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Autore: lafatablu    13/07/2012    2 recensioni
Timeline: 4 anni dopo Not Fade Away
Pairing: Angel & Buffy (ovviamente)
Summary: Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. (Erodoto – V secolo a.C.) Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Gli Oracoli vivevano sotto l'ufficio postale. Vi ricordate? Si, centra anche questo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Francis Doyle, Angel, Buffy Anne Summers, Connor, Cordelia Chase
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A N G E L ~ Soul & Love ~'
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Parte 07

Da almeno mezz’ora, Buffy andava avanti e indietro tra il vialetto e l’ingresso di casa Giles, seguita a distanza ravvicinata da Dawn, che le chiedeva mille cose al secondo a cui lei rispondeva di “Si” ma senza ascoltarla veramente. Con la mente, lei era già altrove.

“Si, che passo anche da papà – Si, chiamo appena ci sono novità – Si, ho preso tutto..”

Prendeva le valigia dall’ingresso, per caricarle poi nell’auto parcheggiata proprio nel vialetto d’accesso della tenuta. Ogni tanto lanciava uno sguardo verso Giles, Willow e Xander, che a braccia incrociate osservavano la scena senza muovere un dito. Il loro visi erano inespressivi, o così a Buffy sembrava. Il fatto era che a lei non importava molto. Da dieci minuti avevano però smesso di urlare e questo era già tanto. Che fine ha fatto Faith? Pensò Buffy.

“Bene” disse infine “Sono pronta” Si avvicinò a Willow e l’abbracciò “Buffy ho paura che..” Lei sorrise, non voleva che ricominciasse con la solita predica stile migliore amica “Va tutto bene. So quel che faccio” Abbracciò anche Xander “So che non vuoi sentirtelo dire ma..” Sorrise pure a lui “..e allora non dirlo” Infine salutò Giles e fu lui ad abbracciarla. “Buffy, sei sicura?” A lui lo strinse un po’ più forte. “Si, Giles. Si tratta di Angel.. sono più che sicura” Lui in silenzio annuì, non poteva vincere contro Angel, sapeva che non c’era nessun argomento valido che potesse convincere Buffy a non partire. Quando si trattava di Angel, lei non sentiva ragioni. “Stai attenta” disse sottovoce. “Come sempre” rispose Buffy.

Dawn l’accompagnò all’auto e l’abbracciò. Lei era l’unica, oltre a Faith, che fosse felice di questa partenza. Rassicurata dal sorriso di Buffy, tornò dentro e dalla scala urlò a Faith di sbrigarsi, così come le aveva chiesto Buffy. Non ricevendo risposta, si apprestava a salire quando squillò il telefono e corse a rispondere. “Lascia.. rispondo io” urlò a Xander.

Faith scese giù per le scale in quel momento. “Arrivo. Non siamo in ritardo, abbiamo tutto il tempo.. è solo che non mi andava di vedere pianti d’addio” disse guardando in direzione di Willow. Soprattutto se non sono sinceri, pensò fra sé. Raggiunse Buffy porgendole qualcosa. “Tieni. Infilalo da qualche parte” disse, guardando le valige stipate nel bagaglio. “Hai deciso che sarà una lunga vacanza, vedo. Buon segno, questo promette bene.”

Buffy era nervosa “È tardi, dobbiamo andare.. cos’è questo?” Faith prese le chiavi dell’auto dalle mani di Buffy “Guido io ..non è tardi. Quello è un portatile, c’è anche la webcam.. meglio stare in contatto, sai nel caso..” Buffy ridacchiò “Faith, te la caverai benissimo, non temere di assumerti delle responsabilità.. comunque ok.. se avrai bisogno d’aiuto, useremo la webcam” Faith rise “Ehi principessa, chi ha detto che sarò io ad aver bisogno d’aiuto? Io parlavo di te” Ma tutte e due sapevano che non era vero o che erano vere entrambe le cose.

Sentirono Dawn che urlava a telefono, ma non le badarono “Tienila d’occhio” disse Buffy e Faith annuì “È grande ormai, non è più una bambina, ma ok.. la terrò d’occhio..”

“Cosa? No, io sono Dawn. Senta, parli più forte, non si capisce nulla” urlò Dawn “Come? Buffy Summers? No, non è qui. È partita proprio poco fa. Ma lei chi è? non ho capito il suo nome” Qualcuno al telefono chiedeva di Buffy e lei decise che non era il caso di disturbarla. Se era per questioni di lavoro, non voleva che un impegno improvviso mandasse all’aria la sua partenza.

Dall’altro capo del telefono, il suo interlocutore pensò fra sé. Dawn. Doveva rispondere proprio lei? Non sono pronto per questo, adesso. “Non ho detto il mio nome.. io sono.. Cosa? Buffy è partita? ..e Faith è lì? sono un suo amico. Può dirmi dove posso trovarla? Ho bisogno di parlare con lei. È piuttosto urgente. Sento malissimo anche io.. sto chiamando da Los Angeles”

Dannazione pensò Dawn. Fu tentata di riagganciare, ma se il tizio conosceva Buffy e Faith era sicuramente uno del giro. Aveva detto che era urgente ..e urgente, nel loro mondo significava apocalisse o giù di lì. Non poteva ignorare la telefonata. “Ok. Attenda un attimo. Chiamo Faith”

Faith aveva già acceso il motore. “Aspettate. Faith, al telefono. È per te” Urlò Dawn. “Chi è?” chiese lei e Dawn sbuffò seccata “Non lo so, non l’ha detto. Un tizio da Los Angeles”

Buffy sentì un brivido correre lunga la schiena, e senza sapere perché seguì Faith dentro casa. Poteva essere una telefonata personale e Buffy non amava impicciarsi, ma nonostante ciò, si piazzò davanti a Faith che era già al telefono e in preda ad un ansia sempre più crescente chiese “Chi è? è da Los Angeles.. non ci chiama mai nessuno da Los Angeles..”

“Ehi, ti spiace alzare la voce? Non sento un accidente. Vado di fretta.. dimmi tutto, ma dillo velocemente. Come? ci conosciamo? Ah si? Io conosco un sacco di gente, bello. A giudicare dalla tua voce nervosetta, forse noi due abbiamo.. come dire..? fatto baldoria insieme? ..se capisci cosa intendo.. uhm.. sento che sei arrossito, quindi no.. niente baldoria insieme..”

Buffy agitava le mani davanti a Faith gesticolando nervosa “Chi è? chiedigli chi è” Infastidita da Buffy, interruppe la telefonata “Solo un secondo” Mise la mano sulla cornetta e urlò “B. vuoi smetterla di urlami nelle orecchie? Se mi parlate in due non capisco niente..” Buffy la fulminò con lo sguardo “Insomma, si può sapere con chi stai parlando? Chiedigli chi è?”

Fece come richiesto, più per farla star zitta che altro, ma quando dall’altro capo del telefono arrivò la risposta, l’espressione del suo viso cambiò completamente. Faith divenne serissima e guardò Buffy con stupore, scuotendo la testa incredula. “Dice di essere Connor”

Il mondo, per un solo istante, smise di girare e tutto parve immobile o così sembrò a Buffy.

Los Angeles – Connor – Angel

Buffy ci mise meno di un secondo per realizzare chi fosse Connor. Strappò la cornetta dalle mani di Faith e quando cominciò a parlare si rese conto che la voce tremava. “Sono.. Buffy..” Tutto ciò che sentì fu un profondo e desolante silenzio. Chiuse gli occhi e ingoiò lacrime e angoscia. In quel silenzio, vide mille possibili terrificanti scenari passare davanti a lei e le ginocchia parevano non volessero più sorreggerla. Angel era morto e suo figlio chiamava per dare la notizia - Angel era stato ingoiato dentro una dimensione infernale - Angel l’aveva cercata e non trovandola, era morto aspettando l’alba e lei non era lì a salvarlo..

“Ciao”

Sentì quella voce mormorata, come se provenisse dagli abissi più oscuri dell’universo. Per un attimo desiderò che il tempo si fermasse in quell’istante, non voleva sentire oltre ..ma la voce, inesorabilmente continuò a parlare e Buffy dovette appoggiasi al muro per non crollare.

“Io.. cercavo te, ma mi hanno detto che eri partita.. io sono.. un amico di Angel ..ho bisogno di parlare con te..” Buffy sentì una risatina nervosa “..è solo che.. non so da dove cominciare..”

Riaprì gli occhi e sospirò di sollievo. Quella voce non sembrava più tanto minacciosa. Era dolce. “Si. Cioè no. Non sono partita. Non ancora. Tu sei.. Connor, giusto?” Sentì il bisogno di rassicurarlo. “So chi sei.. non temere” e funzionò, perché il ragazzo cominciò a parlare quasi senza riprendere fiato. Parlò velocemente e Buffy non lo interruppe mai. Solo alla fine, quando sentì di nuovo silenzio, chiese “Ma.. Angel sta bene, vero? Voglio dire.. sta male, ma.. lui è..”

La voce arrivò chiara, quasi urlata. Connor doveva rassicurare Buffy “Lui è vivo” Anche Connor, come Buffy, era emozionatissimo, ma riuscì a dire. “Angel.. ha bisogno di te”

Buffy non riuscì a trattenere le lacrime. Quattro lunghi anni senza sapere nulla di lui e ora aveva la certezza che fosse vivo. E sapeva anche come e dove raggiungerlo. Solo dodici ore di volo la separavano da Angel. Farfugliò qualcosa di incoerente e sentì Connor che chiedeva “Stai bene?” Lei rideva e piangeva “Si. Si, sto bene” si ricompose, notando solo allora che gli altri la guardavano senza capire cosa stesse accadendo. Ma Buffy non badò a loro. Lei non era più lì. Con la mente e con il cuore era già a Los Angeles. “Connor ci sei ancora? Dove posso richiamarti? Bene, questo è il tuo cellulare? Perfetto, segna questo numero, è il mio. Ascoltami bene adesso, fra un ora sarò sull’aereo per L.A. Puoi venire a prendermi all’aeroporto? Dovrei essere lì intorno alle 11,40. Appena arrivo ti chiamo. Scritto tutto? Bene.. ora devo scappare..” Sentì di nuovo silenzio e comprese che il ragazzo era preoccupato. “Connor? Andrà tutto bene.. ora va da tuo padre, non lasciarlo solo. Sta tranquillo, il peggio è passato. Va ora..”

Riagganciò e uscì di corsa. Agli altri che tentarono di fermarla, disse solo “Angel è vivo”

In macchina parlò concitatamente e raccontò a Faith cose avesse detto Connor. “Suo figlio è preoccupato. Dice che Angel è stato ferito gravemente, e non riesce a riprendersi. Connor ha pensato di contattare me.. non ho capito come avesse il numero di Giles.. comunque ho il suo numero di cell e lui ha il mio.. viene a prendermi all’aeroporto.. e.. dio non riesco a crederci.. se fossimo partite solo un secondo prima, ora non avrei la certezza che Angel è vivo.. quel ragazzo è un angelo.. quel ragazzo è..” Sorrise “..non vedo l’ora di conoscerlo..”

Faith notò che man mano che lei parlava di Connor, cominciava a ricordare come e dove lo avesse conosciuto. “Il figlio di Angel, come ho fatto a dimenticarlo? Pure Willow non lo ricorda”

Buffy comprese che c’era qualcosa di mistico in questa amnesia collettiva ed era questo il motivo per cui nessuno sapeva dell’esistenza di Connor. Lo stesso motivo che forse, le aveva impedito di trovare Angel. Presto avrebbe conosciuto la verità o almeno così sperava.

“Connor.. come è fisicamente? Descrivi un po’ come è. Alto, capelli e occhi scuri, immagino” chiese a Faith e lei descrisse il ragazzo usando il suo linguaggio colorito che fece ridere Buffy. “Macché, non ha nulla di Angel.. togli alto-oscuro-tenebroso e metti l’inverso. È piccoletto, capelli castano chiaro che ha sempre sugli occhi. Occhi blu intenso. Smilzo ..ma è super forte, anche se una volta l’ho pestato, sai? voleva uccidere Angel. Di suo padre ha ben poco, niente su cui fantasticare.. insomma, hai capito no?” Buffy la bloccò prima che andasse troppo oltre.

“Fermati lì. Ho chiesto solo perché devo incontrarlo e vorrei poterlo riconoscere” Faith annuì “Ha il sorriso di Angel. Pensi di poterlo riconoscere da quello? ma, come Angel, sorride poco”

Intanto a Los Angeles

Connor aveva davvero bisogno di parlare con Angel, gli ultimi avvenimenti lo aveva stremato emotivamente, ma cosa avrebbe potuto dirgli? ..e tentare con l’ironia? A volte funzionava..

Papà, sai che mi è successa una cosa stranissima stanotte? Stile Ai confini della realtà ..quel genere di telefilm anni sessanta. Cosa ci facevo fuori a quell’ora? Niente di importante.. dovevo solo imbucare la tua lettera segreta per Buffy. Si, esatto proprio quella che non vuoi che nessuno veda ..se no perché sarebbe segreta? Si, in questi giorni ho frugato un po’ qua e là nella tua vita, ma nulla di grave ..e poi non l’ho neppure spedita. Perché? Ah beh, perché quel tipo irlandese mi ha detto che era meglio telefonare. Ah non te l’avevo ancora detto? Si, si ..ho proprio parlato con Buffy.. sembra simpatica.. e ora perché ti stai arrabbiando? Che sarà mai? ..le ho solo detto che sei nei guai ..è tutto sotto controllo.. Buffy sta arrivando.. contento..?

“Cristo, questa è la volta che mi ammazza sul serio.” Disse ridacchiando, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando lo sentì piangere. Si, Angel piangeva e si agitava nel sonno. Corse da lui.

“Angel? Angel mi senti? Devi svegliarti adesso, stai dormendo da troppe ore..” Connor fu preso dal panico. Le cose non stavano andando come previsto. Angel sembrava sempre più debole ed erano ore che non mangiava. Proprio in quel momento si svegliò e Connor ne fu sollevato.

“Connor? grazie a dio sei qui.. sono così stanco.. ma non voglio dormire.. non voglio.. aiutami” Era evidente che fosse emotivamente molto provato, in altre circostanze non avrebbe mai chiesto aiuto così esplicitamente. L’unica cosa che Connor poteva fare al momento, era tenerlo sveglio e rassicurarlo con la sua presenza. Impresa quasi titanica, considerando la situazione.

Si sedette accanto a lui porgendogli un bicchiere di sangue, ma dopo averne bevuto un solo sorso, allontanò subito la bocca. Lo stomaco si rifiutava di ricevere cibo. Voltando la testa di lato, vomitò sul cuscino e cominciò di nuovo a piangere sommessamente. Non aveva più forze.

“Ho qualcosa che non va..” disse. Connor gli ripulì il viso e non disse di essere preoccupato, ma c’era davvero qualcosa che non andava in lui. Erano passate più di trentasei ore dall’attacco del Selmunth e lui stava sempre peggio. Vederlo piangere lo spaventò moltissimo, e non sapeva cosa altro fare per aiutarlo. L’unica cosa che sapeva era che presto sarebbe arrivata Buffy. “Stai tranquillo, devi solo avere un pochino di pazienza. Ancora qualche ora e tutto sarà ok.. ci stai mettendo un po’ più di tempo a.. rimetterti su.. ma già domani starai meglio..”

“Ho.. sporcato il cuscino.. io non volevo.. mi dispiace..” Si girò ancora per nascondere il viso e continuò a piangere in silenzio. Odiava maledettamente la sua debolezza, odiava che suo figlio lo vedesse così, ma non riusciva a frenare le lacrime. Connor gli sollevò la testa e sostituì il cuscino. “Ora non è più sporco.. non preoccuparti del cuscino” Poi continuò a lavargli il viso costringendolo a voltarsi. “Va tutto bene, papà. No, non ho sbagliato questa volta.. volevo proprio dire papà. Sai? Mentre dormivi.. ho pensato che quando siamo soli.. potremmo.. Voglio dire.. se posso vederti piangere, posso anche chiamarti papà, sempre che a te non dispiaccia”

Connor era certo che a lui non dispiacesse. Nelle sue lettere, Angel l’aveva confessato a Buffy tantissime volte, ed era sicuro che adesso avesse bisogno proprio di questo. Doveva far capire ad Angel che non era solo. Doveva fare in modo che lui sapesse che non era lì perché sapeva ricucire le ferite. Lui era lì perché era suo figlio e davanti a lui poteva anche piangere ..e Angel capì, mostrando le lacrime senza timore. Era grado a Connor per essere li con lui, se fosse rimasto solo, sarebbe impazzito. “Connor.. io.. certo che sono contento se mi chiami.. se mi chiami così.. io sono molto contento..” Poi l’angoscia ebbe il sopravvento ancora una volta “Connor.. cosa mi sta succedendo? Io non mi sento bene.. sta accadendo qualcosa..”

Se Connor era arrivato a questa consapevolezza in così breve tempo, in massima parte il merito era di Buffy. Gli prese la mano, stringendola forte questa volta e Angel rispose con un sorriso di gratitudine. “È tutto ok, aspettiamo ancora un po’, l’effetto del veleno svanirà presto. Papà.. ho bisogno di chiederti una cosa.. ma non sei obbligato a rispondere.. d’accordo?”

Angel annuì. Aveva la sua attenzione. Connor strinse la sua mano più forte, aveva bisogno di richiamare a raccolta le sue forze. Voleva parlare di Buffy. Voleva preparalo gradualmente al loro incontro, in modo che non fosse uno shock. Voleva essere certo di aver fatto la cosa giusta, ma sapeva che era un argomento delicato. Infine di botto chiese “Papà.. Chi è Buffy?”

Sentì la mano di Angel che allentava la presa, ma l’afferrò ancora più forte non permettendogli di allontanarsi da lui. “Urli continuamente il suo nome mentre ti agiti nel sonno..” Angel annuì ancora “Ho detto altro? mi hai sentito parlare di qualcos’altro?” Lo tranquillizzò subito, mentendo spudoratamente “No. Solo quel nome.. ma lo ripeti di continuo.. se non ti va di dirmi chi è.. non c’è problema.. dimmi solo se.. se Buffy, chiunque lei sia.. può aiutarti.. o forse è un nemico? è una persona che ti ha fatto del male?” Sfoderò un sorriso innocente ma non gli sfuggì lo strano effetto che gli fece pronunciare quel nome davanti ad Angel. Ovviamente sapeva bene che lei non era una nemica, ma decise di non parlare delle lettere e neanche della telefonata. Parlare di Buffy con lui, comunque lo faceva sentire meno in colpa.

Angel tentò di mettersi a sedere e Connor lo aiutò, sistemando altri cuscini dietro la schiena. “No, non mi ha mai fatto del male” gli disse, sorridendo con una dolcezza che Connor aveva visto molto raramente sul suo viso. “Buffy è davvero così lontana dall’essere mia nemica. Lei è una persona.. che conoscevo.. ma non voglio parlarne.. non ora, mi dispiace, Connor..”

Connor annuì e in cuor suo provò delusione, sebbene la risposta di Angel fosse prevedibile. Ad ogni modo ora poteva nominarla davanti a lui, rispetto a prima era comunque un passo avanti. “Va bene, almeno so che non è uno dei tanti nemici che ti danno la caccia. Buffy può aiutarti?”

“Connor, hai chiamato la tua famiglia? Sanno dove sei? dovresti farlo, saranno in pensiero”

Insistette ancora, ignorando le sue domande “Buffy può aiutarti?”

Angel abbassò gli occhi “No, non può. Ora rispondimi. La tua famiglia sa che sei qui?”

Il tono della sua voce era un misto di tristezza, amarezza e fermezza eccessivamente dura. Connor percepì soprattutto la durezza, e reagì a sua volta con altrettanta rabbia ed amarezza.

La stanchezza emotiva delle ultime ore, il fatto che non dormisse da due giorni, l’aver sentito Buffy senza poterlo dire ad Angel, l’esperienza terrificante di aver parlato con un fantasma o forse tutte queste cose messe insieme, ebbero la meglio su lui e rispose con rabbia distruttiva.

Angel, la mia famiglia non può sapere che sono qui, l’hai dimenticato? Non posso parlare di te con nessuno, soprattutto con loro ..e no, loro non sono in pensiero per me. Sono cinque anni che sto fuori casa.. ho ventitre anni, sono laureato da un anno, ho una mia vita, ho una ragazza e vedo la mia famiglia ogni fine settimana.. non li sento mai durante gli altri giorni. Non è così anche con te? Ma per poter parlare con te, devono passare trenta giorni, non uno di più, non uno in meno. Durante gli altri ventinove giorni recito il ruolo del bravo ragazzo. Connor Reilly. Ragazzo di buona famiglia, equilibrato, studioso e ben inserito nella società. Solo il trentesimo giorno mi è concesso di essere me stesso, ma senza esagerare, perché potrei anche abituarmi e questo non deve accadere, non è così? Posso essere me stesso, cioè essere tuo figlio.. a patto di non superare i limiti, e tu.. ovviamente, lo fai per proteggermi, lo fai perché mi vuoi bene. Niente domande scomode, niente eccessivi coinvolgimenti, ancora una volta niente di veramente reale. Giusto! Perché impegnarsi tanto, se il giorno dopo torno ad essere Connor Reilly? sarebbe solo un inutile spreco di energie. E a te le energie servono a ben altro. Devi portare avanti la tua missione. Missione che ti ha portato esattamente dove sei ora. Immobile su un letto, solo come un cane, quasi ferito a morte ..e io non so più come aiutarti”

Con un immane sforzo di volontà, Angel si tirò su e facendo leva col braccio sano, lo abbracciò. Non potendo sostenere a lungo quella posizione, ricadde sul cuscino trascinandolo con sé. Lo teneva stretto per paura che si allontanasse, ma non dovette faticare molto. Connor si abbandonò a quell’abbraccio e piansero entrambi i loro “Mi dispiace” e i loro “Ti voglio bene”

Gli baciò la fronte ripetutamente, continuando ad abbracciarlo per rassicurarlo, dicendogli fra le lacrime, che le cose sarebbero cambiate. Quando Connor si calmò, Angel gli disse alcune cose.

“Connor, ci sono delle cose che non sai.. c’è un motivo per cui non possiamo vederci spesso, ma questo non significa che io non ti voglia bene. Ascoltami per favore.. in questi ultimi quattro anni, la maggior parte del tempo, io non ero qua. Ma ogni volta che ho potuto, sono sempre corso da te, anche se tu non potevi vedermi. Io c’ero anche se era rischioso essere lì. Io c’ero comunque.. perché volevo assolutamente esserci. Ora le cose cambieranno.. te lo prometto, figliolo. Credi davvero che mi bastasse vederti solo quel giorno? Certo che no.. ma negli altri ventinove giorni, ero altrove.. ogni volta però sono tornato, senza mai saltare un solo giorno del nostro accordo. Per me è importante vederti anche se solo una volta al mese..”

Connor si mise a sedere sul letto, guardandolo con stupore “Cosa vuol dire che non eri qua?”

Angel, ancora una volta abbassò gli occhi e Connor comprese. “Non me lo dirai, vero?” Lui annuì “No, per ora non posso dirtelo, ma ricorda che c’è sempre un motivo se.. Connor, in questi quattro anni, mi spostavo di continuo, non ero mai a Los Angeles.. tornavo solo quando sapevo che stava capitando qualcosa di importante nella tua vita. Come la tua laurea ..o come il tuo esame di guida..” Connor fu sorpreso di sentire questo “Eri lì anche quel giorno?”

Angel sorrise “Si” ma gli occhi erano velati da profonda tristezza “Non hai idea di quanto sia doloroso guardare da lontano qualcuno che ami, senza poterti mai avvicinare troppo, sapendo che non potrai mai far parte della sua vita. Osservi le persone che ami, nascosto in un angolo buio, e pensi che avresti potuto vivere insieme a loro.. ma a te questa gioia sarà negata..”

Connor intuì che non si riferiva solo a lui, stava parlando anche di Buffy. “Potevi dirmi che eri lì, io sarei stato felice di..” La voce di Angel vacillò e riprese a piangere “No che non potevo..”

Connor lo abbracciò. “Mi dispiace di averti parlato in quel modo. Ho sempre visto le cose solo dal mio punto di vista. Non ho mai considerato quanto fosse doloroso per te, mi dispiace di non averlo capito prima ..e noi parliamo sempre così poco.. ma ora è diverso.. ora ho capito..”

Angel annuì in silenzio, era stanco e stava scivolando ancora nel sonno, quando sentì vibrare il cellulare che Connor teneva nella tasca posteriore dei jeans. Connor scattò in piedi, in preda ad un ansia improvvisa che stupì Angel. Buffy pensò Connor, allontanandosi per leggere l’sms. Angel lo sentì ridere e provò un senso di pace interiore, come non gli capitava di sentire da un infinità di tempo. “È l’ospedale. Un emergenza. Devo.. devo andare.. per un oretta o due..”

Angel gli sorrise, non credette ad una sola parola di ciò che aveva detto, sapeva riconoscere la voce di Connor quando mentiva, ma pensò che avesse semplicemente bisogno di stare un po’ solo e finse di credergli. “Oh.. il mio ragazzo è importante.. lo chiamano anche per le emergenze”

“Papà.. dai..”

Connor rispose al sorriso un po’ a disagio e pensò. Giuro che questa è l’ultima bugia che ti dirò.

“Non ci metterò molto..” Angel lo rassicurò “Va pure ..e quando torni, se ti viene di passaggio.. potresti.. potresti comprare un microonde? Grande.. molto grande..”

Connor sentì un nodo in gola. Si sedette ancora qualche minuto accanto a lui coprendolo bene.

“Grande quanto?”

“Grande tanto da poter cuocere una torta..”

“e la pizza..” aggiunse Connor

“..e la pizza” ripeté Angel prima di scivolare ancora una volta nel sonno.

   
 
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