Parte 07
Da almeno mezz’ora, Buffy andava avanti e indietro tra
il vialetto e l’ingresso di casa Giles, seguita a distanza ravvicinata da Dawn,
che le chiedeva mille cose al secondo a cui lei rispondeva di “Si” ma senza
ascoltarla veramente. Con la mente, lei era già altrove.
“Si, che passo anche da papà – Si, chiamo appena ci
sono novità – Si, ho preso tutto..”
Prendeva le valigia dall’ingresso, per caricarle poi
nell’auto parcheggiata proprio nel vialetto d’accesso della tenuta. Ogni tanto
lanciava uno sguardo verso Giles, Willow e Xander, che a braccia incrociate
osservavano la scena senza muovere un dito. Il loro visi erano inespressivi, o
così a Buffy sembrava. Il fatto era che a lei non importava molto. Da dieci
minuti avevano però smesso di urlare e questo era già tanto. Che fine ha fatto Faith? Pensò
Buffy.
“Bene” disse infine “Sono pronta” Si avvicinò a Willow
e l’abbracciò “Buffy ho paura che..” Lei sorrise, non voleva che ricominciasse
con la solita predica stile migliore
amica “Va tutto bene. So quel che faccio” Abbracciò anche Xander “So che non
vuoi sentirtelo dire ma..” Sorrise pure a lui “..e allora non dirlo” Infine
salutò Giles e fu lui ad abbracciarla. “Buffy, sei sicura?” A lui lo strinse un
po’ più forte. “Si, Giles. Si tratta di Angel.. sono più che sicura” Lui in
silenzio annuì, non poteva vincere contro
Angel, sapeva che non c’era nessun argomento valido che potesse convincere
Buffy a non partire. Quando si trattava di Angel, lei non sentiva ragioni. “Stai
attenta” disse sottovoce. “Come sempre” rispose
Buffy.
Dawn l’accompagnò all’auto e l’abbracciò. Lei era
l’unica, oltre a Faith, che fosse felice di questa partenza. Rassicurata dal
sorriso di Buffy, tornò dentro e dalla scala urlò a Faith di sbrigarsi, così
come le aveva chiesto Buffy. Non ricevendo risposta, si apprestava a salire
quando squillò il telefono e corse a rispondere. “Lascia.. rispondo io” urlò a
Xander.
Faith scese giù per le scale in quel momento. “Arrivo.
Non siamo in ritardo, abbiamo tutto il tempo.. è solo che non mi andava di
vedere pianti d’addio” disse guardando in direzione di Willow. Soprattutto se non sono sinceri, pensò
fra sé. Raggiunse Buffy porgendole qualcosa. “Tieni. Infilalo da qualche parte”
disse, guardando le valige stipate nel bagaglio. “Hai deciso che sarà una lunga
vacanza, vedo. Buon segno, questo promette bene.”
Buffy era nervosa “È tardi, dobbiamo andare.. cos’è
questo?” Faith prese le chiavi dell’auto dalle mani di Buffy “Guido io ..non è
tardi. Quello è un portatile, c’è anche la webcam.. meglio stare in contatto,
sai nel caso..” Buffy ridacchiò “Faith, te la caverai benissimo, non temere di
assumerti delle responsabilità.. comunque ok.. se avrai bisogno d’aiuto, useremo
la webcam” Faith rise “Ehi principessa, chi ha detto che sarò io ad aver bisogno
d’aiuto? Io parlavo di te” Ma tutte e due sapevano che non era vero o che erano
vere entrambe le cose.
Sentirono Dawn che urlava a telefono, ma non le
badarono “Tienila d’occhio” disse Buffy e Faith annuì “È grande ormai, non è più
una bambina, ma ok.. la terrò d’occhio..”
“Cosa? No, io sono Dawn. Senta, parli più forte, non
si capisce nulla” urlò Dawn “Come? Buffy Summers? No, non è qui. È partita
proprio poco fa. Ma lei chi è? non ho capito il suo nome” Qualcuno al telefono
chiedeva di Buffy e lei decise che non era il caso di disturbarla. Se era per
questioni di lavoro, non voleva che un impegno improvviso mandasse all’aria la
sua partenza.
Dall’altro capo del telefono, il suo interlocutore
pensò fra sé. Dawn. Doveva rispondere
proprio lei? Non sono pronto per questo, adesso. “Non ho detto il mio nome..
io sono.. Cosa? Buffy è partita? ..e Faith è lì? sono un suo amico. Può dirmi
dove posso trovarla? Ho bisogno di parlare con lei. È piuttosto urgente. Sento
malissimo anche io.. sto chiamando da Los
Angeles”
Dannazione
pensò Dawn. Fu tentata di riagganciare, ma se il tizio conosceva Buffy e Faith
era sicuramente uno del giro. Aveva detto che era urgente ..e urgente, nel loro mondo significava
apocalisse o giù di lì. Non poteva ignorare la telefonata. “Ok. Attenda un
attimo. Chiamo Faith”
Faith aveva già acceso il motore. “Aspettate. Faith,
al telefono. È per te” Urlò Dawn. “Chi è?” chiese lei e Dawn sbuffò seccata “Non
lo so, non l’ha detto. Un tizio da Los
Angeles”
Buffy sentì un brivido correre lunga la schiena, e
senza sapere perché seguì Faith dentro casa. Poteva essere una telefonata
personale e Buffy non amava impicciarsi, ma nonostante ciò, si piazzò davanti a
Faith che era già al telefono e in preda ad un ansia sempre più crescente chiese
“Chi è? è da Los Angeles.. non ci chiama mai nessuno da Los
Angeles..”
“Ehi, ti spiace alzare la voce? Non sento un
accidente. Vado di fretta.. dimmi tutto, ma dillo velocemente. Come? ci
conosciamo? Ah si? Io conosco un sacco di gente, bello. A giudicare dalla tua
voce nervosetta, forse noi due abbiamo.. come dire..? fatto baldoria insieme?
..se capisci cosa intendo.. uhm.. sento che sei arrossito, quindi no.. niente
baldoria insieme..”
Buffy agitava le mani davanti a Faith gesticolando
nervosa “Chi è? chiedigli chi è” Infastidita da Buffy, interruppe la telefonata
“Solo un secondo” Mise la mano sulla cornetta e urlò “B. vuoi smetterla di
urlami nelle orecchie? Se mi parlate in due non capisco niente..” Buffy la
fulminò con lo sguardo “Insomma, si può sapere con chi stai parlando? Chiedigli
chi è?”
Fece come richiesto, più per farla star zitta che
altro, ma quando dall’altro capo del telefono arrivò la risposta, l’espressione
del suo viso cambiò completamente. Faith divenne serissima e guardò Buffy con
stupore, scuotendo la testa incredula. “Dice di essere
Connor”
Il mondo, per un solo istante, smise di girare e tutto
parve immobile o così sembrò a Buffy.
Los
Angeles – Connor – Angel
Buffy ci mise meno di un secondo per realizzare chi
fosse Connor. Strappò la cornetta dalle mani di Faith e quando cominciò a
parlare si rese conto che la voce tremava. “Sono.. Buffy..” Tutto ciò che sentì
fu un profondo e desolante silenzio. Chiuse gli occhi e ingoiò lacrime e
angoscia. In quel silenzio, vide mille possibili terrificanti scenari passare
davanti a lei e le ginocchia parevano non volessero più sorreggerla. Angel era morto e suo figlio chiamava per
dare la notizia - Angel era stato ingoiato dentro una dimensione infernale -
Angel l’aveva cercata e non trovandola, era morto aspettando l’alba e lei non
era lì a salvarlo..
“Ciao”
Sentì quella voce mormorata, come se provenisse dagli
abissi più oscuri dell’universo. Per un attimo desiderò che il tempo si fermasse
in quell’istante, non voleva sentire oltre ..ma la voce, inesorabilmente
continuò a parlare e Buffy dovette appoggiasi al muro per non crollare.
“Io.. cercavo te, ma mi hanno detto che eri partita..
io sono.. un amico di Angel ..ho bisogno di parlare
con te..” Buffy sentì una risatina nervosa “..è solo che.. non so da dove
cominciare..”
Riaprì gli occhi e sospirò di sollievo. Quella voce
non sembrava più tanto minacciosa. Era dolce. “Si. Cioè no. Non sono partita.
Non ancora. Tu sei.. Connor, giusto?” Sentì il bisogno di rassicurarlo. “So chi
sei.. non temere” e funzionò, perché il ragazzo cominciò a parlare quasi senza
riprendere fiato. Parlò velocemente e Buffy non lo interruppe mai. Solo alla
fine, quando sentì di nuovo silenzio, chiese “Ma.. Angel sta bene, vero? Voglio
dire.. sta male, ma.. lui è..”
La voce arrivò chiara, quasi urlata. Connor doveva rassicurare Buffy “Lui è vivo”
Anche Connor, come Buffy, era emozionatissimo, ma riuscì a dire. “Angel.. ha
bisogno di te”
Buffy non riuscì a trattenere le lacrime. Quattro
lunghi anni senza sapere nulla di lui e ora aveva la certezza che fosse vivo. E
sapeva anche come e dove raggiungerlo. Solo dodici ore di volo la separavano da
Angel. Farfugliò qualcosa di incoerente e sentì Connor che chiedeva “Stai bene?”
Lei rideva e piangeva “Si. Si, sto bene” si ricompose, notando solo allora che
gli altri la guardavano senza capire cosa stesse accadendo. Ma Buffy non badò a
loro. Lei non era più lì. Con la mente e con il cuore era già a Los Angeles.
“Connor ci sei ancora? Dove posso richiamarti? Bene, questo è il tuo cellulare?
Perfetto, segna questo numero, è il mio. Ascoltami bene adesso, fra un ora sarò
sull’aereo per L.A. Puoi venire a prendermi all’aeroporto? Dovrei essere lì
intorno alle 11,40. Appena arrivo ti chiamo. Scritto tutto? Bene.. ora devo
scappare..” Sentì di nuovo silenzio e comprese che il ragazzo era preoccupato.
“Connor? Andrà tutto bene.. ora va da tuo padre, non lasciarlo solo. Sta
tranquillo, il peggio è passato. Va ora..”
Riagganciò e uscì di corsa. Agli altri che tentarono
di fermarla, disse solo “Angel è vivo”
In macchina parlò concitatamente e raccontò a Faith
cose avesse detto Connor. “Suo figlio è preoccupato. Dice che Angel è stato
ferito gravemente, e non riesce a riprendersi. Connor ha pensato di contattare
me.. non ho capito come avesse il numero di Giles.. comunque ho il suo numero di
cell e lui ha il mio.. viene a prendermi all’aeroporto.. e.. dio non riesco a
crederci.. se fossimo partite solo un secondo prima, ora non avrei la certezza
che Angel è vivo.. quel ragazzo è un angelo.. quel ragazzo è..” Sorrise “..non
vedo l’ora di conoscerlo..”
Faith notò che man mano che lei parlava di Connor,
cominciava a ricordare come e dove lo avesse conosciuto. “Il figlio di Angel,
come ho fatto a dimenticarlo? Pure Willow non lo ricorda”
Buffy comprese che c’era qualcosa di mistico in questa
amnesia collettiva ed era questo il motivo per cui nessuno sapeva dell’esistenza
di Connor. Lo stesso motivo che forse, le aveva impedito di trovare Angel.
Presto avrebbe conosciuto la verità o almeno così sperava.
“Connor.. come è fisicamente? Descrivi un po’ come è.
Alto, capelli e occhi scuri, immagino” chiese a Faith e lei descrisse il ragazzo
usando il suo linguaggio colorito che fece ridere Buffy. “Macché, non ha nulla
di Angel.. togli alto-oscuro-tenebroso
e metti l’inverso. È piccoletto, capelli castano chiaro che ha sempre sugli
occhi. Occhi blu intenso. Smilzo ..ma è super forte, anche se una volta l’ho
pestato, sai? voleva uccidere Angel. Di suo padre ha ben poco, niente su cui
fantasticare.. insomma, hai capito no?” Buffy la bloccò prima che andasse troppo
oltre.
“Fermati lì. Ho chiesto solo perché devo incontrarlo e
vorrei poterlo riconoscere” Faith annuì “Ha il sorriso di Angel. Pensi di
poterlo riconoscere da quello? ma, come Angel, sorride
poco”
Intanto a Los Angeles
Connor aveva davvero bisogno di parlare con Angel, gli
ultimi avvenimenti lo aveva stremato emotivamente, ma cosa avrebbe potuto
dirgli? ..e tentare con l’ironia? A volte
funzionava..
Papà, sai che mi è successa una cosa stranissima
stanotte? Stile Ai confini della
realtà ..quel genere di telefilm anni sessanta. Cosa ci facevo fuori a
quell’ora? Niente di importante.. dovevo solo imbucare la tua lettera segreta
per Buffy. Si, esatto proprio quella che non vuoi che nessuno veda ..se no
perché sarebbe segreta? Si, in questi giorni ho frugato un po’ qua e là nella
tua vita, ma nulla di grave ..e poi non l’ho neppure spedita. Perché? Ah beh,
perché quel tipo irlandese mi ha detto che era meglio telefonare. Ah non te
l’avevo ancora detto? Si, si ..ho proprio parlato con Buffy.. sembra simpatica..
e ora perché ti stai arrabbiando? Che sarà mai? ..le ho solo detto che sei nei
guai ..è tutto sotto controllo.. Buffy sta arrivando..
contento..?
“Cristo, questa è la volta che mi ammazza sul serio.”
Disse ridacchiando, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando lo sentì
piangere. Si, Angel piangeva e si agitava nel sonno. Corse da
lui.
“Angel? Angel mi senti? Devi svegliarti adesso, stai
dormendo da troppe ore..” Connor fu preso dal panico. Le cose non stavano
andando come previsto. Angel sembrava sempre più debole ed erano ore che non
mangiava. Proprio in quel momento si svegliò e Connor ne fu
sollevato.
“Connor? grazie a dio sei qui.. sono così stanco.. ma
non voglio dormire.. non voglio.. aiutami” Era evidente che fosse emotivamente
molto provato, in altre circostanze non avrebbe mai chiesto aiuto così
esplicitamente. L’unica cosa che Connor poteva fare al momento, era tenerlo
sveglio e rassicurarlo con la sua presenza. Impresa quasi titanica, considerando
la situazione.
Si sedette accanto a lui porgendogli un bicchiere di
sangue, ma dopo averne bevuto un solo sorso, allontanò subito la bocca. Lo
stomaco si rifiutava di ricevere cibo. Voltando la testa di lato, vomitò sul
cuscino e cominciò di nuovo a piangere sommessamente. Non aveva più forze.
“Ho
qualcosa che non va..” disse. Connor gli ripulì il viso e non disse di essere
preoccupato, ma c’era davvero qualcosa che non andava in lui. Erano passate più
di trentasei ore dall’attacco del Selmunth
e lui stava sempre peggio. Vederlo piangere lo spaventò moltissimo, e non sapeva
cosa altro fare per aiutarlo. L’unica cosa che sapeva era che presto sarebbe
arrivata Buffy. “Stai tranquillo, devi solo avere un pochino di pazienza. Ancora
qualche ora e tutto sarà ok.. ci stai mettendo un po’ più di tempo a..
rimetterti su.. ma già domani starai meglio..”
“Ho.. sporcato il cuscino.. io non volevo.. mi
dispiace..” Si girò ancora per nascondere il viso e continuò a piangere in
silenzio. Odiava maledettamente la sua debolezza, odiava che suo figlio lo
vedesse così, ma non riusciva a frenare le lacrime. Connor gli sollevò la testa
e sostituì il cuscino. “Ora non è più sporco.. non preoccuparti del cuscino” Poi
continuò a lavargli il viso costringendolo a voltarsi. “Va tutto bene, papà. No,
non ho sbagliato questa volta.. volevo proprio dire papà. Sai? Mentre dormivi.. ho pensato
che quando siamo soli.. potremmo.. Voglio dire.. se posso vederti piangere,
posso anche chiamarti papà, sempre che a te non
dispiaccia”
Connor era certo che a lui non dispiacesse. Nelle sue
lettere, Angel l’aveva confessato a Buffy tantissime volte, ed era sicuro che
adesso avesse bisogno proprio di questo. Doveva far capire ad Angel che non era
solo. Doveva fare in modo che lui sapesse che non era lì perché sapeva ricucire
le ferite. Lui era lì perché era suo figlio e davanti a lui poteva anche
piangere ..e Angel capì, mostrando le lacrime senza timore. Era grado a Connor
per essere li con lui, se fosse rimasto solo, sarebbe impazzito. “Connor.. io..
certo che sono contento se mi chiami.. se mi chiami così.. io sono molto
contento..” Poi l’angoscia ebbe il sopravvento ancora una volta “Connor.. cosa
mi sta succedendo? Io non mi sento bene.. sta accadendo
qualcosa..”
Se Connor era arrivato a questa consapevolezza in così
breve tempo, in massima parte il merito era di Buffy. Gli prese la mano,
stringendola forte questa volta e Angel rispose con un sorriso di gratitudine.
“È tutto ok, aspettiamo ancora un po’, l’effetto del veleno svanirà presto.
Papà.. ho bisogno di chiederti una cosa.. ma non sei obbligato a rispondere..
d’accordo?”
Angel annuì. Aveva la sua attenzione. Connor strinse
la sua mano più forte, aveva bisogno di richiamare a raccolta le sue forze.
Voleva parlare di Buffy. Voleva preparalo gradualmente al loro incontro, in modo
che non fosse uno shock. Voleva essere certo di aver fatto la cosa giusta, ma
sapeva che era un argomento delicato. Infine di botto chiese “Papà.. Chi è
Buffy?”
Sentì la mano di Angel che allentava la presa, ma
l’afferrò ancora più forte non permettendogli di allontanarsi da lui. “Urli
continuamente il suo nome mentre ti agiti nel sonno..” Angel annuì ancora “Ho
detto altro? mi hai sentito parlare di qualcos’altro?” Lo tranquillizzò subito,
mentendo spudoratamente “No. Solo quel nome.. ma lo ripeti di continuo.. se non
ti va di dirmi chi è.. non c’è problema.. dimmi solo se.. se Buffy, chiunque lei sia.. può aiutarti..
o forse è un nemico? è una persona che ti ha fatto del male?” Sfoderò un sorriso
innocente ma non gli sfuggì lo strano effetto che gli fece pronunciare quel nome
davanti ad Angel. Ovviamente sapeva bene che lei non era una nemica, ma decise
di non parlare delle lettere e neanche della telefonata. Parlare di Buffy con
lui, comunque lo faceva sentire meno in
colpa.
Angel tentò di mettersi a sedere e Connor lo aiutò,
sistemando altri cuscini dietro la schiena. “No, non mi ha mai fatto del male”
gli disse, sorridendo con una dolcezza che Connor aveva visto molto raramente
sul suo viso. “Buffy è davvero così lontana dall’essere mia nemica. Lei è una
persona.. che conoscevo.. ma non voglio parlarne.. non ora, mi dispiace,
Connor..”
Connor annuì e in cuor suo provò delusione, sebbene la
risposta di Angel fosse prevedibile. Ad ogni modo ora poteva nominarla davanti a
lui, rispetto a prima era comunque un passo avanti. “Va bene, almeno so che non
è uno dei tanti nemici che ti danno la caccia. Buffy può
aiutarti?”
“Connor, hai chiamato la tua famiglia? Sanno dove sei?
dovresti farlo, saranno in pensiero”
Insistette ancora, ignorando le sue domande “Buffy può
aiutarti?”
Angel abbassò gli occhi “No, non può. Ora rispondimi.
La tua famiglia sa che sei qui?”
Il tono della sua voce era un misto di tristezza,
amarezza e fermezza eccessivamente dura. Connor percepì soprattutto la durezza,
e reagì a sua volta con altrettanta rabbia ed amarezza.
La stanchezza emotiva delle ultime ore, il fatto che
non dormisse da due giorni, l’aver sentito Buffy senza poterlo dire ad Angel,
l’esperienza terrificante di aver parlato con un fantasma o forse tutte queste cose messe
insieme, ebbero la meglio su lui e rispose con rabbia
distruttiva.
“Angel, la
mia famiglia non può sapere che sono qui, l’hai dimenticato? Non posso parlare
di te con nessuno, soprattutto con loro ..e no, loro non sono in pensiero per
me. Sono cinque anni che sto fuori casa.. ho ventitre anni, sono laureato da un
anno, ho una mia vita, ho una ragazza e vedo la mia famiglia ogni fine
settimana.. non li sento mai durante gli altri giorni. Non è così anche con te?
Ma per poter parlare con te, devono passare trenta giorni, non uno di più, non
uno in meno. Durante gli altri ventinove giorni recito il ruolo del bravo
ragazzo. Connor Reilly. Ragazzo di buona famiglia, equilibrato, studioso e ben
inserito nella società. Solo il trentesimo giorno mi è concesso di essere me
stesso, ma senza esagerare, perché potrei anche abituarmi e questo non deve
accadere, non è così? Posso essere me stesso, cioè essere tuo figlio.. a patto
di non superare i limiti, e tu.. ovviamente, lo fai per proteggermi, lo fai
perché mi vuoi bene. Niente domande scomode, niente eccessivi coinvolgimenti,
ancora una volta niente di veramente reale. Giusto! Perché impegnarsi tanto, se
il giorno dopo torno ad essere Connor Reilly? sarebbe solo un inutile spreco di
energie. E a te le energie servono a ben altro. Devi portare avanti la tua
missione. Missione che ti ha portato esattamente dove sei ora. Immobile su un
letto, solo come un cane, quasi ferito a morte ..e io non so più come
aiutarti”
Con un immane sforzo di volontà, Angel si tirò su e
facendo leva col braccio sano, lo abbracciò. Non potendo sostenere a lungo
quella posizione, ricadde sul cuscino trascinandolo con sé. Lo teneva stretto
per paura che si allontanasse, ma non dovette faticare molto. Connor si
abbandonò a quell’abbraccio e piansero entrambi i loro “Mi dispiace” e i loro
“Ti voglio bene”
Gli baciò la fronte ripetutamente, continuando ad
abbracciarlo per rassicurarlo, dicendogli fra le lacrime, che le cose sarebbero
cambiate. Quando Connor si calmò, Angel gli disse alcune
cose.
“Connor, ci sono delle cose che non sai.. c’è un
motivo per cui non possiamo vederci spesso, ma questo non significa che io non
ti voglia bene. Ascoltami per favore.. in questi ultimi quattro anni, la maggior
parte del tempo, io non ero qua. Ma ogni volta che ho potuto, sono sempre corso
da te, anche se tu non potevi vedermi. Io c’ero anche se era rischioso essere
lì. Io c’ero comunque.. perché volevo assolutamente esserci. Ora le cose
cambieranno.. te lo prometto, figliolo. Credi davvero che mi bastasse vederti
solo quel giorno? Certo che no.. ma negli altri ventinove giorni, ero altrove..
ogni volta però sono tornato, senza mai saltare un solo giorno del nostro
accordo. Per me è importante vederti anche se solo una volta al
mese..”
Connor si mise a sedere sul letto, guardandolo con
stupore “Cosa vuol dire che non eri qua?”
Angel, ancora una volta abbassò gli occhi e Connor
comprese. “Non me lo dirai, vero?” Lui annuì “No, per ora non posso dirtelo, ma
ricorda che c’è sempre un motivo se.. Connor, in questi quattro anni, mi
spostavo di continuo, non ero mai a Los Angeles.. tornavo solo quando sapevo che
stava capitando qualcosa di importante nella tua vita. Come la tua laurea ..o
come il tuo esame di guida..” Connor fu sorpreso di sentire questo “Eri lì anche
quel giorno?”
Angel sorrise “Si” ma gli occhi erano velati da
profonda tristezza “Non hai idea di quanto sia doloroso guardare da lontano
qualcuno che ami, senza poterti mai avvicinare troppo, sapendo che non potrai
mai far parte della sua vita. Osservi le persone che ami, nascosto in un angolo
buio, e pensi che avresti potuto vivere insieme a loro.. ma a te questa gioia
sarà negata..”
Connor intuì che non si riferiva solo a lui, stava
parlando anche di Buffy. “Potevi dirmi che eri lì, io sarei stato felice di..”
La voce di Angel vacillò e riprese a piangere “No che non
potevo..”
Connor lo abbracciò. “Mi dispiace di averti parlato in
quel modo. Ho sempre visto le cose solo dal mio punto di vista. Non ho mai
considerato quanto fosse doloroso per te, mi dispiace di non averlo capito prima
..e noi parliamo sempre così poco.. ma ora è diverso.. ora ho capito..”
Angel annuì in silenzio, era stanco e stava scivolando
ancora nel sonno, quando sentì vibrare il cellulare che Connor teneva nella
tasca posteriore dei jeans. Connor scattò in piedi, in preda ad un ansia
improvvisa che stupì Angel. Buffy
pensò Connor, allontanandosi per leggere l’sms. Angel lo sentì ridere e provò un
senso di pace interiore, come non gli capitava di sentire da un infinità di
tempo. “È l’ospedale. Un emergenza. Devo.. devo andare.. per un oretta o due..”
Angel gli sorrise, non credette ad una sola parola di
ciò che aveva detto, sapeva riconoscere la voce di Connor quando mentiva, ma
pensò che avesse semplicemente bisogno di stare un po’ solo e finse di
credergli. “Oh.. il mio ragazzo è importante.. lo chiamano anche per le
emergenze”
“Papà.. dai..”
Connor rispose al sorriso un po’ a disagio e pensò. Giuro che questa è l’ultima bugia che ti
dirò.
“Non ci metterò molto..” Angel lo rassicurò “Va pure
..e quando torni, se ti viene di passaggio.. potresti.. potresti comprare un
microonde? Grande.. molto grande..”
Connor sentì un nodo in gola. Si sedette ancora
qualche minuto accanto a lui coprendolo bene.
“Grande quanto?”
“Grande tanto da poter cuocere una
torta..”
“e la pizza..” aggiunse Connor
“..e la pizza” ripeté Angel prima di scivolare ancora
una volta nel sonno.