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Autore: _ChiaraS    13/07/2012    3 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Alzai appena gli occhi per incontrare lo sguardo della cosa, o meglio della persona contro cui ero andato a sbattere e mi pietrificai all’istante. Due iridi color ghiaccio mi fissavano dritto negli occhi, sembravano quasi volermi leggere dentro e attraversarmi l’anima..non avevo mai visto due occhi così belli e così maledettamente..freddi. Il suo sguardo era distaccato e freddo, tanto che sentii dei brividi attraversarmi la spina dorsale..quel momento durò solo pochi secondi che a me parvero un’eternità. Mi sentivo quasi spogliato di fronte a quello sguardo, che sembrava poter capire in un attimo ogni mio pensiero.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ashita wo kaete miyo kooritsuiteku toki wo.
Vorrei rompere questo freddo momento che c’è tra noi.
 

Pov Dave.

“Tesoro sbrigati a scendere, o farai tardi a scuola!” Era ormai la centesima volta che mia madre mi chiamava, e come sempre non avevo sentito la sveglia quella mattina. Mi diedi un ultimo sguardo allo specchio e mi aggiustai qualche ciocca ribelle di capelli. Quella sera non aveva dormito particolarmente bene, non facevo altro che pensare e ripensare a quel pomeriggio. E tutto quello che mi era rimasto come ricordo erano due occhi profondi azzurri, e uno sguardo così intenso da farmi tremare le gambe. Per fortuna almeno con lui riuscii a studiare, e dovevo ammettere che era anche bravissimo! Spiegava i concetti in modo eccezionale, con poche parole era in grado di farmi capire tutto, quasi meglio della professoressa. Anche se non riuscivo a non notare qualcosa in quello sguardo. Era sempre così vuoto, e inespressivo, ma mentre lui era impegnato a leggere sul libro, ed io alzavo lo sguardo per osservarlo, potevo notare a tratti della tristezza in quegli occhi tremendamente freddi. E non sapevo perché, ma mi faceva male. Era una sensazione strana, ma sapere che c’era qualcosa che lo turbava mi rendeva incredibilmente malinconico. Tirai un sospiro e mi diressi verso le scale. Questo non era il momento per perdersi nel proprio pensiero, o avrei seriamente perso l’autobus! Scesi di corsa le scale ed entrai in cucina.

“Buon giorno Mami” dissi avvicinandomi a lei che era di spalle mentre trafficava con i fornelli. Le schioccai un bacio sulla guancia e afferrai al volo una fetta di toast che mamma stava preparando, sfilandogliela dalle mani. Lei mi guardò un attimo severa, odiava che io mi svegliassi sempre tardi, e che quindi andassi continuamente di fretta. Lei avrebbe voluto fare una colazione in santa pace con me, come tutte le famiglie normali, ma cosa potevo farci se ero un dormiglione? Le feci un piccolo sorriso colpevole e poi le diedi un altro bacio sulla guancia, tenendo sempre in mano il mio toast.

“Scusa mamma, vado di fretta ci sentiamo quando torno” dissi correndo verso l’uscita, poi mi fermai di colpo, sbucando con la testa dalla porta della cucina.

“Ah dimenticavo, oggi pomeriggio torno tardi, sto un po’ con Effy, ci vediamo direttamente stasera” sorrisi di nuovo e uscii di corsa.

“Mi raccomando stai attento e salutami Effy e Adrian!” riuscii a sentire l’urlo di mia madre prima di richiudermi la porta alle spalle e sorrisi alle sue parole cominciando a correre verso la fermata. Da quando Adrian e Alexander mi avevano salvato da quei teppisti, mia madre vedeva sempre più di buon occhio la mia amicizia con Adrian e poi naturalmente adorava letteralmente Effy. Scommetto che la vedeva come la figlia che non aveva mai avuto. Infondo anche la mia amica sembrava essersi affezionata a mia madre fin da subito e poi quando ci si mettevano tutte e due insieme, erano in grado di farmi impazzire! Quindi era normale che andassero d’accordo. Arrivai davanti la fermata dell’autobus poco dopo e, così come tutti i giorni, feci appena in tempo a salire, prima che le porte si richiudessero. Ormai credevo che le persone si fossero abituate a vedere i miei salti mortali di prima mattina, ma almeno non ero riuscito a perderlo neanche una volta. Ripresi fiato dalla corsa che avevo fatto, e poi mi guardai attraverso lo specchio del finestrino dell’autobus. Un sorriso mi sorse spontaneo mentre ci passavamo per le strade del paese. Una nuova giornata era cominciata, e sentivo che sarebbe stata fantastica!

Pov Effy.

Aprii lentamente gli occhi e ci misi qualche secondo per mettere a fuoco la mia stanza, poi allungai una mano verso la sveglia che continuava a suonare e la spensi con un gesto secco. Sospirai chiudendo gli occhi per un attimo e contai mentalmente fino a tre. Sorrisi istintivamente quando sentii una leggera pressione sulle lenzuola e poi un miagolio che ormai mi era famigliare ma continuai a tenere gli occhi chiusi, fin quando non sentii il suo nasino sfiorarmi la guancia e poi la sua lingua che passava indisturbata su quel tratto di pelle.

“Hey ferma, ho capito, mi alzo” dissi ridendo aprendo un occhio ritrovandomi Meredith che mi fissava con i suoi occhioni e con la testa leggermente inclinata di lato. Ormai ero abituata a svegliarmi tutte le mattine così, anzi aspettavo proprio che lei arrivasse. Da quando ero venuta qua da sola, lei era stata il mio unico famigliare. Ogni volta che aprivo gli occhi di mattina e la ritrovavo al mio fianco mi sentivo meno sola..almeno sapevo che qualcuno ci tenesse davvero a me. Sorrisi alzandomi e appoggiandomi con la schiena alla testata del letto, e la presi in braccio accarezzandole il pelo morbido.

“E così siamo di nuovo sole io e te..” cominciai abbassando appena lo sguardo e tirando un piccolo sospiro. Potevo sembrare forte di fronte a tutti, ma non potevo negare che quella casa era troppo grande per me, e mi sarebbe piaciuto svegliarmi con l’odore dei pan cakes, le urla di mia madre che chiamava mio fratello perché stava facendo tardi, oppure con il buongiorno che mi dava mio padre, sempre con quel sorriso dolce sulle labbra. Non mi ero neanche resa conto di aver chiuso gli occhi, ma quando sentii un miagolio provenire dalla palla di peli tra le mie braccia, sorrisi e l’alzai per farla trovare esattamente all’altezza del mio viso.

“Hai perfettamente ragione, bastiamo solo io e te, infondo siamo o non siamo le più fighe del mondo?” lei mi guardò un attimo incuriosita con i suoi occhietti, e poi miagolò di nuovo facendomi ridere. Strofinai il naso contro il suo e poi la lasciai andare per prepararmi ad una nuova intensa giornata. Dovevo ammetterlo, da quando era arrivato Dave le mie giornate sembravano migliori. Ogni giorno arrivavo a scuola col mio passo deciso, senza badare agli altri che mi guardavano. Dovevo dimostrarmi forte, non potevo lasciarmi abbattere, perché stare lì era il mio sogno, e non avrei mai permesso a nessuno di mettermi a disagio. Ma mi sentivo così tremendamente sola, quando tutti si riunivano in gruppi, e io rimanevo in disparte. Certo, quando sono diventata presidentessa del consiglio studentesco le cose erano radicalmente cambiate, ma sentivo di non avere nessun amico sincero. Invece adesso, ogni volta che attraversavo quel cancello scuro, trovavo ad aspettarmi il sorriso dolce e contagioso di quel piccoletto, e qualcosa di piacevole mi scaldava il cuore ogni volta. Eh si, gli volevo proprio un gran bene. Mi affacciai alla finestra per prendere un po’ d’aria fresca, era ancora presto, ma almeno avevo il tempo di prepararmi con calma. Respirai a pieni polmoni l’aria fresca di quella mattina, poi sentii un rumore provenire da dentro, seguito da un continuo miagolio. Sorrisi d’istinto pensando a cosa quella piccola diavoletta avesse potuto combinare.

“Un’altra giornata è iniziata..” sussurrai tra me e me, e poi mi voltai richiudendo la finestra, mentre quella piccola peste continuava a miagolare.

“Eccomi..arrivo, arrivo!”

Pov Adrian.



Erano ormai venti minuti buoni che stavo davanti a questo specchio cercando di dare senso ai miei capelli, che quella mattina erano intrattabili. O forse ero io che ero intrattabile. Da circa un paio di settimane non facevo altro che cercare di rendermi ancora più bello di quanto non fossi già. Che poi a cosa serviva? Ogni mattina venivo assalito da una marea di ragazze prima di entrare in classe, non avrei assolutamente dovuto preoccuparmi del mio look. Sarei risultato sexy ai loro occhi anche con un sacco dell’immondizia addosso. Ma allora perché ci tenevo ad essere impeccabile? Forse non volevo ammetterlo neanche a me stesso ma non volevo assolutamente passare inosservato di fronte a mio fratello.

Sbuffai infastidito e mi decisi a staccarmi da quello specchio, non erano certo i capelli il problema. Presi la cartella appoggiata sul mio letto e mi sistemai la divisa, poi aprii deciso la porta e cominciai a scendere le scale, tanto c’avrebbe pensato Clara a mettere a posto la mia stanza. Quel pomeriggio se non sbagliavo non avevo lezione con quel ragazzo. Che poi alla fine non ero neanche io che gli facevo ripetizioni. Ma certo, il mio fratellino non poteva mica sprecare quest’occasione per mettersi in mostra, e far vedere che era più bravo e responsabile di me. Oltretutto non mi toccava dover sopportare mio fratello, ci si metteva anche quella pazza bionda a rovinarmi i pomeriggi. Non sapevo perché, ma aveva quello strano potere di zittirmi ogni volta, e questo mi dava su tutti i nervi. Io ero Adrian Horan, nessuna ragazza poteva resistermi e soprattutto poteva dirmi cosa fare. Borbottai qualcosa svoltando l’angolo per andare in cucina, e il mio pessimo umore peggiorò addirittura se possibile, quando vidi seduto a tavolo quello che doveva essere mio fratello. Lo osservai per un attimo senza dire niente, poi mi avvicinai scostando la sedia, per sedermi alla sua destra. 

“Buon giorno” disse semplicemente senza staccare gli occhi dal suo giornale, senza degnarmi neanche di uno sguardo. Strinsi la mascella ancora più arrabbiato di prima, e cominciai a mangiare la colazione che stava già sul tavolo. Quanto poteva essere fastidioso quando faceva così? Odiavo il silenzio, odiavo la sua indifferenza, e la sua aria da superiore. Lui non era migliore di me, era quello che continuavo a ripetermi ogni giorno. Sì, quello che mi ripetevo sempre a partire da quel giorno, da quando vidi mio fratello sorridere per l’ultima volta. Sospirai allontanando il piatto da me, non avevo molta fame quella mattina, e poi non vedevo l’ora di andare a scuola, per passare quante più ore possibili lontano da lui e dal suo modo di fare glaciale. Intanto mio fratello si era già alzato e mi aspettava vicino la porta. Eppure era strano, ultimamente lo vedevo diverso, per quanto possa essere diversa una persona che non esprime alcun tipo di emozione o sentimento da anni. Scrollai le spalle e mi alzai dirigendomi verso l’entrata.

 “Buona giornata signorino” mi voltai verso Clara, la nostra governante, e colei che mi faceva un po’ da “madre” mentre la nostra non c’era quasi mai, sempre troppo occupata con il lavoro. Le rivolsi un dolce sorriso alla quale lei ricambiò subito, con uno pieno d’affetto materno. 


“Grazie Clara, ci vediamo oggi pomeriggio” le dissi salutandola con la mano, mentre mio fratello le rivolse solo un’occhiata prima di uscire fuori senza neanche aspettarmi. Lo guardai torvo mentre si allontanava da me e sbuffai totalmente innervosito. Un’altra giornata era cominciata.


Pov Dave.

“DAAAAAAAAAAVEEEEEEEEE” un urlo mi colse di sorpresa mentre stavo per entrare nell’ingresso della scuola. Ormai avrei riconosciuto quella voce dappertutto. Feci appena in tempo a girarmi che mi ritrovai tra le braccia della mia amica. Sorrisi istintivamente mentre cercavo di liberarmi dal suo abbraccio stritolante.

“Hey, buongiorno Effy, sai anche io sono felice di vederti, ma tra poco non sarò più in grado di respirare” dissi a fatica ridacchiando, e lei mi lasciò andare rivolgendomi un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“Come stai oggi?” mi chiese passandomi una mano sulla testa, accarezzandomi i capelli con fare affettuoso. Era vero che avevamo la stessa età, ma io sembravo molto più piccolo, e lei mi sembrava quasi una sorella maggiore quando faceva così. E poi, da quando mi avevano aggredito, non faceva altro che preoccuparsi per me. Feci un piccolo sorriso pensando a quanto fossi stato fortunato ad incontrare una persona come lei.

“Tranquilla, sto benone. Non ho più 5 anni, quindi non preoccuparti per me mamma” dissi ridendo e poi mi liberai dalla sua presa per avviarmi alla scale.

“Forza muoviamoci, prima che arrivi il professore” dissi indicando il piano di sopra, e in un attimo Effy fu al mio fianco. Continuammo a parlare del più e del meno fin quando non arrivammo davanti la porta della nostra classe. Aprii notando subito che il professore non era ancora arrivato. Meno male, o ci saremmo presi una sgridata per il ritardo. Passai lo sguardo nella classe, guardandomi un po’ intorno. Ero ancora nuovo lì, anche se erano passate settimane, ma dovevo ambientarmi ancora meglio. Vidi Adrian seduto al suo posto che parlava con un suo amico, mentre tutte le ragazzine gli erano intorno. Come sempre, sbavavano tutte per lui, e come potevo dargli torto. Era davvero un bel ragazzo, in più era anche socievole e di certo molto più gentile del fratello. Mi chiedevo come mai Effy lo odiasse così tanto, forse avevano avuto qualche discussione. Eppure c’era qualcosa nel fratello che lo rendeva così incredibilmente affascinante. Forse era la sua aria misteriosa o il fatto che fosse incredibilmente bello, era come un angelo. Con quei capelli biondi, quel fisico perfetto, quegli occhi azzurri così penetranti, quelle labbra così…ok, ok basta, stavo divagando troppo con i pensieri! Cazzo, cosa stavo diventando, un maniaco per caso? Mi riscossi dalla mia trance quando vidi Adrian farmi un cenno di saluto. Sorrisi gentilmente e alzai la mano per salutarlo, infondo potevo considerarlo uno dei miei pochi amici. Anche se non parlavamo molto, ero sicuro che ben presto io e lui saremmo andati d’accordo, e poi era pur sempre il ragazzo che mi aveva salvato la vita. Poi d’un tratto la mia visuale fu oscurata da un paio di occhioni viola che mi fissavano felici. Sobbalzai appena ritrovandomi Kioshi così vicino senza alcun preavviso, era sempre la stessa storia, piombava davanti a me senza che me ne accorgessi, ma come diavolo faceva? Sorrisi un po’ imbarazzato passandomi una mano dietro la testa.

“Buongiorno Kioshi, come va?” Lo vidi sorridere dolcemente e allontanarsi di poco da me, forse aveva capito che ero in imbarazzo.

“Ciao Dave, io sto bene, tu invece? Hai dormito poco? Sembri stanco.. “ disse scrutandomi meglio in viso. E in effetti aveva ragione non avevo dormito molto. Dovevo ammettere che lui era una delle poche persone che riuscivano a capirmi con un’occhiata, e mi sembrava una cosa impossibile visto che ci conoscevamo da pochissimo. Però era sempre stato molto carino con me.

“Ma no tranquillo sto benone, devo solo ancora abituarmi ai diversi ritmi che si hanno qua, ma sono sicuro che tra poco andrà tutto meglio” Lui annuì poco convinto con un piccolo sorriso, forse non lo avevo convinto del tutto ma aveva preferito lasciar perdere.

“Dave, stavo pensando che magari un giorno di questi potevamo andare nel negozio di musica che c’è qui vicino. So che ti piace molto la musica o magari potrei farti fare un giro della città..” Parlava tranquillamente, forse per mettermi a mio agio. Sembrava davvero un ragazzo così dolce, e apprezzavo davvero la sua compagnia e il fatto che cercasse di farmi sentire come se fossi a casa mia. Magari fare un bel giro della città con lui mi avrebbe aiutato ad apprezzare di più il posto in cui mi trovavo ora.

“E poi mi piacerebbe molto..” stava continuando a parlare, quando venne interrotto dall’arrivo di una ragazza. Era una nostra compagna di classe, mi era capitato di vederla a volte di sfuggita mentre parlavo con Kioshi, forse era una sua amica. Non era molto alta, anzi, per la sua statura sembrava una ragazzina molto più piccola, se non fosse stata nella nostra stessa classe l’avrei sicuramente presa per una studentessa del primo anno. Aveva i capelli castani, che le arrivavano sulle spalle, e un viso dolce che un paio di occhioni color nocciola, che le davano l’aria di una specie di bambola di porcellana. In realtà non mi ero ancora abituato ad essere circondato da ragazze così belle, come i ragazzi. Quegli asiatici avevano un non so che di delicato, che li faceva sembrare come delle apparizioni. E poi la loro pelle era sempre così perfetta, liscia senza neanche un’imperfezione. Insomma erano quasi tutti stupendi.

“Ah ciao Kaori, ti serviva qualcosa?” Le chiese gentilmente Kioshi rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi dolci, che sarebbero stati in grado di far sciogliere anche la neve. La ragazza arrossì fino alla punta dei capelli, e cominciò a parlare balbettando..doveva piacerle molto il mio compagno.

“N-no..volevo s-solo s-salutarti..” disse tutto d’un fiato, per poi scappare letteralmente al suo posto. La guardai sorridendo mentre Kioshi la fissava con guardo sorpreso e stranito, evidentemente non si era accorto dell’imbarazzo di quella ragazza, o del fatto che gli stava sempre intorno adesso che ci pensavo meglio. Scrollai le spalle tornando a guardare il biondino di fronte a me, poi mi girai verso Effy, la sentivo troppo taciturna. E infatti stava ingaggiando una specie di lotta di sguardi col povero Adrian. Sembrava quasi che dai loro occhi uscissero dei fulmini, ed era tutto abbastanza inquietante. Sospirai scuotendo la testa, quei due non sarebbero mai cambiati. Così tornai a portare la mia attenzione sul mio compagno di classe, che sembrava tutto intenzionato a riprendere il discorso di poco prima, chissà cosa voleva dire. Ma proprio in quel momento entrò il professore, che ci invitò a sederci. Dissi a Kioshi che ne avremmo parlato dopo, poi scambiai un’occhiata con Effy e insieme ci dirigemmo ai nostri posti.



Mi sgranchii le ossa per bene e mi guardai un po’ intorno. Oggi avevamo l’ora di educazione fisica, così ci trovavamo nell’immensa palestra della scuola. C’erano parecchie classi oltre la nostra, ognuna impegnata in qualcosa di diverso. Nella vecchia scuola, in Ohio, amavo molto l’ora di educazione fisica. O meglio, quelle poche volte che la facevamo, visto che la maggior parte delle volte ci mettevamo in disparte a sentire la musica o a chiacchierare, dato che la nostra insegnante non si preoccupava minimamente di noi. Qui invece era tutto diverso, erano davvero ben attrezzati. C’erano reti per la palla a volo, attrezzi per la ginnastica artistica, canestri bel il basket e poi avevamo anche un campo all’aperto, che veniva solitamente usato dai club durante il pomeriggio.

Quest’oggi dovevamo solo fare dei passaggi con la palla, così avevo indossato il completo che avevano dato ad ogni studente per fare attività fisica, cioè un paio di pantaloncini e una maglietta a mezze maniche bianca, e mi stavo riscaldando. Effy come sempre era al mio fianco, così mi girai intorno e vidi diversi ragazzi osservarci. Cosa cavolo avevano da guardare? Poi mi resi conto che l’oggetto della loro attenzione era l’amica al mio fianco, e scossi la testa divertito. A quanto sembrava aveva davvero molto successo tra i ragazzi, ma dovevo aspettarmelo. Non volevo dirlo perché fosse mia amica, ma era una ragazza meravigliosa, sia d’aspetto che di carattere. Sfido chiunque a non prendersi una bella cotta per lei. Beh, a parte me ovvio. Risi appena divertito a quest’idea, e solo in quel momento notai di essere osservato. Mi girai alla mia sinistra e incontrai lo sguardo di Kioshi che mi fissava intensamente. Avevo qualcosa che non andava? Magari mi ero sporcato, o avevo i capelli fuori posto. Lo osservai confuso per qualche attimo, ma poi lui mi sorrise dolcemente e andò a sedersi a terra, proprio di fronte a noi. Eh già, non ne avevo ancora capito il motivo, ma a quanto sembrava lui non faceva attività fisica. Mi ero sempre chiesto perché, ma avevo troppa vergogna di chiederglielo. Magari non voleva parlarne con me, infondo mi conosceva da pochissimo, non eravamo entrati ancora troppo in confidenza.

Decisi di lasciar perdere, e la mia attenzione venne catturata da degli schiamazzi che c’erano alle mie spalle. Mi voltai per vedere cosa stesse succedendo e mi ritrovai davanti una schiera di ragazze chiuse in cerchio intorno alla zona dove c’erano i canestri per giocare a basket. Incuriosito cercai di guardare meglio perché si erano accalcate proprio tutte lì, e alla fine capii il perché ti tanta agitazione. Alexander, in tutta la sua bellezza, teneva sicuro tra le mani la palla da basket, mentre cercava di evitare gli attacchi degli avversari. La sua pelle resa leggermente lucida dal sudore sembrava brillare quasi, mentre il suo sguardo concentrato, era rivolto soltanto al canestro, come se tutto il resto non esistesse. Si muoveva con un’eleganza e un’agilità che non avevo mai visto prima, e in più era veloce e non riuscivano a fermarlo. Scansò con un paio di finte due o tre giocatori, e poi arrivato a qualche metro di distanza dal canestro lanciò la palla con decisione. I muscoli delle sue braccia erano tesi per lo sforzo di lanciare la palla, mentre aveva effettuato un piccolo salto per dare più spinta. Mi sembrava ancora che stesse andando tutto a rallentatore, i suoi capelli che si muovevano piano, lui che lentamente ritornava ad appoggiare i piedi a terra e la palla che stava per entrare nel canestro, mancava poco e…

“DAVEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE” non feci neanche in tempo a voltarmi col viso, che qualcosa mi aveva già colpito in faccia. Sentii una botta forte e caddi a terra, poi chiusi gli occhi con ancora l’immagine di Alexander nella mente.


Pov Effy.
 
OH CAZZO! Mi precipitai letteralmente vicino al mio amico, che dopo aver preso quella pallonata se ne stava a terra fermo. Avevo cercato di avvertirlo, quando il nostro compagno gli aveva passato la palla, avevo visto che era distratto. Mi avvicinai correndo a lui e gli sollevai appena la testa accarezzandogli il viso e scuotendolo.

“Hey Dave! Mi senti? Forza avanti, apri gli occhi!” ripetevo mentre lui non accennava a muoversi. Dannato zuccone, proprio in questo momento doveva fermarsi a sbavare su Alexander?! Mio dio, sarei potuta morire di infarto un giorno di questi se non avesse smesso di cacciarsi sempre nei guai. Intanto tutti nella palestra si erano accerchiati intorno a noi, dovevano aver sentito il mio urlo. Certo, tutti lo avevano sentito, e l’unico che doveva sentirlo veramente era steso a terra tra le mie braccia! Non sapevo che fare, qualcuno forse era andato a chiamare il dottore, o forse no, stavano tutti lì che ci guardavano. Vidi Kioshi avvicinarsi velocemente e mettersi al mio fianco, mentre guardava Dave con uno sguardo preoccupato. Sono sicuro che se fosse stato in salute per farlo, l’avrebbe preso lui stesso in braccio e l’avrebbe portato in infermeria.

Poi d’un tratto vidi i piedi di qualcuno che si avvicinava. Se era qualcuno che voleva dare fastidio a Dave, l’avrei preso a calci in culo, non ero proprio dell’umore adatto. Poi alzando lo sguardo vidi quei due occhi di ghiaccio, che prima avevano catturato l’attenzione del mio amico, che lo fissavano senza staccargli gli occhi di dosso. Cosa diavolo stava succedendo? Mi ero per caso persa qualcosa? Quel tipo non aveva MAI aiutato nessuno, non aveva neanche mostrato interesse a diventare amico di qualcuno. Aveva sempre pensato ai fatti suoi, ed era conosciuto per la sua indifferenza glaciale. E allora perché adesso si stava abbassando e stava prendendo il mio amico in brac..? COSA?! LO STAVA ADDIRITTURA PORTANDO IN BRACCIO?! Rimasi quasi scioccata vedendo quella scena. Se me lo avessero detto qualche giorno prima, avrei riso a crepapelle. Insomma, stavo forse sognando? Eppure ero sveglia e a quanto pare non ero l’unica sorpresa. Incrociai lo sguardo esterrefatto di Adrian, che fissava in fratello totalmente sbigottito dal suo comportamento, eppure lui lo conosceva meglio di me, ci abitava insieme. Forse non era stato così premuroso mai neanche con lui. Riportai lo sguardo su quella figura imponente, che infischiandosene delle occhiate che gli erano rivolte, stava portando il mio povero amico in infermeria. Mi riscossi scuotendo la testa e mi alzai seguendolo. Non era il momento per farsi prendere dalla sorpresa, Dave stava male, e speravo vivamente che non fosse nulla di troppo grave. Così, dopo aver chiesto il permesso alla professoressa, mi avviavi verso l’infermeria, insieme a Kioshi, che di certo era preoccupato quanto me.

Pov Dave.

Ahio, dio santo che dolore. Adesso che stavo ricominciando a svegliarmi, sentivo un dolore su tutta la faccia, accompagnato da un formicolio, come se tutte le parti del mio viso si fossero addormentate. Ma cosa diavolo era successo?! Ricordavo solo la voce di Effy che mi chiamava, e poi più niente. Qualcosa mi aveva colpito in pieno viso, e faceva un male cane. Aprii lentamente gli occhi e venni abbagliato da una luce bianca fortissima, così li richiusi un attimo per farci l’abitudine.

“Oh bene, vedo che ti sei svegliato” Disse una voce al mio fianco. Così aprii gli occhi per vedere il sorriso gentile di una donna.

“Hai dormito per circa un’oretta, doveva essere forte la pallonata eh?” Cosa? Ero addirittura svenuto per una pallonata? Dio santo che figuraccia avevo fatto davanti a tutti. Davanti a LUI. Mi misi seduto appoggiandomi contro la testiera del letto, che solo in quel momento riconobbi come il lettino della sala dell’infermiera. Sospirai passandomi una mano sulla fronte, dove avevo un bel bernoccolo. Oh bene fantastico, di male in peggio. Poi all’improvviso la porta si aprì, e mi ritrovai addosso una chioma bionda, che ormai conoscevo alla perfezione.

“Oh Dio Santo, DAVE!” disse preoccupata stringendomi fortissimo, tanto da non lasciarmi respirare.

“Come stai? Ti fa male la testa? Non è niente di grave vero? oddio quanto mi sono preoccupata!”

“E-effy sto bene ma mi stai ammazzando..s-soffoco.” le parole uscirono soffocate, anche perché avevo il viso letteralmente schiacciato contro il suo petto. Ahhh..meno male che ero gay. La mia amica subito allentò la presa e fece un mezzo sorriso preoccupato, scrutandomi per bene.

“Scusa è solo che mi fai sempre preoccupare da morire.’’

“Non sei proprio contento se non ti cacci sempre in qualche guaio eh?” sentii una voce alle spalle di Effy, e poi vidi spuntare Kioshi, col suo immancabile dolce sorriso. Gli sorrisi di rimando passandomi una mano sulla fronte.

“Eh già, altrimenti la vita sarebbe troppo noiosa, sia per me che per voi” dissi ridacchiando, e coinvolgendo anche loro in una risata generale. Era così bello poter contare su degli amici, per la prima volta veri, che sembravano davvero tenerci a me.

“Ah e la prossima volta che io ti chiamo e tu non mi stai a sentire, ti lancio io qualcosa dietro!” disse Effy guardandomi imbronciata, e io sorrisi imbarazzato. Aveva fosse capito che stavo guardando qualche altra cosa, piuttosto che pensare alla palla?

“Comunque grazie ragazzi, non saprei proprio che fare senza di voi” Li guardai sinceramente grato, ed Effy si sciolse in un sorriso.

“Mmm che ruffiano che sei” Mi scompigliò i capelli mentre io ridevo leggermente.

“E comunque non dovresti ringraziare solo noi..” disse poi, lasciandomi un po’ perplesso. Chi altro avrei dovuto ringraziare? La guardai confuso, e lei dovette accorgersene, perché si guardò intorno un attimo.

“Ma come non lo sai? Credevo che fosse qui..” ma di chi diavolo stava parlando? Ero io quello che aveva ricevuto la botta in testa o lei?

“Alexander, ti ha portato lui qui in infermeria..” disse fissandomi negli occhi e io mi bloccai un attimo. Ok..dovevo ricapitolare tutto un attimo. Il fratello del mio compagno di classe, nonché colui che mi aveva salvato già una volta, nonché il più figo di tutta la scuola, nonché un pezzo di ghiaccio in persone, mi aveva aiutato?! Non sapevo perché, ma quella notizia mi aveva reso stranamente felice. Infatti non potei impedire ad un sorriso da ebete di spuntarmi sul viso, mentre cercavo di non farmi illusioni. Era stato gentile si, ma di sicuro non era interessato a me. Però era stato così carino, sì ma non dovevo assolutamente confondere amicizia con pura gentilezza. Si però cazzo, mi aveva calcolato!

“Ahhh mio Dio, sei un caso disperato” soffiò esasperata la mia amica, per poi scoppiare a ridere insieme a me, che non stavo più nella pelle dalla gioia. Avrei dovuto sentirmi male, per la pallonata, eppure tutto quello che riuscivo a sentire era una strana leggerezza. Incrociai lo sguardo di Kioshi per un attimo, mi sembrava serio anche troppo. A cosa stava pensando? Poi tornò a sorridermi come sempre, e io decisi di non pensarci troppo..i ragazzi di quel posto sarebbero sempre stati un mistero per me.





Tadààà, sorpresina per farci perdonare della lunga assenza. Quattro giorni tra un caplitolo e l'altro. Very good, no? u.u Beh ci sono tante cose da dire e spero veramente che leggiate queste note finali perchè eh. Allora per prima cosa abbiamo visto un po' i punti di vista dei personaggi principali sull'evolversi della storia. Per esempio Dave che è felice di aver trovato persone come Effy e Kioshi, Adrian che torna a commentare suo fratello con odio e poi pensa anche a Dave, ed Effy che invece fa scoprire un nuovo lato di se, le manca la famiglia ma menomale che ci sono Meredith e Dave.  Poi abbiamo conosciuto un nuovo personaggio, Kaori. E spero non sia passata inosservata perchè la rincontreremo. Su questo punto vorrei precisare che la ragazzina è ispirata ad una nostra amica di classe che ci ha minacciato per essere nella storia, lol. Ciao tesoro.♥ Penso sia tutto. Di seguito ci sono due link, uno per la scheda personaggi che vi avevo anticipato nel capitolo precedente. E' una specie di sezione dove vi sono le descrizioni di tutti i personaggi. Ovviamente se successivamente entrerà un nuovo personaggio nella storia lo aggiungeremo alla sezione. E l'altro link vi porterà al gruppo su facebook, vi saranno foto e spoiler quindi vi consiglio di entrare perchè vi perdereste taaaaante cose. Basta fare l'iscrizione e noi, admin, vi accetteremo. :)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1158074&i=1

http://www.facebook.com/groups/426834504022542/?bookmark_t=group



 

Beccatevi un Dave che sospira sconsolato mentre guarda un Alex sudato. E abbiamo fatto anche la rima, lol.


 
C&L.
   
 
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