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Autore: SealySota    13/07/2012    5 recensioni
Si accomodò sulla sedia del tavolino e iniziò a scrivere sul pezzo di carta il suo piccolo piano malefico.
"SABOTAGGIO" questo era il titolo.
Poi stilò una serie di punti su cui impostare il progetto.
Lo rilesse, poi strappò il pezzo di foglio in cui c’era l’ultimo punto.
"Realizzazione dei sogni."
«I sogni sono quelli che si fanno ad occhi chiusi.» mormorò Marina cercando di lanciare il ritaglio accartocciato nel cestino.
Ma mancò il bersaglio e la pallina di carta andò sul pavimento.
Un concerto, un Meet&Greet, una stretta di mano, un abbraccio, un autografo. Questi sono sogni.
Ma sabotare un progetto per salire sul palco con i tuoi idoli.
Beh, questo è un desiderio.
**
Non tutte le fan incontrano i loro idoli per caso. Alcune di loro modificano il caso a loro piacimento.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Too weird- Think twice

Too weird- Think twice!

 

A quelli che pensano a qualcosa solo una volta,

  perché una seconda potrebbe cambiare tutto.

 

 

Niente problemi.

Sono già passati tre giorni che nessuno, sott’ordine di Clara, fila di striscio Marina.

Sono tre giorni che quest’ultima non combina alcun guaio.

“Strano.” Pensò Delia mentre metteva nero su bianco queste parole sul suo diario segreto.

E’ davvero strano, caro diario. Sai, credevo che ci avesse torturato con riti satanici, magari anche incatenate a letto con le sue tipiche manette ricoperte di piume rosa e addirittura buttato le chiavi nel cess...

 

La ragazza sfregò più volte la penna tra le mani per farla ritornare a scrivere.

«Penna di mierda. Scrivi!»
Ma quella non ne voleva sapere proprio niente, così la mora si alzò con disgusto per buttare la penna.

«Inchiostro da due soldi...» e poi si accorse di un pezzetto di carta arrotolato vicino al cestino.

«Ma come minchia puliscono qui?»

La frase non si leggeva bene a causa delle cancellature, ma dopo alcuni tentativi riconobbe una grafia familiare: 11. Realizzazione dei sogni.

Restò per circa dieci minuti a capire il senso della frase poi il criceto che c’era nella sua testolina iniziò a camminare nella ruota. Gli occhi di Delia si sgranarono a dismisura, tanto da superare Claudio Pinto che riusciva a cacciarli fuori di quattro centimetri.

La ragazza rabbrividì al pensiero, sia per Claudio sia per Marina.

Non aveva ideato quella lista per incasinarsi la vita, ma perché aveva un sogno.

«Cari cricetini che popolate l’intelletto, vi prego trovatemi qualcuno più squilibrato di Marina e vi giuro che smetterò di scrivere cose idiote sul diario.»

«Tu sei più pazza di lei perché hai intenzione di sostenerla.»

«Cavolini, stavolta avete vinto voi..»

Marina aveva un sogno.

 

**********

Un’ora dopo.

«Ho un sogno.» mormorò Marina ad occhi chiusi.

Li aprì un poco, giusto per accertarsi che la rossa fosse ancora in bagno e che nessuno la stesse sentendo.

«Ho un sogno!» ripeté «Dio.» Poi guardò il comodino.

«Dio, vorrei che riuscissi a prendere la benedetta, protetta e santificata fotografia che si trova in quello sconsacrato pezzo di pelle senza che la ragazza rossa nel bagno mi squarti la mano. Perciò assistimi, Amen.» Si fece il segno della croce e partì all’attacco.

Erano tre giorni che spiava il receptionist. Si era addirittura scritta il suo orario quotidiano e aveva scoperto che alle 17:30 l’addetto al benvenuto dei clienti faceva il suo riposino giornaliero. Quella era l’ora in cui avrebbe preso di nascosto il registro delle prenotazioni e avrebbe controllato l’orario d’arrivo delle ballerine nell’hotel, ma per farlo aveva bisogno i loro nomi.

E questi erano scritti sulla fotografia che si trovava nella borsa di Clara.

Marisa si lasciò trasportare dalla sua piccola risata malefica.

Bene, circolava una voce da un po’ di anni a quella parte: chiunque avesse toccato la borsetta della rossa, si sarebbe trovato con gli arti falciati e sminuzzati.

Dopo aver esitato, Marina affondò le mani in quel labirinto di pelle.

Trovò dei fazzoletti, chiavi, penna, portafoglio, auricolari, carta d’identità e un foglietto.

Lo afferrò e lo aprì.

Sinceramente si aspettava la fotografia.

Trovò un esplicito richiamo amoroso, di quelli rivoltanti e pieni di cuoricini inchiostrati.

Su ogni rigo c’era un nome, peccato che il nome era lo stesso.

Giovanni”.

«Ohhh, non credevo fosse serio.»

Gli ultimi riportavano anche degli appellativi alquanto stomachevoli:

“Giò, Ni, Van, John”.

Marina ormai scandalizzata ripiegò il foglio e lo rimise al suo posto.

«Mai innamorarsi così...»

Frugò ancora, trovando degli occhiali da sole, cavo USB, miliardi di forcine, fondotinta e... per poco la mora non si tagliava la mano, c’era un coltello.

Due coltelli.

Ecco il perché delle voci sugli arti tattili troncati.

Subito dopo si rivelò la fotografia. Eccole lì, tutte e cinque insieme sorridenti e carine.

Ammiccavano alla fotocamera fiere e felici per il nuovo tour, ignare che invece sarebbero finite in mezzo alla strada oppure a Seoul, Shangai, San Salvador, Seattle.

Qualsiasi città che iniziasse con la “S” andava bene.

Uscì dalla camera e si avviò alla hall; finalmente avrebbe scoperto qualcosa alle 17:30.

Indossò il suo cappello per non farsi riconoscere, casomai ci fossero delle videocamere di sorveglianza e si accomodò sulla poltrona di fronte al bancone, nonostante mancasse mezz’ora per procedere.

 

Mezz’ora dopo.

Il receptionist si era appena addormentato e Marina era subito saltata via dal comodo sofà.

Prese il registro delle prenotazioni dal secondo scaffale della piccola libreria a destra e iniziò a sfogliarlo.

Sudore freddo, troppa adrenalina.

Con la mano sinistra teneva il libro e con la destra svoltava le pagine del mese di Aprile.

Eccole lì, cinque prenotazioni a nome della società S.A.M.

Avevano preso due camere al terzo piano: la numero 61 e 62. La data di arrivo era prevista per il 16 Aprile alle 17:20.

“Dieci minuti fa” pensò Marina.

Si guardò intorno chiedendosi che fine avessero fatto le ballerine, quando all’improvviso sentì delle voci provenire dall’entrata dell’hotel. Voci straniere.

Non poté far altro che chiudere rumorosamente il registro e buttarlo in un angolino.

Non poté far altro che stamparsi un sorriso sul volto per accogliere i nuovi clienti.

 

*********

Clara uscì dal bagno ancora in accappatoio e si gettò letteralmente sul letto. Si mise a sedere e avvolse in un asciugamani i suoi capelli bagnati.

Poi indossò la biancheria, una maglietta extra-large e dei jeans da cui tasca anteriore fuoriusciva un bigliettino. Quello che conteneva il piano.

Si ritrovò a fissarlo per la decima volta.

Punto uno: Convincere le altre.

Non c’era riuscita. O meglio, non aveva persuaso la rossa.

Ma le altre? Erano già cadute in tentazione?

La ragazza si morse un labbro talmente forte, che le uscì del sangue e alcune gocce bagnarono il foglietto.

Mentre le stava asciugando si accorse del secondo punto: Registro delle prenotazioni.

«Oh cazzo!» imprecò ad alta voce e corse verso la hall senza avvertire le altre.

Quando arrivò era già troppo tardi. Per poco non scivolava di fianco alle cinque ragazze che stavano parlando con Marina dietro il bancone.

Oh. Un attimo.

Cinque ragazze stavano parlando con Marina? Quest’ultima era dietro al bancone?

E aveva appena dato loro un paio di chiavi?

«Piccola bastarda.» borbottò Clara aggiustandosi il “turbante”. Avrebbe tanto voluto scioglierlo lentamente davanti alla sua amica e mostrarle il Voldemort che c’era dietro la sua nuca, stile professor Raptor.

Si sedette sul divano di fronte al loro, facendo finta di leggere una rivista.

Intanto le cinque ragazze che stavano parlando con la sua amica la ringraziarono e si incamminarono verso di lei.

Tutte le lanciarono uno sguardo insospettito.

«Solo perché ho un turbante, non significa che io sia squilibrata.» fremé Clara guardandole mentre si dirigevano verso l’ascensore.

Poi gettò uno sguardo a Marina.

«Ti mozzo la testa.» le mimò con le labbra, passandosi un dito sulla gola.

Intanto dall’ascensore vennero fuori Delia, Stella e Aurora pronte per la passeggiata pomeridiana.

Quando videro le cinque ragazze, si squadrarono a vicenda.

Delia stava per attaccarle ad un tram diretto ad Atlantica quando una di quelle, per passare, con un gesto secco quasi non la scaraventava per l’aria.

Quando le inglesi salirono in ascensore, Marina raggiunse le sue amiche.

«Simpatiche le ballerine!» esclamò come se non fosse niente.

«Aspettate!» ordinò Stella dirigendosi al bar dell’hotel. Ritornata dalle amiche sputò l’acqua che aveva appena comprato in viso alla riccia «Scusami era mio dovere farlo.»

«Che hai da dire in tua discolpa?» incominciò la rossa portandosi le mani sui fianchi «Ti do cinque minuti!»

«Che ne dici se ne parliamo sopra?» cercò di rimediare Marina.

 

*********

 

 

 

«Farsi passare per la receptionist?!» urlò di nuovo Clara «Io ti uccido.»

Stavano discutendo da mezz’ora e la passeggiata era saltata.

«Lo sai come l’ho scoperto?» continuò la rossa con gli occhi iniettati di sangue. «Grazie a questo!» le urlò contro, mentre gli sbatteva il foglietto col piano davanti agli occhi.

«Oh.» mormorò Marina con sguardo indifferente.

«Oh? Oh, te la faccio pagare io!» concluse ritirandosi in bagno.

Delia subito la raggiunse, trovandola con le mani poggiate al lavandino e la testa bassa.

«Clara?» domandò come per aver permesso di parlare.

«Uhm.»

«Volevo solo farti vedere una cosa.» le disse mostrandogli il foglietto con il punto 11.

«Ha un sogno.» mormorò.

Clara non rispose.

Lo fissò a lungo, prima di prenderlo.

«Pensaci di nuovo. La seconda volta non fa mai male.»

Clara fece scivolare il foglietto in tasca, accanto a quello da cui era stato strappato.

 

 

PLeAse Read in this diRection (Y) ->

 

Ehi, rieccoci con il terzo capitolo PIPPOL! Vorrei innanzitutto ringraziare per le 7 recensioni. Grazie mille, quando ne ricevo una sono tipo *o*, quindi se volete lasciarne una anche a questo capitolo ne sarei davveeeeeeeeero grata.

Allora voglio dare una saluto speciale ad Em__Weasley e Roxy blue, le mie mogliettine LOL

Queste sono le ballerine:

"Caroline", "Amily", "Carrie", "Dianna", "Mia".

Se qualcuno vuole aggiungermi questi sono i miei contatti:

 

 We're Directioners, Oh Yeah ϟ         Profilo Facebook                           Twittah

 

Al prossimo capitolo genteeeeeeee! :3

#KeepDoingAMess

  
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