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Autore: Hymn    14/07/2012    1 recensioni
Quel giorno, mancavano appena una manciata di settimane al mio diciannovesimo anno di età.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tremava. Dopo aver passato la notte sull'albero, il corpo di Maximme era in preda a spasmi, a causa della posizione scomoda e dell'allerta continua a cui il suo corpo e la sua mente erano stati obbligati.
Era da sola ormai, doveva contare esclusivamente sulle sue forze.
Aveva intenzione di far campo bruciato intorno a Gladius e Shaw, perché... Il  perché non se lo giustificava nemmeno lei.
Sapeva che era giusto, e basta.
Non era un'assassina, avrebbe puntato esclusivamente ad indebolire gli avversari.
Le era già bastato uccidere una volta. Non aveva intenzione di farlo ancora.
Un lieve fruscio dietro di sé la fece voltare.
Ma non era nessuno. O almeno, non c'era nessuno.
Aveva i nervi a fior di pelle, non era mai stata coraggiosa, men che mai adesso, che era sola e abbandonata in una foresta che non conosceva. Le mancavano i frutteti del Distretto Undici, l'aria profumata dal polline dei fiori degli alberi da frutto.
L'unica cosa che la confortava era la vicinanza con la vegetazione. La faceva sentire a casa.
Mentre meditava non si accorse che qualcuno, effettivamente, la stava seguendo. Il tributo maschio del Quattro la stava seguendo.

Lo sguardo di Eljas era vigile sulla ragazza. Stava valutando se, effettivamente, potesse rappresentare una minaccia per lui.
Non notava armi alla cinta o nelle mani della ragazza, ma non sapeva cosa potesse contenere lo zaino.
E, tuttavia, non sarebbe stato un problema. Le sembrava piuttosto esile, anche se agile da come la vedeva destreggiarsi tra le fronde e tra le radici che spuntavano dal suolo.
Solo quando notò la carnagione leggermente più scura, capì che doveva essere la ragazza del Distretto Undici. Ma lui era forte, seppur debilitato. Dopo lo scontro con i Favoriti, dal quale era uscito vivo per miracolo, era vulnerabile.
Un alleato era comunque un ottima cosa.
Si avvicinò lentamente a Maximme; ma non aveva comunque fatto i conti con i sensi della ragazza, resi più acuti dal nervoso e dalla situazione in generale. Prima che potesse poggiarle una mano sulla spalla, la ragazza aveva già sferrato un calcio all'altezza del plesso solare di Eljas, obbligandolo a saltare all'indietro, causandogli non poche fitte di dolore all'addome.
« Chi sei? »
La ragazza era ancora in preda al panico, anzi, sarebbe più consono dire in preda all'ansia.
« Eljas, Distretto Quattro... Non volevo ucciderti, anche se effettivamente è questo lo scopo del gioco. »
Sorrise leggermente, stringendosi il braccio destro. Maximme, seppur sospettosa, poté notare le condizioni del giovane.
« ... Maximme, Distretto... » - « ... Undici. »
Eljas sorrise a sua volta quando Maximme fece una faccia più scocciata che sorpresa.
« Beh, tra gli alberi ti muovi come se fossi a casa tua... E nel Distretto Undici avete frutteti, no? »
La ragazza annuì, guardando meglio Eljas.
Era più alto di lei, ovviamente, ed anche più alto di Gladius, senza ombra di dubbio.
Era più massiccio del ragazzo del Nove, con una muscolatura più scolpita. Non si sorprese, considerando che la maggior parte delle persone del Quattro erano dedite alla pesca o al nuoto. Capelli corti, quasi rasati. Erano leggermente più lunghi nel centro, quasi a formare una specie di pinna.
Ma la cosa che più sorprese Maximme era un tatuaggio sul fisico di Eljas. Grazie allo squarcio che aveva sulla maglia, all'altezza della spalla destra (la stessa che, aveva notato, doveva causargli fitte dolorose) vide una spirale azzurra risalire dal bicipite ed avvolgere tutta la scapola del ragazzo.
Un'altra spira, di un blu più scuro si intersecava con la prima, mescolando i colori. Infine, inchiostro più chiaro, quasi grigio, si creava tra le due. Sembrava un'onda. Anzi, era sicura che fosse un'onda.
Persa com'era nei suoi pensieri, non si accorso che Eljas le si era avvicinato, per poi muoverle le mani di fronte agli occhi.
 « Ehi, ci sei ancora? »
Maximme si riscosse e balzò all'indietro, impaurita. La sua reazione fece ridere Eljas per qualche secondo, prima che il dolore lo sopraffacesse. La ragazza scosse la testa, e si avvicinò a lui, per poi posargli le mani sulle spalla destra.
Aveva la pelle calda, rassicurante. Tastò più e più volte l'intera articolazione, per poi passare alle ossa del braccio. Eljas la osservava incuriosito, gli occhi cobalto puntati sulle mani della ragazza.
« Non hai niente di grave, è solo una brutta contusione. Vieni con me, cerco delle erbe per farti un impacco. »
Si incamminò nuovamente, ma dopo qualche passo si fermò, perché il ragazzo era rimasto fermo. « Perché mi stai aiutando? »
« Semplice, non voglio aiutare Capitol City a regalare ai suoi abitanti carneficine gratuite. Ora muoviti. »
Eljas recuperò la distanza tra sé e la ragazza, e si incamminò al suo fianco, colpito dalle parole di Maximme. Nemmeno lui, fondamentalmente, voleva essere un fenomeno da baraccone della capitale.

* * *

« Cos'hai intenzione di fare? » - fu nuovamente Sebastian a rompere il silenzio che era piombato sui Favoriti sin dalla sera prima, quando il volto di Ashlynn (non che loro la conoscessero per nome) comparve nel cielo, preceduto dall'inno nazionale.
Lea si voltò verso di lui, mordendosi le labbra. « Voglio uccidere il ragazzo del Dodici. »
Sia Sebastian che Jessy si guardarono. Lea voltava loro le spalle, quindi non li avrebbero visti. « Occhio per occhio, dente per dente. »
In definitiva, il ragazzo del Nove doveva soffrire, così come lei aveva sofferto la morte di Bennett.
Corpulento com'era, anche abbastanza astuto, era uno dei Favoriti più papabili alla vittoria.
O almeno così lei sperava, fin da quando si erano offerti volontari alla Mietitura. Lo aveva ammirato combattere corpo a corpo nel Centro Addestramento, apprezzandone anche il lato divertente e comico al momento del pranzo nel loro alloggio.
Forse era il primo amico che trovava, o per meglio dire, il primo veramente sincero. Peccato che lo avesse trovato proprio in un'occasione così triste.
« Ok. »
Jessy era preoccupata. Ma era inquieta fin dalle prime ore della mattina. Avvertiva pericolo, senza sapere bene il motivo.
Tuttavia non voleva darlo a notare. Si sentiva osservata, come se un falco stesse scrutando ogni loro movimento, ogni loro parola.
Dopotutto, i Favoriti, nonostante fossero sempre i più forti, erano i tributi che spesso venivano colpiti a tradimento dagli altri venti, per portarli il più velocemente alla morte, e rendere i Giochi dei Giochi più o meno equi.
« Merda. Abbiamo finito l'acqua, dobbiamo andare a riempire di nuovo le borracce! »
Jessy sospirò, incerta. « D'accordo, andrò io. Voi state attenti alle provviste. »
Con lo stiletto al fianco, si incamminò verso il fiume, le tre borracce al sicuro nello zaino.
Avevano lasciato l'equipaggiamento di Bennett alla Cornucopia, dopo che la freccia del ragazzo del Nove gli aveva trapassato la gola.

* * *

Quattro colpi di cannone, in rapida successione, fecero tremare tutta l'arena.
Alzammo lo sguardo, incerti. Non c'eravamo ancora mossi, dopo la sera prima. Eravamo rimasti abbracciati, sotto quel sottile scudo rappresentato dal sacco a pelo. Avevo poggiato una mano sotto la maglia di Gladius, e in quella posizione mi ero risvegliato, con lui che mi cingeva il busto con le braccia, stringendomi a sé.
Dormiva ancora, quando mi ero svegliato.
Adesso tuttavia eravamo entrambi vigili, e turbati. « Spero non sia Maximme. »
Non c'era niente da fare, se non aspettare la sera stessa. Quindi, ci costringemmo a riempire il tempo.
Mi insegnò a tirare con l'arco, nell'eventualità che avessi dovuto ereditare la sua attrezzatura. Mi incazzai quando si rivolse in quel modo, ma mi tappò la bocca, poggiandovi sopra la sua. Non me l'aspettavo, e quindi non replicai.
Io, dal canto mio, cercai di fargli riconoscere quelle poche piante velenose che conoscevo (e qui sarebbe stata d'aiuto Maximme), per evitare che, magari, si avvelenasse per sbaglio alla ricerca di cibo.
Raccogliemmo un po' di legna, per cuocere un po' di quella carne che era riuscito a procurarsi, forse era un fagiano. Nel pomeriggio, mi rigiravo tra le mani il suo coltello.
E fissavo il mio riflesso sulla lama. Osservai i capelli, immaginando che sarebbero stati d'intralcio se qualcuno li avesse afferrati. Strappai un filo d'erba, e lo passai sul filo della lama. Venne tranciato in due. Sorridendo, raccolsi i capelli in una coda, senza farne scappare nemmeno uno.
Quindi, lentamente, avvicinai la lama alla mia capigliatura. Assestai un colpo secco, e sentii i capelli lacerarsi in un fruscio. Feci l'operazione due o tre volte, finché non riuscii ad avere una capigliatura simile a quella di Gladius; solo un po' più scompigliata, decisamente.
« Ce ne era proprio bisogno? » - lo guardai. Mi stava squadrando, lo sguardo contrariato. Ridacchiai, e gli spiegai il motivo.
Mi fissò, serio, e poi sbuffò. « Eri più bello prima, Shaw. »
Mi avvicinai a lui. « Perché, ora non lo sono? » - voltai le spalle, "offeso". « Lo saresti sempre, lo sai. »
Mi abbracciò da dietro, come feci io con lui pochi giorni prima, e sorrisi al suo tocco. Gli scoccai un bacio sulla guancia ispida, e sentii i suoi zigomi contrarsi in un sorriso.

* * *

La sera, nel cielo dell'arena, comparvero i volti associati ai quattro colpi di cannone.
Erano gli sventurati Tributi del Tre e dell'Otto.
Avevano scelto di rifugiarsi nella palude, in una specie di canneto. E da allora, avevano semplicemente aspettato che il numero di persone in gioco diminuisse. Ma gli Strateghi si sa, sono capricciosi. Non gli ci era voluto molto a rendere la palude un luogo malsano, con esalazioni di gas nocivi. Inizialmente i quattro non se ne erano accorti, per il semplice fatto che il gas era stato reso inodore.
Ma poco a poco avvertirono i loro corpi farsi più pesanti, le palpebre chiudersi.
Non ebbero il tempo di pensare a qualcosa da farsi, perché già avevano perso i sensi. A quel punto, passarono soltanto pochi secondi, in cui il prezioso ossigeno non arrivò più al cervello, causandone il collasso.
   
 
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