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Autore: Beatriz Aldaya    13/07/2012    4 recensioni
1) HALLOWEEN: Di Spiriti e Cuori di pietra. [Tom Riddle, Nuovo Personaggio; One-shot; Verde]
2) NATALE: Una sciarpa arancione zucca. [Viktor Krum, Luna Lovegood; One-shot; Verde]
3) CITAZIONE ALL'INTERNO: Pirata della strada. [Ron Weasley; One-shot; Verde]
4) DICHIARAZIONE D'AMORE SENZA LIETO FINE: Perché non ci sono draghi che atterrino sui pub, in Inghilterra? [Ninfadora/Charlie, Stan Picchetto; One-shot; Verde]
5) IN UN GIORNO DI PIOGGIA: Fischiettando al cielo [Gellert/Ariana, Albus, Aberforth; One-shot; Giallo]
6) CITAZIONE ALL'INTERNO: Esami [Lily/Sev, Lily/James; One-shot; Verde]
7) INCONTRI: Per favore? [Ninfadora/Charlie; One-shot; Verde]
8) COMPLEANNO: Buoni propositi [Tobias Piton; Flash; Verde]
9) QUESTO CALDO MI STA SCIOGLIENDO IL CERVELLO!: Acqua fresca [Fred e George Weasley; One Shot; Verde]
10) CITAZIONE ALL'INTERNO: Confusione [Ted/Andromeda, Un po' tutti; One Shot; Verde]
11) CITAZIONE ALL'INTERNO: Se vincerò [Cho/Cedric; One Shot; Flash; Verde]
12)?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Questa raccolta partecipa al "12 mesi di fanfiction contest", di BS.
Tema del mese: Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello!


        -Acqua fresca-

Una vecchia strega era entrata barcollando nel negozio, in quel giorno di metà aprile.
Era sudaticcia e, giudicando dalla faccia congestionata e rossa come un peperone, non si sarebbe retta in piedi ancora per molto.
Una giovane signorina in divisa accorse personalmente, facendo arrivare una sedia al momento giusto perché il grasso fondoschiena della signora non si abbattesse al suolo.
«La prego, un bicchier d'acqua!» aveva ansimato la signora, mentre afferrava un volantino da un banchetto e cominciava a sventolarsi energicamente.
La commessa aveva sbirciato fuori dalla finestra di sottecchi e, vedendo il cielo grigio e compatto, aveva represso un brivido, stringendosi nel maglione: eppure la vecchia strega indossava solamente uno scamiciato, e sembrava morire dal caldo.
«Glielo porto subito, signora» la rassicurò con gentilezza. Poi aggiunse, un po' meno professionalmente: «Intanto respiri profondamente e si calmi, sì?».
Non aveva proprio voglia di dover rianimarla, così sudata com'era.

Verity fece capolino nel magazzino con aria allarmata.
«Signori Weasley? C'è una signora che...» incrociò gli occhi e roteò le mani sopra la testa, con un gesto abbastanza eloquente.
Fred e George balzarono giù dal tavolo dei conti, dove in realtà stavano disputando una partita a Gobbiglie. Era un giorno un po' fiacco, al negozio.
Quando videro la vecchia strega, però, assunsero la stessa smorfia, un misto di ilarità e curiosità.
«In cosa possiamo esserle utili, signora?» domandò Fred, mentre George circumnavigava la grassa strega fino a mettersi alle sue spalle e si tappava il naso con una smorfia di disgusto esagerata.
La puzza di sudore stava cominciando ad appestare il negozio.
La strega ansimava ancora, quando parlò.
«Oh, sono venuta qui per... per...» tentennò un secondo, aggrottando le sopracciglia. «Oh, è questo caldo che mi sta sciogliendo il cervello! Non mi ricordo più perché sono qui.» si lamentò, detergendosi la fronte con la mano grassoccia.
Verity si morse le labbra, schifata.
George sussurrò, scrutando fuori dalla finestra: «effettivamente c'è una proibitiva temperatura di 12°, fuori. Manda proprio in pappa il cervello.»
Ma né Verity né Fred risero, quando si accorsero che dalle orecchie della signora usciva del fumo.
George, ancora alle spalle della cliente, passò una mano in mezzo al vapore, ma la ritirò immediatamente, scuotendola come se si fosse ustionato.
«Brucia!» mimò con le labbra, sbarrando gli occhi.
Verity sembrò cambiare stato d'animo e passò dallo schifato al preoccupato. Si azzardò a chiedere: «Signora, sicura che vada tutto bene?»
La vecchia strega le sorrise rassicurante.
«Sì cara, è una Maledizione... nulla di preoccupante. Ma al San Mungo non sanno ancora come curarmi, e io dovevo veramente uscire per comprare un regalo alla mia nipotina...» disse con noncuranza. Poi batté la mano sudaticcia sul tavolino, con un attutito splaf.
«Ecco cosa dovevo comprare!» strillò eccitata. «Un regalo per il compleanno di mia nipote.»

Alla fine, la signora se ne andò allegramente con una Puffola Pigmea in braccio.
Verity si mise a lanciare incantesimi ovunque, alternando ai “Gratta e netta!” borbottii schifati.
«Pensavo che a momenti sarebbe entrata in autocombustione.» commentò Fred, osservando la signora che si allontanava col suo passo barcollante.
«Spero solo che la povera Puffola non si arrostisca strada facendo.» replicò George, divertito.
«Sai, George, la gentile signora mi ha appena dato un'idea per un nuovo scherzo... contro il troppo caldo che scioglie il cervello
George incontrò lo sguardo del gemello, che sogghignava furbescamente.
«Oh sì, mi piace!»



Esattamente un mese dopo, George stava aprendo nuovamente la serranda dei Tiri Vispi Weasley, che si alzò con un cigolio lugubre.
Non aveva mai notato quel rumore infernale, da quando avevano aperto l'attività.
Per la prima volta, si trovò da solo nel negozio e si guardò in giro, perso.
Si strofinò il naso, si schiarì la gola.
Un cattivissimo odore lo colpì, e si chiese da dove potesse provenire... ma il pensiero scivolò via immediatamente. Come al solito.
Accese la luce con un colpo di bacchetta, si avvicinò alla gabbia delle Puffole Pigmee.
Erano morte.
Constatò il fatto con freddezza, osservandole con la testa leggermente inclinata: dovevano essere morte di fame, nessuno entrava nel negozio da quindici giorni.
Provò un piccolo moto di compassione, ma anche quello svanì presto, perdendosi nell'immensità del dolore e della rabbia.
Si allontanò dalle gabbie, avvicinandosi al bancone.
Di nuovo di guardò in giro perso, e di nuovo si strofinò il naso e si schiarì la gola.
Poi scoppiò in pianto.

Ancora asciugandosi gli occhi con la manica del giubbotto, George entrò nel magazzino e si sedette al tavolo dei conti.
Scartabellò un po' tra le scartoffie, guardando i fogli con aria assente.
Era perfettamente cosciente solamente del vuoto all'altro lato del tavolo.
Aprì un cassetto e ripose i documenti con cura quasi maniacale.
Pensò che non era mai stato ordinato in vita sua, mai.
    Non vuoi diventare come Percy, vero, George?
Rivolse un sorriso tremulo al vuoto.
    No, non voglio, Fred.
Un'altra lacrima scese lungo la guancia, e cadde sul bancone. Vi intinse il dito e cominciò a disegnare cerchietti salati sul legno.
Vide qualcosa di gommoso e azzurro, proprio accanto alla propria mano.
Lo raccolse e lo scrutò torvamente: non riusciva a ricordare che dolcetto fosse.
Cercò di chiamare alla memoria gli ultimi giorni al negozio.
Su cosa avevano lavorato?
Non gli veniva in mente, e fu preso dal panico. Per quanto si sforzasse di ricordare, l'immagine degli occhi senza vita di Fred e del suo corpo che veniva deposto in una bara candida gli riempivano la mente, bloccandolo.
Non ricordava più niente della sua vita prima della battaglia.
Non ricordava il viso di Fred vivo e il bene che gli aveva voluto.
Angosciato, ficcò in bocca la caramella.
Sentì immediatamente la testa leggerissima, poi il peso tornò normale, ma subito dopo fu attaccato da una dolorosa fitta gelata, che gli penetrò nel cervello.
Cadde dallo sgabello afferrandosi la testa, urlando di dolore. Credette di morire.
Poi, a poco a poco, il male scemò, lasciandolo un poco intorpidito.
Sentiva un piacevole fresco alla testa, ora. Provò a muoversi, cauto per la paura che il dolore tornasse, ma non accadde.
Al contrario, udì un dolce sciabordio, e rimase interdetto. Scosse ancora la testa, e all'improvviso capì.
Ricordò la strega che, maledetta, aveva sempre caldo, e l'idea di Fred.
Aveva la testa piena di acqua fresca.
Sorrise, incerto.
Come aveva potuto dimenticare cosa fossero quelle caramelle?
Insieme a quel ricordo, erano tornati anche tutti gli altri. Come aveva potuto dimenticare Fred?
Lui era di nuovo lì, vivo nei suoi pensieri.
Doveva perfezionare le caramelle, affinché non congelassero troppo la testa appena ingerite.
Sorrise con più convinzione, questa volta, e aspettò paziente: dopo una mezz'ora, l'acqua cominciò a sgorgargli dalle orecchie, provocandogli un tremendo solletico.
George si trovò accucciato a terra, squassato dalle risate e dai singhiozzi.
Alla fine, sentì la testa svuotata e si trovò raggomitolato in una piccola pozza d'acqua dolce.
Quella salata, invece, ancora non s'arrestava e gli rigava le guance.
   
 
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