dei demoni e avrei continuato a pestarli per ore se
Gunn non mi avesse fermato. Mi hanno drogato per giorni con il tuo sangue perché
ne volessi di più. Capisci cosa voglio dire?”
“Si, ho studiato
bene la nostra fisiologia”
“La nostra? Connor TU non sei un
vampiro”
Connor annuì “Lo
so, ma capisci cosa voglio dire?”
disse imitando la sua voce mentre rideva “Non capisco perché per te il mio
sangue è speciale? Perché io sono in parte
demone?..”
“Darla” rispose
Angel seccamente “Nel tuo sangue è presente anche il sangue di Darla.. ma..”
Connor annuì
ancora “Certo! La tua Sire. Sapevo che il sangue del proprio Sire è speciale per
i vampiri. Ma non credo che il sangue di Darla sia visibile nel mio, almeno non
con una normale analisi di laboratorio, ciò non toglie che tu possa sentirlo”
Sorrise mentre armeggiava con la garza. Vedeva che era stanco ma voleva che
rimanesse sveglio ancora un pochino. “Quindi tu senti il sangue di mia madre e
per te è da sballo come sniffare coca..” Vedendo la faccia di suo padre si
affrettò ad aggiungere “..non che io conosca gli effetti della coca. Non ho mai
sniffato niente in vita mia. Giuro. Ok.. scusa ti ho interrotto.. stavi per dire
qualcos’altro..”
Non era
preoccupato per la droga, Connor non l’avrebbe mai usata, Angel ne era certo. Ma
lo guardò comunque intensamente, valutando la possibilità di rispondergli oppure
tacere. Forse era il veleno a renderlo meno diffidente, sta di fatto che aveva
bisogno di dire a qualcuno il tormento che stava vivendo da ore nelle sue
allucinazioni. “Nel tuo sangue è presente il sangue di Darla.. ma non solo. C’è
dell’altro.. anche se allora non riuscì a riconoscerlo, perché erano solo
piccole dosi.. ora so che c’è dell’altro.. ed è estremamente potente ..per
me”
“Sangue Slayer”
disse Connor nel modo più naturale possibile.
Angel scosse la
testa incredulo. “Si, esatto.. ma tu come fai a..?”
“Ho studiato la loro fisiologia.. dei vampiri intendo.
So che oltre al sangue del Sire, c’è solo un altro sangue che è come ambrosia
per loro. Il nettare degli Dei vampirico è il sangue
Slayer”
Angel non riuscì
più a sostenere il suo sguardo e abbassò gli occhi. Questo non sfuggì a Connor
che si mise a fare il buffone “Forse
fra i miei antenati c’era una slayer.. potrebbe essere,
no?”
“Forse sono solo allucinazioni” disse
Angel, apprezzando il suo tentativo di farlo ridere, ma ciò che non disse, era
che nel suo delirio, aveva sentito chiaramente la presenza di qualcosa di
speciale nel sangue di Connor. Qualcosa che non avrebbe dovuto essere lì. Il
ricordo di quel sangue per lui rappresentava Inferno e Paradiso insieme.
Tormento ed Estasi. Disperazione e Gioia infinita. Quel sangue lo avrebbe
riconosciuto fra mille. Era il sangue di
Buffy”
“Che strano” disse
Connor togliendo la fasciatura vecchia “Pensavo di trovarla quasi richiusa, ma
la ferita è quasi come era stamattina.. devi mangiare, papà. An..gel. Volevo dire.. Angel..”
Entrambi abbassarono gli occhi, fingendo che nulla fosse accaduto, ma Angel
sentì un nodo in gola e ricacciò dentro l’emozione che si mischiava ad una
sensazione di gioia.
“Mi fa ancora un
male cane.. ma la fuoriuscita di sangue sembra essersi fermata.. si, sarà meglio
se mangio qualcosa.. potrebbe.. aiutare la.. guarigione.. e.. poi..” Non
riusciva a tenere gli occhi aperti, era stremato. Parlare lo aveva svuotato di
ogni energia.
“Angel.. Angel..
resistiti ancora un po’.. non addormentarti
adesso..”
“..e poi non mi ha
detto.. se.. se hanno trovato.. la tua allergia.. cosa.. a cosa eri
allergico?”
Crollò di colpo e
Connor non lo svegliò. Finì di medicare la ferita e lo coprì bene. Spegnendo la
lampada, mormorò sottovoce “Non era nulla di grave, papà. Era solo allergia al
pomodoro”
Sentiva di essere
stanchissimo anche lui, ma aveva un compito da portare a termine. Decise che
sarebbe rimasto sveglio tutta la notte. Un po’ perché Angel poteva svegliarsi e
poteva aver bisogno di lui ..un po’ perché quel divano aveva tutta l’aria di
essere scomodissimo ..ma soprattutto perché non voleva interrompere la sua
lettura. Aprì il frigo e cercò qualcosa di commestibile. “Ci sarà pure qualcosa
che posso mangiare senza dover usare il microon..”
Va bene, figliolo. Compriamo un microonde. Hai
ragione, piccolo. Domani ne compriamo uno gigantesco.. voglio farvi assaggiare
una zuppa di verdure.. è irlandese e non c’è il pomodoro.. piacerà anche a
Buffy.. lei mangia sempre pochissimo, ma questo le piacerà..
Corse da lui, ma
Angel dormiva. Sul suo viso un sorriso sereno ..forse stavolta il suo delirio
non era angosciante ..forse parlare con lui, dopotutto, era servito a qualcosa
“Va bene, papà”
Tornò a sedersi
davanti al caminetto, e si rese conto che per tutta la giornata non aveva fatto
altro che andare avanti e indietro fra quelle lettere e il letto di Angel, come
fosse un corriere, un messaggero, una sorta di postino dell’anima. Lui leggeva
le lettere, faceva suo il contenuto di esse, rinforzava la sua anima e poi
restituiva ad Angel la forza e l’amore che lui aveva riversato in quelle
lettere. La chiave di questo miracolo era
Buffy. Una sconosciuta ragazza che amava suo padre ed era da lui riamata.
Certamente una ragazza unica e speciale. Non sapeva nulla di lei, nemmeno se
fosse ancora viva, ma avrebbe tanto voluto conoscerla.
Non si chiese
perché, ma il suo pensiero andò a nonno Reilly. Lui non aveva mai conosciuto
realmente i nonni, ma questo aveva poca importanza. Nei suoi ricordi, il nonno
era morto quando aveva undici anni e ne aveva quattordici quando morì la nonna.
Ma a quel tempo lui non era lì, non fisicamente. A quel tempo lui era ancora a
Quortoth. Aveva cominciato a far parte della famiglia Reilly, anche fisicamente, quando aveva diciotto
anni, cioè quando Angel aveva firmato l’accordo con i Soci Anziani, e a quel
tempo i nonni erano già morti. Tutto ciò che riguardava il periodo precedente a
quello, erano solo ricordi fabbricati dalla W&H, quindi non erano reali,
anche se lui li ricordava come fossero veri. Gli venne in mente una cosa che gli
disse il nonno.
Ti racconterò una
storia. Hai mai sentito parlare
dell’ufficio delle anime perse?
Non riusciva a
ricordare se in quel momento il nonno gli avesse raccontato una pezzo di storia
di vita vissuta o se invece fosse una fiaba. Era una cosa che faceva spesso con
lui. Gli parlava del suo passato e Connor aveva sempre sospettato che romanzasse
la storia, trasformandola in una favola. Non sapeva mai dove finisse la realtà e
dove cominciasse la fantasia, sta di fatto che lui adorava ascoltarlo. Durante
le vacanze estive, passava pomeriggi interi a sentire le sue storie e Connor
raccontava a lui degli incubi che popolavano le sue notti, spaventandolo a
morte. Il nonno lo ascoltava con attenzione, e trovava sempre le risposte giuste
a differenza di suo padre che lo zittiva dicendogli che erano solo sogni. Ma
nonno Reilly non la pensava così.
Certo che esistono i vampiri, Connor. Esistono
eccome. Ti ho mai detto che ne ho incontrato uno? Oh questo però non era un
vampiro qualunque. Lui era quasi come un angelo. Un oscuro angelo vendicatore.
Era irlandese, proprio come noi. Lui era il vampiro con l’anima. Un giorno
potresti anche incontrarlo, se accadrà portali i miei saluti, sono certo che si
ricorderà di me.
Possibile che
nonno Reilly avesse davvero conosciuto Angel? Connor se lo chiese spesso in
tutti quegli anni, ma era difficile sapere quanto di vero ci fosse nei suoi
racconti e a giudicare da come lo redarguiva la nonna, sicuramente qualche volta
esagerava ..e Connor adorava i loro litigi. Erano un milione di volte più
divertenti dei cartoni animati. La nonna si affacciava nella veranda e con le
mani sui fianchi, urlava a suo marito di lasciare in pace il piccolo
Connor.
Smettila di raccontare stupidaggini e vieni qui a
darmi una mano, vecchio sciocco irlandese.
L’attenzione di
Connor fu catturata da un bellissimo disegno all’interno della lettera che
recava la data del 30 Novembre 2005. Aveva notato che le lettere scritte in quel
mese erano più intense, più malinconiche e piene di rimpianto, ma vi leggeva
anche la speranza. Il disegno, come sempre, ritraeva Buffy. L’aveva ritratta
mentre dormiva ed era bellissima. Al dito portava un anello claddagh, come
quello che dei nonni e ora che ci pensava, aveva visto lo stesso anello pendere
dalla collanina che Angel portava al collo. Sapeva tutto sul claddagh, il nonno
gli aveva raccontato le leggende irlandesi sull’anello, in tutte le varianti
possibili e sebbene la nonna ironizzasse sul romanticismo smielato del marito,
anche lei portava un claddagh al dito, da cui non si sarebbe mai separata. Aveva
però preteso che fosse almeno un
anello un po’ più costoso e nonno Reilly l’accontentò. Per le loro nozze
d’argento, le regalò un claddagh d’oro.
Connor era ormai
immerso nella lettura da ore. Man mano che leggeva cadeva il velo di mistero che
avvolgeva la vita di Angel e lui seppe ciò che tormentava la sua anima. Lui
amava questa ragazza più di qualsiasi altra cosa al mondo, e certamente era da
lei ricambiato, o lo era stato in passato. Connor non sapeva se lei fosse ancora
viva. Ma il loro amore era irto di ostacoli e pareva che non potessero viverlo
come avrebbero voluto. Qualcuno o qualcosa si era frapposto fra loro e avevano
dovuto dirsi addio, ma non avevano mai smesso di
amarsi.
Darla non ha idea della profondità del nostro amore.
Lei non può capire. Nessuno può capire. Il mio amore per te consuma il demone e
rafforza l'uomo, mentre la mia ossessione per Darla, alimentò il demone e
cancellò l'uomo. Buffy, tu mi fai dimenticare il mostro che sono, ed è per
questo che sei un pericolo per me. Per questo sono andato via. Quando dimentico
ciò che sono, quando, anche solo per un attimo, la coscienza smette di
tormentarmi, la mia anima vola via e diventa una sola con la tua, ma la troppa
felicità le impedisce di trovare la via del ritorno. Essa si dissolve e mi
abbandona, riconsegnandomi alle tenebre in cui mi condusse
Darla.
..Angelus ti ferisce, ti deride, si fa beffe di te e
del nostro amore, perché ha paura. Nella forza della tua anima, lui intravede la
mia anima che lo tenne prigioniero come un animale in gabbia. Per questo è così
spietato con te, perché tu possiedi la chiave per distruggerlo e per rispedirlo
all’inferno da dove è venuto. La tua arma più potente è il tuo amore per me. Il
nostro amore.