Parte 05
Vi sono persone,
che per sedare il dolore delle loro anime, si rifugiano nelle proprie
ossessioni. Inventano rituali, si impongono regole o iniziano ad affezionarsi
agli oggetti. Angel trovava pace nello scrivere a Buffy ..Connor nell’incontro
mensile con Angel ..e Buffy da tempo
era ossessionata dal tempo. Da
quattro anni amava acquistare orologi che disseminava un po’ ovunque in giro per
casa.
Da ore stava
seduta sul divano di Rupert Giles, di fronte al grande camino nella sua casa
londinese. Ferma immobile, fissava con interesse l’orologio sulla parete. Aveva
accordato le lancette parecchie volte oggi, sincronizzandole con l’orologio
della grande torre di Londra. Non era interessata alla lancetta delle ore, era
il minutiere che l’affascinava così tanto e attirava la sua attenzione. Ne
seguiva il suo ritmico e inesorabile movimento, così prevedibilmente deciso ad
andare avanti. Fermare il tempo non era impresa umana, ma se Buffy avesse
potuto, avrebbe bloccato la piccola lancetta dei minuti esattamente dove si
trovava adesso. Mancava un solo minuto alle nove. L’orologio sulla parete era
perfettamente sincronizzato con l’orologio da tavolo, poggiato sulla mensola
sotto e con tutti gli altri orologi presenti nella stanza. Quello sulla mensola
l’aveva acquistato anni prima da un vecchio rigattiere londinese
a Trafalgar Square. Senza che lei chiedesse niente, lui aveva detto “È
americano” e Buffy era certa che
fosse vero. Non era di fattura pregiata. Non era né antico né altro, ma era
identico a quell’orologio. La base di
legno a lei ricordava il capello di Napoleone. Giles le aveva detto che quel
tipo di orologi si chiamavano proprio così. Orologi
a cappello di Napoleone.
Avvolse la coperta sulle spalle, raggomitolandosi
meglio sul divano. Sentiva le voci provenire dalla cucina. Se solo potessero tacere. Almeno una volta.
Almeno oggi. Fra un minuto avrebbe sorriso loro, magari avrebbe anche finto
allegria, per essere certa che l’avrebbero lasciata in pace. Poi, fingendo
ancora, avrebbe detto di essere stanca e sbadigliando avrebbe dato loro la
buonanotte, per rifugiarsi finalmente in camera sua.
Fra un minuto avrebbe finto di essere ancora viva.
Ancora un minuto. Un solo minuto e Angel sarebbe morto
ancora ..e lei con lui. Insieme.
No, un minuto non può bastarmi. Come riuscirò ad
andare avanti con la mia vita sapendo quello che abbiamo avuto, quello che
avremmo potuto avere.
In quel momento, a
Londra, l’orologio scandì inesorabilmente le nove. No..
Non c’è più tempo.. Esattamente
otto anni prima, in quello stesso momento, il cuore di Angel si fermava e ancora una volta
moriva. Ho sentito il tuo cuore
battere. Buffy chiuse gli occhi, ma non servì a nulla. Le lacrime scendevano
libere proprio come quel giorno di otto anni fa. Non dimenticherò. E fu quello che
avvenne anni dopo. Da quattro anni, ricordava quel giorno perfetto e per lei fu
come tornare a morire di nuovo. Angel le aveva donato la vita ma quel dono era
intriso di lacrime.
Accade una notte,
mentre pattugliava in un cimitero di Roma. Cadde a terra e l’attimo dopo
ricordò. Come
riuscirò ad andare avanti con la mia vita? Angel aveva ragione, anche cancellare quel ricordo
era amore, perché se allora avesse saputo, sarebbe impazzita.
Fu esattamente ciò
che accadde, quando seppe cosa fosse accaduto a Los Angeles il giorno dopo il
Ringraziamento di quattro anni prima. Il ricordo di quel giorno l’aveva
devastata e da allora cominciò la sua ossessione per il tempo.
Pochi giorni dopo
aver recuperato quel ricordo, arrivarono notizie della terribile apocalisse di
Los Angeles. Lei sarebbe corsa subito lì, contro il parere di Giles che urlava
che ormai non c’era più nulla che potessero fare. Tutto si era concluso nel giro
di poche ore. Vi fu una battaglia epica, dove pareva che Angel avesse ucciso il
drago, ma ormai il loro intervento sarebbe stato inutile. Per alcuni
interminabili minuti, dopo la furibonda lite con Giles, Buffy tormentò sé stessa
chiedendosi
se fosse giusto abbandonare la missione o se invece sarebbe dovuta andare a
combattere affianco ad Angel, anche contro il parere di tutti. La sua missione
adesso era seguire le nuove cacciatrici, addestrarle e prepararle per la
prossima apocalisse. Dieci minuti dopo aveva già radunato una squadra,
scegliendo fra le slayers più esperte e partì per L.A.
“Volevate vedere un apocalisse? Bene, ne avrete una
come Cristo comanda. Addestramento sul campo, ragazze. Si parte per Los Angeles”
Giles
le urlò contro “Questa non è la tua
guerra, Buffy. Devo ricordarti che la tua missione è..”
Lei rise con
amarezza “La mia missione è proprio questa. Ovunque vi sia una guerra, è la mia
guerra! Sono demoni, Giles. Mi dice a cosa accidenti serve il nostro apparato
bellico se non siamo in grado di combattere dove necessario? Come è possibile
che non ne sapessimo nulla?”
Giles aveva
abbassato lo sguardo e lei comprese “Lei sapeva tutto e non mi ha detto niente.
IO sono stufa marcia di questo atteggiamento.. sono stufa marcia dei vostri “No”
per le mie scelte ..e non mi dica che l’ha fatto per il mio bene.. perché sono
stufa marcia anche di questo..”
Mentre sistemava
il borsone nel bagagliaio, tentò di calmarsi, e pensò che forse nessuno
era stato abbastanza vicino ad Angel da sapere cosa stesse succedendo a Los
Angeles. Nemmeno lei. Ma Giles sicuramente qualcosa sapeva. Quando tornò da Los
Angeles scoprì che Angel aveva chiesto aiuto a Giles, ma lui si era rifiutato di
aiutarlo, sbattendogli il telefono in faccia. Il divario che già esisteva fra
lei e l’ex Osservatore, dopo quei fatti divenne abissale e lei si isolò ancora
di più da tutto e da tutti. L’unica cosa che contava era la missione. Lavorava
sodo senza concedersi pause o distrazioni. Non riusciva neanche più a ricordare
da quanto tempo non uscisse la sera a divertirsi con gli amici o da quanto tempo
non comprava un vestito nuovo o anche solo un rossetto. Di lei era sopravissuta
solo la slayer. La donna era sepolta nelle profondità della sua anima ed
emergeva solo nei sogni ..e lì, Angel era sempre con
lei.
Mentre saliva in macchina, guardò ancora Giles
sfidandolo duramente con lo sguardo.
“Forse le nuove slayers sono state create anche per
questo, non solo per la lotta contro il Primo. Ha idea della portata enorme di
questa apocalisse? ha visto le immagini dei telegiornali? Lo so a cosa sta
pensando, ma non si tratta di me e neanche di Angel, se è per questo. Si tratta
di fare la cosa giusta. Ma alla fine, Angel ha affrontato tutto questo da solo.
Devo ricordarle che è grazie a lui se abbiamo chiuso la Bocca dell’Inferno? Era
pronto a darci una mano e noi dobbiamo fare altrettanto. Lui combatte dalla
nostra parte, non lo dimentichi. Ma ancora una volta ha combattuto da solo ..o
anche se non era proprio solo, comunque io non ero li ad aiutarlo. Se ad Angel è
capito qualcosa di brutto, sarà stata anche colpa nostra”
Giles non rispose, salutò con un filo di voce appena
udibile. Buffy chiuse la portiera, dirigendosi all’aeroporto senza badare a lui.
Se Angel è morto, la colpa sarà stata
solo mia. Mormorò.
Lo aveva cercato
ovunque, ma di lui nessuna traccia. Lo scenario di Los Angeles era quello post
apocalittico. Desolazione e morte ovunque. Aveva anche trovato la carcassa del
drago e aveva recuperato la spada che lo aveva ucciso. Era di Angel. Ma lui era
introvabile, come fosse svanito nel nulla. Non era morto, ne era certa. Lei lo
sentiva ancora dentro sé. Forse si nascondeva da qualche parte, sicuramente
aveva molti nemici che avrebbero voluto la sua morte. Forse non poteva tornare
da lei perché era braccato dalla W&H. Conosceva la loro fama e non avrebbero
perdonato facilmente, anche se non conosceva i dettagli, sapeva che lei avrebbe
agito esattamente come Angel. Di una cosa però era certa. Lui era vivo. Era vivo
ed era fiera di come avesse condotto la battaglia ..e lo amava più di quanto non
l’avesse mai amato prima. Angel era vivo ..e a quella certezza si era aggrappata
negli ultimi quattro anni.
“Qualcuno dovrebbe
dirle che è morto” La voce di Xander arrivò come da molto lontano, e fu come
ricevere un pugno allo stomaco. Si alzò dal divano guardando ancora per un
attimo il suo orologio che segnava le
nove e un minuto. Arriverà mai il nostro
tempo, Angel?
Sfoderò un sorriso
di circostanza e li raggiunse. Erano seduti a tavola e aspettavano lei per
cenare. C’erano proprio tutti. Giles, Xander, Willow, Kennedy, Dawn, Andrew,
Faith, Wood, e alcune cacciatrici arrivate di recente. Vedendola entrare smisero
di parlare. Come sempre fu Xander a
rompere il silenzio “Allora? finita la meditazione post festa del
Ringraziamento, davanti al sacro orologio napoleonico?” ..e come sempre disse qualcosa di
inappropriato, ricevendo, come
sempre, le occhiatacce di tutti e la sempre presente gomitata di Willow.
“È avanzato un po’
di tacchino, quello che hai cucinato tu ieri..” disse Dawn
“Grazie, ma dopo
l’abbuffata di ieri preferisco una cosa leggera. Uno yogurt andrà
bene”
“C’è del gelato..
magari ti andrebbe..” insistette Dawn
“NO. Gelato no..
non oggi.. oggi il gelato non potrei sopportarlo. Mettilo via per
favore”
Guardandosi fra
loro, si chiesero se Buffy non avesse bisogno dell’aiuto di un medico, perché le
sue stranezze stavano diventando sempre più preoccupanti. Questa avversione al
gelato era una cosa che non avevano mai sentito prima. Cosa c’era che non andava
con il gelato?
“La tua cena del
Ringraziamento ormai è una tradizione” disse Willow sorridendo a
disagio.
“Proprio come ai
vecchi tempi..” aggiunse Xander e prima che continuasse, Buffy lo
interruppe.
“Solo che Angel non è qui con noi”
Giocherellò nervosamente con le posate, e finse di sorridere continuando a parlare a ruota libera. Era
difficile controllare le emozioni.
“Sicuramente sarà
qui quando avrà finito.. di fare ciò che lo tiene lontano da me. Un giorno
accadrà.. lui busserà a quella porta ..io andrò ad aprire ..e quel giorno
sarà..”
Smise di parlare.
Aveva finito la scorta dei sorrisi forzati. Salutò tutti e andò a rifugiarsi in
camera sua, doveva fare qualcosa di importante. Doveva riconnettersi con Angel o
sarebbe impazzita. Oramai non si preoccupava neppure più di nascondere il suo
amore per lui.
“Qualcuno dovrebbe
trovare il coraggio di dirle che è morto” Sbottò Xander non appena Buffy uscì.
“Ogni anno, da quattro anni a questa parte, durante il periodo del
Ringraziamento diventa ancora più taciturna e quel suo rituale davanti
all’orologio mi da sui nervi. Sicuramente ha a che fare Angel. Tutti voi
dovreste smettere di assecondarla, e dovreste trovare il coraggio di dirle che è
morto. Per un po’ urlerà, piangerà e sarà disperata, ma poi andrà avanti con la
sua vita. Non vedete che Angel la tormenta ancora? Riesce a farle del male anche
da morto”
“Non sappiamo se è
morto” disse Willow “Lei è certa che non lo sia, anche se le probabilità che sia
sopravvissuto sono davvero minime. Pare che lui si trovasse proprio
nell’epicentro di quella immane catastrofe. Un apocalisse di quella portata
è..”
“Apocalisse che
lui stesso scatenò” disse Giles “Mi duole dirlo, ma questo è esattamente ciò che
accadde. Lui per primo sfidò la W&H che reagì inviando un esercito di
demoni”
“Mi duole dirlo” disse Faith in tono
sarcastico rivolgendosi a Giles “Ma Angel è riuscito a spazzare via la W&H
dalla faccia della terra. Particolare non poi così insignificante, che lei però
dimentica sempre di menzionare. Non sappiano cosa sia accaduto realmente, i
dettagli non li conosciamo, ma è dannatamente vero che alla fine, Angel ha
vinto. Questo non fa di lui un eroe? Voglio dire.. non è esattamente ciò che
facciamo anche noi? Combattere il male..”
“Comunque non è
questo il punto” disse Xander “Eroe o no.. lui è un eroe morto e dovremmo dirlo
a Buffy in modo chiaro. Deve smetterla di cullarsi nella pia illusione che sia
ancora vivo”
“Io darei un po’
più di credito al suo istinto” disse ancora Faith. Odiava il modo in cui
parlavano di Angel e odiava il modo in cui sminuivano il suo legame con Buffy.
Tutti quanti erano certi che fosse morto e forse era proprio così, ma il fatto
che Buffy si ostinasse a negarlo, per Faith aveva senso e quando poteva,
l’aiutava a fronteggiare gli attacchi frontali dei suoi amici. Loro due si erano
avvicinate molto dopo la distruzione di Sunnydale e in parte, questo era dovuto
proprio ad Angel. Non solo perché lui l’aveva aiutata a rimettersi in
carreggiata, ma anche perché Buffy aveva cambiato atteggiamento nei suoi
confronti. Si fidava di lei adesso. Faith era l’unica con cui poteva parlare di
Angel senza sentire parole cariche di
veleno.
“Istinto?” Disse
Kennedy “Quale istinto? Noi possiamo sentire la presenza dei vampiri quando sono
nelle vicinanze, ma oltre a questo.. e possiamo sentirli perché dobbiamo
ucciderli”
“Non mi riferivo
all’istinto slayer, parlo d’altro. Fra lei ed Angel c’è un legame profon..”
disse Faith ma Kennedy la interruppe ancora “Oh si, certo.. come quello che
aveva con Spike?”
“No, Kennedy. Con
Angel è diverso. Sappiamo tutti che con lui è sempre stato diverso.. ma perché
continuo a parlare con te? Hai mai conosciuto Angel? Hai mai visto quei due
insieme?”
Buffy sentiva
tutto. Avrebbe voluto urlare. Si sedette sul letto e portò le mani alle orecchie
per non sentire, mentre fra le lacrime scuoteva la testa. Basta.. smettetela per favore. Fu colta
da un impeto di rabbia e scaraventò per terra tutto ciò che c’era sul letto.
L’attimo dopo si pentì, chiedendo a sé stessa
“Perché anche dopo tutti questi anni, sono sempre così.. così.. ormonale nei giorni intorno alla festa
del Ringraziamento?”
La risposta la conosceva bene, ma quest’anno era diverso, era tutto più intenso.
Lo sentiva a fior di pelle, c’era qualcosa che aleggiava nella sua coscienza e
percepiva un vago senso di pericolo, anche se non riusciva a mettere a fuoco
perché fosse così turbata. Istintivamente portò una mano al collo,
massaggiandolo per lenire il fastidio che sentiva da qualche giorno. Anni fa, un
tenebroso cucciolo
ferito, aveva posato lì le sue zanne lucenti, poco prima che uscisse dalla sua
vita, ingoiato da quella maledetta nebbia. A lui aveva dato tutto il suo amore e quella cicatrice
era stampata a fuoco dentro il suo cuore come marchio indelebile. Da giorni la sentiva pulsare e faceva anche un
po’ male. Non era mai accaduto prima e Buffy pensò che fosse presagio di
qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa.
“Saranno i
reumatismi, l’ho sentito dire da qualcuno. Quando si invecchia, tutti gli
acciacchi accumulati da giovane si accentuano, specie se piove ..e Londra è una
città così umida” Disse fra sé, tentando di mettere a tacere le sue paure.
Adesso aveva altro da fare che stare lì a preoccuparsi di cose a cui non
riusciva a dare un nome.
Tirò
fuori il suo baule da sotto al letto, era lì che custodiva i segreti della sua
anima. Lì tutto parlava di Angel. Prese in mano la spada che aveva estratto dal
drago che lui aveva ucciso e le diede il filo. Prima di riporla di nuovo dentro
il baule, la lucidò bene come faceva ormai da quattro anni. Quando fosse
tornato, Angel l’avrebbe trovata affilata e splendente, pronta per uccidere un
altro drago, ma questa volta l’avrebbero fatto insieme. Accarezzò anche la
giacca di pelle che lui le regalò agli inizi della loro storia, quando ancora
non sapeva nulla di lui. Prese poi in mano il libro di poesie, e aprendo una
pagina a caso, quasi rise quando vide brillare quella parola. Sempre. Si prendevano forse gioco di
lei? I loro Sempre e Per Sempre erano
diventati molto presto Mai e poi Mai,
ma nonostante ciò, rivedere la calligrafia di Angel le dava sollievo. Si chiese
come sarebbe stato bello se un giorno avesse ricevuto una sua
lettera.
Sospirando, infine portò fuori il suo diario dal
baule. Era lo stesso di tanti anni prima, solo che ora l’aveva fatto rilegare
per preservarlo dal tempo. Su consiglio del rilegatore l’aveva trasformato in un
quaderno a fogli staccabili e adesso con un semplice clic, poteva aggiungere
quanti fogli voleva. Era pesantissimo ormai, dentro c’era tutta la sua vita e da
quattro anni, l’ultimo giorno di ogni mese scriveva ad Angel. I fogli staccabili
potevano diventare delle lettere, ed era ciò che avrebbe voluto fare
inizialmente, ma non ne spedì mai nessuna.
Beh, come avrebbe potuto se non aveva un indirizzo
dove inviarle? Non sapeva neanche se era in paradiso o all'inferno.
Razionalmente, mille volte al giorno, diceva a sé stessa che Angel poteva anche essere morto, ma il suo cuore non
voleva sentire ragioni. Lei lo sentiva vivo.
Londra – Regno
Unito
30 Novembre
2008
Amore
mio
Non immagini quanto mi manchi Los Angeles, specie in
questo periodo. Detesto Londra con tutta me stessa, mi manca il sole della
California, ma mi capita di pensare che a te piacerebbe questa città, allora
sopporto e vado avanti un altro giorno, poi un altro e un altro e un altro
ancora, fin quando tutto diventa di nuovo insopportabile. Spesso penso di
mollare tutto e di tornare a casa. Mi dico che devo tornare da te e lo farei, se
solo sapessi dove raggiungerti.
Tu come stai? non so più nulla di te. Ho rovistato
ogni angolo possibile del mondo demoniaco, ma nessuno sembra nemmeno ricordare
che tu sia mai esistito. Ho cercato ovunque, sfondato mille porte, ho messo
sottotorchio persino Willy la spia. Lo ricordi? Adesso ha aperto un demon bar
qua a Londra, ma lui giura di non sapere dove tu sia e a giudicare da come
sanguinava dopo aver parlato con me, sono certa che non
mentisse.
Perché ti nascondi? Sei nei guai? Se è così, io posso
aiutarti, adesso abbiamo i mezzi per farlo. O forse ti nascondi solo da me? Sono
forse le tue paure a tenerti lontano? Non dovresti,
sai.
È per via di tuo figlio? Per questo stai lontano da
me? So tutto Angel, non sono arrabbiata per questo, non lo sono affatto. Faith e
Willow hanno detto di averlo conosciuto. Non ti nascondo che quando ho saputo,
ho sentito un dolore sordo proprio infondo al cuore, ma Faith mi ha spiegato le
circostanze della sua nascita e so che cosa ha significato per te diventare
padre. Ho cercato di rintracciarlo pensando che potesse condurmi a te, ma anche
lui sembra sparito nel nulla. Persino Faith e Willow non lo ricordano più.
Quando chiedo in giro, mi ridono tutti dietro, ricordandomi che i vampiri non
possono avere figli. Sono l’unica che continua a sapere della sua esistenza,
soprattutto da quando ho recuperato il ricordo del nostro giorno
perfetto.
È questo che ti tiene lontano? Hai paura che sia
adirata per questo? anche in questo caso sbagli. Io ho capito cosa hai fatto e
perché l’hai fatto e so che cancellare i miei ricordi non è stata una tua
scelta. Sono stati gli Oracoli a decidere così. Per salvarmi da morte certa, hai
barattato la tua vita con la mia. Tu hai chiesto di tornare ad essere vampiro.
Cancellare quel giorno è stata la loro risposta e tu non potevi certo sapere che
anni dopo, sarei morta comunque.
Io ti amo Angel. Ti amo e nulla è cambiato da allora.
Sei presente in tutti i miei sogni. Li è tutto bello e luminoso, noi siamo
insieme, e niente e nessuno può
separarci.
Aveva provato ad andare oltre la sua storia con Angel,
ma non vi era mai riuscita. Angel era dentro la sua pelle, dentro le sue ossa,
dentro la sua anima e quando aveva tentato di andare avanti si era sentita
persa, conscia che si allontanava da l’unica cosa che dava ancora senso alla sua
vita. Il suo amore per Angel. Così smise di ingannare sé stessa. Non voleva
ripetere gli errori del passato, quando si ubriacava di sesso con Spike per
sentirsi ancora viva. Aveva imparato dai suoi errori, era una donna matura
adesso e sapeva esattamente cosa voleva dalla vita.
Per farla breve..
Adesso non ridere Angel, ma quella cosa della
pastafrolla è storia vecchia ormai. Non mi sento più un informe impasto per
biscotti. Lo so che non faccio altro che dirti questo da quattro anni, ma voglio
essere certa che tu abbia capito bene. Vedo il tuo sorriso mentre leggi queste
mie parole e quindi le scriverò ancora. Sono cotta a puntino, Angel e so chi si godrà il delizioso biscotto
caldo che sono diventata. Non è proprio quello che mi chiedesti sei anni fa? Ora
ho la risposta, anzi a dire il vero, conosco la risposta da quattro anni. La
cosa buffa di tutto questo è che in fondo al mio cuore ho sempre saputo che
quello potevi essere solo tu. Ho sempre visto solo te nel mio futuro e questo lo
so da un infinità di tempo. Ma quando ho finalmente capito, quando ne sono
diventata pienamente consapevole, tu sei scomparso ancora una volta dalla mia
vita. Fra noi è sempre stato così, non facciamo che rincorrerci senza mai
riuscire a raggiungerci e se questo accade, la colpa è solo nostra. Ho cercato
di dare un senso a questi anni vissuti senza di te, ma per quanto io abbia
tentato, non sono mai riuscita a
trovarlo.
Mi manchi Angel, mi manchi da morire.
Tua, per
sempre
Buffy
Aveva fatto un tale casino di cose con Angel, fra loro
era sempre tutto così complicato, e ora
non sapeva nemmeno se fosse vivo. Se lo avesse trattenuto a Sunnydale la
notte che portò l’amuleto, forse le cose sarebbero andate in modo diverso.
Questo pensiero la tormentava da anni. Forse quella era la loro ultima
possibilità e lei l’aveva bruciata, mandandolo via. Se lui era morto, la
responsabile della sua morte era proprio lei. Sospirò mentre rivisitava per
l’ennesima volta quel pensiero. Lo amava ancora, e fintanto che lo amava ancora,
non poteva accontentarsi di qualcun altro. Non sarebbe stato giusto né per
l’altro né per sé stessa. Non voleva un altro Riley accanto. Nessuno avrebbe mai
sostituito Angel.
Chiuse il diario, riponendolo dentro il baule. Infilò
il pigiama. Spense la luce e andò a dormire.
Io ti amo Angel. Ti amo e questo non cambierà mai. Sei
presente in tutti i miei sogni. Li è tutto bello e luminoso, noi siamo insieme,
e niente e nessuno può separarci ..restiamo qua per favore, prendi la mia mano e
restiamo qua per sempre.
Insieme.