17
Another
family reunion
"My mind can't take much more
I could never drown in
They wanna get my gold on the ceiling
I ain't blind
Just a matter of time before you steal it"
[Gold On The Ceiling – The Black Keys]
17 Marzo, Villa Stark
"Allegria..." pensò
Tony.
Al tavolo della sala riunioni della villa si davano tutti un gran da
fare: Ian
controllava e ricontrollava i suoi dati clinici in modo da prevenire
altri attacchi nel prossimo processo, nonostante
l'ingestibile lacunosità della
documentazion; Pepper parlava animatamente con Kyle su quale
strategia sarebbe stato meglio adottare questa volta e Kyle di rimando
sembrava oscillare tra una crisi isterica e una furia omicida nei
confronti di Knight.
Come al
solito stavano facendo i conti senza l’oste, il quale se ne
stava
bellamente seduto a fissare la scena attraverso il fondo del
bicchiere di clorofilla appena svuotato, il secondo in cinque
minuti.
"Ma perché nessuno mi capisce?"
Nessuno
aveva pensato a lanciare un "olé" o un "alleluja"
appena saputo del rinvio del processo se non lui e, anzi, erano tutti
ancora più agitati, neanche avesse annunciato loro la fine
del mondo. Si accomodò meglio sulla sua
sedia,
fissando con aria annoiata il tavolino di vetro della sala riunioni e
chiedendosi che cosa ci stesse a fare lui lì.
Posò il bicchiere
vuoto sul tavolo e s'inclinò con la sedia per prendere una
bottiglia di birra
dal minibar dietro di lui, rimanendo rivolto verso di loro per bocciare
prontamente
qualsiasi idea avessero avuto sul non
pestare il giudice nel caso
avesse di nuovo battuto a sproposito quel suo martelletto
diabolico.
«Dopo quel che è successo nell’ultimo
piacevole
incontro con Knight, non posso permettermi altri passi falsi. Anche
perché sono stato ammonito e Stark è stato
giustamente accusato di
falsa testimonianza. A proposito, devi anche pagare la sanzione se non
vuoi scontare un po' di arresti domiciliari,» gli ricordò con uno sguardo severo dei
suoi occhi verdi e penetranti. «Dobbiamo essere
precisi, puntuali, educati e prudenti. Insomma, dobbiamo muoverci
come un elefante in una cristalleria. Non so se rendo bene
l’idea,
cari,» spiegò Kyle, allargando le mani con fare
eloquente e
scoccando un' altra occhiata a Tony, ora intento ad accavallare la
gamba sana senza distruggersi la fasciatura del moncherino.
Ian annuì
vigorosamente in silenzio mentre scorreva i documenti, guardando
però anche lui di
sottecchi "l'elefante" in questione. Tony fece finta
di nulla e si attaccò con ostentata naturalezza alla
bottiglia, lieto che nessuno avesse notato la rapida scomparsa dei 33
centilitri in essa contenuti. Lo
sguardo di Ian diventò bruciante e Kyle lo
intercettò, togliendo poi
bruscamente la bottiglia dalla mano di Tony, che quasi si
strozzò.
«Grazie, geniaccio: questa la prendo io,»
commentò
bevendo il poco liquido rimasto in un sol sorso. «Tu torna ai tuoi
intrugli verdi.»
Tony rimase un
attimo perplesso, guardando con ramamrico la mano vuota dove prima
c'era quel perfetto miscuglio tra malto ed alcool; poi alzò
le
spalle e seguì la direttiva di Kyle nel tornare alla
borraccia di clorofilla, sorseggiandola
cercando di nascondere la smorfia schifata per quella bevanda
decisamente meno appetitosa. Sentì lo sguardo di Pepper
posarsi su di lui e s'impegnò a fingere che quella brodaglia
gli piacesse più d'ogni altra cosa al mondo. Finora aveva
funzionato
abbastanza bene, come copertura; ci mancava solo che lei iniziasse a
porre
domande scomode sul suo smodato consumo di clorofilla.
«Quello che intendo è
che dobbiamo procedere con cautela. Cautela.
Appuntatevelo dove
volete, ma ricordatevelo,» scandì intanto Kyle.
«Il fatto
che Hammer abbia dato buca ci dà tempo per prepararci
meglio, ma
anche lui avrà occasione di studiare meglio il caso.
È un'arma a
doppio taglio e dobbiamo essere preparati a contestare le sue
argomentazioni,» continuò a spiegare con sicurezza.
«Allora per
quanto riguarda le protesi dovremmo prima di tutto fornire loro i
progetti preliminari, così da... Un momento.»
Pepper s'interruppe e si girò improvvisamente verso Tony.
«Lei.
Perché non sta
parlando come al solito?» chiese, allarmata.
L'uomo sollevò le
sopracciglia, preso in contropiede. Stava per appellarsi al suo
diritto di rimanere in silenzio, ma fu anticipato:
«E perché non
contesti tutto ciò che diciamo, Stark?» Kyle
assunse un’espressione
altrettanto preoccupata.
«Si sente bene?» rincarò la dose
Pepper, attendendo da lui una risposta.
Lui si guardò intorno
come una preda in trappola.
"Sono circondato."
«Ha
avuto modo di sfogarsi con me,» risolse i loro dubbi Ian, con
aria
apparentemente tranquilla.
In realtà da dietro i suoi occhiali
stava trapassando Tony con tanta durezza che questi si sentì
ancora
più a disagio nel ricordare la loro discussione del giorno
prima, inclusa la direttiva sul non fare stronzate.
Kyle seguì quello scambio, interessato:
«Non so come interpretarlo:
se come una punizione fisica subita da uno dei due, o come
qualcos’altro... sai essere ambiguo, Ian.»
Tony quasi si
strozzò di nuovo.
«K, mi dispiace deluderti,
ma ho altri interessi e altri modi per "sfogarmi",» disse
Tony, e il suo sguardo corse involontariamente a Pepper.
La donna
ticchettò con le unghie sul tavolo, fissandolo gelida:
«Vuole
che le chiami qualcuno? Un po' di "spazzatura",
intendo.»
«Santo cielo, lei è fuorviante. Finirà
con
l’uccidermi, se non cado prima in una congiura,»
sdrammatizzò, guardandosi
intorno preoccupato.
«Se evita di farmi venire un collasso
nervoso un giorno sì e l'altro pure, forse ha qualche
speranza di
sopravvivere.»
Tony borbottò un qualche commento a mezza voce
che risultò incomprensibile, poi riprese con più
energia:
«Il
suo comportamento nei miei confronti non ha effetti molto diversi,
sa?»
«Credo che lei sia già "compromesso" senza il
mio aiuto,» replicò Pepper, pungente.
Tony trasalì, fissandola
sorpreso e anche abbastanza risentito. Iniziava ad averne abbastanza
delle sue frecciatine, ma continuava a incassarle memore del proprio
comportamento decisamente discutibile. Però non sapeva
quante
ancora ne avrebbe potute sopportare, soprattutto se lei avesse
continuato a cambiare umore da un giorno all'altro.
«Tornando al processo...»
Pepper troncò l’argomento non dandogli modo di
rispondere, e Tony tentò di celare il proprio improvviso
disagio per quel battibecco. Kyle nel frattempo si stava grattando il
naso con aria imbarazzata. Mitchell, al contrario, li fissava con il
mento poggiato sulle mani intrecciate
come se stesse seguendo un talk-show.
«Ma no,
stava diventando interessante. Fate con comodo: io non
esisto,»
dichiarò con fare
sornione.
«Spiacente deluderla, Doc, ma è appena suonata la
campanella dell'intervallo ed è finita l’ora
del "facciamoci-i-cazzi-altrui",» dichiarò Tony,
infastidito
ma deciso a mascherarlo con il suo sarcasmo. «Allora,
c'è qualcuno disposto a
festeggiare con me il rinvio del giudizio universale?»
riprese
un tono
più leggero, e sollevò la clorofilla come un
peccatore che ha appena
scampato il biglietto di sola andata per l'inferno.
Il palmare
poggiato sul tavolo trillò, interrompendo sul nascere i
festeggiamenti; prima che Tony potesse raggiungerlo lo fece Pepper,
lasciandolo con la mano sollevata a metà strada:
«La moda del momento è appropriarsi indebitamente
delle mie cose?»
Assottigliò gli occhi nel guardare la maglietta dei Black
Sabbath,
ora pulita, che Pepper aveva evidentemente reclamato come propria, in
un gesto che non sapeva se interpretare come una sfida o come un
tentativo di riappacificazione. Lei non rispose e corrugò le
sopracciglia mentre leggeva il messaggio:
«Non faccia quella
faccia,» sbottò Tony, tra la disperazione e la
supplica.
«C'è
qualcuno che vorrebbe parlare con lei.»
«Avevamo detto niente
spazzatura,» disse Tony.
«È il direttore Fury,»
annunciò
lapidaria Pepper.
«Lui va nell'indifferenziata.»
«Vuole
vederla e...»
«Signore, il direttore della SHIELD e il dottor
Banner la attendono alla porta. Li faccio entrare?»
annunciò la
voce robotica di JARVIS, confermando i peggiori timori di Tony.
«Ah,
c'è anche Bruce! Falli entrare, inizia la festa!»
esclamò con un pizzico di sollievo, facendo buon viso a
cattivo gioco anche se
decisamente contrariato da quella visita imprevista.
«Signor
Stark, tra due settimane ci sarà il suo processo! Questo
è stato
rinviato solo per l'assenza di Hammer, dobbiamo...» Kyle
cercò di
fermarlo, ma Bruce era già entrato nella stanza col suo
passo un
po' impacciato e l'aria di non sentirsi totalmente a suo agio in
quella casa enorme, distraendo definitivamente Tony.
«Bruce!
Benvenuto!» lo accolse, sorridente. «Sai, volevo
chiamarti l'altro giorno, ma erano le quattro
del mattino e qualcuno mi ha fatto notare che poteva non essere una
buona idea,» continuò, salutandolo con ampi gesti
col
braccio destro per
ostentare al contempo i progressi ottenuti con la protesi.
L'altro sorrise
appena in un misto di incredulità e contentezza nel vederlo
così
arzillo rispetto al loro ultimo, turbolento incontro.
«Ehi, Tony. Beh,
Per fortuna non l'hai fatto,» commentò, con
palpabile sollievo. «Uhm, buongiorno, Virginia,»
aggiunse, venendo ricambiato dalla donna, per poi scrutare
perplesso l'assemblea che si stava svolgendo alle spalle
dell'amico con l'aria di sentirsi ancor più fuori luogo.
«Scusate,
interrompiamo qualcosa?» si preoccupò.
Kyle scoccò un'occhiata
irrequieta a Mitchell, come in una domanda silenziosa, e il medico
gli rivolse un cenno d'assenso impercettibile. In quel mentre Fury si
sporse dalla soglia.
«Non interrompiamo proprio niente,»
tagliò corto quest'ultimo, piazzandosi in piedi a capotavola
con la
naturalezza di un padrone di casa dopo aver salutato con un cenno i
presenti.
Fu evidente dal modo in cui scrutò la sala che non si
aspettasse la presenza di Ian e Kyle.
«Sì,
naturalmente... fai come se fossi a casa tua,»
commentò acido Tony.
«Pensavo di non
dover più rivedere la tua faccia, visto che ufficialmente
sono di
troppo
nella tua banda di disadattati. Senza offesa, Bruce,»
aggiunse,
per poi alzare l'occhio al cielo non appena fu fuori dal campo visivo
di Fury.
Spostò rapidamente lo sguardo dal suo unico alleato
– sperando che non diventasse verde – al
branco di occhi minacciosi puntati su di lui, e alzò un
sopracciglio nel decidere che era il caso di rompere il ghiaccio in
prima persona:
«Allora, lui è K, ed è merito suo se
non
sono ancora dietro le sbarre.» Kyle assunse
un'espressione indecifrabile, forse aspettandosi una presentazione
più ufficiale. «Pep la conosci... e lui
è
Doc, il mio segaossa,»
continuò con leggerezza, con un ultimo cenno in direzione di
Mitchell. «Ragazzi, loro sono...»
«Conosciamo già il tuo
sfortunato "team di supporto", Stark.» Fury lo interruppe
e incrociò le braccia, contrariato. «Lo stesso non
si può dire di
loro. E preferirei che la cosa rimanesse così, non so se mi
spiego.»
Su di loro calò un silenzio teso. Ian fu il primo a
riprendersi:
«Si spiega benissimo e io non ho alcuna intenzione
di farmi coinvolgere ulteriormente nelle vostre faccende,
quindi...»
si alzò, lanciando un'occhiata eloquente a Kyle.
Tony spostò
rapidamente lo sguardo tra i due, incredulo:
«Cosa? Neanche per
sogno! Mi hanno aiutato per tutto questo tempo, hanno il diritto
di...»
«Stark, apprezzo molto il gesto, ma preferiamo rinunciare
a questo "diritto",» lo interruppe Kyle in tono gentile ma
fermo, allontanando al contempo la sedia a rotelle dal tavolo.
Tony scosse la
testa, ancora più confuso e a quel punto gli venne in aiuto
Banner:
«Tony, non tutti ambiscono ad essere coinvolti in cose
più grandi di loro... e devo dire che li capisco
perfettamente. Se
avessi potuto scegliere, mi sarei tenuto anch'io lontano da tutto
questo,» aggiunse mestamente.
Tony non seppe come ribattere, così
si limitò a chinare appena il capo: anche lui capiva, in
fondo. La vita da
"supereroe" a pensarci bene era fantastica, dopo averci
fatto l'abitudine, ma se gli avessero dato la scelta fra avere un
reattore nel petto o vivere una vita normale, senza dover tirare
avanti a palladio e clorofilla e con più metallo che carne
addosso,
non era certo che la sua scelta sarebbe stata così ovvia, a
prescindere dalle proprie promesse. Lo
stesso poteva dirsi per il trovarsi invischiato con lo SHIELD e tutto
ciò che comportava in termini di sicurezza.
Scoccò un'occhiata a Pepper, che osservava in silenzio la
scena, attenta come sempre: si sentiva già abbastanza
inquieto per aver trascinato lei in quel mondo fuori dall'ordinario e
potenzialmente pericoloso.
«Ho
capito, è il solito dilemma tra spasso-mobile e
depresso-mobile,»
sospirò con forzata ironia, attirandosi sguardi confusi.
Si
affrettò a elaborare:
«La spasso-mobile è sconsigliata anche
dal sottoscritto. Ci vediamo dopo, se sarò ancora
vivo,» li congedò
infine con un sorriso un po' forzato, guardandoli uscire con
malcelata riluttanza.
Fury si sedette, mentre Bruce tentennò
ancora qualche istante, impacciato come sempre. Tony si
sforzò
di riprendere il suo solito atteggiamento gioviale: dopotutto, quello
era un giorno di festa. Approfittò del fatto che Banner
fosse
incautamente passato accanto a lui per sedersi e lo trattenne
posandogli la mano sul braccio, pronto a coinvolgerlo in una
conversazione degna di due geni come loro. E a sfruttarlo come
appoggio fisico momentaneo per alzarsi.
«Ti ho già mostrato
l'unobtanium? È una gran figata una volta che sai a che cosa
serve...» afferrò una stampella e gli
passò un braccio sulle spalle cercando di trascinarlo verso
l'uscita e ignorando il suo
tentativo di raggiungere il tavolo.
«Tony.»
La voce stentorea di
Pepper lo congelò all'istante.
«... ma prima ci sorbiremo
questa noia.»
Cambiò bruscamente direzione,
rischiando di
strozzare l'altro con la protesi e sedendosi di peso sulla sedia. Bruce
si accomodò cautamente accanto a lui, massaggiandosi il
collo e
trattenendo un sorrisetto divertito all'esuberanza
dell'amico.
«Quando avremo recuperato un briciolo di serietà
potremo parlare del perché
siamo venuti,» disse
Nick con la sua
solita calma forzata, come di una bottiglia di spumante sotto pressione
e pronta a scoppiare.
Finalmente ci fu un attimo di quiete e lui
sembrò assicurarsi che fosse reale e non un frutto della sua
immaginazione troppo ottimista. Emise un sospiro rassegnato e
riprese a parlare:
«C'è stata un'altra assemblea dei
Vendicatori, e pare che tu abbia una buona stella qui in
mezzo.»
Il
suo sguardo corse a Bruce, che incassò la testa tra le
spalle a mo' di tartaruga.
«E cosa dice il mio angelo custode?»
chiese Tony con il suo solito sorrisetto sfrontato, che stavolta
nascondeva un pizzico di speranza.
«Sono riuscito a corrompere un
paio di Vendicatori...» aggiunse il novello angelo, un po'
titubante.
«Con cosa? Shawarma? Anzi, a pensarci bene non mi
interessa. Chi sarebbero questi adorabili sostenitori?»
ironizzò
Tony. «Spero non Capitan Frisbee.»
«No, non credo proprio,»
rispose Fury, funereo. «E ci tengo a sottolineare che non
sono
incluso nel tuo fanclub, per ora. Mi limito ad osservarti, prendere
appunti e poi ti consegnerò la pagella rivista e
corretta.»
"Dovevo
aspettarmelo..." pensò il miliardario, comunque contrariato
dall'astio del suo ex-direttore nei suoi confronti.
D'altronde non
aveva mai fatto nulla per conquistarsi la sua simpatia, anzi.
«Sono
Thor e l'agente Barton,» annunciò Bruce.
«Oh, l'Asgardiano
biondo e Robin Hood! Che piacere averli dalla mia...»
«"Robin
Hood" è neutrale,» puntualizzò Fury,
con una luce quasi
compiaciuta nell'occhio.
«Ah. Gli manderò comunque un cesto di
rose.»
sbuffò Tony, prendendo a guardare con ostentazione il
soffitto.
«Ed
ora?» chiese quindi Pepper, parlando per la prima volta, con
un
velo d'ansia palpabile nella voce.
«Si tranquillizzi, signorina
Potts, l'armatura rimarrà appesa al chiodo ancora per un
po',»
la anticipò seccamente Tony, intuendo le sue preoccupazioni.
«Pensiamo
prima a questi,»
disse più irritato di quanto
volesse ammettere, indicando con un sol gesto la gamba mancante, la
benda
sull'occhio
e la protesi in bella mostra. «Però... ho
già qualche progetto
in cantiere. Per l'armatura, intendo. Non mi guardi così, la
prego.» Lanciò un'occhiata esasperata a Pepper. «Se
Bruce non è troppo impegnato e porta avanti la campagna
"pro-Iron
Man", potrei impegnarmici sul serio quando sarò di nuovo in
piedi, e fare un pensierino sul rientrare
nei
Vendicatori.»
«Vediamola dal mio punto di vista...»
cominciò
Fury.
«Non credo ci sia molta differenza,
ormai.»
Tony
alzò le
spalle con fare noncurante, accennando alle loro bende. Dopo un
attimo di perplessità, Fury trattenne un sorrisetto.
«Va bene,
vediamola dalla mia posizione:
quando, se e solo se
riuscirai a rientrare in quell'armatura e a salvare i gattini sugli
alberi come prima se non meglio, allora io,
forse, potrei fare un pensierino sul farti rientrare nei Vendicatori
in veste di Consulente.»
Tony meditò per qualche istante su quelle parole, che a
parte il sottotono scettico sembravano un'offerta di pace sincera, per
poi annuire appena.
«Messaggio ricevuto.»
«Appendilo
al frigo.»
«Ne fosse rimasto qualcosa...»
tossicchiò tra sé.
Lo sguardo di Pepper
fu il primo che incontrò, e cadde uno spiacevole silenzio.
Chissà
se sapevano del suo rapporto piuttosto complicato col mondo e i
suoi abitanti...
«Le giuro che lo riparo. Insieme a tutto il
resto,» riuscì a dire, sperando che, a dispetto
del contesto poco consono, capisse quanto
gli dispiacesse
per tutto e pregando tra sé di smuovere quella patina di
ghiaccio
che gli aveva riservato nelle ultime settimane.
Non si era mai
sentito così ottuso in vita sua, visto che non riusciva
assolutamente a decifrare gli atteggiamenti altalenanti della donna,
comunque sempre restia a qualsiasi tipo di confronto diretto. Fu
condannato a tenersi i suoi dubbi, perché Fury s'intromise
prima che
Pepper potesse rispondere o commentare:
«Ah, la clausola del
contratto, se mai ce ne sarà uno, prevede un rapporto civile
con chi
la circonda; la prego dunque di non snervare la signorina Potts e
quei due santi che hanno avuto la "fortuna" di incontrarla.
E di non rendere uno scoop di gossip i futuri processi,»
asserì, inclinando il capo in modo da trapassarlo da parte a
parte con lo sguardo. «La direzione
ringrazia. Direi che è tutto.» aggiunse poi,
alzandosi come se non
vedesse l'ora di uscire di lì per dedicarsi a faccende ben
più
importanti – tipo la sicurezza mondiale.
«Va bene, va bene...
farò il bravo, ho capito l'antifona,»
sbuffò Tony, per poi
aprirsi in un sorrisetto. «È comunque molto carino
da parte
vostra venire fin qui di persona per comunicarmi qualcosa per cui
sarebbe bastata una semplice telefonata.»
Intrecciò le mani sulla
nuca con aria soddisfatta, osservando le loro reazioni. Fury
sembrò solo estremamente seccato e si limitò a
imboccare la porta
senza proferir parola; non appena gli voltò le spalle, Bruce
strizzò
l'occhiolino a Tony, prima di seguire il direttore. Era chiaro di
chi fosse stata l'idea di una visita a sorpresa...
«La prossima
volta non sfuggi, Banner! Devo ancora mostrarti il
laboratorio!» gli
gridò dietro.
«È l'ultima volta che vi faccio da
baby-sitter!»
gli arrivò in risposta la voce di Fury, seguita da un colpo
di tosse
di Bruce, probabilmente per dissimulare una risata.
Anche Pepper
si ritrovò a sorridere: forse Tony non era così
solo come credeva.
***
«Bene,
ora che gli ambasciatori della banda di stramboidi hanno tolto il
disturbo, possiamo tornare a parlare delle modalità di
festeggiamento per il rinvio del processo...»
esordì Tony,
speranzoso, ma si convinse a tacere intercettando lo sguardo cupo di
Ian.
«Non è lei a dirigere la riunione, Stark. Prego,
signorina
Potts, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti.»
Sembrava ancor più scostante del solito in seguito a quella
visita imprevista e anche Kyle aveva assunto un'aria incupita.
«Grazie,
dottor Mitchell. Dunque...»
Kyle si raddrizzò la cravatta con fare altero, scoccandogli
un'occhiata di ghiaccio come a intimargli il silenzio mentre
discutevano. Lui si lasciò sfuggire un sospiro
esasperato, corredato dall'espressione più scocciata che gli
riuscì. Ultimamente sembravano entrati tutti in
modalità-iceberg nei suoi confronti. Forse avrebbe dovuto
indulgere più spesso nei crolli emotivi, visto che
sembravano
l'unico modo per far vacillare Pepper e spingerla in un raggio
inferiore ai due metri da lui. O magari aveva davvero bisogno di
un
po' di "spazzatura", prima di uscire totalmente di
testa. Si costrinse ad ascoltare la discussione per scacciare
quelle riflessioni inopportune e pericolosamente invitanti.
«Stavamo
approntando una linea di difesa più decisa. Giusto,
Kyle?»
«Giustissimo, cara. E il primo passo sarà portare
un
fucile a pompa in aula, onde evitare comportamenti inappropriati
prima di tutto da parte di Stark, e poi anche da parte di Knight. Se
mi fa un altro sorrisino viscido gli apro un buco in testa,»
annunciò piattamente.
Tony lo fissò interdetto.
«Non ti
facevo così violento. Sei quasi al mio livello.»
«Oh, non sai
quanto: ti tengo d'occhio, carino. Pensa dieci volte a quello che
stai per dire e poi non
dirlo. Pepper, tu sei autorizzata a dargli il
colpo di grazia. Sei in fila da più tempo.»
Pepper fece un
sorrisetto per niente rassicurante.
"Cosa dicevo della congiura?
Oh, sì... mi sento alle Idi di Marzo."
Revisione effettuata il 26/02/2018
In seguito a un mio errore idiota durante la revisione, le note delle autrici originali sono andate perse...
Non ricordo assolutamente che sclero ci fosse qua sotto, così mi limito a dire che questo capitolo è evidentemente di transizione. Nonostante ciò, soprattutto in seguito alla revisione, getta le basi per alcune future problematiche, tra cui il delicato equilibrio dei rapporti con la SHIELD per Kyle e Ian, il palladio sempre più presente e la situazione complicata di quei due ortaggi matricolati, alias Tony e Pepper.
E godetevi un po' di science-bros :D
-Light-
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