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Autore: Joya    14/07/2012    0 recensioni
Una raccolta di storie d'amore, in tutte le sue forme.
(Introduzione tratta dalla prima storia)
Mi lasciai trasportare lontano da quell’abbraccio. Poi, mi staccai da lui e mi voltai verso la porta.
Dei rumori dal pianerottolo mi fecero rabbrividire, probabilmente l’inquilino dell’appartamento affianco era rientrato tardi.[...]Dolci parole sussurrate a una mezza luna che perdeva la sua luminosità nelle tenebre, frasi ripetute che si perdevano nel ricordo di vecchie promesse dimenticate.
La solita sensazione di calore ogni volta che lo avevo vicino e quel freddo che ormai non abbandonava più la mia pelle ed il mio cuore mi fecero rabbrividire di nuovo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2.

Ma tu non sei più qui

 

Allungo le mani verso di te, per asciugare quelle lacrime che scendono silenziose sul tuo viso.

Non so perché tu pianga, ma, allo stesso tempo, qualcosa mi dice che è colpa mia.

Tu non ti scosti da me, ma non fermi nemmeno le tue lacrime, che continuano a bagnarti il viso giovane e delicato, mentre al petto stringi di più il medaglione che ti ho regalato per il nostro primo anniversario.

Hai bisogno di qualcosa che ti ricordi di me, che non mi lasci andar via.

Continui, però, a tenere gli occhi bassi, quasi chiusi. Non vuoi che me ne vada, ma non alzi lo sguardo per incontrare i miei occhi, che ti avrebbero sempre amato...sempre, per l'eternità.

Provo a chiamarti, ma tu non mi senti.

"Perché piangi amor mio?" ti poggio una mano sulla pancia e per risposta ho solo un singhiozzo.

Ti guardo, mentre ti pieghi sulle ginocchia, piccola, come non ti avevo mai visto prima.

Ti siedi per terra, come una mendicante che chiede l'elemosina sulle scale di una chiesa.

Anche tu senti freddo, per il dolore nel cuore e per il duro pavimento di marmo sotto le tue gambe.

Tua madre ti si avvicina lentamente, come un fantasma solitario che vaga di notte nel suo castello vuoto.

"lo sai che non tornerà", ti dice e tu singhiozzi di nuovo e ti fai alzare da lei. Non hai forze e mi si spezza il cuore, perché io non volevo ridurti così.

Tremi ancora e continui a non voler andar via, nonostante tu non riesca ad opporti alla forte volontà di tua madre.

Ti rincorro e per poco non inciampo, ma tu continui a non sentirmi, sei troppo delusa, stanca e...arrabbiata e non con tua madre che ti porta via, ma con me.

Mi fermo...se c'è rabbia significa che stai meglio, che fra poco non soffrirai più così tanto.

Continuo a seguirti, ma adesso più lentamente, resto a pochi passi da te, ogni volta che incontro un viso conosciuto tento di nascondermi, ma loro non mi notano, troppo presi a constatare la loro vita.

Sali nella vecchia macchina di tuo padre, che ti sorride, stanco, ma sollevato.

Tu gli rispondi con la stessa espressione e gli carezzi il viso antico.

Poi ti volti verso il luogo sacro e tristemente sorridi, vedo i tuoi occhi leggermente accesi di vita, fissare un punto indeterminato, mentre lanci un leggero bacio, lì dove mi sono posizionato io.

Debolmente ti sorrido anche io, nonostante tu non possa vedermi.

Non potrai mai dimenticarmi e io ti sarò sempre accanto, nel modo che mi è concesso e fin quando tu lo vorrai.

Per la prima volta da mesi, non mi aggrappo al tuo luttuoso vestito nero e ti prego, urlando, di non lasciarmi e di tornare da me, da quello che pensi adesso sia il luogo in cui riposo.

Ti guardo negli occhi e ti sussurro dolcemente: "Sii felice amore mio", non puoi sentire le mie parole, ma la mia serenità ti raggiunge, così come fa come me il tuo amore, che continua a scaldarmi.

 

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L'angolo di Joya

Uhm...sì, okey, il titolo ricorda la canzone di Biagio Antonacci, ma rileggendo la storia è l'unico titolo che mi è venuto subito in mente...quindi pardon.

 

  
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