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Autore: lafatablu    13/07/2012    2 recensioni
Timeline: 4 anni dopo Not Fade Away
Pairing: Angel & Buffy (ovviamente)
Summary: Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. (Erodoto – V secolo a.C.) Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Gli Oracoli vivevano sotto l'ufficio postale. Vi ricordate? Si, centra anche questo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Francis Doyle, Angel, Buffy Anne Summers, Connor, Cordelia Chase
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A N G E L ~ Soul & Love ~'
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Parte 06

..e niente e nessuno può separarci ..restiamo qua per favore, prendi la mia mano e restiamo qua per sempre. Insieme.

I sogni scardinano le porte in cui avevamo rinchiuso le nostre anime, aprendole alla visione del bello. I sogni non conoscono le limitazioni di tempo e spazio, né le catene della razionalità imposte dalla nostra coscienza durante lo stato di veglia. Essi ci conducono laddove vorremmo essere, ricongiungendoci con la persona amata. I sogni hanno ali robuste, capaci di superare infinite distanze. Esse si librano libere e volano oltre valli e pianure, superano le vette delle alte montagne e volteggiano con grazia fra continenti ed oceani..

..da Los Angeles

Io ti amo, Buffy. Restiamo qui, non vedi come tutto è bello e luminoso? Restiamo qua per sempre, noi siamo insieme, niente e nessuno potrà più separarci. Dammi la mano ora. Sediamoci all’ombra di questo grande albero, vuoi? Dio, quanto sei bella, ti ho cercata ovunque e invece sei sempre stata qui, proprio accanto a me, ma non riuscivo a vederti. Buffy, credevo di averti perso per sempre. Io non posso fare a meno di te, ho bisogno di te. Perché sei triste? ..perché piangi amore mio? Non saremo mai più divisi, mai più.

..a Londra

Ho paura Angel, ho paura che sia solo un sogno. Tutte le notti vengo qua a cercarti ..e tu ci sei sempre. Stai qui seduto sotto quest’albero e aspetti me. Ma quando mi siedo accanto a te, tu svanisci mentre ti sento piangere ..allora mi sveglio e tu non ci sei mai. Perché piangi? Non sei felice di vedermi? Perché il tuo viso è intriso di sudore? Cosa ti fa soffrire? Ti prego dimmelo. Io so che posso aiutarti, saprei come fare.. ma tu sei sempre così ostinato..

I sogni scardinano le porte in cui avevamo rinchiuso le nostre anime ..e talvolta ci conducono in luoghi oscuri e minacciosi, mettendo a nudo i nostri peggiori incubi. Nelle ultime tre notti, Buffy e Angel si incontravano nel sonno e notte dopo notte, aumentava la consapevolezza che la fine era sempre più vicina e loro non potevano fare nulla per impedirlo. La gioia si trasformò in terrore. Le carezze di lei divennero ferite profonde, le sue dita delicate non erano che artigli velenosi. I baci di lui divennero morsi mortali, le sue dolci labbra non erano che zanne affilate. Buffy ed Angel erano ormai sempre più emotivamente provati. Vicinissimi, quasi da potersi sfiorare se solo allungavano la mano, ma lontanissimi come non lo erano mai stati prima d’ora

Di giorno Buffy era sempre più nervosa ed intrattabile. La ferita al collo aveva ricominciato a sanguinare, tanto che dovette nasconderla sotto un foulard per evitare domande inopportune. Angel alternava rari momenti di veglia, in cui parlava con Connor ma per le restanti ore si perdeva nei suoi deliri. Connor era disperato. Angel stava impiegando troppo tempo a guarire.

Ho paura Buffy.. ho paura e sento freddo.. non riesco a muovermi.. non senti che il mio corpo è freddo? Sto forse morendo? ma non m’importa. Ora che tu sei qua, null’altro conta per me.. ho bisogno di te. Le tue labbra sono così dolci, avevo dimenticato il sapore delle tue labbra..

..e io delle tue. Non smettere Angel, non smettere di baciarmi ..non smettere mai più. Stai tremando, tu stai gelando ..ma io posso salvarti ..non sono arrivata fin qui per perderti di nuovo. Tu vivrai, Angel. Tu devi vivere. Io so di cosa hai bisogno. Bevi. Bevi me. 

No Buffy, ti prego no.. non puoi chiedermi questo.. lo sai che non riuscirò a fermarmi in tempo, sai già come andrà a finire, ti prego vai via.. il tuo collo sanguina ancora.. Buffy.. no ti prego, deve esserci un altro modo.. non puoi chiedermi di fare questo.. non di nuovo..

Sono nel tuo sogno o sei tu nel mio? ora non c’è tempo di pensare a questo ..morirai Angel, e non potrei più sopportarlo.. deve esserci un motivo se sono qui con te. Non riesci a mordermi perché sei così debole, ma il tuo tempo sta scadendo, devi solo accostare le labbra al mio collo che sanguina.. sanguina da allora per te. Non smetterà, lo sai questo, non smetterà finché non berrai dalla Coppa del Perpetuo Tormento. È il nostro destino.. non possiamo sfuggire ad esso..

Noooo.. Vai via.. Buffy.. vai via dal mio sogno.. finirei con l’ucciderti.. Buffy svegliati.. svegliati per favore.. io.. io.. devo svegliarmi.. devo svegliarmi. Buffy.. Connor.. aiutatemi, vi prego..

“Angel sono qui.. sono qui.. Angel per favore svegliati.. ti prego.. Angel..”

Connor urlò disperato. Erano ore che cercava di portarlo fuori da quell’incubo, ma per quanto tentasse non vi riusciva ed era preoccupatissimo. Le sue condizioni sembravano peggiorate e questo non era un buon segno. Si sentiva solo come mai prima d’ora “Avanti.. svegliati ora..”

..a Londra nello stesso momento, Faith entrò di corsa nella stanza di Buffy e tentò di svegliarla scuotendola con forza. Notò subito che era pallidissima. “Buffy? Mi senti? avanti svegliati..”

Buffy la strattonò per liberarsi da lei e si sedette sul letto con gli occhi spalancati dal terrore. “Era.. era un sogno.. era solo un sogno.. ma.. era così reale.. Angel.. lui ha bisogno di me..”

Faith scosse la testa “Tu non puoi continuare così..” Buffy non l’ascoltava più. Era già sparita in bagno a controllare il collo. La cicatrice era sparita, al suo posto vi era una ferita fresca come se fosse stata appena morsa. Sanguinava copiosamente e dovette tamponarla per fermare l’emorragia. Faith la seguì in bagno “Sono parecchie notti che non fai che urlare il suo nome.. Buffy? mi stai a sentire? Cosa hai sul collo? sta sanguinando.. ma non.. NO, non può essere..”

Mezz’ora dopo erano entrambe sedute in cucina davanti ad una tazza di thè fumante. Buffy raccontò dei suoi sogni e Faith non riusciva a smettere di tremare. “Faith adesso basta, ok? tu non centri nulla, non sta riaccadendo quello che stai pensando che stia accadendo.. lo so che parlo come una pazza, ma so che hai capito.. anziché tremare, potresti darmi una mano?”

“E se fosse il Primo? Può diventare tutto ciò che vuole. A Sunnydale prese le sembianze del sindaco..” Buffy roteò gli occhi, era esasperata. Sapeva che ricordare gli eventi del suo passato era doloroso per Faith, ma ora non aveva tempo di pensare a questo. “Faith, ok sei sconvolta.. torna a dormire, ne riparliamo fra qualche ora. Ma ti assicuro che con ciò che sta accadendo ad Angel, il Sindaco non centra e neppure tu. Angel ha bisogno d’aiuto, ma non perché sta morendo per la freccia avvelenata del Sindaco..” Faith la interruppe “..Che io ho lanciato contro Angel.. Ti ringrazio B. ma non voglio essere assolta dai miei..” vedendo l’espressione di Buffy quasi rise “Ok, scusa. Ti ascolto, dimmi cosa intendi fare.”

Buffy continuò a parlare, aveva bisogno di mettere a fuoco le cose che le ronzavano in mente. Faith era l’unica in grado di capire. “Ricapitolando.. entrambe siamo arrivate alla conclusione che quei sogni non sono semplici sogni, ma sono di natura mistica. Abbiamo quindi concluso che Angel è nei guai e mi sta chiedendo d’aiuto” Poi mormorò “Lui ha.. bisogno di nutrirsi..” Con le dita sfiorò la croce d'argento che teneva al collo e sentì ancora la ferita che ricominciava a sanguinare. “Ha bisogno di nutrirsi subito.. io devo raggiungerlo prima che sia troppo tardi”

“Evvai! Uno a zero per la squadra ‘Angel è vivo’ ..perché se ha bisogno d’aiuto è sicuramente vivo.. come abbiamo sempre sostenuto noi..” urlò Faith mentre digitava sul portatile di Dawn. “Cosa stai facendo?” chiese Buffy “Ti prenoto il primo volo disponibile per Los Angeles ..e ora inventa una versione decente della storia, che possa andar bene per il resto della banda”

Buffy sorrise. Capiva cosa stava facendo Faith e le era molto grata per questo. Anche lei aveva paura che ad Angel fosse accaduto qualcosa di brutto, ma lo mascherava con l’ironia. “Grazie”

“Non ringraziarmi B. Lo faccio per me.. non per te, visto che dovrò sostituirti. Così non dovrò sentire le cazzate di Xander, o quelle di Kennedy.. Cristo.. quanto non la sopporto quella lì..”

Il viso di Buffy si rabbuiò “Perché Los Angeles? Non sappiamo dove sia Angel?” Faith smise di digitare voltandosi a guardarla “È vero, ma da qualche parte dovrai pur cominciare. L.A. è l’ultimo posto in cui è stato visto quattro anni fa..” Buffy annuì, concordava con lei. Dalla loro parte avevano l’istinto slayer a guidarle e anche il legame, seppur differente, che le univa ad Angel. “Ok, è fatta” disse Faith “Il tuo aereo parte alle 11,40. Sono appena le sette, hai tutto il tempo di preparare le tue cose.. fare il discorsetto a Giles e agli altri.. e correre all’aeroporto”

Mentre saliva in camera sua, Buffy si fermò sulla scala voltandosi ancora verso lei.

“Faith, che mi dici di Connor? Dove pensi che sia? Anche lui pare scomparso nel nulla”

“Connor? Chi è Connor?”

..a Los Angeles

Connor aveva ormai preso una decisione importante, una di quelle che potevano cambiare il destino di un essere umano per sempre. Seduto davanti al camino, cercava di vagliare ogni possibile conseguenza del suo gesto e seppur riuscisse a vederne i moltissimi rischi, mise a tacere la ragione e si affidò all’istinto. Angel ormai non riprendeva conoscenza da ore, aveva bisogno d’aiuto e lui non era in grado di fare più nulla per lui. L’ultima estrema forma d’aiuto che poteva ancora dargli, era proprio questa sua drastica decisione. Riaprì il libro che teneva sulle ginocchia dove aveva nascosto qualcosa di prezioso. Una lettera di Angel indirizzata a Buffy. La lettera era datata 30 Maggio 2004 ed era la prima che suo padre scrisse, ormai ben quattro anni fa. Le altre erano tornate al loro posto dentro la credenza. Connor sperava di averle risistemate così come le aveva conservate Angel, ma aveva tenuto questa fuori per una ragione. A differenza delle altre, era l’unica che era stata scritta proprio con l’intento di essere spedita. La busta recava un indirizzo di Roma e all’interno c’era anche un numero di telefono di Londra. Probabilmente Angel aveva contatto quel numero e qualcosa o qualcuno, lo convinse poi a non spedire la lettera. Mentre leggeva, Connor si era chiesto più volte perché Angel non ne avesse mai spedito nessuna e in quegli ultimi tre giorni, gli tornava in mente costantemente nonno Reilly ..e fu proprio il pensiero di lui, che portò Connor a prendere la sua decisione.

Tanto, tanto tempo fa, io ero il messaggero ~ Davvero nonno? ~ Si tesoro ~ Eri magico? ~ No figliolo ..ero solo un postino. Magico era il messaggio che portavo. Non dimenticarlo, Connor.. Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale.

Nonno Reilly da giovane era stato un postino o così lui diceva. Una volta gli raccontò una storia commovente, su una lettera d’amore spedita da una giovane donna al suo innamorato lontano. Accade durante gli anni quaranta e Connor rimase impressionato dal suo racconto. La lettera andò persa, e vagò per il mondo per anni, compiendo dei giri immensi, finché tornò nell’ufficio postale da cui era partita, dove poi giacque per decenni. Nonno Reilly la trovò poco prima che finisse al macero e dopo quasi cinquant’anni, la lettera arrivò finalmente al suo destinatario. La giovane donna, che ora era una vecchia settantenne, aveva creduto che il suo amore l’avesse dimenticata o che non l’avesse mai amata, perché non ricevette mai una risposta. Invece lui l’aveva cercata per anni, senza mai trovarla e quando oramai aveva da tempo perso la speranza, arrivò una lettera come fosse magicamente ricomparsa da un lontano passato. Fu allora che il nonno, scherzosamente, gli aveva parlato dell’ufficio delle anime perse.

Figliolo” disse il vecchio “non hai idea di quante cose possono cambiare nella vita di un uomo e quanto, talvolta, questo sia dovuto solamente al caso o al destino. Per cambiare l’esistenza di un essere umano, a volte è sufficiente ricevere una lettera che era andata perduta, anche se arriva dopo molti, molti anni. Una semplice lettera può cambiare la tua vita per sempre

Connor teneva in mano la lettera e la sentiva bruciare fra le sue dita. Adesso sarebbe uscito e l’avrebbe imbucata, riconsegnandola al suo destino. Questa era la sua decisione, ma il dubbio si insinuò in lui. Era giusto fare questo? Era giusto violare in quel modo la vita di suo padre? Non sarebbe stato meglio parlarne con lui? Posò ancora la lettera, richiudendola nel libro.

Aveva paura di sbagliare, aveva paura di compromettere, forse per sempre, il suo rapporto con Angel e questo lo spaventava molto. Era così contento di come stavano andando le cose fra loro, e non voleva tornare ai vecchi silenzi. Avevano parlato più in questi tre giorni che negli ultimi quattro anni e il merito era proprio di quelle lettere ..e di Buffy.

In quei tre giorni, man mano che leggeva le lettere, si rese conto che era entrato in contatto con due diversi mondi, uno dei quali era a lui totalmente sconosciuto. C’erano tante cose che non capiva, ma era convinto che questi due mondi dovessero finalmente incontrarsi e spedire quella lettera era l’unico modo per farlo. Ad esempio, chi era la piccola Dawn? Angel la citava spesso e sempre con affetto paterno. Che fosse la figlia segreta di Buffy e suo padre? Ammise che quel pensiero lo disturbava. L’idea di avere una sorella non gli piaceva molto. Si rese anche conto che sapere di essere l’unico figlio che Angel avesse mai potuto avere, era una cosa che lo univa molto a lui. Lo faceva sentire speciale e la presenza di una sorella avrebbe rotto la magia della sua unicità. Ma pensò che con il tempo, avrebbe anche potuto abituarsi all’idea di avere una sorella e questa era un'altra valida ragione per spedire la lettera.

Si sedette accanto ad Angel, cercando quel coraggio di cui aveva bisogno. Lui si lamentava nel sonno e la febbre era ancora altissima. La ferita non accennava a cicatrizzare, ormai erano passati tre giorni ed anche in un comune uomo mortale, si sarebbero dovuti vedere i primi segni di guarigione. Qualcosa non andava per il verso giusto e in quel momento realizzò che la vita di Angel era in pericolo. Lo sentì fin dentro le ossa. Le parole che Angel urlò ancora una volta nel suo delirio, per Connor furono come un estrema richiesta d’aiuto. Lui stava morendo.

Buffy ha bisogno di me.. devo andare adesso.. io.. ho bisogno di lei.. Buffy, non lasciarmi..

Connor sentì le proprie lacrime rigargli il viso. Prima di uscire si chinò su Angel, e lo baciò sulla fronte. “Perdonami, papà.. ma non posso più aiutarti.. tu hai bisogno di Buffy adesso”

Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Siamo solo messaggeri.. Magico è il messaggio che portiamo. Non dimenticarlo, Connor..

Sentì ancora la voce di suo nonno risuonare dentro sé e sentì che lo baciava sulla fronte come lui aveva fatto poco prima con Angel. Il fatto che quel ricordo gli tornasse in mente proprio adesso, aveva certamente un significato speciale ..e lui lo interpretò come un segno del destino. Infilò la lettera in tasca, salutò in silenzio suo padre e uscì dalla stanza.

Connor era stato tante cose nella sua breve vita ed era stato chiamato in molti modi diversi. Connor Angel. Steven Holtz. Connor Reilly. Il figlio del miracolo. Il distruttore ..ma stasera lui era il messaggero ..solo un semplice ed umile postino. L’aria fredda della notte portò chiarezza ai suoi pensieri e sentì un ondata di ottimismo. Si, sto facendo la cosa giusta, papà. Mise la mano in tasca sfiorando la lettera con le dita. Guardò la buca della posta davanti a sé, e..

Accidenti, pensò. Per fortuna non l’aveva ancora imbucata. Quella cassetta raccoglieva solo la posta da e per L.A. Smistava solo la corrispondenza cittadina. A lui serviva una cassetta per la posta internazionale e non ne vedeva nessuna nelle vicinanze. Sospirò per la frustrazione, non voleva allontanarsi troppo da casa, voleva tornare subito da Angel. Guardò su in alto nel cielo, quasi ad implorare un aiuto divino. “Un po’ d’aiuto mai, eh?” Si guardò intorno e notò un bar ancora aperto, non l’aveva visto prima. Forse lì potevano dirgli dove trovare ciò che cercava.

“Salve” Si sedette ad un tavolo “Un cappuccino con molta schiuma e un croissant caldo, grazie” Prese la lettera dalla tasca e lesse ancora una volta l’indirizzo, poggiandola poi sul tavolino.

Buffy Anne Summers – Via dei Vasai, 10 – Roma, Italia

“A quest’ora? È tardi per quello” disse il barista, posando inavvertitamente gli occhi sulla busta.

Connor lo guardò abbozzando un sorriso. Era stanco morto, non dormiva da almeno due giorni e aveva anche fame. Pensò che tutta questa storia delle lettere, per lui era iniziata tre giorni prima, proprio mentre faceva colazione al bar del campus, poco prima che intercettasse il discorso degli ex avvocati della Wolf ram and Hart, che lo informavano della morte di Angel.

“Come scusi? È tardi? Siete ancora aperti, giusto?”

“Si, certo. Ma c’è un tempo per tutte le cose. A quest’ora non serviamo cappuccini. È presto per quello ..o troppo tardi” Connor sorrise ancora “D’accordo.. un toast allora.. e una coca..”

“Dovrebbe usare il numero” disse ancora il barista “ma vista l’ora, possiamo fare un eccezione”

“Il numero?” Connor lo guardò con più attenzione, aveva un aria vagamente familiare ma non ricordava di averlo mai visto prima. Sebbene fosse un po’ invadente per i suoi gusti, si sentiva stranamente a suo agio con lui. “Se venisse durante l’orario di punta, gli chiederei di prendere il numero e di fare la fila prima di ordinare, ma come vede, il locale è vuoto a quest’ora”

Connor annuì e tornò a guardare la busta. “Senta? Sa dirmi se qua in zona c’è una cassetta per la posta extra urbana? Devo imbucare una lettere, ed è piuttosto urgente”

“No amico, qua non c’è niente del genere. Si è guardato intorno? Siamo nei sobborghi di L.A. Qua nessuno spedisce lettere intercontinentali. Roma, giusto?” Si avvicinò con un vassoio e apparecchiò per Connor. “È scritto sulla busta, non ho potuto fare a meno di leggere” Tornò qualche minuto dopo con un toast caldo, delle patatine fritte e un boccale di birra freschissima. “Non si preoccupi, patatine e birra le offre la ditta. Lei ha l’aria stanca, come se non mangiasse a sufficienza da giorni, mi sbaglio? Non sarà un patito delle diete anche lei?”

Connor sorrise e gli fece cenno di sedersi al tavolo con lui. Il barista accettò ma prima prese un'altra birra e riempì un boccale per sé. “Lei mi ha chiesto un cappuccino con molta schiuma, e io gli offro una birra, è sempre schiuma dopotutto, ma.. Irlandese ..e della migliore qualità”

“Lei è Irlandese” esclamò Connor “Ma certo, ecco perché c’era qualcosa di così familiare in lei. È per via del suo accento irlandese, anche i miei lo sono” Connor sorrise e pensò che almeno in questo non mentiva quando parlava della sua famiglia. Sia Angel che i Reilly erano Irlandesi.

“Si, sono Irlandese. Non badi a me, mangi prima che diventi tutto freddo” Connor mangiò con gusto e nella foga, una patatina cadde sulla maglia macchiandola d’olio. “Attento, le macchie d’olio sono difficili da mandar via” disse il barista in tono paterno, poi si alzò e gli porse delle salse. “Maionese, senape e..” Connor scosse la testa “No, niente ketchup.. sono allergico al..” Smise di parlare perché in realtà non vi era il ketchup e trovò che fosse strano. Nel mix delle salse di tutte le tavole calde, pub o fastfood che lui conosceva, c’era sempre il ketchup. Preferì non farlo notare, probabilmente era solo una coincidenza, anche se lui non credeva alle coincidenze e Connor era diffidente per natura. “Ha l’aria turbata” disse il barista affabilmente. Connor indicò la lettera. “Devo spedirla al più presto” Poi si sporse in avanti, guardando oltre la grande vetrata. Da lì poteva vedere distintamente la porta della casa di Angel. Saperlo solo lo innervosiva molto, se qualcuno l’avesse attaccato adesso, non avrebbe potuto difendersi, ma sapeva che doveva continuare a parlare con il barista, sebbene non sapesse perché.

“Forse non deve spedirla. Ci ha pensato?” disse il barista. Connor non ebbe il tempo di rispondere perché lui si alzò per servire due clienti entrati in quel momento. “Servite qualcosa di britannico in questo Irish pub? Maledetti Irlandesi, avete invaso la nostra città”

I due sembravano in cerca di guai, ma il barista mantenne la calma. “Il Numero, Londra.”

In quel momento, come fulminato da una illuminazione improvvisa, per Connor divenne tutto chiaro. Adesso sapeva perché doveva parlare con il barista. Da quando era entrato non aveva fatto altro che dirgli cosa doveva fare. Questa non era affatto una coincidenza. Il barista, velatamente, gli stava dicendo che per l’indirizzo di Roma era troppo tardi. Buffy non era più lì. Anziché spedire la lettera, doveva usare il numero di Londra e contattare Buffy di persona.

~ È tardi per quello ~ C’è un tempo per tutte le cose ~ Dovrebbe usare il numero ~ Forse non deve spedirla ~ Il Numero, Londra ~

“Come hai detto?” Chiese provocatoriamente uno dei due clienti. “Prendi il numero, inglese. Non posso servirti senza il numero. È la regola” L’altro cliente rise ed estrasse un coltello pronto a colpire il barista, ma l’attimo dopo tutti e due scapparono a gambe levate spaventati a morte. Pareva che avessero visto il diavolo in persona. Invece era solo Connor che era piombato su loro, investendoli come un ciclone. “Non sopporto i tipi arroganti” disse, mentre aiutava il barista a rimettersi in piedi. “Inglesi” rispose lui, come se questo spiegasse tutto. “Londra è solo un balordo, qui lo temono tutti e odia gli Irlandesi” Si ricompose e sorrise. “Dove hai imparato ha usare le mani in quel modo? Sei stato grande, ragazzo” Connor sbirciò ancora dalla vetrata per tenere d’occhio casa. “Ho avuto un bravo insegnante. Il migliore.” Notò che il barista era passato dal Lei al Tu e lo trovò naturale. Poi divenne nuovamente ansioso e prese in mano il cellulare “Senta.. dovrei..” il barista sorrise “Fa pure.. sono nel retro a sistemare queste casse di birra. Prenditi tutto il tempo che vuoi.. non c’è alcuna fretta”

Quando finì, senza che lui lo chiamasse, il barista ricomparve “Sei stato in gamba, ragazzo” e Connor ebbe quasi la certezza che non si riferisse alla rissa di prima. Tese la mano verso lui “Connor. Il mio nome è Connor” Il barista rispose alla stretta di mano e affettuosamente gli diede un colpetto sul braccio “Papà, vero? Scommetto che è stato lui a scegliere il tuo nome”

Connor annuì sorridendo “Ero entrato qua per chiedere informazioni e..” Si avviò verso l’uscita, seguito dal barista che cominciò a spegnere le luci. Voltò anche il cartello della vetrina dalla parte in cui era scritto Chiuso “..e le hai trovate?” Connor era ormai fuori dal locale, rimise la lettera in tasca e lo guardò dritto negli occhi. Per attimo gli parve di riconoscere un volto noto, ma durò solo un attimo “Si. Le ho trovate. La ringrazio ..grazie anche per le patatine e la birra”

Si incamminò veloce, doveva solo attraversare la strada e sarebbe stato di nuovo a casa. Sentì la porta del bar che si chiudeva alle le sue spalle, pensò che non aveva neppure chiesto al barista come si chiamasse. Si voltò e tornò indietro ma sentì un brivido gelido di paura dietro la schiena. La strada era completamente buia, nessuna insegna luminosa.. non c’era niente. Niente.. di niente.. di niente.. neppure il bar.. Si, Connor sentì davvero il brivido della paura.

Il bar era sparito, come ingoiato nel nulla. “Ma non è possibile.. Cosa accidenti..?” Corse verso il bar ma al suo posto vi era un vecchio negozio di ferramenta con la serranda arrugginita che nessuno aveva aperto da chissà quanto tempo. “Ma..? non può essere, ero li dentro due minuti fa.. ho parlato con quel tipo.. ho mangiato.. ho telefonato.. non era un allucinazione..”

Fu colto dal panico e controllò il cellulare facendo scorrere la lista delle chiamate effettuate. Si, il suo cell aveva registrato la sua telefonata esattamente alle 23,40, quindi era una prova che non aveva le allucinazioni. Controllò i numeri in memoria e vide che c’era il nuovo numero che aveva appena salvato nei preferiti, un ulteriore prova che non era pazzo. “Dove è finito il bar?” Chiese sottovoce a sé stesso. Controllò la sua maglia in cui vi era una vistosa macchia d’olio “Oh questa poi.. beh, almeno le patatine erano reali..” ma le sorprese non erano finite.

Tornò sui suoi passi e raggiunse la cassetta della posta in cui si era fermato prima di entrare al bar. “Ma..? Cosa..?” Affianco alla buca della posta urbana, era ben visibile la cassetta per la posta intercontinentale. “Non può essere. Sono certissimo che prima non c’era” Sospirò per la frustrazione e la stanchezza. “E ora che faccio? Accidenti, non posso neppure dirlo ad Angel”

Ma poi sentì un senso di pace. Ripensò alle parole di Buffy e seppe di non essere più solo.

Ora va da tuo padre, non lasciarlo solo. Sta tranquillo, il peggio è passato. Va ora..

 

   
 
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